Visualizzazione post con etichetta satira. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta satira. Mostra tutti i post

venerdì 27 dicembre 2013

Kazakistan: Alma Shalabayeva ha la sindrome di Stoccolma

Alla fine ce l'abbiamo fatta a riportare in Italia la povera Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako rapita e rispedita in patria da alcuni funzionari del ministero dell'Interno in circostanze misteriose e imbarazzanti per il nostro governo. 

Ma il passato è passato e ciò che conta è il presente e oggi sulle prime pagine dei notiziari la Shalabayeva, e i suoi tre figli, sorridono felici e ringraziano pure l'Italia. 

Va be' che di questi tempi bisogna essere grati per il fatto stesso di vivere, ma ringraziare i tuoi rapitori. Non è che questa signora ha la sindrome di Stoccolma?

mercoledì 17 luglio 2013

Procaccini: Alfano sapeva, anzi no. L'ex capo gabinetto racconta la sua verità. "Alfano sapeva a metà, non ha letto l' e mail"

Intanto la ringraziamo per averci concesso questa intervista, rompendo il Suo naturale riserbo.
Veramente dopo le sparate di Alfano non è che potevo starmene zitto, perciò ho deciso di dire la mia. E anche un blog come il suo, con dieci lettori può fare la sua parte.

Grazie per le attestazioni di stima. Non la deluderemo. Allora il ministro sapeva o no?
Certo che sapeva, me lo ha chiesto lui di occuparmi della questione. Ha chiamato un pomeriggio al telefono dicendomi testualmente “Peppe, aiutami, che Berlusconi se no mi manda a piantare gli alberi che aveva promesso agli italiani nella penultima campagna elettorale".

Scusi, ma se non esistono!
Appunto, capisce di cosa è capace certa gente. "Quietate Angiulì - l'ho rassicurato -  dimme nu poco, ch'aggia fa’? Ho chiesto. "Parla con l’ambasciatore del Kazakistan per una storia di un dissidente che vogliono indietro, non ho capito bene

"Perché sta in Italia, mica lo sapevo".

"Vedi che sei l’uomo giusto per me. D’altronde se sei capo di gabinetto al Viminale dal 2008 ci sarà un motivo, Ricevi ‘sto Cristo, senti che vuole e facciamola finita. Toglimelo dai c…. Hai carta bianca, mi fido di te".

E Lei lo ha ricevuto?
Non io direttamente, ho chiamato Valeri, il capo dipartimento di pubblica sicurezza, e gli ho detto di occuparsene e di tenermi aggiornato sugli sviluppi.

Vediamo se ho capito bene la catena di comando: il presidente del Kazakistan si lamenta con Berlusconi per l’ospitalità che l’Italia offre al dissidente Mukhtar Ablyazov, Berlusconi chiama Alfano perché gli tolga le castagne dal fuoco, Alfano incarica Lei per risolvere la faccenda e Lei gira la questione a Valeri che manda le truppe d’assalto a Casal Palocco per prelevare una donna e una bambina e rispedire tutti al mittente. E non Le dice neanche “missione compiuta”?
Certo che Valeri mi ha avvisato e io l’ho riferito ad Alfano

Lui dice no
Non se lo ricorda, gli ho telefonato il giorno dopo per tranquillizzarlo, ma lui non c’era con la testa, Berlusconi era ancora incazzato per risultati delle amministrative, voleva fare a pezzi Alemanno, si figuri se stava ad ascoltarmi.

L’ha ascoltata così poco che ha nominato capo della polizia Carlo Pansa proprio il giorno dopo.
Che fa mette il dito nella piaga. Mi sono fatto in quattro per togliergli questa spina dal fianco e lui come mi ripaga?

Certe persone non conoscono gratitudine. E poi cosa è successo?
Visto che Alfano era sempre sbrigativo al telefono, gli ho mandato una e mail tanto per tranquillizzarlo.

Perciò lui sapeva.
No. Lo sa che mi ha risposto? Che non poteva leggere la posta elettronica, perché al Viminale usano Outlook....

Ah quel programma che quando leggi una e mail te la scarica sul disco rigido e la puoi recuperare solo da pc? Comodo per un ente pubblico...
Ha i suoi vantaggi, mi creda.

Non ho dubbi. E quindi?
E quindi la segreteria aveva scaricato la posta elettronica sul pc dell'ufficio così lui non poteva leggere le e mail da casa

E un sms...
Che dice! Alfano ha usa ancora uno StarTac che per telefonare deve tirar fuori l’antenna? Altro che sms.

Le rimanevano solo i pizzini?
!?????

Quindi Alfano non sapeva e perciò è ha detto la verità ieri in parlamento?
Certo. Mi riconosco nella sua veritiera ricostruzione.
In sintesi non sapeva un  emerito cazzo di tutta questa storia come ha dichiarato ieri alle Camere, è coerente con me.

Senta, non è che vi interessa un esperto di comunicazione interna e forse anche esterna?
Perché Lei ne ravvede la necessità?

giovedì 3 novembre 2011

Golosità punita

Più che la fame, potè il digiuno. Ma pure golosità e distrazione. Con sorpresa finale.

Di cosa si sta parlando? Di un prodotto acquistato nel mio viaggio nei Balcani che mi è costato un notte di salati affanni.

Sì perchè la pigrizia, e la passione per le pulizie, mi hanno impedito di fare la spesa nella certezza consumistica che "in casa c'è sempre qualcosa da mangiare". Vero. Così ieri sera mi ha conquistato un preparato per minestre comprato in un supermercato macedone. Una busta piccina con i disegni di carote, prezzemolo, patate e altri ortaggi. Sembrava una di quelle confezioni per crema di asparigi o similia pronta per l'uso con aggiunta d'acqua.

Già pregustavo la crema corposa e densa con pezzetti di vegetali misti ricostruiti in laboratorio, addizionata a Dio solo sa cosa e resa ancora più gustosa da esaltatori di sapidità di provenienza incerta, ma imperdibili.
Colesterolo commosso e cellulite in festa.

Ma il diavolo ci ha messo la coda. Così piazzato sul fuoco un pentolino in terraccotta, una strizzatina d'occhio alla tradizione contadina non fa mai male, ho preso la busta dalla dispensa, cercato le istruzioni per la preparazione in una lingua che non fosse, l'albanese, il serbo-croato, il russo o il greco, poi quando finalmente mi si è parata la scritta in inglese, ho visto che occorreva versarne un cucchiaio prima dell'ebollizione, girare con cura e aggiustare di sale.

Tutto qui? Sì.

Tuttavia a me sembrava poco densa e ho variato le proporzioni, ancora un cucchiaio e poi ho assaggiato la vellutata di vegetali misti.

Non l'avessi mai fatto! Mi è sembrato di affogare nel mar Morto tanto era salata, altro che aggiungerne ancora.  La lingua è diventata un insensibile pezzo di carne, un bruciore leggero si è propagato negli orifizi laringoiatrici senza soluzione di continutà corrodendo i seni paranasali, mentre una batteria di starnuti risuonava in cucina.

Ma dopo il panico, la razionalità e soprattuto la parsimonia hanno avuto il sopravvento, perciò ho allungato la paraminestra con due cubetti di spinaci surgelati. E ho continuato a girare. Ancora un po' d'acqua fredda e del grano mi hanno fatto raggiungere la soglia della commestibilità. E l'ho mangiata.

Il dopo è stato un viavai dalla camera da letto alla cucina a intervalli regolari di un'ora, per mezzo litro di acqua a volta. Dalla quarta si è aggiunta anche una visitina in bagno, tanto per riequilibrare il colmo idrico.

Il mattino mi ha sorpreso stanchissima e ancora assetata, mentre le reni minacciavano sciopero per il lavoro a cottimo. E lo specchio mi ha rimandato la faccia di una donna distrutta con gli occhi piccolissimi.  E di infilare le scarpette tacco 12 non se ne parlava neanche.

E non era ancora finita. In ufficio tutti mi hanno chiesto cosa mi fosse accaduto, una voleva addirittura chiamare l'ambulanza, poi mi ha suggerito più sommessamente un massaggiatore.

A raccontare l'esperienza all'urpista diligente, che parla cinque lingue, sono stata immediatamente schernita. "Non è che si trattava di un condimento e non di una minestra e dovevi metterne solo un cucchiaino?"  ha ipotizzato ridendosela alla grande.
Ho respinto con fermezza l'accusa certa del mio inglese livello base. Ma intanto il dubbio era stato instillato.

A casa ho riletto con cura le istruzioni con lente d'ingrandimento e come sempre l'urpista diligente aveva fatto centro. Aggiungere un teaspoon, unità di misura di origne anglossassone che significa un cucchiaino, cioè poco.

Insomma si trattava di un preparato da aggiungere alle pietanze per insaporirle. E per me l'esperienza è stata come magiare un dado per brodo come un cioccolatino. 
Mai più senza.

domenica 4 settembre 2011

Paese di merda? Lavitola e Berlusconi



Merita la lettura un pezzo pubblicato sul Manifesto di oggi a firma Alessandro Robecchi. Vai

E se devo dirla tutta, anche la foto notizia è una spettacolo.

venerdì 22 aprile 2011

Tre uomini e una bara


Certo che le studiano proprio tutte per scappare dalla Tunisia e farsi accogliere Italia. Alla faccia del governatore leghista che ha detto no ad accogliere i profughi extracomunitari. Stavolta il mezzo è un po’ claustrofobico, ma l’approdo è garantito. E, soprattutto, gratuito. Altro che 2mila euro a cranio per la traversata del Mediterraneo in balia delle onde e scafisti poco raccomandabili col rischio di sfracellarsi sugli scogli di Lampedusa. Per loro viaggio in prima classe con volo di linea e cerimoniale delle grandi occasioni.
A dirla tutta, la libertà si è fatta attendere non poco, ma le soddisfazioni non sono mancate. Partiti da Tunisi nel 1970, tutti e tre stipati in una sola cassa da morto in cedro del Libano – il migliore per questo tipo di involucro – appena atterrati sono stati immediatamente tumulati nel Cimitero monumentale di Torino, quello che sta  in centro, di fronte a familiari vestiti a lutto e tanti fazzoletti ad asciugare le lacrime per il rinnovato dolore.
Ma se  il tempo è galantuomo,  la  burocrazia no.
Così allo scadere dei 40 anni il Comune di Torino chiama i familiari per sapere cosa fare di quella bara gelosamente conservata nel camposanto dei fighi.
Rapida consultazione tra i parenti, valutazione dei costi per l’acquisto di altri quarant’anni di pietra e sovraffollamento delle cappelle di famiglia. La scelta è obbligata, si vada per l’esumazione e “se la fortuna ci assiste - avranno pensato gli affranti parenti – ‘ste quattro ossa le buttiamo nell’ossario dove qualche vecchia andrà a portare qualche fiore di plastica".

Ma durante le operazioni di esumazione tre scheletri, ben conservati hanno fatto marameo agli astanti confermando quello che tutti quelli dotati di saggezza predicano sempre: la pazienza è la virtù dei forti. Perciò tre cadaveri privi di permesso di soggiorno, anche perché italianissimi sebbene di Tunisi, hanno ottenuto il legittimo rimpatrio.

Adesso è guerra aperta da sindaco di Torino incazzato per l’affronto a 20 giorni dalle elezioni amministrative e presidente della Regione che proprio non si aspettava di essere gabbato in questo modo da tre meridionali.
Agli eredi, invece  l’incombenza di pagare il viaggio di altre due salme emigrate a sbafo, mentre in questi giorni ne arrivano a centinaia, tutte accolte a spese dello Stato. L’ennesimo esempio di sperequazione.