giovedì 25 febbraio 2016

La riforma della Pa

Era  da tempo che non indirizzavo la mia attenzione sull’utente, certa che dopo tanti anni all’Urp, l’indifferenza, e una buona dose di cinismo, mi avrebbero donato una straordinaria atarassia di fronte alle vicende umane.
E invece no.
Oggi arriva un simpatico signore di oltre 80 anni, curato, lucido e orientato,  che chiede una copia della bolletta. 
“Sa – mi confessa – non ricordo se l’ho pagata”
Le antenne mi si alzano e inizio le operazioni di verifica:  “Forse è meglio che lei controlli bene, perché se paga due volte sarà  complicato ottenere il rimborso”
Convinta di averlo convinto allungo le gambe e mi rilasso certa di aver compiuto anche oggi la buona azione quotidiana. Ma lui incalza: “Eh no, io voglio la copia della bolletta, mica posso venire qui tutti i giorni – dichiara gagliardo – son da queste parti per una visita in ospedale e ho allungato giro”.
Sinceramente commossa per essere in cima ai suoi pensieri e prima che mi mostri il piede deformato dall'artrite reumatoide - Dio non voglia – balzo sul computer e stampo la bolletta. 
Nel consegnargliela il mio senso civico ha la meglio e gli spiego che deve pagare in banca.
“No  - risponde secco – in banca no. Voglio andare in Posta”
“È  gratuito” mi difendo
“Non so dov’è la banca – protesta  - e poi ho il conto corrente postale voglio il bollettino”.
“Deve pagare in banca” insito
Ma lui, lapidario: “Ho detto in Posta,  mi dia il bollettino”
Rewindo la scena e parto daccapo con la spiegazione: con tono fermo e suadente gli spiego che in Posta non si può pagare trattandosi di un duplicato. Aggiungo due dita di pazienza e chiudo la consulenza.
“Va be’ – mi dice sorridendo – mi dia il bollettino postale che voglio pagare”


Perciò caro capo vieni a stare 20 minuti all’Urp  e chiedi a Damiano di approvare il disegno di legge sulla Opzione Y. Ti sarò grata saecula saeculorum. 

domenica 21 febbraio 2016

Lettera ad una professoressa del Canavese

Gentilissima Collega,
non ci siamo mai incontrate e io non insegno più da moltissimi anni, ma la noia della scuola e del lavoro la conosco bene e la vivo quotidianamente oggi più di ieri. E come te ho sognato un'altra vita, piena i passione e di novità, che persino un mocciosetto vanesio come Gabriele poteva offrire. Non ti condanno certo per questo.
D'altronde il mondo è pieno di uomini che si lasciano abbindolare da giovanissime fanciulle che si attaccano al loro portafoglio e li dissanguano in cambio di un bacio rubato e di una promessa mai mantenuta. Ma forse gli uomini hanno dalla loro parte millenni di sfruttamento e storicamente sono più preparati al mercimonio. La consapevolezza conferisce loro una patina di cinismo che li fa godere già solo per questo.

Noi donne, no. Salvo qualche rara mantide, capace spingere un uomo all'omicidio, per le donne è maledettamente diverso. Antropologicamente avvezze alla sottomissione, quando ci comportiamo come un uomo ci vergogniamo.
Ecco, deve essere successo qualcosa del genere a te, hai consegnato i tuoi risparmi a un ambiguo Narciso e quello ti ha fregato. E la vergogna deve averti sopraffatta.  Ma non hai mollato. Forte della tua forza, lo hai denunciato.

Quello che non potevi immaginare è che quest'efebico ragazzotto potesse arrivare ad uccidere. E senza neanche un'ombra di pentimento.

Ecco, cara Collega,  adesso che sei libera dai quotidiani affanni, spero che il tuo assassino venga dimenticato al più presto e non diventi l'idolo catodico di fragili adolescenti pronti a tutto per 15 minuti di notorietà.

Il tuo assassino merita la peggiore delle pene: un premeditato oblio, una vita banale e una morte insolente.