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martedì 25 marzo 2014

Di inattesi dolori

L'effetto termina il martedì mattina. Apro gli occhi alle sette, quando sento il rumore delle porte dell'ascensore aprirsi e la mia vicina che scappa al lavoro. E precipito nel dolore.  Una cintura stretta sullo sterno, così  io cado.

Oddio! Ora mi rompo. Mi rompo sul cuore  e  non me ne accorgo. Sento solo la stretta in gola.

Le lacrime, invece, arrivano intorno alle 11,  a mattina già inoltrata, quando poche ore di ufficio mi hanno ricacciato nel mondo dei respinti.

Altre volte invece sento proprio che non riesco ad arrivare, mi fermo prima, sul marciapiede o sul corso che attraverso d'improvviso senza guardare nella speranza che un'auto pietosa metta fine all'agonia.

Poi torno a casa e piango. Medito, delibero, annuncio e mi fermo. Sto a casa e piango. Dormo, mi sveglio e piango.
Perché sono inabile alla vita?

mercoledì 19 ottobre 2011

Lettera aperta al presidente del tribunale del lavoro

Gentile signor Presidente del tribunale del lavoro. Lei dovrà decidere se le mie richieste di giustizia sono legittime e se invece questa causa è figlia della presunzione di un colletto bianco, con i piedi coperti da un decoroso e inalterato stipendio.

Lo so che molti altri, e sono tanti, stanno perdendo il lavoro. So anche che chi se lo conserva lo paga  con interessi da usuraio sulla propria vita e a scapito della sicurezza.

E tuttavia Le pongo una domanda: se il ministero della giustizia, al quale per fortuna Lei non risponde, la spostasse dal Suo ruolo di magistrato e la mandasse a fare il dirigente dei cancellieri, interropendole la carriera e mettendo al Suo posto un nuovo magistrato fuori ruolo al suo primo incarico, anzi dividesse la sezione in due più piccole lasciando a Lei una parte, in aggiunta alla gestione dei cancellieri e lasciando l'altra al nuovo arrivato, il tutto mantenedole inalterato lo stipendio, Lei che cosa farebbe?

Perchè questo è successo a me. Allora Lei che cosa farebbe?
Non si arrabbierebbe come una iena e non correrebbe  al Csm chiedendo giustizia?
Io credo di sì.

Credo che dopo lo stupore iniziale, la sorpresa per l'accaduto,  la rabbia per l'impudenza, il dolore per la situazione, lo scoramento per l'impotenza, Lei cercherebbe una via per farsi riconoscere anni di lavoro.
E' quello che sto facendo io.
Nonostante le minacce, i veleni, le calunnie e le pressioni.

Tutti mi suggeriscono di accettare questo accordo, ma io non voglio.

mercoledì 25 maggio 2011

Anche oggi

Anche oggi.
Dopo qualche mese di Zoloft - 50mg/die- mi ero guadagnata un po' di stabilità emotiva.
Ma quando le lacrime mi hanno sorpreso sulla strada per l'ufficio, non è bastato ricordare il profumo di gelsomino sul mio terrazzo o i minuscoli limoni che cospargono la chioma del mio alberello.
Ho avuto di nuovo paura.
Mi sono seduta sul marciapiede tenedo la bici con le mani. I sandali mi stringevano i piedi e volevo solo tornare a casa, liberarmi dai vestiti, alzare le lenzuola e dormire.

Sono stata così qualche minuto, incapace di risolvermi, con il sole che illuminava strada e automobili.
Poi in silenzio e con gli occhi ancora umidi ho ripreso il cammino verso l'ufficio. E ho chiamato l'avvocato

mercoledì 20 aprile 2011

L’isola dei morosi

Debitori indolenti, attenzione. Vi aspetta l’isola dei morosi, il girone dedicato agli utenti affetti da dimenticanza diuturna o intermittente o, più semplicemnte, con  qualche bolletta ancora in sospeso.
La Pa si arma e corre ai ripari. E per osteggiare l’inveterata abitudine di saltare qualche pagamento ha messo in campo una squadra specializzata  nel recupero di utenti con licenza di evadere.
Il meccanismo è semplice, ma efficace.

Si esaminano i profili degli utenti, si guardano le bollette non pagate e si procede con la selezione dei morosi. Un lavoro certosino esercitato alacremente da una task force selezionata esclusivamente su criteri professionali: che so, esuli da altri servizi non graditi all’amministrazione, campioni del procedimento disciplinare non altrimenti collocabili, tempi determinati  rotti  a qualsiasi lavoro per un tozzo di pane. Tutti adeguatamente formati per un approccio contemporaneamente rassicurante e prescrittivo.

Il progetto è stato implementato con accuratezza certosina, ma suscettibile a miglioramenti e innovazioni. Cinque punti programmatici che attendono ancora il via libera del direttore, che non tarderà.
Poi occorre la stesura di un regolamento attuativo, la redazione di note esplicative, una procedura di qualità, la verifica sul campo, i correttivi e le segnalazioni di difformità e la revisione della procedura.

Tempo di attuazione: 82 anni

martedì 19 aprile 2011

Alla luce del sole

"No, non è una rappresaglia nei confronti della ricorrente"
"Bene, avvocato, accolgo favorevolemente la Sua dichiarazione"
"Grazie signor Giudice, infatti è solo una sequenza temporale di eventi, è cambiato il colore dell'amministrazione e noi abbiamo destinato la ricorrente ad altro incarico"
"Ah, si chiama spoil system"
"....."
"E lo fate con tutti i dipendenti?"
"No, lo abbiamo fatto solo con l'addetto stampa"
"Interessante, lo metto a verbale"

lunedì 28 febbraio 2011

Delle clips e di altri espedienti

Otto ore e mezzo regalate a una fila di scrivanie: di fronte a me il protocollo e l’ufficio appalti alle mie spalle. Nel chiacchiericcio generale e i bip bip dei messaggini ho trascorso la mia giornata.

Per darmi un obiettivo ho stampato in Verdana, corpo 22, le etichette dei faldoni, poi ho ripiegato con cura 46 cartelline Ercole, quelle di nylon con i buchi laterali recuperate dal trasloco. Non soddisfatta, ho staccato dalla calamita tutte le clips e le ho divise per dimensione, tre formati, avendo cura di buttare via quelle affette da ruggine.  Dopo ho eliminato anche quelle ossidate e, per mantenere alti gli standard lavorativi, ho lucidato le clips superstiti.

Anche lo strofinaccio mi è venuto in aiuto, così in competizione con l’addetto alle pulizie, ho spolverato un armadio vinto dopo una lunga discussione e la consueta minaccia di una causa di lavoro.  È un po’ lontano dalla mia scrivania, ma posso accontentarmi.

Per finire ho riletto e catalogato le e mail da gennaio 2005 a febbraio 2006 e le ho archiviate in cartelle dedicate, scoprendo un’intensa corrispondenza con giornalisti e istituzioni.

Di tanto in tanto alzavo la testa alla ricerca dell'orologio a muro del mio vecchio ufficio, ma nel grande salone non c'è spazio per simili orpelli.

domenica 20 febbraio 2011

Prima della fine

E' il mattino il momento più difficile. Il quarto d'ora tra il termine della doccia e la porta di casa. Piegata sul lavandino del bagno, io piango.
Piango e temo di non farcela ad uscire, ad affrontare la giornata, ad entrare in ufficio, salutare i colleghi, fumare sulle scale, partecipare alle riunioni, mangiare in mensa.

Prima no. Quando mi alzo guardo fuori e vedo le gemme sull'ortensia, il limone avvolto nel velo bianco, il tavolo verde e le sedie sul terrazzo, sto bene.
Preparo il caffè, aggiungo il latte e lo zucchero - il pane tostato nel caffelatte mi rinfranca - ascolto le notizie alla radio e tutto sembra ordinario. Una giornata come tante.

Però mi appoggio al termosifone caldo e mi fermo. Fotografo il benessere nel silenzio di casa mia. Sono in pace. Starei in piedi al caldo per tutto il giorno, ma non posso.

Devo guadagnare il bagno.
Devo lavarmi.
Devo rendermi presentabile.
Devo uscire di casa.

Devo andare a lavorare.

Ho ancora paura. Paura di arrivare davanti al palazzo e piangere. Paura incontrare un collega che a voce bassa, gurdandosi intorno con aria sospetta, mi chiede cosa stia succedendo.

Non saprei rispondere. E'  un assedio silenzioso vestito di gentilezza. E ogni dialogo è un'accusa di cospirazione.

Non so di chi fidarmi.

Ma devo andare avanti. Come una moglie tradita continuo a portare a scuola i bambini e preparare la cena. Anche il sorriso sembra spontaneo. Non un atteggiamento che tradisca il mio dolore.

E anche la sera mi sorprende indifesa, a temere il giorno che arriva.