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mercoledì 25 maggio 2011

Anche oggi

Anche oggi.
Dopo qualche mese di Zoloft - 50mg/die- mi ero guadagnata un po' di stabilità emotiva.
Ma quando le lacrime mi hanno sorpreso sulla strada per l'ufficio, non è bastato ricordare il profumo di gelsomino sul mio terrazzo o i minuscoli limoni che cospargono la chioma del mio alberello.
Ho avuto di nuovo paura.
Mi sono seduta sul marciapiede tenedo la bici con le mani. I sandali mi stringevano i piedi e volevo solo tornare a casa, liberarmi dai vestiti, alzare le lenzuola e dormire.

Sono stata così qualche minuto, incapace di risolvermi, con il sole che illuminava strada e automobili.
Poi in silenzio e con gli occhi ancora umidi ho ripreso il cammino verso l'ufficio. E ho chiamato l'avvocato

lunedì 2 maggio 2011

Tre uomini e una bara 2

Il mio ultimo post ha suscitato il commento velenoso di un anonimo lettore. Non l'ho cancellato perchè credo nella libertà di parola, anche se formalizzata in modo anonimo. Ciascuno si qualifica per quello che fa.
Tuttavia ringrazio Shunrei e Autistaxcaso per la solidarietà. 
La morte è sempre un tema ammantato da una sacralità che la rende inviolabile.  Vietato scherzarci su. La nostra cultura ha ritualizzato la morte per sopportare lo stupore della finitezza umana. E allora via con i funerali, le omelie e i cimiteri, dove "si riposa in pace".
Ma non solo.
Tutti vogliono morire a casa, circondati da parenti e amici, certi che possa essere più dolce il momento del trapasso. Persino la badante ti rassicura dicendoti di aver tenuto la mano al tuo congiunto mentre spirava. Pure il cinema tiene alto l'epos della fine con confessioni dell'ultimo minuto che durano un quarto d'ora, se non addirittura  scritte su una foglio.  E risparmio qui tutta la letteratura sull'argomento e di conversioni che hanno fatto guadagnare almeno il Purgatorio a qualche famoso personaggio.
Ma la verità è un'altra. Con l'approssimarsi della fine si desidera solo risparmiare le forze e avere ancora un po' di ossigeno. L'attività cerebrale è tutta concentrata sulle funzioni vitali: il respiro.
Tutto il resto è retorica per i vivi.
Io, per me, sogno di morire dietro i paravento di un ospedale con un medico pietoso che mi somministra morfina contro l'eventuale dolore e lontano da chi mi garantisce che "andrà tutto bene" o che mi respira ansiosamente addosso.
Il dopo non sarà più un mio problema.
Poco poetico? Forse. Ma reale.

P.S. Per Autistaxcaso: forse hai ragione; chi ha lasciato quel commento forse mi conosce.

venerdì 22 aprile 2011

Tre uomini e una bara


Certo che le studiano proprio tutte per scappare dalla Tunisia e farsi accogliere Italia. Alla faccia del governatore leghista che ha detto no ad accogliere i profughi extracomunitari. Stavolta il mezzo è un po’ claustrofobico, ma l’approdo è garantito. E, soprattutto, gratuito. Altro che 2mila euro a cranio per la traversata del Mediterraneo in balia delle onde e scafisti poco raccomandabili col rischio di sfracellarsi sugli scogli di Lampedusa. Per loro viaggio in prima classe con volo di linea e cerimoniale delle grandi occasioni.
A dirla tutta, la libertà si è fatta attendere non poco, ma le soddisfazioni non sono mancate. Partiti da Tunisi nel 1970, tutti e tre stipati in una sola cassa da morto in cedro del Libano – il migliore per questo tipo di involucro – appena atterrati sono stati immediatamente tumulati nel Cimitero monumentale di Torino, quello che sta  in centro, di fronte a familiari vestiti a lutto e tanti fazzoletti ad asciugare le lacrime per il rinnovato dolore.
Ma se  il tempo è galantuomo,  la  burocrazia no.
Così allo scadere dei 40 anni il Comune di Torino chiama i familiari per sapere cosa fare di quella bara gelosamente conservata nel camposanto dei fighi.
Rapida consultazione tra i parenti, valutazione dei costi per l’acquisto di altri quarant’anni di pietra e sovraffollamento delle cappelle di famiglia. La scelta è obbligata, si vada per l’esumazione e “se la fortuna ci assiste - avranno pensato gli affranti parenti – ‘ste quattro ossa le buttiamo nell’ossario dove qualche vecchia andrà a portare qualche fiore di plastica".

Ma durante le operazioni di esumazione tre scheletri, ben conservati hanno fatto marameo agli astanti confermando quello che tutti quelli dotati di saggezza predicano sempre: la pazienza è la virtù dei forti. Perciò tre cadaveri privi di permesso di soggiorno, anche perché italianissimi sebbene di Tunisi, hanno ottenuto il legittimo rimpatrio.

Adesso è guerra aperta da sindaco di Torino incazzato per l’affronto a 20 giorni dalle elezioni amministrative e presidente della Regione che proprio non si aspettava di essere gabbato in questo modo da tre meridionali.
Agli eredi, invece  l’incombenza di pagare il viaggio di altre due salme emigrate a sbafo, mentre in questi giorni ne arrivano a centinaia, tutte accolte a spese dello Stato. L’ennesimo esempio di sperequazione.