Panni stesi a Sarajevo (foto mia) |
Un amore intenso e confortato da frequenti lavaggi e reciproca soddisfazione. Io acquisto per lei detersivi di primissima qualità, in polvere, liquidi e per capi colorati. Mantengo alto il tono della passione con qualche goccia di ammorbidente e addolcisco l'acqua della centrifuga con un anticalcare di importazione. Costa un po' più degli altri, ma ne vale la pena.
E per non cadere nella monotonia cambio spesso programma: forte con prelavaggio quando necessario, misto nella routine, delicati, lana e seta solo raramente perché la noia è sempre in agguato.
Poi lei ha un posto d'onore nel mio bagno, protetta da un armadio che la ripara da sguardi indiscreti, può mettersi in mostra sono ai palati più esigenti e curiosi.
Sono una donna fortunata. E molto. D'altronde tra le infinite invenzioni che facilitano la vita il posto d'onore spetta alla lavatrice che ha liberato le donne dallo sciabordare dei panni al fiume e gli uomini dalle zecche.
E tuttavia non le basta.
Da un po' di tempo non vuole fare il suo dovere e nel bel mezzo del lavaggio cambia programma. Passa da 1200 giri a zero lasciandomi gli asciugamani in spugna così carichi di acqua che come stendibiancheria occorre usare i cavi dell'alta tensione oppure mi plissetta a 90 gradi le camicie di seta che per stirarle devo metterle sopra un geyser. E non è che Italia se ne trovino molti.
Sono casi estremi, ma mi rompono decisamente le tegoline. Perciò, dopo aver esperito alcuni metodi casalinghi, pulizia del filtro, cambio di detersivo, riduzione il carico, invocazione ai santi, ed esaurita la pazienza, ho chiamato il tecnico.
Va da sé che la garanzia è scaduta giusto giusto tre mesi fa e le tegoline mi girano ancor di più, ma di fronte alla prospettiva di bucati alla lavanderia a gettone insieme a studenti fuori sede e stranieri senza fissa dimora ho avuto paura e ho chiesto aiuto all'assistenza Hoover.
Il tecnico, impegnato su più fronti si è fatto aspettare quattro giorni ma oggi si è presentato.
Ora dove siano andati a finire gli operai con la tuta sporca di grasso e le chiavi inglesi nella borsa che ti smontavano l'elettrodomestico in mille pezzi, ti scheggiavano la ceramica del bagno, sporcavano l'ingresso di terra seccata nel carrarmato delle scarpe e buttavano nel lavandino residui di fili elettrici - plastica e rame - che poi dovevi chiamare pure l'idraulico perché avevano ingolfato il tubo di scarico? Non so. A casa mia si è presentato un signore vestito di Armani, con mani curate dall'estetista e una valigetta piccola, piccola.
L'ho osservato senza alcuna fiducia e gli ho passato la mia cassetta degli attrezzi, perché pensavo se la fosse dimenticata nel furgone. ah, che stupida, lui in città usa la Smart.
Invece dopo un'occhiatina complice e suggerimenti generici, buoni giusto per il manuale istruzioni che io già letto avidamente, ha sostituito la manopola del programma, il motivo di tanta instabilità di lavaggio, e mi ha presentato il conto.
70 euro con ricevuta compresa la chiamata. "Signora, avesse avuto l'estensione dell'assicurazione - ha recriminato - avrebbe pagato solo la chiamata".