domenica 11 agosto 2013

Romeno: lingua neolatina

Adesso mi tocca anche imparare il romeno. Appena attraversata la frontiera ecco il primo impatto con questo paese. É vero, ci sono cani randagi ovunque e i cartelli stradali sono imprecisi, perciò dopo aver sbagliato direzione, ritornando nella Bulgaria appena lasciata alle spalle, imboccato una superstrada in opposto senso a quello di marcia, abbiamo prima eseguito il test alcometrico all'autista bulgaro, le cinque birre della sera precedente - e anche due ragazzone che gli hanno tenuto compagnia - potevano aver lasciato un qualche insano residuo.
Poi, verificato che l'alcool non c'entrava niente, attestato che il giovinastro legge solo in cirillico e perciò la segnaletica direzionale rappresenta per lui un vero arcano, prima di consumare l'intero serbatoio, abbiamo proseguito il viaggio per approssimazioni successive.

Il gruppo, per niente scoraggiato dalle difficoltà, anzi galvanizzato da nuove e impreviste sfide, delibera quasi all'unanimità di chiedere a qualcuno.

I passanti si avvicendano sulla strada ignorandoci con regale sussiego. E ogni tentativo di contatto nella variegata lingua anglo bulgaro parlata dall'autista e il capogruppo non sortiscono alcun effetto.

Nell'incertezza si avviano le consultazioni per un nuovo referendum consuntivo sulla strada da imboccare.
Il risultato regala un apprezzabile 3 voti per proseguire 1 per tornare indietro, la solita "fiorellini " che non ha capito e chiede di votare di nuovo, 1 che denuncia brogli, 2 che invocano una nuova legge elettorale, mentre gli altri 8 che si facevano io i cazzi loro durante la democratica votazione, si lagnati per la decisione.

Mentre nelle retrovie del pullman si esercitava la dialettica trascendentale a fini turistici, il capogruppo dal suo avamposto vedeva un uomo dietro la cancellata e lo molestava con le sue richieste in inglese.

Questi, che pur di toglierselo dai coglioni, lascia la vanga e cerca di capire dove vogliamo andare, poi parte con le spiegazioni, in romeno, mentre 15 facce sono attaccate ai finestrini per indovinare cosa dice l'oracolo di Giurgiu.

Al termine della dettagliata spiegazione, che nessuno ha capito, ci si lancia nell'interpretazione autentica. Chi sostiene che bisogna andare dritto e poi girare a destra dopo un incrocio, chi dopo una ferrovia: "ha detto ferreu" ricordando a tutti che il romeno é lingua neolatina e perciò simile all'italiano, io obietto che gli ho visto incrociare i polsi come i carcerati, ma "voleva dire incrocio". Perciò si segue la strada col fiato sospeso aggrappati a un filo di speranza. Così quando compaiono le torrette di guardia gli astanti si lasciano andare in grida di giubilo e pacche sulle spalle, congratulandosi l'un l'altro per aver compreso la spiegazione.

Risultato due ore e mezzo per 94 chilometri che, tra inversioni e cambi di rotta, prima dell'autostrada per Bucarest, sono diventati 221

giovedì 8 agosto 2013

Se mi freghi non vale

Diciamolo. Non si può mica fregare un italiano. Se non altro per l'atavica consuetudine a fottere il prossimo coltivata con lodevole pervicacia negli anni sessanta quando i turisti calavano a frotte nel bel paese e tornavano a casa i mutande dopo un mese sulla costa romagnola o a Roma. Però contenti per aver comprato il Colosseo.

Perciò doveva aspettarsela una qualche violenta reazione l'omino del cambio con botteghino a Nesēbar, delizioso paese sul mar Nero in Bulgaria, che ha pensato bene di esporre un cartello ingannevole per il cambio di euro in moneta locale, e si è trovato di fronte due bruti poliglotti e multiboxing born in Italy.
Invece lui no. Come se niente fosse ha sfidato la sorte.

E la reazione è arrivata sotto forma di urla, minacce e tirate di bavero se non avesse restituito gli euro che aveva sotto il banco e per il quale voleva una stecca del 2 per cento non dichiarata. In un attimo l'atmosfera si è scaldata, ben di più della calura che avvolgeva la cittadina e il poverino si è trovato a sgambettare a 20 centimetri da terra tenuto da un montagna d'uomo di 123 kg, che di solito è un pezzo di pane, ma quando cercano di fotterlo si arrabbia molto. Io, quando ho visto la mala parata, mi sono ricordata di aver trascorso la mia adolescenza a Mirafiori e mi sono buttata nella mischia, tanto per cissare la marmaglia, mentre il biellese gli sventolava un pugno chiuso sulla faccia e il compagno di Bolzano lo chiamava ladro, che in tedesco suona molto più dispregiativo. O quasi. Fuori gli altri aspettavano e stigmatizzavano l'accaduto, mentre alcuni, come sempre non si sono accorti di nulla. Tra costoro spiccava gonnellino a fiori, che  in stato di totale estraneità, chiedeva a perché fossimo ancora lì.

Adesso volete sapere qual é il cambiavalute incriminato? Quello che si affaccia sulla destra della porta centrale.

Bifidus bulgaricus

Va bene. Nei viaggi la regolarità intestinale é un argomento di conversazione al pari della professione svolta o delle gesta della starlette del momento.

Ora io non so quale alchimia spinge due sconosciuti a pubblicizzare i report delle ritirate, che se si chiamano così vuol dire che il nomenclatore si è fatto parte diligente attribuendo a un'attività riservata un nome di grande rappresentanza, ma tant'è.

Perciò in questa scorribanda nei Balcani, da Sofia a Kornobat, ho dovuto sopportare il coprobollettino quotidiano di almeno 14 dei sedici partecipanti. E, soprattutto,  é proprio necessario l'annuncio ad alta voce dell'avvenuto deposito anche se si è trattata di un'operazione di routine?
Passi che si tengano informati i partecipanti delle anomalie, che so, consistenza, colore, frequenza e,  diciamolo pure, anche l'odore, che nella patologia scatologica, rappresenta un indicatore, per quando soggettivo, estremamente rilevante per l'anamnesi, ma la regolarità è una notizia?

domenica 4 agosto 2013

Aereoporto di Caselle e la domonica a muzzo

Una vera scoperta quella di stamattina  che mi ha messo di nuovo di buon umore nonostante i reiterati contrattempi del primo giorno di vacanze.  All'aeroporto di Torino, raggiunto faticosamente dopo aver agguantato un autobus previsto per per 6,04  e che invece ha raggiunto la mia fermata con un flemmatico quarto d'ora di ritardo, ho sostato a lungo in attesa del mio volo.   
Cosí  ho vissuto una sorprendente illuminazione.  Spinta dal bisogno, dopo ore a girare nell'hub, mi dirigo spedita e sicura nel bagno delle donne.  Posto ultra moderno dove la domotica la fa da padrone: luci che si accendono al tuo passaggio, rubinetti che si azionano solo se metti le mani a due centimetri dall'augello e altre amenità del genere.   

Impegnata nella cultura materiale da ritirata, e la cosa si faceva lunga perché ero arrivata molto presto per il timore di perdere il volo, la luce improvvisamente si è spenta lasciandomi al buio nella cabina straniera e sconosciuta, anche se non mi ha impedito di  proseguire nella lettura dell'ebook, versione tecnologica  della lettura da cesso. 

Ora non é che fossi contenta di essere al buio e di cercare a tentoni il dispenser di carta igienica, ma la situazione aveva un che di bislacco che ha girato il mio umore verso il sorriso. 

Tuttavia una preghiera alla Sagat devo farla: capisco la crisi economica, comprendo anche l'attenzione al risparmio energetico, ma non potete regolare il sensore che gestisce la luce con la presenza di un cristiano?  Non che tutti leggano ore e ore nei bagni dell'aeroporto, ma io sarei più tranquilla per il prossimo viaggio.

giovedì 1 agosto 2013

Wedding plane

Ma allora qui scherziamo.

Non basta aver partecipato al vostro matrimonio anni addietro, molti anni addietro, quando le chiome con meches spesse un dito svettavano dritte sulla calotta cranica, il gel si consumava in galloni, le  camicie erano di un brillantissimo verde smeraldo, i fuseaux avevano la staffa sotto il piede e le scarpe poggiavano su tacchi vertiginosi a forma di cono, mentre Boy George cantava "Karma Chameleon" sulle rive del Missisipi e Cyndi Lauper confessava a suo padre "che le ragazze vogliono solo  divertirsi". 

La foto di gruppo nella mani sbagliate potrebbe ancora rovinare molte carriere. Esigo il negativo e spero che, in attesa di divorzio, abbiate bruciato tutto l'album, quello orribile con le fedi nunziali in argento incollate sulla copertura. 

E non vi è sembrata sufficiente neanche l'ignomignosa replica, un secondo matrimonio celebrato all'insegna di un sobrio minimalismo nella casa di campagna.  Per l'occasione ho indossato un abito longuette di Armani color pervinca e sandali rasoterra. Ricordo un menù new age  che a casa mia significa microporzioni dai nomi improbabili, colori meticci e fame assicurata.

Per la cronaca, la sera,  prima di morire di noia (e di fame) nella Sedona de noantri, il vostro ex marito dopo aver ringraziato il cielo per il ravvedimento operoso che la burocrazia chiama divorzio e aver manifestato sincera compassione al nuovo consorte per il gravoso compito che lo attendeva, ha portato tutti in una bella piola dove ci siamo riempiti antipasti alla piemontese, agnolotti del plin, e carne bovina così ricca di estrogeni che prima di arrivare al "pussacaffè" aveva le tette come un viados.

Ecco, in entrambi i casi ho presenziato, che tradotto in parole semplici, vuol dire che ho sborsato un pacco di soldi per un presente acquistato di corsa tra un impegno e l'altro nello stesso raffinatissimo  negozio del centro dove avete compilato diverse liste di nozze. Ma per carità, eravamo amiche e condividevo con voi la felicità di tanto amore, e anche i patemi per le reiterate corna, un accessorio obbligato dell'unione coniugale. Acqua passata. 

Però mo basta. Mica devo pagare pegno tutta la vita. 

Adesso mi invitate pure al matrimonio di vostro figlio, uno che a  27 anni non ha lavorato un giorno, trascorre il tempo tra corsi per la laurea magistrale in biotecnologie e movide nei quartieri di tendenza e grazie alla pedagogia marxista improntata sull'uguaglianza ha messo incinta una shampista come un qualsiasi ingenuo signorino degli anni 20. 

E voi a difenderlo "cosa vuoi, non hanno certezze, sono fragili questi ragazzi" e così nella casa di campagna ci vanno a vivere loro, ma a vostre spese.
E  dovrei ripercorrere il cursus honorum dell'invitata dal principio: vestito di gran moda, bomboniera pacchiana, lista nozze extralusso. 
Ah no, l'azionista di maggioranza delle porcellane limonges della prole  non lo divento, perché si sa che la shampista, non concorda perfettamente il periodo ipotetico, è ambientalista convinta, ma quando si tratta di vasellame sa il fatto suo.  A spese degli invitati. 
Mica le è venuto in mente di fare una donazione a qualche ente benefico. No. 
E allora signori miei, io a questo matrimonio non ci vengo e non faccio neanche il regalo. Credo che sia la scelta migliore per risparmiarmi l'invito al battesimo del nascituro. 

P.S. visto che abbiamo citato i mitici anni 80 ecco il video di Cyndy Lauper che canta  Girls Just Want to Have Fun.   Straordinaria

http://www.youtube.com/watch?v=PIb6AZdTr-A