martedì 30 agosto 2011

Un manager tra noi

Saranno le correnti  fredde da est o il black out ieri che ha concesso 5 ore di di forzata inattività, ma stamane il salone era di nuovo affollato come ai tempi del grande contributo economico.

All'Urp, orfano dell'urpista diligente, volata nella penisola scandinava - dove tutto funziona alla perfezione e hanno un welfare da far invidia - si sono abbattuti sciami di persone "solo per un'informazione"  e intanto si accomodavano.
La seconda urpista, che ha doti profetiche, questa mattina non si è fatta vedere, demandando al medico di famiglia il compito di giustificarne l'assenza. Perciò il timone è rimasto in mano alla terza urpista che cercava di parare gli assalti con dubbi risultati.

Prima di chiamare le forze dell'ordine sono scesa nel salone. Giro di perlustrazione, dirottamento di una decina di utenti che avevano sbagliato ente,  ho asperso qualche rassicurazione con lo straordinario risultato di dimezzare il numero dei presenti.

Bene, bene. solo lui era ancora lì, in piedi a osservare lo svolgimenot delle operazioni. Come gli anziani che rilasciano consigli sui lavori stradali, anche lui, dopo qualche esitazione si avvicina confenzionando un suggerimento per migliorare il flusso degli utenti.
Ma la prende alla larga.

"Certo - commenta ad bassa voce, ma non abbastanza perchè io non possa sentirlo -alcuni sportelli vanno più veloci di altri".

Lo spirito di corpo si impossessa di me e mi sento in dovere di difendre l'ente (al quale tuttavia non ho esitato a far causa n.d.r.)

"Dipende dalle pratiche"
"Allora bisognerebbe pensare a dividere bene il lavoro e organizzare meglio tutti gli sportelli"

Ma come? Un manager dell'organizzazione aziendale al salone al pubblico. Non perdo un attimo e parto con l'invito di partecipazione attiva alla pubblica amministrazione.
"Ottimo. Senta, faccia un progetto di riorganizzazione e lo spedisca al direttore generale, sarà lieto di svilupparlo. Ah! Una copia anche a me"
L'utente si ritira e lascia correre chiudendosi in religioso silenzio.

E anche quest'anno non sarò io a vincere il premio la Pa degli utenti .
Signor ministro, lo vede che ci provo sempre?

lunedì 29 agosto 2011

Vacanze figli. Rientro da bollino rosso e tutti insieme

Come ci hanno annunciato tutti i mezzi di informazione, ieri c'è stato il grande rientro dalle vacanze. Anche noi ce ne siamo accorti: di nuovo traffico, saracinesce alzate, posteggio introvabile, utenti in fila. 
Le amiche sposate non sfuggono a questa logica e provate dalla convivenza  all day long di tre settimane con Ieti e figli,  nell'intervallo di tempo che passa dal rientro in città e l'arrivo dei pargoletti, abbandonati provvidenzialmente da nonni, campi estivi di matrice montessoriana oppure ospitati da altri amici più sfortunati, ti assediano con richieste di incontro via sms, telefono, e mail. Ma subito. Perchè poi arrivano.

Amica n. 1
"Ciao. Andiamo a farci un aperitivo stasera"
"No, stasera sono impegnata"
"Come sei impegnata?! Allora domani. Perchè mercoledì arriva la piccola Matilda e non posso più uscire"
"!!!!! Veramente domani io andrò ad un concerto. Potresti venire con me?"
"No. Lo sai che i concerti non mi piacciono".
"Allora per vedermi devi aspettare l'anno prossimo o trovare una baby sitter"

Amica n. 2
"Davvero vai in montagna domani? Vengo anch'io. Così dico allo Ieti che vengo con te e poi noi ce andiamo in giro a parlare"
"Veramente io vado in montagna a camminare, non in giro, se vuoi ti passo a prendere a casa alle 7.30, prepara pedule e bacchette"
"Bello, bello. Lo dico solo allo Yeti e ti do una risposta stasera"
Alle 8 di domenica mattina Cassandra prese l'automobile e raggiunse il suo gruppo di trekking senza l'amica n. 2

Amica n. 3
"Allora, quando ci vediamo per raccontarci tutto, ma prima che rientrino i pupi dalle vacanze, eh!"
"E quando rientrano i pupi"
"Domani sera"

Quello dei figli è un rientro da bollino rosso, tutti insieme nello stesso giorno.

venerdì 26 agosto 2011

Torino, per chi rimane in città è una quaresima tremenda. Strade vuote, negozi sbarrati. E il caldo africano di questi giorni ha scoraggiato i pochi superstiti dall'uscire da casa.

Ma non tutti.

Invece noi all'Urp abbiamo goduto a lungo di questa assenza, con tre, quattro passaggi al giorno contro i una media che supera il centinaio/die.

E per dissuadere i pochi utenti affetti da temerarietà, lunedì scorso, l'amministrazione, con la consueta attenzione che dedica all'utente, ha lascato spenti i condizionatori facendo salire la temperatura del salone a 122 gradi Fahrenheit, ottima per la fermentazione, ma non per la sopravvivenza.

Così le urpiste sono sciamate verso casa, non senza prima un passaggio nel bagno riservato ai dipendenti, mentre il responsabile della sicurezza del lavoro era in ferie. Pure lui.

Dopo questa completa defezione i vertici aziendali hanno fatto riattivare il  condizionamento del palazzo, regalando alle statistiche un picco di presenze negli uffici.

Anche l'utente medio, forse in cerca di refrigerio, arriva al Salone con in tasca una domanda pretestuosa.

Si guarda intorno e, sorpreso da tanta vacuità, osserva per qualche minuto il distributore di biglietti con aria interrogativa.

Poi vinto dall'enigma decide di chiedere:
"Scusi, cosa vuol dire 'I Informazioni Urp' ?"

L'urpista diligente, con la valigia pronta per le ferie, lo guarda con disprezzo e gli risponde con tono pedagogico.
"Vuol dire che può chiedere informazioni se prende la lettera I"

Temo il seguito del dialogo, perciò rimango a vigilare.

"Ma non c'è nessuno?" chiede l'ingenuo.
"E io chi sono?" ribatte l'urpista.
"No, ma qualcuno agli altri sportelli"
"Allora prenda la lettara A e attenda che la chiami il primo operatore libero"
"Ma è giusto? C'erano anche altre lettere"
"Dunque Lei desidera un'informazione?" lo incalza l'urpista.
"Veramente vorrei la bolletta di agosto, come faccio per averne una copia".
"Veramente è allo sportello giusto -  risponde trionfante l'urpista - mi dia un documento d'identità e io gliela la stampo. Poi, se vuole può pagarla in banca che si trova alla Sua destra".
"E' così facile?"
"Si"

La casta costa?

E poi dicono che la casta costa. Mica vero. E per sfatare ogni dubbio vi propongo il menù del Senato con tanto di prezzi, stampato in originale: eccolo.

La fonte è il blog di Macchianera, sì,  proprio quello che ha svelato gli "omissis" del rapporto sulla morte di Nicola Callipari.

Adesso se i bungustai mi fanno le pulci sugli spaghetti alle alici, che la pasta non è proprio di Gragnano o che il prosiutto di San Daniele non è poi così dolce, allora vi dico che io, per mangiare nella mia mensa, spendo 8 euro e mezzo. E le posate sono in plastica.

giovedì 25 agosto 2011

Lucchetti e catene: il vandalo innamorato, l'amore eterno lo promette così.




Romantici di tutto il mondo, amatevi pure! Ma non deturpate l'arredo urbano.
L'appello lo ha lanciato Repubblica il 23 agosto scorso con un articolo dal titolo Tutti pazzi per amore la guerra dei lucchetti riparte da Venezia, contro la moda di salire su un ponte,  fissare un lucchetto,  possibilmente con le iniziali, e buttare via la chiave per giurarsi amore eterno.
Un'azione innocente che  può  solo suscitare simpatia, tanto è ingenua, ma carica di valore simbolico per chi lo compie.
Niente di male, dunque. Invece no.
Perchè a furia di romantiche promesse - e Dio solo sa di quanto amore trabocca il cuore dei giovani -  i ponti delle città, ma anche le cancellate  di molti luoghi ameni, si sono riempiti di ferraglia che arrugginisce e deturpa.  Tocca poi alle squadre del Comune passare con le tronchesi per estirpare i "cespugli ferrosi".

Perciò il partito dei detrattori attacca i romanticissimi figli di Federico Moccia, reo di aver lanciato la moda dalle pagine del libro "Ho voglia di te",  e invoca per loro pene esemplari.
In testa Franceso Merlo che dal suo blog,  sfogliando il Codice Penale, trova la giusta pena  all'articolo 635 comma 2,  punendo gli arditi in amore addirittura con un anno di reclusione.

Un'esagerazione? Forse.

Ma io, che ero a Sarajevo la settimana scorsa, a una canadese di Ottawa che elogiava le bellezze dell'Italia e che mi chiedeva il perchè di tanti lucchetti sulla balconata tra Riomaggiore e Menarola, nelle Cinque Terre, ho dovuto spiegare, con un po' di imbarazzo e nel mio inglese stentato, l'origine della moda.
Mi ha guardato sorridente e mi ha ringraziato per averle spiegato quello che a lei sembrava una strana mania. 
Certo. Sarà pure la  "Passeggiata dell'amore", la più romantica delle camminate da fare mano nella mano sdilinquendosi di fronte al partner. Ma è proprio necessario tirare fuori catena e lucchetto e attaccare il tutto alla ringhiera? Evidentemente sì.

E tuttavia non posso che trovarmi d'accordo con Merlo e invocare una pena esemplare.
E suggerisco. Niente galera contro gli  innammorati vandali. Ma un giusto contrappasso fatto di lavori socialmente utili da svolgersi nella città dove è stato perpetrato il delitto.
Perciò fuori le lime e spediamoli a segare la ferraglia. Non è necassaria neanche una mappa dei luoghi, loro di certo li conosceranno. Con grande risparmio per le casse comunali.
Io invece spero che la canadese non abbia esportato la moda.

domenica 21 agosto 2011

Cartelli distratti

Carica di spesa, avvalendomi delle aperture straordinarie di alcuni supermercati, decido di ritornare in autubus verso casa.

Succedeva oggi, intorno all'ora di pranzo dopo una passeggiata in collina a caccia di refrigerio.

Peccato che la metropolitana di Torino abbia sovvertito i percorsi dei pullman, senza che io mi informassi preventivamente.

Argh! A ricordarlo bene lo avevo letto, ma come ogni utente che si rispetti, avevo accartocciato l'informazione nel "cestino delle cose che non mi servono", anzichè catalogarla, attribuirle un codice e ripescarla all'occorrenza.

Così eccomi a fine corsa in piazza Carducci a caccia di un autobus per il mio rientro.

Arrivo alla palina, scruto i numeri, leggo attentamente i percorsi e individuo  il mio vettore.  Perciò mi accomodo e aspetto.
Dopo un quarto d'ora sotto il sole di agosto, con le derrate in decomposizione e i piedi marci per la stanchezza, inizio a temere che l'autobus non arrivi.

E come ogni utente medio che si rispetti, anzichè leggere più attentamente i cartelli, o telefonare al servizio clienti sempre attivo - sì, a Torino c'è anche questo - mi guardo intorno e chiedo agli astanti.

"Scusi, ma il 66 non passa - interrogo con apprensione due romene che stanno chiacchierando all'ombra - forse la domenica non c'è ?" continuo temendo la risposta.

Una di queste alza lentamente gli occhi sulla palina e legge: "FERIALE" si rivolge nuovamente a me e conferma:

"Feriale: vuol dire che la domenica non c'è"

Già. Il pullman è feriale e io non me ne sono accorta.

Accuso la lezione di cittadinanza attiva delle due straniere e mi dirigo a piedi verso casa.

Domani mi vendicherò con gli utenti ritardatari.

sabato 20 agosto 2011

Alla Posta un mattina d'estate

Il rientro dalle vacanze nei Balcani mi ha regato due avvisi di giacenza. Li ho osservati con attenzione e, nella speranza che non ci fossero le consuete multe, sono corsa in Posta per sapere chi ha l'ardire di scrivermi in pieno agosto.

E visto che c'ero ho deciso di ricaricare la mia carta di credito prepagata.

In filiale, dopo il quarto d'ora d'ordinanza per distinguere tra prodotti postali, servizi postali, servizi assicurativi, piccole e medie imprese e pure l'immobiliare,  ho individuato i due ticket segnafila e mi sono accomodata in attesa del mio turno.

Sarà stato caldo torrido, sarà stata una la nuova manovra finaziaria,  ma i soliti avventori, prevalentemente anziani e ciarlieri, ma non mancano studenti e extracomunitari costretti a mille adempimenti, oggi erano a pascolare in altre lande. Perciò in pochi secondi il dislay ha segnato il mio numeretto con il consueto bip.


"A009"
"Dicaaaa"
"Buongiorno, sono venuta a ritirare queste due raccomandate, ecco il mio documento"
"Eccole qui, firmi pure sulla riga"
"Grazie, grazie"

Mi allontano sorridendo compiacendomi per tanta efficienza pronta a una nuova attesa su una delle sedie vuote dell'ufficio. 
Non faccio in tempo a sedermi che il nuovo bip mi richama allo stesso sportello.

Ma come?

Mi fate impazzire davanti al Vostro totem giallo e poi lo stesso addetto mi chiama due volte? Misteri dello sportello.

"Ah! E' di nuovo Lei"

"Sì. Buongiorno, dovrei ricaricare la mia carta di credito"

"Mi spiace non ho il modulo per la ricarica, deve rivolgersi all'altro sportello"

"!?"

Pago cara la mia esitazione, perchè non faccio in tempo a girare i tacchi che l'unico utente del posto, che in attimo è entrato, indovinato il percorso, srotolato il ticket, è stato convocato dall'impiegato estromettendomi dalle precedenze. In mano il mio inutile ticket.

Quale sentimento abbia mosso l'impiegato non saprei dirlo. Ma ma si è alzato, ha superato il pilastro, parlato con il collega e mi consegnato il modulo per la ricarica ed è tornato alla sua postazione.

Il resto è stato uno scambio di pochi euro e qualche firma ed eccomi fuori a 31 gradi.

Sul contenuto delle raccomandate ho già sventagliato parolacce e bestemmie.





lunedì 8 agosto 2011

Mete lontane

A 700 chilometri dall'Italia, sulle montagne della Macedonia, si consumano le mie vacanze. Alternative e  pioneristiche. Su un pullman con sedici persone a bordo battiamo palmo per palmo le vallate a caccia di paesi e villaggi, piccoli, piccolissimi e minuscoli. Meglio se incontamitati e non segnalati sulle cartine geografiche. Tutti a caccia di emozioni  da esibire ad amici e colleghi, magari in formato foto.

Nella presunzione del viaggiatore del terzo millennio vive il desiderio di un incontro autentico e primitivo. Dimentico che prima di noi sono passati i tecnici di Sky per una pacifica colonizzazione  via etere.

venerdì 5 agosto 2011

Il brutto e il buono

L'albergo aveva una stanza su un giardino di limoni, non me lo dimenticherò mai. Berat è fatata. non voglio andarmene. Andiamo a visitare una casa ottomana e dividiamo la visita con i pipistrelli. Ma tutto sembra una favola.

Lasciamo Berat alla volta di Fier per visitare il monastero di Ardenica e il sito archeologico di Apollonia.  Durante il tragitto non posso non fotografare una serie di bunker a forma di fungo fatti costruire dal 1950 dall'ex dittatore Hoxha. Sono bunker monoposto in cemento armato indistruttibili. A tal punto che distruggerli costerebbe così tanto che vengono usati  come rifugio per capre o, peggio ancora latrine.
La storia narra che il progettista abbia provato in proprio il bunker, poi bombardato. Poiché lui era sopravvissuto venne considerato solido.
Il problema è che l'assalto dell'occidente non è mai arrivato.
Un bunker

giovedì 4 agosto 2011

Le città dalle mille finestre


Tirana, le case colorate
Ho dormito come un ghiro dopo una cena lauta, divertente e intervallata dal raki. Il gruppo si prepara a conquistare la capitale albanese, io voglio fotografare i palazzi colorati e vedere le trasformazioni di questa roccaforte del comunismo in europa che con l'elezione di Edi Rama a sindaco si è conquistata un posto d'onore tra le capitali dell'architettura.

Certo il resto è architettura di stato anche mal tenuta e la città è maledettamente levantina.  Il divertimento è assicurato dalla ricerca di un supermercato per mettere qualcosa sotto i denti. Il pullman commette una serie di infrazioni di ci nessuno si accorge e nel pomeriggio partiamo per un'altra montagna, Dajti, che però raggiungiamo con una funivia di ultima generazione. Finalmente un po' di fresco dopo l'afa della pianura.

E siamo di nuovo in viaggio per Berat, la città dalle 1000 finestre patrimonio dell'Unesco. Da non perdere il museo etnografico di Onufri, oltre alla visita della città.


mercoledì 3 agosto 2011

Io dormo da sola

Parco del Theth
Passi lo scambio tra culture, le  vacanze e le mete non battute, ma devo confessare che la notte nella casa rurale mi ha proprio distrutta.
Mi sono appena lavata e  sogno una doccia fantastica con specchi, creme e passatina di phon. Invece devo sistemare tutto in fretta e furia per il trekking. Certo la vista è uno spettacolo e la passeggiata è davvero. Però.

Nel pomeriggio scendiamo dalle montagne. Altre due ore di terrore puro in discesa. Come sempre turisti olandesi con carico di bimbi e carrello- tenda campeggiano sulle pendici delle montagne. Beati loro.

Io non vedo l'ora di arrivare a Tirana. Prima però un passaggio per Lezhe, con visita al mausoleo di Skanderberg, eroe albanese che ha lottato contro i turchi. Impossibile fare una foto, c'è sempre qualche solertissimo compagno di viaggio davanti al mio obiettivo.
A parte l'architettura celebrativa marmo e colonne, rimango divertita da alcuni maiali che grufolano nel giardino del parco. Paese che vai usanze che trovi.

Kruja,  speculazione edilizia
Durante la strada per arrivare a Tirana, è uno spettacolo Kruja, un paesino medievale  arroccato sul mare curato come una bomboniera nella parte  storica, aggredito dalla speculazione edilizia nella zona nuova.
Quello della speculazione edilizia e il filo rosso che conduce tutto il percorso in Albania. Strutture portanti disseminate per il paese che feriscono il paesaggio.



Ancora un po' di strada in pullman e si apre Tirana la città dai mille colori.
Raggiungiamo un albergo in centro, tre stelle ci dice la guida, ma la struttura è ferma al 1963. Impazzisco per i colori delle pareti, ma i gestori hanno fatto un po' di confusione con le prenotazioni. Non si capisce niente.

Io però sono elettrizzata e per l'arrivo nella capitale e sto a bamblinare (piemontesismo che significa perdere tempo) e gli altri si accaparrano le camere. Anche la mia consueta compagna, lo stambecco dei balcani, mi tradisce e si infila in una camera da tre letti.

Io mantengo il mio consueto atteggiamento zen, d'altronde il pomeriggio prima di partire ero in tribunale con il giudice del lavoro che urlava come un pazzo, figurarsi se mi preoccupo di una stanza. Infatti vengo premiata e mi guadagno una stanza da sola. Bagno e doccia tutti per me. Ancora non ci credo e neanche i miei compagni che con malcelata invidia mi chiedono come abbia fatto. Niente. Ho solo evitato di metterla nella giacca di qualcuno.

martedì 2 agosto 2011

Code e frontiere: benvenuti in Albania

Entusiasmo delle grandi occasioni percorre il gruppo: dormito benissimo, colazione spettacolare e giornata splendida, a parte i soliti 1000 scalini, ma questa volta in discesa, presto saremo in Albania.

Una coda di oltre un'ora ci dà il benevenuto del paese della aquile. Aspettiamo insime a Suv tedeschi, berline italiane e qualche sparuto olandese vero. Si perchè tutte le targhe straniere sono di automobilisti albanesi che tornano a casa per le vacanze.
Noi distrutti dall'attesa fumiamo, mangiamo biscotti e parliamo. Meno male che il nostro autobus è targato Tirana.

Finalmente passiamo il confine, non senza aver aver risposto alle domande del frontaliere tradotte amabilmente dal nostro corrispondente albanese che ci siamo portati a spasso. Meno male.

E il paesaggio cambia immediatamente. Case diroccate, strade dissestate, campi pietrosi. E tuttavia c' è un fascino mi mi strega di fronte a tanta desolazione.

Monte del Mes sul fiume Kir
Arriviamo a Scutari, Shkoder in albanese. Il lago è uno spettacolo, la città risente dell'architettura contaminata,  mentre la fortezza di Rosafa, la principessa che accettò di farsi murare viva, ma solo a metà per poter continuare ad allattare il proprio bambino, è la parte più interessante del giro.

Ma il pezzo forte deve ancora arrivare. Il viaggio verso il parco nazionale del Thet, 3000 metri di altezza e montagne incontaminate.

Ancora una tappa per vedere il ponte di Mes sul fiume Kir, ponte in stile ottomano dove si incontravano per scambi commerciali  e via verso  l'appuntamento con chi ci accompagnerà verse le vette delle montagne albanesi  Due fuoristrada che si arrampicano per sterrati senza protezione. Anche sono abituata alla montagna, la guida brillante dell'autista mi mette un po' di ansia.  Guardo lo strapiombo alla mia destra e le ciabatte dell'autista e mi rallegro per aver firmato l'assicurazione per il rimpatrio della salma.

La cima è straordinaria ed ad accoglierci la  famiglia che ci ospiterà per la notte.
Una donna giovane, che parla inglese molto bene, ci racconta un po' di Albania e organizza tutto. Intorno a noi una miriade di bambini affascinata dai  nostri fuori strada e quattro uomini seduti a fumare.

In questa serata scopriamo la raki, grappa albanese che mi stronca.

lunedì 1 agosto 2011

Tutto il mondo è paese

Rinfracanti da una notte in un albergo civile, siamo pronti per la visita di Cetinje, piccola e deliziosa.  Armati di macchina fotografica abbiamo programmato una visita al monastero e alla cappella reale. E sotto il tiepido sole alle 8 del mattino inauguriamo gli scontri: entrare nel monastero costa e il guardiano non vuol sapere di farci entrare prima dell'orario di apertura, cioè alle 10.

L'alterco, ciascuno nella propria lingua viene liquidato in pochiminuti: no. E così vagoliamo per la città prima di partire verso sud.

Percorriamo la costa adriatica ancora divertiti ed pieni di entusiasmo. Niente frena la nostra voglia di scoperta, poi il Montenegro era pure la patria di una delle nostre regine.
Inanelliamo paesini uno più bello dell'altro e a Petrovac non mi faccio mancare il primo gelato. Non è proprio il gianduja a cui sono abituata, ma è commestibile.
Ancora un monastero, quello di Santo Stefano, poi a Bar, altra meta balneare dei montenegrini.
La nostra meta è Ulcinj, rocca e spiaggia, viste da lontano, sono uno spettacolo.
Ma il miniautobus non si arrampica così in alto, perciò scaricate le valigie nel porto si sale a piedi per una stradina tortuosa e i soliti scalini. Ma arrivati in cima si apre una visuale da incanto e il paesino è curato come una località svizzera.
A riceverci un ragazzo che parla un italiano perfetto: ha studiato marketing a Firenze e, tornato a casa ha rimesso a posto le casette ereditate e ne ha fatto un angolo di paradiso.

Rocca di Ulcinj, Montenegro
Sono piccoli appartamenti di due o tre camere ciascuna con vista sul mare. Il paese è pieno di ragazzi e si prende l'aperitivo sugli scalini.
Il gruppo è elettrizzato da tanta bellezza e vorrebbe fermarsi qui per almeno tre giorni, ma il programma Balcani incombe e ci godiamo la serata.

Ma Ulcinnj, come tutta la zona, è terra di contraddizioni e a fronte di angoli meravigliosi, la spiaggia è così affollata che sembra Rimini ad agosto.
Con sopresa: a sera la spiagga è una distesa di bottiglie di plastica vuote, carta e sacchetti di nylon.

La spazzatura sarà il leitmotiv di tutto viaggio.