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martedì 26 agosto 2014

Macumba digitale



Non sarò Calderoli e neppure leghista, ma qualcuno di certo  ha lanciato sulla mia persona una  macumba. E siccome viviamo nel l'era del web, la mia è tutta digitale.

E dire che io e l'informatica abbiamo avuto sempre un buon rapporto, grazie soprattutto a quel geniaccio di mio fratello che fin dalla giovane età mi ha iniziato ai misteri del microchip

Certo allora i computer erano grandi come una casa, si lavorava in Ms-Dos, le stampanti erano a modulo continuo e non esisteva il mouse. E neanche il web.

Che tempi! Eravamo i pionieri dell'hard disk e per trasmettere dati e informazioni collegavamo due computer con un cavo.

Non c'erano neppure le icone, ma solo lunghe sequenze di comandi tipo "A: copy B:" e ci si disponeva in reverenziale attesa che si concludesse l'operazione senza alcuna stringa di errore.

Non  voglio dire fossimo più felici, questo no. Ma alla fine ci sentivano i sacerdoti di inesplorate tecnologie e pure un po' di orgoglio ce lo avevamo.

Adesso invece sembra tutto possibile via internet. Anzi, obbligatorio.  D'altronde è davvero comodo. Così oggi nella mia "to do list" c'erano tre compitini  che forse 20 anni fa avrei avrei assolto con un percorso di 600 metri intorno al mio isolato e qualche telefonata dall'ufficio, oggi invece  ho impegnato tre ore buone e due tentativi di luddismo verso il mio laptop.

Le tre cose erano:

  1. rinnovare la mia carta di credito prepagata, molto utile nelle transazioni on line per evitare appropriazione indebita del succulento bottino di euro 20,57; 
  2. confermare il rinnovo dell'abbonamento a Tobike, strepitoso servizio di noleggio bici messo a disposizione dalla sabauda smart city, che poi è Torino, per il costo di euro 20 all'anno. E con la carta di credito prepagata c'era la copertura finanziaria e pure un minuscolo residuo per l'eventuale acquisto di numero uno caramelle di liquirizia, esclusa la spedizione a domicilio che da sola  costa sette euro con il vettore più economico. 
  3. registrarmi, naturalmente on line, al corso di formazione obbligatorio per giornalisti sul sito dell'ordine nazionale dove i miei dati sono stati registrati dalla notte dei tempi, ma da settembre cambiano le regole. Ma guarda un po'! 
Allora io, diligente e motivata,  sono arrivata a casa e  ho passato l'aspirapolvere esclusivamente nel percorso cucina -bagno, bagno - camera da letto, periplo del tappeto del salotto, poi ho preparato una cena frugale a base di verdure stracotte, raffinatissimo cooking che sempre mi accompagna nel multitasking domestico, poi ho ingollato la poltiglia verdastra e alle ore 20 virgola zero zero mi sono messa al lavoro senza indugio alcuno. 

Sono partita dal rinnovo dell'abbonamento a Tobike, ma non mi ricordavo più la strampalatissima password che mi sono inventata al momento dell'iscrizione e neppure il nome utente: ricerca affannosa tra i documenti archiviati con la stessa cura della conservatoria notarile, quindi, ho iniziato la procedura di rinnovo dell'abbonamento. Il sito mi chiede il "verified by Visa, codice che protegge i tuoi acquisti sul web, evidentemente impedendoti di farli se non digiti la stramaledetta formula alfanumerica. 

Seconda ricerca. Esito negativo.
Perciò  caccia grossa sul sito della mia carta di credito, nuova autenticazione, nuova ricerca. Intanto in ogni pagina un messaggio mi ricorda che la carta è in scadenza. Me ne frego e insisto. 

Nuova registrazione sul sito della carta di credito, inventato un nuovo strampalato codice "verified by Visa". Rinviato a condizioni più favorevoli il rinnovo della carta. 

Nel frattempo un  hacker al suo primo stage mi ha snobbato temendo di non superare la prova nel conventicolo dell'illegalità informatica. Altra umiliazione.

Ritorno sul sito di Tobike, che nel frattempo mi ha mandato fuori per scadenza dei termini cautelari. 
Secondo accesso, seconda fedele trascrizione dei dati della mia carta, del codice di sicurezza e del "verified by Visa", attesa spasmodica dell'esecuzione della routine fino alla completa riuscita dell'operazione con successo. 

A questo punto sono stanca come se avessi costruito da sola la Muraglia cinese, ma non mi fermo e sono determinata a rinnovare la carta di credito. 

Tento l'autenticazione sul sito della carta e ho dimenticato la password di accesso - mannaggina -   lo stagista hacker che mi aveva preso di mira me la suggerisce, quindi  cerco la sezione "rinnova la carta" e scopro che devo richiederla per telefono. 

Bestemmio i santi minori, riservando il gotha del calendario per occasioni più ghiotte, come l'autocombustione del computer e altre sventure che potrebbero abbattersi sul mio device, brandisco il telefono e chiamo il numero verde, non senza aver nuovamente cercato nei documenti cartacei le password di accesso per il servizio telefonico e riposto in bell'ordine quelle per l'accesso via internet. Intanto sono le ore 23,01 e non c'è più un operatore a cui chiedere in ginocchio di mandarmi la nuova carta di credito. Anche la voce registrata mi manda fuori invitandomi a richiamare negli orari di cui sopra, a meno che non voglia annunciare il furto della carta. Sono tentata, ma l'idea di fare la denuncia telematica mi scoraggia immediatamente.
E siccome sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, comprendo che è la mia serata no e rimando il terzo adempimento al giorno successivo.