venerdì 27 dicembre 2013

Kazakistan: Alma Shalabayeva ha la sindrome di Stoccolma

Alla fine ce l'abbiamo fatta a riportare in Italia la povera Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako rapita e rispedita in patria da alcuni funzionari del ministero dell'Interno in circostanze misteriose e imbarazzanti per il nostro governo. 

Ma il passato è passato e ciò che conta è il presente e oggi sulle prime pagine dei notiziari la Shalabayeva, e i suoi tre figli, sorridono felici e ringraziano pure l'Italia. 

Va be' che di questi tempi bisogna essere grati per il fatto stesso di vivere, ma ringraziare i tuoi rapitori. Non è che questa signora ha la sindrome di Stoccolma?

mercoledì 25 dicembre 2013

Natale: Babbo Natale, appaltata la distribuzione doni



E' dall'8 dicembre che mi sveglio pensando che devo addobbare l'albero di Natale. E nel rispetto della tradizione il giorno dell'Immacolata sono salita in soffitta vestita come un minatore belga, con  pila frontale e guanti protettivi, e mi son fatta spazio tra scatole accatastate e vasi di  grandi e di grandissime dimensioni, finché, dopo diversi tentativi, ho trovato l'agognata scatola: quella che conteneva albero di Natale e palline colorate.

Wow. Dentro c'era di tutto, palline sberluccicanti, colorate e decorate a mano, addobbi, nastri, scatole, scatoline e finti regali che fanno tanta scena, ma soprattutto c'era lui: l'albero diviso in tre pezzi pronto per innalzarsi in un metro e 80 di splendore e lucore.

Sarebbe bastato dedicare meno di un'ora alla vestizione della finta pianta, una cosa di una semplicità straordinaria, invece mi sono dimenticata. Così Babbo Natale, che di sicuro avrà esternalizzato il servizio di distribuzione dei regali di Natale, si sarà dedicato personalmente ai destinatari più importanti, che so bambini, anziani, categorie protette, relegando i miei regali a un appaltatore. Purtroppo, come abbiamo sperimentato più volte, i servizi in appalto non sono mai come quelli erogati direttamente dalla stazione appaltante. E dei risultati preferirei non parlarne. 

Sarà andata così, che il distributore, non avendo trovato l'albero di Natale, mi avrà lasciato l'avviso in buca, io non me ne sono accorta subito, impegnata come ero a mantenere il peso per entrare nel vestito delle feste, e il dono è tornato indietro.
Inutile lamentarsi o chiedere spiegazioni, saranno di certo nel giusto e mi di mostreranno che l'appalto prevedeea una sola presa, con avviso e un secondo passaggio solo se concordato entro le 12 ore dal primo.

Perciò quest'anno niente regali.... Allora io giuro che adesso preparo l'albero e lo lascio per tutto l'estate sul terrazzo con le luminarie accese e vediamo un po' cosa succede l'anno prossimo.

martedì 24 dicembre 2013

Natale dell'altro mondo

Non sono bastati la neve, la pioggia ghiacciata, il vento siberiano e altri scoraggianti manifestazioni meteo e far desistere l'utente a presentarsi all'Urp per chiedere l'interpretazione autentica del messaggio in bolletta, la scadenza esatta del pagamento di fine anno, la spiegazione a voce alta della parola "conguaglio". Si sa: l'utente apprezza le conferme

Perciò le nuove urpiste, sebbene provate da pochi mesi di lavoro, mantengono un dignitosissimo contegno e rispondono pacate alla raffica di domande che ciascun utente sventaglia già all'ingresso.

E dopo un mese di passione oggi ci si aspettava un assalto con gli utenti organizzati in falangi che non avrebbe lasciato scampo alcuno alle operatrici Urp, preparate a cadere nell'esercizio delle funzioni, d'altronde la Pa chiede fedeltà assoluta ai propri dipendenti, anche se non hanno ancora terminato i periodo di prova.

Così nonostante la notte popolata da incubi, un risveglio stemperato appena appena dallo yoga, solo la prospettiva di cinque (leggasi cinque) giorni consecutivi di festa ha reso l'idea dell'assalto all'Urp appena tollerabile. In ogni caso sono stati preparati gli scudi per la difesa, i forconi per il respingimento, e gli AK-47, meglio noti come Kalashnikov, il cui inventore, guarda caso è morto proprio oggi, per i più insistenti.

Ma quale sorpresa nello scoprire che oggi si sono presentati al nostro efficientissimo Urp, addobbato per Natale con discreta modestia come la crisi impone, esclusivamente extracomunitari. Sì, sì. Avete letto bene. Solo marocchini, egiziani qualche senegalese, ma di italiani neanche l'ombra, a parte il solito amico in libertà vigilata che viene a scambiare quattro chiacchiere e l'utente dell'ospedale psichiatrico che tutte le volte invita a cena una delle urpiste, la prima  che si libera, per carità, non alimentiamo la competizione tra colleghi! Le urpiste naturalmente di fronte a uno spasimante di tale caratura hanno un rigurgito narcisistico.

E gli italiani? Quelli incazzati, pronti a chiamare i giornali, la polizia e l'assessore, per poi accontentarsi di parlare con me, che puntualmente parto con la pedagogia del servizio pubblico e alla terza frase mmi mandano a vaffa... dove sono?
A friggere il capitone, infornare l'arrosto, impastare il dolce, insomma a preparare il cenone della vigilia di Natale.

E allora buon Natale, caro utente medio. Che tu possa ritornare protagonista almeno a casa tua.

Buon Natale dal tuo Urp

lunedì 9 dicembre 2013

Protesta dei forconi: se anche il poliziotto non arriva a fine mese

Torino, ma potrebbe essere l'Italia.

Ce ne va a condannare la gente che manifesta. Non li hanno fermato neanche le temperature polari di questa mattina.  Di fronte a consiglieri regionali che si fanno rimborsare la festa della figlia o mutandoni verdi "che è stato un errore della mia segretaria"  anche i poliziotti, che non arrivano a fine mese, si tolgono il casco e si ricordano di essere stati presi per il .... Pasolini sorriderà nella tomba

guarda il video di Repubblica

 http://video.repubblica.it/dossier/forconi-rivolta/forconi-a-torino-polizia-si-toglie-il-casco-tra-applausi-manifestanti/149491/147998

mercoledì 4 dicembre 2013

Collant al femminile




Sì lo ammetto: uso i collant. Quella guaina antierotica al cui cospetto si abbatterebbe la vistosa e ingombrante erezione di un satiro è la mia seconda pelle, ma solo in inverno. Perché quando la temperatura si avvicina allo zero e la galaverna imbianca gli infissi di casa vostra, vi assicuro che andare in bici con le autoreggenti si può annoverare tra gli sport estremi, come il cimento invernale sul Po o altre prove del similari che lasciano dietro un discreto numero di morti.
Preferisco vivere.

Tuttavia, se si ignora la debacle erotica e si accetta di buon grado una vita sessuale assimilabile in tutto a quella degli anellidi Oligocheti, vermi ermafroditi costretti a differenti tempi di maturazione degli organi sessuali per evitare l'autofecondazione, ci si può compiacere per le infinite opportunità proposte dalla moda. Mai due giorni con le gambe uguali.

Perciò per affrontare il gelo dicembrino  e al contempo pedalare a strafottere ho svaligiato il Calzedonia dietro casa mia e pure le bancarelle del mercato rionale le quali, in vista del Natale, proponevano l'imperdibile offerta "sette per cinque" che tradotto vuol dire: spendere una discreta somma di denaro in calze, illudendosi di aver fatto un affare perché due sono in regalo.  Potere del marketing.

Così la mia cassettiera  si è riempita di collant da 30, 40 e pure 50 denari, di tutti i colori del Pantone  e arditissimi grafismi, in lana, cotone e microfibra,  a vita bassa, alta e pure "tutto nudo", con tassello e senza tassello, con una cucitura e con doppia cucitura, con punta e senza punta, sagomanti e aderentissimi, mancavano solo quelli a compressione graduata, e poi li ho comprati tutti.

Ora però, assolta la funzione principale dell'acquisto - ripararsi dal freddo senza rinunciare alla femminilità - si pone un altro problema.

Chi non ha mai indossato un paio di collant non potrà capire, ma questo innovativo indumento, quando supera la consistenza necessaria a evitare la smagliatura già mentre li si indossa, consistenza che si misura in "denari", non ne vuole sapere di aderire al femore, e prima di arrivare a fine giornata, inizia lenta e inesorabile la sua discesa lungo gli arti inferiori,  costringendovi a difficoltose e  imbarazzanti manovre per ripristinare lo staus quo.  Questo se state sedute, perché se solo siete costrette a una camminata di pochi metri il processo accelera e, in men che non si dica, da emule delle Kessler vi ritrovate con le gambe coperte di grinze e il tallone che ha occupato il collo del piede. Così mentre in cuor vostro maledite l'acquisto compulsivo,  un punto interrogativo che si fa strada nella vostra memoria:
"Avrò mica sbagliato taglia?"

giovedì 14 novembre 2013

Smart cheeeeee?

Lucca:  gli alberi sulla Torre Giunigi

Una volta di smart c'erano solo le caramelle. Ve le ricordate le Smarties, dolcetti di cioccolato ricoperti di zucchero dalle dimensioni un bottone. Coloratissime, erano un inno alla pop art  e lo stesso  Andy Warhol  schiattava d'invidia per la brillantezza  del rosso cocciniglia serie  E124   ritirato dal commercio prima che lo potesse pittare sulla stampa della sua Campbell's Soup Cans. 




Che tempi fantastici, quando con  pochi spiccioli, ancora in lire, mi ingollavo di pastigliette prive di ambizioni intellettuali, che soddisfacevano il palato e innalzavano l'indice glicemico anche di un infante in fase di svezzamento. Ma chi se ne fregava. Con quel nome esistevano solo loro e ce le pappavamo direttamente dalla confezione, un tubo di cartone con gli stessi colori delle deliziose caramelle. 

Poi è arrivata un'automobile lunga tanto quanto larga che potevi posteggiare anche di lato, salvo poi dover rispolverare il codice della strada che vieta il parking in un senso diverso da quello marcia. Tiè! Anche lei era Smart.

Hanno dato un valido contributo internet e la finanza ad arricchire,  nell'improbabile caso ce ne fosse stato bisogno,  di parole inglesi in nostro italico eloquio quotidiano. Così dalla bocca di imprenditori, studenti e falegnami, è tutto un fiorire shortare,  swicciare, splittare e altri ibridi linguistici usati così a sproposito da far arrossire anche il correttore del computer, che di solito si incazza per espressioni desuete, non per qualche anglicismo. Quello è ben radicato nella sua routine, pardon, procedura.

Ma si sa che quando una parola conquista un podio spopola non solo tra gli adolescenti superstiti da assordanti rave, ma anche tra attempati giornalisti e politici di fresco seggio. 
Ed ecco a voi che la parolina diventa la principessa di comunicati stampa e  articoli di cronaca bianca e fa il suo ingresso in pompa magna nei redazionali pagati dalle amministrazioni pubbliche. 
Ed è tutto uno smart. Ci son le smart card, le smart city e anche mezzi pubblici possono essere smart, ma mai e poi mai avrei potuto immaginare che anche un albero potesse diventare smart.
Come, non ci credete? Allora leggetevi il pezzo di comunicato stampa riportato qui sotto, è l'invito alla conferenza stampa per celebrazione la giornata dell'albero: 

"... L’assessore all’Innovazione e all’Ambiente Enzo Lavolta presenterà ufficialmente il progetto Smart Tree della Città di Torino: un progetto innovativo e ambizioso che ha l’obiettivo di sensibilizzare i privati (cittadini, enti e aziende) affinché partecipino attivamente alle azioni di forestazione urbana della propria città, contribuendo così al miglioramento della qualità ambientale del contesto urbano.

Allo smart tree prudono le foglie

martedì 12 novembre 2013

Legge di stabilità

L'avevo giurato a me stessa... di fronte allo specchio e con la mano destra sul Vangelo, ho pur sempre una formazione cattolica, non è che possa giurare sulla Bibbia come nei tribunali americani nella serie "Law & Order", mi ero detta che non ne avrei più parlato. Invece no. Il nuovo assetto Urp, un cuore fragile e un'inveterata vocazione all'oblatività,   mi  risucchiano verso lo sportello ad accogliere utenti.

Così stamattina ho preso scudo e  lancia e  sono scesa ad affrontare una nomade incazzata perché vuole trasformasi in stanziale e noi non glielo permettiamo. Ha giurato di darsi fuoco,  ma di fronte alla mia insensibilità è tornata sui suoi passi e si è goduta l’aria condizionata  mentre io brigavo al telefono con il suo assistente sociale. Manipolativa. 

Poi è arrivato un utente  arrabbiato e mi ha sbattuto sulla scrivania una lettera e, inveendomi contro, mi  ha così apostrofato: “Che devo farne di questa?” 

Superata la sorpresa chiedo cauta:  “Scusi, ma quando è arrivata?”
"Il 5 marzo.”  Tempestivo.

Legge di (in)stabilità 

mercoledì 6 novembre 2013

Seo per Casanova 2.0

  



Ci mancava solo internet a rendere impossibili i rapporti umani, come se il telefono in bachelite non fosse già stato un valido alleato dell'accidia maschile. Ma devo confermare che il web, come tutti sostengono, offre delle potenzialità ancora inesplorate.

Perciò se avete incontrato uno che vi ha stregato con un sorriso da canaglia,  che dà prova di sagacia oggettivamente fuori dal comune per il genere maschile, ed è misterioso quanto basta per farvi contorcere le budella, non  sposato e, soprattutto, se non l'avete tirato giù dall'affollatissimo carro delle Drag Queen  all'ultimo Gay Pride, forse avete verosimilmente sperato in una relazione "pari requisiti".

Per carità niente di serio come matrimoni o convivenze con patti di futura rendita,  solo un intermittente shakeraggio di estrogeni e testosterone, destinato alla frequentazione part time e a tempo determinato. Insomma, quello che una volta si chiamava fidanzamento.

O almeno così avevate capito. E anche lui lo voleva.

Ma una molla vi deve pur scattare in quella testolina se avete superato gli anta e vi è capitata cotanta fortuna.

Perché statene certe, se a questa età non se l'è preso nessuna, un motivo ci sarà pure: lui è un accidioso laureato.

E lo scoprirete dopo il ventisettesimo sms arguto, preceduto e seguito da altri sms di sole faccine sorridenti o con l'occhiolino, al quale siete costrette a rispondere a tono senza che il figuro si materializzi in alcun modo. Oppure dopo avervi ripetutamente invitato ad uscire per poi trovare una scusa a poche ore dalla sortita.
Sappiate che il signore in questione si è conquistato a buon diritto il poco ambito titolo di "uomo senza quantità", variante contemporanea dell'esteta perditempo di antica memoria, tutto parole o zero fatti. Una sorta di onanista del terzo millennio che trae soddisfazione narcisistica dalla convinzione di avervi conquistata, anche se non ci avete fatto niente.

Solo che oggi, anziché tentare di imbonirvi con lunghe telefonate, usa  i messaggini. A strafottere. Poi con l'avvento di WhatsApp o altra diavoleria gratuita per iPhone o Android, che permette l'invio massivo e soprattutto gratuito di minuscoli testi, non c'è spendig review che possa trattenerli.

E non stiamo parlando di under 20 o 30, qui parliamo di capelli grigi, quando ci sono, e di andropausa incombente.

Perciò cari uomini, non riempitemi la memoria del iPhone con punti esclamativi e interrogativi se al quinto "Come stai? Bene I suppose :)" non vi rispondo. Già grazie che non vi sfanculo.
Evitate anche di replicare il modello su Facebook o su tutti gli altri social da voi frequentati.

Se volete conquistarmi veramente, invitatemi ad uscire con una più  tradizionale telefonata, anche registrata, va bene lo stesso, basta che non sia un sms e poi  mandatemi un fascio di fiori. Veri per favore.
Gli emoticon teneteli per vostra figlia. Grazie.

mercoledì 16 ottobre 2013

Le conseguenze dell'amore

Le conseguenze dell'amore o della passione. Perché di irrefrenabile passione si è trattato per i due amanti tedeschi che, colti da inaspettato desio, si sono dedicati all'amor profano sul cofano di una macchina.
Peccato che tanto ardore scaricato sull'auto, trasformata per l'occasione in un'alcova futurista, abbia prodotto danni per 2700 euro, somma che il proprietario, ma guarda un po',  ha chiesto alla coppia di rinfondergli.
Ma la coppia, forse avvezza a cotanto fuoco, non poteva credere di aver causato danni tanto ingenti e ha rimandato al mittente l'esosa richiesta. Così dalle parole si è passati alle aule dei tribunali, con tanto di giudice, di  perito per la ricostruzione della dinamica dell'incidente e di pubblico, così numeroso che la corte si è vista costretta a spostare il dibattimento in un'aula più grande.

Come è andata a finire? Sono stati condannati.
La notizie per intero su La Stampa di oggi a questo link

http://www.lastampa.it/2013/10/16/societa/notte-di-fuoco-danni-per-euro-e-il-numero-del-cofano-diventa-un-hit-iX5MrykBggBbVmVYidaGdP/pagina.html

venerdì 4 ottobre 2013

Un minuto di silenzio. I morti riarsi di Lampedusa ricordati con l'allarme antinciendio




Lo so, si tratta di una tragedia terribile, così  oggi alle 11 anche nel mio ente è stato esperito il tentativo di silenzio pari a un minuto esatto, con alterni risultati.

L'adesione è stata annunciata con una toccante e mail gonfia di retorica diramata dalla direzione generale: alle 11, annunciato dall'allarme antincendio, sarebbe scattato il minuto di silenzio.

I dipendenti tutti hanno letto, commossi, il messaggio, approvando ad alta voce l'operato della direzione e commentando malevoli nell'orecchio del vicino l'adesione: usi dissentir tacendo.

Ma tutto questo sarebbe ancora negli usi e costumi delle strutture organizzate. Il bello è arrivato quando ciascuno, immerso nei propri uffici, che niente avevano a che fare con l'ufficio, ha sentito suonare l'allarme.
Chi stava spettegolando ha interrotto l'attività nella speranza di trovare altri e più gustosi argomenti di conversazione, poi, redarguito dal vicino, ha taciuto per i rimanenti 45 secondi: interpretazioni di sensibilità.

Chi stava scrivendo si è fermato giacché tasti e penna producono un tale clangore da coprire anche l'allarme. Va da sé che prima di un'ora buona non sia riuscito a riprendere l'attività interrotta.  Chi invece stava al bar, un buon numero, evidentemente si sentiva in territorio neutrale e ha solo abbassato la voce, ma ha continuato le amene conversazioni sull'imminente fine settimana. Variazioni sul tema.

Ma tutti, proprio tutti, pur avendo mantenuto un discreto brusio grazie all'italica convenzione di interpretare individualmente, ma in modo autentico, ogni direttiva, sono ammutoliti quando, allo scadere del minuto  accompagnato dall'assordante sirena, è scattato nuovamente l'allarme antincendio -  e questa volta sul serio - mentre dal bar si levava una nuvola di fumo dissacrante generata da un toast bruciato.

A latere mi permetto di commentare che ricordare i caduti di Lampedusa, morti per sfuggire al fuoco, con l'allarme incendio è stato quantomeno inopportuno.

martedì 1 ottobre 2013

Orzo in tazza grande

Diciamolo subito: ordinare un caffè al bar è una babele tremenda: lungo, corto e ristretto, macchiato, freddo o corretto, con latte a parte, alla francese o americano. E mi fermo qui. Solo un barman di lunghissimo corso può ricordare a memoria la ricetta perfetta per le cinquanta e oltre sfumature di caffè in tazzina.

A questa mania tutta italiana, insigni critici gastronomici, dopo un giretto in Italia,  hanno dedicato più di una pagina, figuriamoci cosa posso aggiungere io al coro dei grandi esperti in infuso nero. Se si aggiunge che il caffè mi è vietato fino a nuovo ordine.....

E allora vi prego, qualcuno risponda a questa semplicissima domanda: se ordino un orzo in tazza grande cosa ho chiesto?

Barrate solo una delle seguenti risposte:

a) una tazza grande, cioè come quella per il cappuccino, con una quantità di orzo degno di cotanto contenitore.

b) un tazza grande come quella per il cappuccino con all'interno la stessa dose di orzo che starebbe dentro ad una minuscola tazza di caffè.

No. Non  rompetevi la testa a cercare la risposta esatta; è giustala prima.

Sarà perché io seguo la norma costituzionale dell'appropriatezza della prestazione. Detto in parole semplici: seguo delle proporzioni. Mica compro una gru per raccogliere un granello di sabbia, né uso un bicchiere per svuotare l'oceano.
Allora perché oggi ho chiesto un orzo in tazza grande e mi hanno portato questo?


Orzo in tazza grande. 

venerdì 27 settembre 2013

Maledetto Steve Jobs

Il primo è stato il correttore automatico di Word, insidiosissimo e limitato dizionario che cambiava le parole senza avvertirvi, trasformando il temibilissimo Bin Laden in un più pacato Bin Loden.

Poi è arrivato il  T9 che regalava  incomprensibili anacoluti  negli sms destinati ad amici e parenti.

Oggi invece ci pensa la telescrittura, quella dettata nel microfono dell'iPhone - ebbe sì, io posseggo un iPhone 5 - e che trasforma le vostre dichiarazioni a voce alta in svarioni di ogni sorta, che di solito fanno sorridere, e qualche volta arrossire, persino i più smaliziati fra i vostri amici, e rallegrare i vostro compagno sorpreso da tanto ardore.

Perciò la serata "swing" è diventata la serata "suina", non male come idea,  ma non era mia intenzione, per non parlare della "richiesta di amicizia" su facebook, che forse perché era di un vecchio spasimante si è trasformata in una "indicazione di mestizia". Ovvio che l'abbia rifiutata.  E che dire degli "ordini in arrivo" che hanno preso il volo insieme alle "rondini" anche quelle in arrivo, ma solo in primavera,
Insomma, il rischio figuraccia è sempre in agguato, ma finché le conversazioni si fermano nei sicuri confini delle amicizie,  va tutto bene, anzi: regalano belle occasioni di divertimento o stupore.

Ma per carità, prestate molta attenzione al messaggio frettoloso lanciato al vostro capo, perché l'incidente diplomatico è sempre in agguato, e basta un attimo che la versione sporca  diventi  "porca" specie se alloggiata in una "pancetta Ubs", che, manco a dirlo, era  solo un chiavetta.


Se poi conoscete l'inglese leggete qui

http://www.theapplelounge.com/cultura-societa/imessagi-epicfail-quando-lautocorrettore-delliphone-vi-leva-un-giorno-di-vita/

mercoledì 25 settembre 2013

Alta pressione e falsa abbronzatura. Secondo atto

E due. No, questa china non mi piace per niente.

Ho appena fatto fuori un paio di calze open toe, pagate l’irrisorio prezzo di sei euro e mezzo, e oggi trovo un’insinuante smagliatura nell’incavo del ginocchio, che per impigliarsi in quel punto occorre fare sesso estremo e anche un po’ inesperto, giacché una donna normale, per il sesso estremo, usa  biancheria in latex e catene d’acciaio, se no spende un capitale solo per il coté,  e tutto per guadagnarsi quattro ceffoni  ben assestati  e restituire un urletto più cinematografico che provocato. 

E oggi un'altra smagliatura ha fatto la sua comparsa, destinando un nuovissimo paio di calze a rete, anche quelle neanche tanto economiche, direttamente nel cestino delle spazzatura. Se vado avanti con questo ritmo mi toccherà a rivolgermi a una finanziaria per mantenere il tenore dell'abbigliamento intimo oppure  far cadere una delle più resistenti barriere ideologiche e sdoganare il lavoro minorile nei paesi emergenti per far rimagliare dalle manine operose dei bambini le calze smagliate. O ripiegare verso i più economici pantaloni, magari con gambaletti. No. Non posso cadere così in basso.

E che pantaloni siano! Ma favore, non dico pioggia, ma un po’ di nuvole,  perché le mie gambe, ribelli per natura, non ne vogliono proprio sapere di farsi addomesticare da un po’ di stoffa malamente cucita sul cavallo.

martedì 24 settembre 2013

Alta pressione e falsa abbronzatura

Nonostante l’alta pressione che ci regala ancora uno scampolino d’estate, il mattino fa un po’ freschetto per indossare la gonna senza calze. Specie se si va in bici. Se si aggiunge la consolidata abitudine di fare vacanze culturali, che so, città e villaggi situati tra Balcani e Carpazi, che arricchiscono la mia interiorità, possono anche migliorare il curriculum, ma di abbronzatura non se ne parla proprio, il gioco è fatto.

Così il mattino mi rimanda gambe ancora piacenti, ma inesorabilmente bianche. E non bastano quei pochi minuti di colazione o di gardeng sul terrazzo di casa mia, sebbene esposto a sud, a donare il colore del miele, ma neanche una scottatura a fasce orizzontali.

Per carità, non si suggerisca l’autoabbronzante, un maledetto fluido che spalmato sulla pelle regala mani da tintore di Fes e sugli abiti disegna stelle e strisce color terra di Siena, rigorosamente indelebili.

Perciò non rimangono che le vecchie e care calze, oggi prodotte in 50 sfumature di oro, che rendono le gambe abbronzate, lisce e addirittura più lunghe. Peccato dover rinunciare al sandalo e/o all’open toe, così di moda nelle mezze stagioni. Sì, perché rinunciare a esibire pedicure impeccabile e smalto rosso cina è un insulto alla vostra estetista, quella laureata in scienze della formazione, con un master in antropologia delle popolazioni migranti e poliglotta anche sulle lingue emergenti, ma che per lavorare ha dovuto seguire un corso regionale di 90 ore sulle applicazioni del fornetto per 37 marche di smalto semipermanente.

E se non altro per questo che occorre  rendere onore al nails decor. Niente paura. Ci ha pensato una nota marca di calze, che per la modica cifra di 6 euro e mezzo, regala alle vostre gambe un incarnato degno di una mulatta pur offrendo agli sguardi interrogativi delle vostre amiche, dita dei piedi libere dalla microfibra.

Sì, sì. Avete capito bene. Stiamo parlando di calze open toe.

Un successone quando le indossate per andare al lavoro in bici. Le donne guardavano stupefatte indicando i piedi, i muratori lanciavano contro il muro la cazzuola per poter fischiare con entrambe le dita, i vigili non riescono  a dirigere il traffico, i semafori impazziscono,  gli uomini alla guida sbirciano sottecchi e le mogli coprono loro gli occhi, creando, tutti insieme, un disordinatissimo ingorgo di cui voi siete l'unica responsabile. E le vostre calze, delle complici.
Il mio ingresso in ufficio è stato salutato da grida di giubilo e sguardi maligni, mentre io gongolavo come una coccinella su un filo d'erba.
Ma tutto questo è durato meno di un’ora.
È bastato il bisogno fisico e una visitina al bagno, uno sgabuzzino in stile ex Ddr  dalle dimensioni lillipuziane che poco si adatta alle mie forme giunoniche, e pure alla mia distrazione, per rompere l'incatesimo. Infatti  mentre armeggiavo sotto la gonna, ecco il maledetto ciondolo che si impiglia bruciando in un attimo la spesa più intelligente che abbia fatto negli ultimi sei mesi.

Così la mia vanità è stata punita, ferendomi nell'orgoglio. E di fronte alla smagliatura che si allargava  a vista d’occhio, non ho potuto fare a meno di sfilarmi i collant e uscire dal cesso con le gambe bianche come due mozzarelle.
Volevo sprofondare.

domenica 1 settembre 2013

Preghiera di un inizio di settembre




Addirittura la crisi ipertensiva ci si è messa per procrastinare il rientro in ufficio. E dopo questa non mi rimante il rapimento dei gruppi separatisti baschi, evento neanche impossibile, viste le mete dei miei viaggi, e poi le ho provate di tutte per non andare a lavorare.

E questo corpicino, attraversato da cotanto senso del dovere, avendo respinto con ineguagliabile veemenza l'assedio della malattia domani mattina mi riporterà in ufficio.

Gesù, dammi la forza di sopportare senza rompere l'occipitale a qualche collega o utente, che oramai sono della stessa forza.

Amen

domenica 11 agosto 2013

Romeno: lingua neolatina

Adesso mi tocca anche imparare il romeno. Appena attraversata la frontiera ecco il primo impatto con questo paese. É vero, ci sono cani randagi ovunque e i cartelli stradali sono imprecisi, perciò dopo aver sbagliato direzione, ritornando nella Bulgaria appena lasciata alle spalle, imboccato una superstrada in opposto senso a quello di marcia, abbiamo prima eseguito il test alcometrico all'autista bulgaro, le cinque birre della sera precedente - e anche due ragazzone che gli hanno tenuto compagnia - potevano aver lasciato un qualche insano residuo.
Poi, verificato che l'alcool non c'entrava niente, attestato che il giovinastro legge solo in cirillico e perciò la segnaletica direzionale rappresenta per lui un vero arcano, prima di consumare l'intero serbatoio, abbiamo proseguito il viaggio per approssimazioni successive.

Il gruppo, per niente scoraggiato dalle difficoltà, anzi galvanizzato da nuove e impreviste sfide, delibera quasi all'unanimità di chiedere a qualcuno.

I passanti si avvicendano sulla strada ignorandoci con regale sussiego. E ogni tentativo di contatto nella variegata lingua anglo bulgaro parlata dall'autista e il capogruppo non sortiscono alcun effetto.

Nell'incertezza si avviano le consultazioni per un nuovo referendum consuntivo sulla strada da imboccare.
Il risultato regala un apprezzabile 3 voti per proseguire 1 per tornare indietro, la solita "fiorellini " che non ha capito e chiede di votare di nuovo, 1 che denuncia brogli, 2 che invocano una nuova legge elettorale, mentre gli altri 8 che si facevano io i cazzi loro durante la democratica votazione, si lagnati per la decisione.

Mentre nelle retrovie del pullman si esercitava la dialettica trascendentale a fini turistici, il capogruppo dal suo avamposto vedeva un uomo dietro la cancellata e lo molestava con le sue richieste in inglese.

Questi, che pur di toglierselo dai coglioni, lascia la vanga e cerca di capire dove vogliamo andare, poi parte con le spiegazioni, in romeno, mentre 15 facce sono attaccate ai finestrini per indovinare cosa dice l'oracolo di Giurgiu.

Al termine della dettagliata spiegazione, che nessuno ha capito, ci si lancia nell'interpretazione autentica. Chi sostiene che bisogna andare dritto e poi girare a destra dopo un incrocio, chi dopo una ferrovia: "ha detto ferreu" ricordando a tutti che il romeno é lingua neolatina e perciò simile all'italiano, io obietto che gli ho visto incrociare i polsi come i carcerati, ma "voleva dire incrocio". Perciò si segue la strada col fiato sospeso aggrappati a un filo di speranza. Così quando compaiono le torrette di guardia gli astanti si lasciano andare in grida di giubilo e pacche sulle spalle, congratulandosi l'un l'altro per aver compreso la spiegazione.

Risultato due ore e mezzo per 94 chilometri che, tra inversioni e cambi di rotta, prima dell'autostrada per Bucarest, sono diventati 221

giovedì 8 agosto 2013

Se mi freghi non vale

Diciamolo. Non si può mica fregare un italiano. Se non altro per l'atavica consuetudine a fottere il prossimo coltivata con lodevole pervicacia negli anni sessanta quando i turisti calavano a frotte nel bel paese e tornavano a casa i mutande dopo un mese sulla costa romagnola o a Roma. Però contenti per aver comprato il Colosseo.

Perciò doveva aspettarsela una qualche violenta reazione l'omino del cambio con botteghino a Nesēbar, delizioso paese sul mar Nero in Bulgaria, che ha pensato bene di esporre un cartello ingannevole per il cambio di euro in moneta locale, e si è trovato di fronte due bruti poliglotti e multiboxing born in Italy.
Invece lui no. Come se niente fosse ha sfidato la sorte.

E la reazione è arrivata sotto forma di urla, minacce e tirate di bavero se non avesse restituito gli euro che aveva sotto il banco e per il quale voleva una stecca del 2 per cento non dichiarata. In un attimo l'atmosfera si è scaldata, ben di più della calura che avvolgeva la cittadina e il poverino si è trovato a sgambettare a 20 centimetri da terra tenuto da un montagna d'uomo di 123 kg, che di solito è un pezzo di pane, ma quando cercano di fotterlo si arrabbia molto. Io, quando ho visto la mala parata, mi sono ricordata di aver trascorso la mia adolescenza a Mirafiori e mi sono buttata nella mischia, tanto per cissare la marmaglia, mentre il biellese gli sventolava un pugno chiuso sulla faccia e il compagno di Bolzano lo chiamava ladro, che in tedesco suona molto più dispregiativo. O quasi. Fuori gli altri aspettavano e stigmatizzavano l'accaduto, mentre alcuni, come sempre non si sono accorti di nulla. Tra costoro spiccava gonnellino a fiori, che  in stato di totale estraneità, chiedeva a perché fossimo ancora lì.

Adesso volete sapere qual é il cambiavalute incriminato? Quello che si affaccia sulla destra della porta centrale.

Bifidus bulgaricus

Va bene. Nei viaggi la regolarità intestinale é un argomento di conversazione al pari della professione svolta o delle gesta della starlette del momento.

Ora io non so quale alchimia spinge due sconosciuti a pubblicizzare i report delle ritirate, che se si chiamano così vuol dire che il nomenclatore si è fatto parte diligente attribuendo a un'attività riservata un nome di grande rappresentanza, ma tant'è.

Perciò in questa scorribanda nei Balcani, da Sofia a Kornobat, ho dovuto sopportare il coprobollettino quotidiano di almeno 14 dei sedici partecipanti. E, soprattutto,  é proprio necessario l'annuncio ad alta voce dell'avvenuto deposito anche se si è trattata di un'operazione di routine?
Passi che si tengano informati i partecipanti delle anomalie, che so, consistenza, colore, frequenza e,  diciamolo pure, anche l'odore, che nella patologia scatologica, rappresenta un indicatore, per quando soggettivo, estremamente rilevante per l'anamnesi, ma la regolarità è una notizia?

domenica 4 agosto 2013

Aereoporto di Caselle e la domonica a muzzo

Una vera scoperta quella di stamattina  che mi ha messo di nuovo di buon umore nonostante i reiterati contrattempi del primo giorno di vacanze.  All'aeroporto di Torino, raggiunto faticosamente dopo aver agguantato un autobus previsto per per 6,04  e che invece ha raggiunto la mia fermata con un flemmatico quarto d'ora di ritardo, ho sostato a lungo in attesa del mio volo.   
Cosí  ho vissuto una sorprendente illuminazione.  Spinta dal bisogno, dopo ore a girare nell'hub, mi dirigo spedita e sicura nel bagno delle donne.  Posto ultra moderno dove la domotica la fa da padrone: luci che si accendono al tuo passaggio, rubinetti che si azionano solo se metti le mani a due centimetri dall'augello e altre amenità del genere.   

Impegnata nella cultura materiale da ritirata, e la cosa si faceva lunga perché ero arrivata molto presto per il timore di perdere il volo, la luce improvvisamente si è spenta lasciandomi al buio nella cabina straniera e sconosciuta, anche se non mi ha impedito di  proseguire nella lettura dell'ebook, versione tecnologica  della lettura da cesso. 

Ora non é che fossi contenta di essere al buio e di cercare a tentoni il dispenser di carta igienica, ma la situazione aveva un che di bislacco che ha girato il mio umore verso il sorriso. 

Tuttavia una preghiera alla Sagat devo farla: capisco la crisi economica, comprendo anche l'attenzione al risparmio energetico, ma non potete regolare il sensore che gestisce la luce con la presenza di un cristiano?  Non che tutti leggano ore e ore nei bagni dell'aeroporto, ma io sarei più tranquilla per il prossimo viaggio.

giovedì 1 agosto 2013

Wedding plane

Ma allora qui scherziamo.

Non basta aver partecipato al vostro matrimonio anni addietro, molti anni addietro, quando le chiome con meches spesse un dito svettavano dritte sulla calotta cranica, il gel si consumava in galloni, le  camicie erano di un brillantissimo verde smeraldo, i fuseaux avevano la staffa sotto il piede e le scarpe poggiavano su tacchi vertiginosi a forma di cono, mentre Boy George cantava "Karma Chameleon" sulle rive del Missisipi e Cyndi Lauper confessava a suo padre "che le ragazze vogliono solo  divertirsi". 

La foto di gruppo nella mani sbagliate potrebbe ancora rovinare molte carriere. Esigo il negativo e spero che, in attesa di divorzio, abbiate bruciato tutto l'album, quello orribile con le fedi nunziali in argento incollate sulla copertura. 

E non vi è sembrata sufficiente neanche l'ignomignosa replica, un secondo matrimonio celebrato all'insegna di un sobrio minimalismo nella casa di campagna.  Per l'occasione ho indossato un abito longuette di Armani color pervinca e sandali rasoterra. Ricordo un menù new age  che a casa mia significa microporzioni dai nomi improbabili, colori meticci e fame assicurata.

Per la cronaca, la sera,  prima di morire di noia (e di fame) nella Sedona de noantri, il vostro ex marito dopo aver ringraziato il cielo per il ravvedimento operoso che la burocrazia chiama divorzio e aver manifestato sincera compassione al nuovo consorte per il gravoso compito che lo attendeva, ha portato tutti in una bella piola dove ci siamo riempiti antipasti alla piemontese, agnolotti del plin, e carne bovina così ricca di estrogeni che prima di arrivare al "pussacaffè" aveva le tette come un viados.

Ecco, in entrambi i casi ho presenziato, che tradotto in parole semplici, vuol dire che ho sborsato un pacco di soldi per un presente acquistato di corsa tra un impegno e l'altro nello stesso raffinatissimo  negozio del centro dove avete compilato diverse liste di nozze. Ma per carità, eravamo amiche e condividevo con voi la felicità di tanto amore, e anche i patemi per le reiterate corna, un accessorio obbligato dell'unione coniugale. Acqua passata. 

Però mo basta. Mica devo pagare pegno tutta la vita. 

Adesso mi invitate pure al matrimonio di vostro figlio, uno che a  27 anni non ha lavorato un giorno, trascorre il tempo tra corsi per la laurea magistrale in biotecnologie e movide nei quartieri di tendenza e grazie alla pedagogia marxista improntata sull'uguaglianza ha messo incinta una shampista come un qualsiasi ingenuo signorino degli anni 20. 

E voi a difenderlo "cosa vuoi, non hanno certezze, sono fragili questi ragazzi" e così nella casa di campagna ci vanno a vivere loro, ma a vostre spese.
E  dovrei ripercorrere il cursus honorum dell'invitata dal principio: vestito di gran moda, bomboniera pacchiana, lista nozze extralusso. 
Ah no, l'azionista di maggioranza delle porcellane limonges della prole  non lo divento, perché si sa che la shampista, non concorda perfettamente il periodo ipotetico, è ambientalista convinta, ma quando si tratta di vasellame sa il fatto suo.  A spese degli invitati. 
Mica le è venuto in mente di fare una donazione a qualche ente benefico. No. 
E allora signori miei, io a questo matrimonio non ci vengo e non faccio neanche il regalo. Credo che sia la scelta migliore per risparmiarmi l'invito al battesimo del nascituro. 

P.S. visto che abbiamo citato i mitici anni 80 ecco il video di Cyndy Lauper che canta  Girls Just Want to Have Fun.   Straordinaria

http://www.youtube.com/watch?v=PIb6AZdTr-A

lunedì 29 luglio 2013

Il tornado a casa mia

Per un attimo ho temuto di essere sul Titanic e non davanti alla porta-finestra del mio terrazzo mentre fuori imperversava un tornado.
E se prima di uscire di casa, vestita di tutto punto, perché è vero che le avvisaglie di una leggera pioggia c'erano tutte - nuvole nere all'orizzonte, luce autunnale e anche una leggera controbrezza - ma questo però non vuol dire che io debba andare al lavoro agghindata come un palombaro, ecco se non avessi avuto lo scrupolo di dare una furtiva occhiata all'esterno per indovinare la trama dell'acqua e deliberare la categoria di ombrello da carpire, non mi sarei accorta di camminare sulle acque. Sì del mio parquet.

La sequenza della scena è stata più o meno questa:

  • malizioso abbigliamento da settimana prima delle ferie; 
  • dubbio dispettoso per la scelta del paracqua; 
  • furtiva occhiata al terrazzo per il indovinare la portata della pioggia; 
  • passeggiata leggiadra  verso la porta finestra per accertarsene; 
  • sospetto cik ciak sotto i piedi;
  • osservazione attenta della linea di demarcazione nella zona periterrazzale;
  • individuazione di una nuova falda acquifera nel mio salone (nota "sorgente di terrazzo" giuro esiste, guardate Wikipedia)
  • emissione di un imprecisato numero di imprecazioni,  ma sufficienti per far impallidire un marinaio del porto di Brest; 
  • immediato azionamento di idrovore manuali costituite da secchi e asciugamani 80x120 in numero pari al corredo di mia nonna; 
  • comunicazione ufficiale al mio datore di lavoro che per oggi avrebbe fatto a meno di me; 
  • derisione totale di 400 dipendenti tra casa madre e società partecipate che mi hanno conferito quasi all'unanimità, a parte due astenuti che sostenevano che il voto non era di loro competenza, il premio "Mi specchio nell'acqua"  costituita da una originale bacinella di metallo in scala 1:25 disegnata da un importante artista di Torino e decorata di infinite gocce del tutto uguale a quella che ho usato io oggi. 
Il premio lo ritirerò domani in giornata.


Un tronco d'albero spezzato dal tornado sulle rotaie del tram. Torino, corso IV Novembre direzione centro.

venerdì 26 luglio 2013

La Tre: il cliente ha sempre torto

Non se ne può più di tanta approssimazione.

Sarà il caldo o l'età che avanza a grandi falcate, ma io non sopporto più i minuscoli, ma  quotidiani soprusi.

Stavolta il servizio di customer scontetation è quello di Tre, la compagnia  di telefonia mobile che nell'era del web 2.0 vuole la carta come la  Prefettura nel  secolo scorso.

Errore numero 1) il mio. Scade la carta di credito e non comunico a Tre il cambio. Il numero di carta è lo stesso, ma non la scadenza.

Sms minatorio da Tre a giugno: "Caro cliente, guarda che non hai pagato la fattura di questo bimestre; fallo subito e mandami la prova via fax. Vuoi saperne di più? Chiama il servizio clienti".

Detto, fatto.

"Pronto, pronto, sono Cassandra come non ho pagato la bolletta? Ho l'addebito sulla carta".

"Mi spiace Cassandra, ma tua carta di credito è stata sciolta nell'acido ed è scaduta"
"No, non è vero. La mia carta di credito è qui, con me, tutta rinnovata e il  microchip più splendete di un diamante, pronta per altri tre anni di spese pazze".
"Ho capito cosa è successo, Cassandra, il sistema non ha riconosciuto la nuova scadenza e  ti ha annoverato nel girone dei morosi. Adesso sistemo tutto io. Che fai paghi?"
"Sì operatore Enrico, pago ti do il nuovo numero e facciamo la pace subito"

Sul mio telefonino arrivano due sms, uno per il pagamento e l'altro che mi annuncia la registrazione della nuova carta di credito.

E'  il 21 giugno 2013, primo giorno d'estate e tutto è perfetto.

Ma il destino mi stava giocando un brutto tiro e a metà luglio ricevo una seconda intimazione di pagamento della stessa fattura con l'invito a trasmettere via fax gli estremi di pagamento.

Mi girano le tegoline, ma faccio la signora. Agguanto il computer e scrivo una letterina indignata e indulgente al tempo stesso, ma con tutti i dati al posto giusto. Non ci devono essere equivoci.

Arriva un'altra fattura con allegato il bollettino postale, ma io continuo la mia vita con il mio iPhone, finché il 24 luglio ricevo un sms di questo tenore: "Caro cliente, le telefonate in uscita sono bloccate perché il tuo metodo di pagamento non è quello che hai scelto alla sottoscrizione del contratto. Se vuoi saperne di più, chiama il servizio clienti"

A questo punto son fuori dalla grazia di Dio. Chiamo il servizio clienti, rifaccio tutta la pratica di riconoscimento della carta di credito, ma il servizio verrà ripristinato entro 24 ore.

Allora scrivo al servizio clienti una e mail prodromica prima di trascinarli dal giudice di pace al quale presenterò domanda su carta bollata.

martedì 23 luglio 2013

Brecht non si legge più...

A chi esita

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto ? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Bertold Brecht

sabato 20 luglio 2013

Salvo: a volte il cinema italiano ci regala una perla

Di un film uno dovrebbe apprezzare la sintassi, commentare la fotografia, discutere le scelte stilistiche, magari commentare la regia, soprattutto per un film italiano, che a parte qualche rara eccezione (Sorrentino, Corsicato, Diritti), offre un panorama desolante. 

E "Salvo", opera prima di due talentuosi registi, Antonio Piazza e Fabio Grassadona, per la verità già avvezzi al cinema come sceneggiatori, osannato dalla critica,  vincitore della 'Semaine de la Critique' di Cannes 2013, le ha proprio tutte per guadagnarsi il titolo di film rivelazione dell'anno. 

Glisso sulle le recensioni che potete cercare nel web, una più bella dell'altra, e confermo, ma  questo film ci ha folgorati per il protagonista. Saleh Bakri attore palestinese che interpreta Salvo, ha occhi azzurri e fisico mozzafiato e ti fa venir voglia di andare in Terrasanta a piedi! 

Guardatevi il trailer e ditemi qualcosa

https://www.youtube.com/watch?v=RHilq5GgZjQ








giovedì 18 luglio 2013

Spammista cedesi

Se la pioggia che ha battuto la città tutta la notte e pure la mattinata non mi avesse indotto a poltrire a letto, forse non mi sarei stupita così per le molte e mail che intasavano la mia casella di posta elettronica al mio arrivo.

Certo, alle 8 del mattino il dirigente spammista non  avrebbe potuto molestarmi con i suoi lanci d’agenzia via Outlook.
E invece alle 10.30 e mail e allegati variegati erano tutti lì a fare capolino sull'icona della casella.

Lui mi aveva spedito - direttamente o solo per conoscenza -  in ordine:
  1. la richiesta di una collega di tornare in part time dal 1 settembre: come darle torto, non di solo pane vive l’uomo;
  2. l’invio massivo dei moduli scannarizzati per richiedere la social card: una inutile carta destinata a chi non ha niente, neanche la forza per fare domanda per ottenerla, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo;
  3. la foto di un bollettino di pagamento effettuato da uno studio privato (anche un pochino riservato) diffuso tramite posta interna a tutto il personale di tre differenti servizi, escluso quello interessato, quel che si dice "Sbagliare bersaglio".

Chiedetemi se voglio andare in pensione.

mercoledì 17 luglio 2013

Procaccini: Alfano sapeva, anzi no. L'ex capo gabinetto racconta la sua verità. "Alfano sapeva a metà, non ha letto l' e mail"

Intanto la ringraziamo per averci concesso questa intervista, rompendo il Suo naturale riserbo.
Veramente dopo le sparate di Alfano non è che potevo starmene zitto, perciò ho deciso di dire la mia. E anche un blog come il suo, con dieci lettori può fare la sua parte.

Grazie per le attestazioni di stima. Non la deluderemo. Allora il ministro sapeva o no?
Certo che sapeva, me lo ha chiesto lui di occuparmi della questione. Ha chiamato un pomeriggio al telefono dicendomi testualmente “Peppe, aiutami, che Berlusconi se no mi manda a piantare gli alberi che aveva promesso agli italiani nella penultima campagna elettorale".

Scusi, ma se non esistono!
Appunto, capisce di cosa è capace certa gente. "Quietate Angiulì - l'ho rassicurato -  dimme nu poco, ch'aggia fa’? Ho chiesto. "Parla con l’ambasciatore del Kazakistan per una storia di un dissidente che vogliono indietro, non ho capito bene

"Perché sta in Italia, mica lo sapevo".

"Vedi che sei l’uomo giusto per me. D’altronde se sei capo di gabinetto al Viminale dal 2008 ci sarà un motivo, Ricevi ‘sto Cristo, senti che vuole e facciamola finita. Toglimelo dai c…. Hai carta bianca, mi fido di te".

E Lei lo ha ricevuto?
Non io direttamente, ho chiamato Valeri, il capo dipartimento di pubblica sicurezza, e gli ho detto di occuparsene e di tenermi aggiornato sugli sviluppi.

Vediamo se ho capito bene la catena di comando: il presidente del Kazakistan si lamenta con Berlusconi per l’ospitalità che l’Italia offre al dissidente Mukhtar Ablyazov, Berlusconi chiama Alfano perché gli tolga le castagne dal fuoco, Alfano incarica Lei per risolvere la faccenda e Lei gira la questione a Valeri che manda le truppe d’assalto a Casal Palocco per prelevare una donna e una bambina e rispedire tutti al mittente. E non Le dice neanche “missione compiuta”?
Certo che Valeri mi ha avvisato e io l’ho riferito ad Alfano

Lui dice no
Non se lo ricorda, gli ho telefonato il giorno dopo per tranquillizzarlo, ma lui non c’era con la testa, Berlusconi era ancora incazzato per risultati delle amministrative, voleva fare a pezzi Alemanno, si figuri se stava ad ascoltarmi.

L’ha ascoltata così poco che ha nominato capo della polizia Carlo Pansa proprio il giorno dopo.
Che fa mette il dito nella piaga. Mi sono fatto in quattro per togliergli questa spina dal fianco e lui come mi ripaga?

Certe persone non conoscono gratitudine. E poi cosa è successo?
Visto che Alfano era sempre sbrigativo al telefono, gli ho mandato una e mail tanto per tranquillizzarlo.

Perciò lui sapeva.
No. Lo sa che mi ha risposto? Che non poteva leggere la posta elettronica, perché al Viminale usano Outlook....

Ah quel programma che quando leggi una e mail te la scarica sul disco rigido e la puoi recuperare solo da pc? Comodo per un ente pubblico...
Ha i suoi vantaggi, mi creda.

Non ho dubbi. E quindi?
E quindi la segreteria aveva scaricato la posta elettronica sul pc dell'ufficio così lui non poteva leggere le e mail da casa

E un sms...
Che dice! Alfano ha usa ancora uno StarTac che per telefonare deve tirar fuori l’antenna? Altro che sms.

Le rimanevano solo i pizzini?
!?????

Quindi Alfano non sapeva e perciò è ha detto la verità ieri in parlamento?
Certo. Mi riconosco nella sua veritiera ricostruzione.
In sintesi non sapeva un  emerito cazzo di tutta questa storia come ha dichiarato ieri alle Camere, è coerente con me.

Senta, non è che vi interessa un esperto di comunicazione interna e forse anche esterna?
Perché Lei ne ravvede la necessità?

martedì 16 luglio 2013

Procaccini disoccupato

Alla fine il cerino è rimasto in mano a Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministero dell'interno che ha fatto tutto da solo. Ha parlato con l'ambasciatore kazako, ha organizzato il ratto di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov, a Casal Palocco con l'aiuto 40 uomini incappucciati che l'hanno prelevata e spedita in Kazakistan su un jet privato. Poi, tranquillo come un esecutore amministrativo di quarto livello, se ne è tornato a casa dimenticandosi di dirlo al ministro.

E neanche il giorno dopo gli è passato per testa di fagli una telefonata del tipo: “Ah!, Angelino sai quella storia della moglie del dissidente? È tutto a posto, l'abbiamo spedita in Kazakistan
Ha fatto tutto di sua iniziativa, questo funzionario di carriera prefettizia da 400mila euro all'anno. E ora si è pure dimesso. Non è che vuole falsare le statistiche sui disoccupati disoccupati. No, eh....

Allora fatemi capire. 
Un ministro della Repubblica italiana, un certo Angelino Alfano ministro dell'Interno, quell'organo che dovrebbe proteggere questo paese dal crimine organizzato, che persegue trame mafiose e terroristiche, che ci protegge pure dagli attacchi degli alieni, non ne sapeva niente.

Niente, né lui ne altri membri di questo governo. E lo dichiara pure in Parlamento. Ma benedetto ministro non hai letto regolamento
che dice "Il Capo di Gabinetto (omissis) assicura il raccordo fra il Ministro e l'Amministrazione"

Evidentemente no.  Perciò il ministro anziché vergognarsi fa spallucce.

Allora delle due l'una, o qui ciascuno fa quello che vuole senza coordinamento o Alfano sapeva tutto e adesso fa il pesce nel barile, ma ha già promesso un prestigioso incarico all'ex capo di gabinetto.

Attendiamo fiduciosi.


lunedì 15 luglio 2013

Ehi dico a te, attempato maratoneta calzato di lilla




Ehi dico a te, attempato maratoneta calzato di lilla che corri accanto al tuo cane lupo un lunedì mattina, nell’ora lucana in cui gli ominidi vanno a lavorare. E lo fai con la sicumera che solo la certezza dell’incasso mensile della pensione ti può dare, mentre io in sella alla mia bici corro sul nastro della ciclabile per affrontare il fuoco incrociato di incombenze.

Non ti sei accorto, benedetto fruitore dell’Inps o di altra cassa, che la tua bestiola di taglia media si è fermata per produrre fecaloidi di pari misura sulla ciclabile di corso Duca degli Abruzzi, dal nome dell’indomito esploratore dell’orbe terracqueo che apprezzerebbe la spontaneità del gesto se solo fosse in vita, ma evidentemente non è per lui che siamo qui?

E non hai notato che tutto questo avveniva in un percorso dedicato alle bici e ad altri simili velocipedi, mentre per piedi e zampe alla tua destra c’è  un marciapiede, nome dall’imperscrutabile etimo dedicato a chi va a piedi, altrettanto bello, ma molto, molto più largo, con tanti spazi tra le automobili dove il tuo cane può cagare senza farmi rompere l’osso del collo per evitarlo?

Ecco. Per favore, pensaci la prossima volta, invece che molestarmi con le tue ipocrite scuse e tentativi di attaccar bottone. Io vado a lavorare e, grazie alla Fornero, lo dovrò fare andare ancora per 18 anni.

Capisci perché questa mattina ho estratto i canini al tuo animale e me li sono messi in bocca?

venerdì 12 luglio 2013

Io non lo so, ma lo hai chiesto a Paperino?

La notizia è di quelle che fanno tremare le vene ai polsi, una leggina da niente che alleggerisce, con un flusso costante, ma silenzioso, il già inconsistente portafoglio degli italiani. 

Incriminatissima per il reato di "aumento preterintenzionale dell'indigenza" ecco a voi l'adeguamento delle marche da bollo, codicillo della legge 71 per il rilancio delle aree industriali di Piombino e non solo.

Ed ecco il regalino di inizio estate: l’aumento delle marche da bollo che passano da 1,81 a 2 euro e da 14,62 a 16,00; un ritocchino di pochi centesimi e cifra tonda. Un sciocchezza. A conti fatti quasi il 10 per cento, altro che inflazione. 

A farne le spese le categorie più disparate di persone, dagli studenti universitari agli industriali, senza distinzione di censo. Va da sé che il palo più grosso se lo prendono i meno abbienti, sui quali un aumento indiscriminato pensa certo di più.

E io, appresa la notizia, da vera soubrette di questo circo che gli altri chiamano Urp, ho cercato di capire gli effetti dell'innocente  manovra sui nostri utenti e, a parte l'aumento di ufficio di tutte le pratiche in bollo, ho scovato anche una voce sulla bolletta, quella impostina che fino a giugno era di 1,81 e da luglio sarà a 2 euro. 

"Veeeroooo??????"

"Non saprei proprio -  mi risponde la collega della contabilità e ragioneria, sapete quel servizio che si occupa di bilanci aziendali e di pagare le imposte - hai chiesto a Laura?

"Laura??? Scusa Laura è la collega che compra le marche da bollo, non quella che le stampa, come fa a sapere se l'imposta di registro sulle bollette aumenta?" obietto io.

"Ah, certo, è vero - risponde la svagata del servizio imposte - allora forse lo sa Giorgio, sai lui calcola le bollette" mi previene.

"Perdona, ma Giorgio calcola i canoni, non le voci accessorie, come fa a saperlo?" la incalzo.  Meno male che sono al telefono. Mi accorgo che si sta dileguando l'ultimo barlume di pazienza che ho gelosamente preservato per gli anni a venire, quelli da qui alla pensione: circa 18 anni con le leggi attuali.

"Ma chi imposta le bollette lo deve sapere, no? Hai chiesto ad Alessandro?" mi suggerisce la signora Tirimbalzo.

"No, ad Alessandro non l'ho chiesto e neanche a Paperino, sai lui vive in un fumetto che ne sa delle imposte degli umani". E chiudo prima che mi consigli ancora di chiedere direttamente a un utente.

"Lo saprà, riceve la bolletta". 

Preferisco gli utenti 

giovedì 11 luglio 2013

Cassandra c'è




Lo so. Non sono stata molto presente negli ultimi tempi e non posso neanche scaricare la colpa su qualcuno. Si è trattato solo di pigrizia, un po' di mal di schiena e un naturale esaurirsi della spinta iniziale.

L'utente medio non mi dà più soddisfazione. Con le sue querele standardizzate mi ha tolto ogni vena creativa, aggiungi anche che le urpiste sono andate a casa, sostituite da un rutilante servizio di accoglienza degno più di un circo di strada che di un ente pubblico.

Ed ecco spiegato il lungo silenzio. Ma la vocazione mica se la straccia di dosso come le vesti. No cari miei. Per quanto uno assuma una condotta zen di fronte alle stupidaggini della quotidianità, la vigliacca fa copolino e fa le moine per farti tornare alla tastiera.
Naturalmente ho resistito il giusto, ma ora eccomi qui.
e vi racconto questa.

Buon divertimento.




mercoledì 16 gennaio 2013

Anche le pulci hanno la tosse

Oggi riunione direttamente nell'agorà presidenziale per parlare di soldi (che mancano) e di servizi agli utenti che peggiorano.
Alla parata di fronte al presidente sono stati invitati quasi tutti i dirigenti, in alta uniforme, guest star io e un collega.
La riunione è stata organizzata davvero bene, infatti c'era l'argomento da trattare e non la solita convocazione d'imperio e tutti i partecipanti avevano ricevuto qualche giorno prima un promemoria con alcune domande alle quali occorreva fornire una risposta.

Sia chiaro: domande semplici, tipo: "è vero che... " oppure "quanto tempo e necessario per .... " le cui risposte richiedono pochi caratteri alfanumerici.

Ma neanche così si è riusciti a ottenere qualcosa.

Alle continue domande del presidente era tutto un rimpallarsi di responsabilità e accuse.

Il vicedirettore, 136mila euro l'anno, a cui era stato assegnato l'articolato compito di coordinare l'incontro causa assenza del direttore generale, non ha potuto assolverlo perchè ha saputo tardi che avrebbe dovuto sostituire il  direttore generale.  Infatti gli diamo 10mila euro all'anno in più per sostituire il direttore dietro richiesta su carta bollata.

Il dirigente del servizio a sostegno utenti, 110mila euro l'anno, non ha potuto presentare i dati richiesti perchè gli informatici non gli hanno saputo calcolare le medie dei tempi di risposta.
Chiaro che in tutto lo staff non ce n'è uno in grado di usare una formula di exell.

Invece il dirigente dei servizi amministrativi 104mila auro ha ammesso di aver applicato l'Iva perchè la legge ce lo permette.
"Quale legge?" chiede il presidente.
"Non me lo ricordo - risponde serafico -  io l'ho dedotto da  una consulenza dell'avvocatura".

E allora mambo. A caccia del dirigente dell'avvocatura, 139mila euro, che però non è in struttura.
Ma non è una sua responsabilità, tanto lui il parere l'ha già scritto e consegnato al dirigente che però non  ricorda la legge. 

Niente panico, pensa tra sè e sè il dirigente dei servizi amministrativi che continua a non ricordare la legge, e rispolverando le nozioni di problem solving apprese in un master di economia aziendale che se avesse fatto per corrispondenza, sarebbe costato di meno, così interviene:

"Lo chieda all'avvocatura!"  suggerisce con tono soddisfatto al presidente

"Lo chieda Lei dottore  - risponde secco l'altro -  io mica gioco alla caccia al tesoro".

C'è sempre da imparare a stare con i grandi.

martedì 8 gennaio 2013

Schiena dritta

è vero in questi ultimi mesi ho scritto ad intermittenza, ma un mal di schiena costante mi impedisce la stazione eretta e pure quella seduta protratta oltre le dieci ore:  devo intercalare una pausa a letto per poi riprendere.  Perciò di smanettare sul computer, manco a parlarne. Ecco la causa di una discreta latitanza.

Ora, se proprio vogliamo fare le pulci  è da settembre che ho una spada nella spina dorsale senza alcun rimedio contro la colonna infame sebbene post acuzie, curata prontamente con corticosteroidi, abbia sperimento diverse tecniche per scacciare il nemico:

1) nuoto in piscina con acqua a 27 gradi, solo dorso per rinforzare i muscoli. Ho conquistato un fantastico taglio di capelli che mi ringiovanisce di dieci anni e mi fa risparmiare sul parrucchiere,  le ampie falcate hanno addirittura ridotto la cellulite, ma la lombalgia si è mantenuta su livelli costanti;

2) manipolazioni da un osteopata che mi intreccia come un cestino birmano, dovrebbe ristabilire l'equilibrio osteoarticolare, ma il mal di schiena se ne impippa;

3) corso di eutonia che mi rilassa come una raclette, senza diminuire neanche di un micron il mio dolore lombare;

Perciò ieri dopo l'ennesimo fine settimana flagellata dal dolore ho abbandonato la prevenzione e ho invocato Galieno che mi è venuto in soccorso con un potentissimo antinfiammatorio.
Appena ingerito il male si è dileguato in un amen e, emula di Enrico Toti, ho lanciato via la stampella, scalzato le scarpe ortopediche e mi sono goduta una giornata senza dolore e sul tacco 12 molto utile per la rieducazione funzionale del piede.