mercoledì 25 maggio 2011

Anche oggi

Anche oggi.
Dopo qualche mese di Zoloft - 50mg/die- mi ero guadagnata un po' di stabilità emotiva.
Ma quando le lacrime mi hanno sorpreso sulla strada per l'ufficio, non è bastato ricordare il profumo di gelsomino sul mio terrazzo o i minuscoli limoni che cospargono la chioma del mio alberello.
Ho avuto di nuovo paura.
Mi sono seduta sul marciapiede tenedo la bici con le mani. I sandali mi stringevano i piedi e volevo solo tornare a casa, liberarmi dai vestiti, alzare le lenzuola e dormire.

Sono stata così qualche minuto, incapace di risolvermi, con il sole che illuminava strada e automobili.
Poi in silenzio e con gli occhi ancora umidi ho ripreso il cammino verso l'ufficio. E ho chiamato l'avvocato

mercoledì 18 maggio 2011

Libro e caffè: inusuale bookcrossing di metà settimana

Una deliziosa sorpresa ha illuminato al mia giornata inaugurata da un terribile mal di testa. Appunto.
Dopo aver fatto un giro dal medico per il rifornimento dell'unico farmaco che mi libera dal male, entro in un bar vicino al suo studio per un sorsetto d'acqua che mi aiuti a buttar giù la pillola che zittisce i recettori del mal di testa.
Il posto non è male: arredamento curato, ma non freddo, caffè di ottima qualità, bagno pulito - non è così usuale come si potrebbe credere -  e su un tavolino, piramidi di libri usati.
C'è di tutto, dall'Idiota di Dostoevskij a Simenon.
????

Non mi tengo una curiosità manco se mi pagano a chiedo lumi al barman.

"Scusi, quei libri servono agli avventori che si fermano a lungo nel bar?"
"No. Sono per gli scambi"
"Davvero? Bookcrossing...."
"Sì. Chieda a Francesca"

Allora la dico proprio tutta con nomi e cognomi perchè un'iniziativa così merita che se ne parli. Perchè son tutti bravi a scendere in piazza per l'evento da pubblicità, ma poi la vita quotidiana ci schiaccia sulle nostre abitudini.

Così Francesca del bar Master, di  via Boston 30 a Torino, quartiere Santa Rita, mi racconta di avere avuto questa idea e di averne parlato con la vicina di negozio, la libreria Gulliver, per farsi aiutare. E siccome questi della Gulliver li conosco e sono proprio bravi, non proprio dei dilettanti, allora sono impazzita.

Perciò ho scritto questo post perchè tutti possano partecipare a questa manifestazione semplice, semplice che lascia agli altri le grandi parole e agisce mettendo i libri a disposizione dei suoi frequntatori.

Perciò, torinesi e residenti dei comuni limitrofi, prendete un libro da casa, andate al Master, godetevi un buon caffè, ma anche il cappuccino è giustamente cremoso, lasciate il vostro libro e sceglietene un altro.

E se non Vi bastasse, passate da Gulliver, sempre via Boston angono via Tripoli, e compratene un altro. Fatevi pure aiutare da Rossella che sa il fatto suo. Hanno anche una bella collezione di guide turistiche.

venerdì 13 maggio 2011

Preghiera del venerdì

Dio maledica gli Urp, urpisti e assimilati, gli sportelli, gli utenti e loro parenti dell'“ultimo minuto”,  i politici e i loro lacchè, ma soprattutto Dio maledica virus, vibrioni,  parassiti intestinali e gli effetti, provocati o simulati, il mal di testa con aura e senz’aura e pure quello a grappolo.

Dio maledica anche il giustiziere della funzione pubblica che con il suo blocco degli aumenti contrattuali ha incarognito tutta la categoria senza alcun risparmio sulla spesa pubblica.

E così sia.

Sì, perché alle 8 e 25 di questa mattina mi raggiunge l’ufficio personale per informarmi della desolazione dell’Urp. Io ero immersa nella lettura della cronaca cittadina alla ricerca di qualche sconfortante notizia sul dibattito elettorale e nulla presagiva una giornata ad affrontare utenti.
Invece no.

Così ho inghiottito il tramezzino al prosciutto, ho succhiato con la cannuccia il cappuccino bollente, aspirato a vortice la sigaretta di buon auguro e passato il cartellino nel lettore ottico di prossimità. Poi mi sono fiondata all’Urp dove in numero di 27, gli  utenti aspettavano battendo l’indice sull’orologio in chiaro segno di rimprovero per il ritardo.

Dopo le scuse di rito, i sorrisi remissivi e le promesse rassicuranti apro lo sportello. Intanto i presenti si attaccano al vetro con le mani e mi chiedono almeno sette cose diverse. Invoco la privacy e li disperdo per il salone.

Poi chiamo il primo della coda.
Bip!  I 1
Si presenta  A 23  che ha saltato 22 persone e ha pure toppato sportello. Mi chiede compilargli il modulo per un contributo.
Gesù! Inizio con i respingimenti "categoria leggeri" (con modi gentili si indirizza l'attenzione su un altro problema).

Scusi non posso, sono da sola allo sportello
"E già, a me questo foglio chi me lo scrive?"
"Nessuno può aiutarla, che so,  un figlio, un nipote..."
"No, non ho figli e mia moglie è invalida"
Ma non ha un'assistente sociale?
"Si, ma è in ferie da due mesi".

Avranno riscritto lo statuto dei lavoratori e io non sono stata informata. Poi rilevo che tra gli astanti nessuno si lamenta del salto di coda di A 23.
Molto sospetto. La prendo alla larga.

"La prego, si accomodi a quel tavolo e inizi scrivere, poi io controllo il modulo"
“Ma io sono invalido”
"Alle mani?"
"No, sono cieco"

Il pubblico mi guarda con mezzo sorriso e il sopracciglio alzato.
Sorrido,  mi scuso, imbraccio la penna e spargo inchiostro sulla carta formato A4.

Dio salvi la regina dell'Urp.

martedì 3 maggio 2011

Pasqua di destabilizzazione

Ma cosa avranno da piangere i protagonisti di una nota pubblicità di crociere una volta tornati a casa? Dovrebbero essere felici di aver ritrovato pace e silenzio dopo giorni di spettaccoli a ciclo continuo, corsi di ballo per legni, piscine di quattro metri profonde uno invase da bambini vocianti e buffet dalle sette del mattino fino a notte inoltrata. Solo un provvidenziale mal di testa mi ha risparmiato en plein di cibo e tre chili di adipe sulle cosce

Non c'è pace in una crociera, nemmeno chiusi nella camera perchè l'assistente di cabina viene bussare alla tua porta  almeno quattro volte al giorno per i motivi più svariati.  Dal programma per il giorno dopo, alla consegna della rassegna stampa più generica che si possa immaginare. Per non parlare delle pulizie, ti cambiano gli asciugamani appena usati. Tanto per non inquinare.

Così ho trascorso la mia settimana di Pasqua, nel più consumistico dei pacchetti vacanze, con buona pace degli operatori turistici che vedono aumentare i propri clienti.

Infinite le curiosità: personale di servizio prevelentemente filippino, cameriere con scarpe dotate di una zeppa piatta - ma come faranno a stare in piedi tutto il giorno - turisti di tutte le età che vagolano nei ristoranti coperti dal telospugna della piscina e annunci di nuove attività diramanti su tutta la nave.

No. Non è la mia vacanza.

E come se non bastasse ti lasciano il conto della carta di credito nella cassetta fuori porta, alla portata di chiunque voglia leggerselo. A Pizzetti (l'attuale Garante della privacy n.d.r.)  verrebbe un infarto, se lo sapesse.

Il pubblico parla solo di crociere e di navi da crociera, sono tutti esperti, come nel calcio: c'è sempre qualcuno che garantisce la coppa del mondo, se solo gli facessero allenare la nazionale italiana.

Una nota di merito al personale di intrattenimento: proprio bravi. Deve essere veramente dura cantare per ore e far divertire il pubblico in cinque lingue. Auguro a loro una fulgida carriera. D'altronde qualcuno è diventato poi presidente del consiglio.

lunedì 2 maggio 2011

Tre uomini e una bara 2

Il mio ultimo post ha suscitato il commento velenoso di un anonimo lettore. Non l'ho cancellato perchè credo nella libertà di parola, anche se formalizzata in modo anonimo. Ciascuno si qualifica per quello che fa.
Tuttavia ringrazio Shunrei e Autistaxcaso per la solidarietà. 
La morte è sempre un tema ammantato da una sacralità che la rende inviolabile.  Vietato scherzarci su. La nostra cultura ha ritualizzato la morte per sopportare lo stupore della finitezza umana. E allora via con i funerali, le omelie e i cimiteri, dove "si riposa in pace".
Ma non solo.
Tutti vogliono morire a casa, circondati da parenti e amici, certi che possa essere più dolce il momento del trapasso. Persino la badante ti rassicura dicendoti di aver tenuto la mano al tuo congiunto mentre spirava. Pure il cinema tiene alto l'epos della fine con confessioni dell'ultimo minuto che durano un quarto d'ora, se non addirittura  scritte su una foglio.  E risparmio qui tutta la letteratura sull'argomento e di conversioni che hanno fatto guadagnare almeno il Purgatorio a qualche famoso personaggio.
Ma la verità è un'altra. Con l'approssimarsi della fine si desidera solo risparmiare le forze e avere ancora un po' di ossigeno. L'attività cerebrale è tutta concentrata sulle funzioni vitali: il respiro.
Tutto il resto è retorica per i vivi.
Io, per me, sogno di morire dietro i paravento di un ospedale con un medico pietoso che mi somministra morfina contro l'eventuale dolore e lontano da chi mi garantisce che "andrà tutto bene" o che mi respira ansiosamente addosso.
Il dopo non sarà più un mio problema.
Poco poetico? Forse. Ma reale.

P.S. Per Autistaxcaso: forse hai ragione; chi ha lasciato quel commento forse mi conosce.