domenica 31 luglio 2011

Montenegro mon amour

Dura la vita in ostello, quello della gioventù, arroccato su una scalinata lunghissima, che ci costringe a far saltare zaini per raggiungere il pullman che da Dubrovnik ci porterà a spasso per i Balcani lungo la costa adriatica.
Il gruppo è bello, ancora da rodare, ma divertente con un'età media over 50 e tutti con migliaia di chilometri alle spalle. La notte in camere multiple non ha scalfito il buon umore dei partecipanti. Mi adeguo alla standard e vado avanti.

Attraversiamo il confine a Herceg Novi e siamo in Macedonia.
Infilati uno dietro l'altro paesini gioiello che meriterebbero una visita  più approfondita. Perast, Kotor e Budva dove arriviamo all'ora di pranzo.
Lasciato il capogruppo a fotografare in formato RAW, io e una signora di 70 anni suonati decidiamo di salire i milleduecento scalini che ci porterebbero a una fortezza. Certa di fumarmela in breve tempo, avvezza alle scalate in montagna, non ho fatto i conti con la determinazione dello stabecco dei balcani vestito di fiori e mi faccio lasciare a metà strada.
La odio e, dopo qualche foto, per la disperazione mi strafogo di pizza in una panetteria per turisti.


Budva: la piazza principale

Risaliamo sul minibus e riprendiamo il viaggio. Sono già stremata, ma resisto.

Il persorso panoramico è fantastisco, scatto foto raffica con la macchina prestata da una collega.
Sono felice. 
Tappa successiva: la montagna di Lovcen a visitare il mausoleo di Njegos.
Ancora 461 scalini dopo 20 kilometri di tornanti che hanno messo a dura prova il mio stomaco e la stecca ai guardiaparco per far alzare la sbarra di accesso al parco. Ma lo spettacolo è da non perdere.

E' pomeriggio tardo mentre scendiamo dalla montagna verso Cetinje. Abbiamo prenotato un alberghetto per non dormire sul sedile, ma sebbene l'indirizzo sia esatto, giriano a vuoto. Finchè un ciclista, interpellato dall'autista, di fronte alla Babele, ci fa segno di seguirlo.  Perciò ai 20 all'ora raggiungiamo una struttura in pietra, ma decisamente accogliente.

Finalmente una doccia e un pasto caldo.

Rinfrancata, e finalmente con un vestito da donna, sfumacchio sull'ingresso quando arriva una coppia che mi chiede se parlo inglese. Rispondo in lingua e mi scambiano per l'albergatore. No, signori, non so se c'è una camera libera. Ma la mia non la mollo.

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