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martedì 8 gennaio 2013

Schiena dritta

è vero in questi ultimi mesi ho scritto ad intermittenza, ma un mal di schiena costante mi impedisce la stazione eretta e pure quella seduta protratta oltre le dieci ore:  devo intercalare una pausa a letto per poi riprendere.  Perciò di smanettare sul computer, manco a parlarne. Ecco la causa di una discreta latitanza.

Ora, se proprio vogliamo fare le pulci  è da settembre che ho una spada nella spina dorsale senza alcun rimedio contro la colonna infame sebbene post acuzie, curata prontamente con corticosteroidi, abbia sperimento diverse tecniche per scacciare il nemico:

1) nuoto in piscina con acqua a 27 gradi, solo dorso per rinforzare i muscoli. Ho conquistato un fantastico taglio di capelli che mi ringiovanisce di dieci anni e mi fa risparmiare sul parrucchiere,  le ampie falcate hanno addirittura ridotto la cellulite, ma la lombalgia si è mantenuta su livelli costanti;

2) manipolazioni da un osteopata che mi intreccia come un cestino birmano, dovrebbe ristabilire l'equilibrio osteoarticolare, ma il mal di schiena se ne impippa;

3) corso di eutonia che mi rilassa come una raclette, senza diminuire neanche di un micron il mio dolore lombare;

Perciò ieri dopo l'ennesimo fine settimana flagellata dal dolore ho abbandonato la prevenzione e ho invocato Galieno che mi è venuto in soccorso con un potentissimo antinfiammatorio.
Appena ingerito il male si è dileguato in un amen e, emula di Enrico Toti, ho lanciato via la stampella, scalzato le scarpe ortopediche e mi sono goduta una giornata senza dolore e sul tacco 12 molto utile per la rieducazione funzionale del piede.

mercoledì 17 ottobre 2012

L'utente fantasma

Lo ammetto: ho sfruttato le mie conoscenze nella sanità e sono stata punita da Utor, il dio degli utenti che ho bestemmiato infinite volte in questo blog.

La pena? Tra le più dure. Vagare senza sosta per i sottarranei dell'ospedale alla ricerca della risonanza magnetica.

Il tutto è iniziato un pomeriggio di metà settembre quando, colta da un attacco di "casalinghitudine incontines" patologia di cui soffrono prevalentemente le lavoratrici di alta professionalità, mi sono dedicata al bucato, attività che abitualmente condivido con la mia lavatrice, ma che richiede comunque un'accurata cernita dei panni per creare, dall'informe massa di biancheria sporca ospitata in un cestone, dei mucchietti omogenei in base al tessuto, tipologia e/o colore della stoffa da destinare al lavaggio automatico.

E se gli elettrodomestici hanno liberato le donne dalla schiavitù della casa, regalando loro tante ore libere, alcune donne non sanno che farsene e ogni tanto anelano a sciabordare come lavandaie professioniste sull'argine del fiume. Quel pomeriggio di settembre io appartenevo alla seconda categoria e ho pretrattato compulsivamente con  sapone di marsiglia colli, colletti, polsini, pattine, orli, fodere e cerniere interni e esterni, di dritto e di rovescio, macchie visibili e invisibili.

Ma nel rialzarmi ho potuto apprezzare l'insostituibile dono del progettista di lavatrici, al quale comunque suggerisco di aggiungere due braccini retrattili per caricare autonomamente la biancheria, e mentre tentavo di riconquistare la stazione eretta, la mia schiena ha subito un'interruzione di manovra segnalata da un dolore pari alla bastonata assestata dalla Cosa dei Fantastici quattro.

Dopo il primo soccorso, prestato da un'amica medico invocata via telefono prima di schiantarmi sul letto, e la cura di cortisone, protratta per diversi giorni che mi ha permesso di ritornare a lavorare tra le categorie protette, siamo arrivati all'indagine diagnostica.

"Non ti preoccupare Cassandra, ti faccio la richiesta io così tu non impazzisci, e passi dal mio reparto"

Anche provata dal dolore cerco di opporre una qualche resistenza a questa corsia preferenziale che stigmatizzo nell'utente; ma di fronte alla sua insistenza: "Ma che sei scema, non lo vedi come sei ridotta!" e la garanzia di partecipare alla quota di spesa sanitaria, meglio conosciuta come pagamento del ticket cedo e ringrazio, confermando la tesi secondo la quale "l'occasione fa l'uomo ladro".

Così oggi pomeriggio passo dal reparto e mi dirigo verso la risonanza magnetica, pronta ad entrare in un tubo calamitato con una potenza in grado di staccarti la protesi dell'anca non ancora calcificata.

E siccome la mia amica doveva fare una consulenza in un altro reparto, io me ne sono andata tranquilla, tranquilla verso il servizio di radiologia diagnostica, certa che la segnaletica potesse farmi da guida.

Ma Utor tendeva il suo tranello. E io, impegnativa del medico in una mano e precedente referto nell'altra, ispezionavo i sotterranei dell'ospedale.

Ad ogni cartello alzavo gli occhi e cercavo il nome del servizio, lo trovavo, seguivo la direzione della freccia, calpestavo il percorso tracciato dalla linea blu e mi ritrovavo al punto di partenza.

Così ho ceduto e imbattutami in un camice bianco proveniente dal senso opposto, ho assunto l'espressione dell'utente medio e l'ho importunato.

L'uomo ha scossa la testa, ha guardato l'impegnativa e mi ha indicato la strada.

Arrivata a destinazione ho preso il biglietto segnacoda,  mi sono seduta e ho aspettato in una sala vuota. Trascorsi 20 minuti senza alcuna presanza umana dietro il vetro, visto che tra una cosa e l'altra iniziavo ad accumulare ritardo, ho bussato a una porta di un ufficio con su scritto "Accettazione".

Ne esce una segretaria indispettita che dopo aver guardato l'impegnativa, bonfonchiato qualcosa contro le richieste interne, controllato l'orologio, attestato che ero in ritardo, verificato che non avrei più potuto pagare il ticket perche ormai gli uffici erano tutti chiusi, recitato una ramanzina contro i pazienti indolenti, di fronte alle mie scuse, con sussiego mi  ha spedito dentro il tubo magnetico in men che non si dica, minacciando tuttavia di spedirmi il  cobrador del frac se non avessi pagato il ticket al ritiro degli esami.

giovedì 4 ottobre 2012

21 giorni e anche un po' di più senza sigarette

L'ultima sigaretta

Ventuno giorni. Sono quelli necessari per cambiare un'abitudine.

Per me anche un po' di più,  forse, da quando ho acceso l'ultima sigaretta. Sì perché dal 20 agosto scorso io non fumo più.

La salute, prima di tutto. Ma da allora è successo di tutto.

Una tonsillite con placche e febbre mi ha prostrata per cinque giorni, solo l'antibiotico endovena di prima generazione mi ha permesso di rialzarmi dal letto.

Poi un colpo della strega mi costretto in posizione ragno ferito per quattro giorni: grazie a Dio hanno inventato il cortisone e sono riuscita ad assumere la stazione eretta e una deambulazione senza ausili ortopedici.

Nei momenti di benessere, davvero rari, la mancanza di sigarette mi regalava una fame da cavallo e la concentrazione mentale di una pulce tarantolata che mi impediva di leggere anche l'etichetta del detersivo liquido, figurarsi un post su questo blog.

E per completare la deriva salutista, vado a nuotare nell'unica piscina con l'acqua quasi calda della mia città.

Ma la pratica del nuovo sport mi ha suggerito un nuovo taglio di capelli corto corto,  che ha donato a  colleghi e amici un'espressione stupefatta,  e a me un look da lesbica berlinese degli anni '80.

La salute, prima di tutto.