domenica 6 maggio 2012

Improve your English, but pay attention

Esercitare l'inglese in chat va di moda. Ma attenzione dove si va parare, perché in men che non si dica, tra simboli, abbreviazioni e frasette stringatissime, che a seguirle in inglese non è proprio facilissimo, ti senti chiedere con il proverbiale pragmatismo anglosassone : "Sei nuda?"

Ma come? Eravamo rimasti che fai il manager per un'impresa di noleggio auto, che digitavi dall'Australia, si è vero che mi hai chiesto se sono sposata, ma passare alle vie di fatto, così in fretta. Sono europea , un po' di tatto.

Forse qualche segnale me lo aveva anche lanciato Sam, quando mi ha chiesto se preferivo il miele o il cioccolato. Io pure sono caduta in errore dichiarando il mio amore per il gelato, ma pensavo si stesse parlando di cibo e gusti. Invece. Alla faccia del lifestyle, così si chiamava la chat, fossi andata almeno in  "hot & spicy".

Mi sono sentita una cretina e ho scritto che forse avevo commesso un errore, che quella mi sembrava una hot  chat.
Ha risposto semplicemente: "" e se ne andato.
Per educazione mi sono giustificata dicendo che volevo solo praticare un po' d'inglese, ma Sam non voleva perdere tempo e credo sia andato a cercare qualcuno che conoscesse meglio l'inglese.
Ben mi sta.

martedì 1 maggio 2012

La metro di Torino val bene una corsa

Poiché Hannibal, l'anticiclone africano che avrebbe dovuto portare caldo e sole su tutta l'Italia, come da programma ministeriale, si è fermato sulle Alpi, a Torino da giorni piove senza tregua. E della temperatura non ne parliamo proprio.

Così lasciata a riposo la mia bici, una fantastica Bottecchia con telaio da uomo, taglia 28 che grazie al mio femore posso cavalcare con disinvoltura anche nelle condizioni più avverse, ma i prodromi dell'alluvione non sono stati ancora affrontati e non avendo sottomano un mezzo anfibio dell'esercito, ho ripiegato sul trasporto pubblico.

Perciò, biglietto dell'autobus che faceva capolino dalla borsa,  aumentato a febbraio a 1 e mezzo - così potete usare le linee extraurbane e urbane con lo stesso "titolo di viaggio" per 90 minuti anziché 70 come prima - che Dio fulmini sindaco e tutto il consiglio di amministrazione della Gtt (Gruppo torinese trasporti), sono partita alla volta della tentacolare periferia torinese.

Ora noi a Torino abbiamo la metropolitana solo da 2006, l'anno delle olimpiadi invernali, mica dal secolo scorso, e non siamo mica tanto abituati, figurarsi io che marcio a piedi per tutta la città. E anche i torinesi mica la usano tanto, preferendo il trasporto su terra. Allora dai vertici di Gtt, per invogliare i torinesi, proverbialmente  abitudinari, ad usare la metro, hanno ridotto i percorsi di alcuni mezzi che incrociano la metropolitana. Perciò se vuole andare in centro da piazza Bengasi, uno deve saltare su un autobus, poi scendere sottoterra in una delle avveniristiche stazioni della metro, agguantare il convoglio a guida automatica, cioè senza conduttore, e risalire in superficie. E viceversa. Tutto entro 90 minuti.

Dunque ho pianificato la mia uscita al centesimo.
Sono andata al lavorare a piedi, sono uscita dall'ufficio, mi sono armata di biglietto, sono scesa nella stazione della metro, ho obliterato il titolo di viaggio, ho superato il tornello, ho controllato l'ora, ho preso la metro,  sono risalita in superficie, ho agguantato il pullman, ho letto sette pagine di Delitto e castigo di  Dostoevskij, sono scesa dall'autobus, ho fatto la commissione, ho di nuovo preso l'autobus nella direzione opposta, ho proseguito per sole tre pagine nella lettura di Delitto e castigo perché alcuni ragazzotti, evidentemente poco usi alla cultura, si spintonavano tra loro distogliendomi dall'amena lettura, sono scesa dal mezzo, ho di nuovo controllato l'ora e mi sono rallegrata per il timing perfetto: solo 46 minuti.

Quindi sono rientrata nella stazione della metro, ho di nuovo affrontato i tornelli che hanno magnificato una sonora X rossa al mio cospetto, risputando fuori il biglietto. Nessuna paura mi ha pervasa. Ho ricontrollato l'ora e, rassicurata,  ho reinfilato il biglietto dalla parte opposta. Stavolta me lo ha sequestrato con tanto di bip, perciò sono andata al citofono  customer service, ho chiamato l'addetto e ho presentato vibrata protesta.

L'uomo è arrivato e ha estratto il rettangolino di carta dalla timbratrice e me lo ha consegnato ammonendomi perché sulla metro il biglietto vale solo una corsa, non 90 minuti.  "C'è scritto sul retro"

Ah, non lo avevo letto.

Tuttavia ho manifestato il mio disappunto, poi ho solidarizzato con l'addetto che  non ne può niente, ho promesso lettere ai giornali, poi ho desistito ricordandomi quante risposte prestampate scrivo ai miei utenti, ho ipotizzato una class action, poi mi è tornato in mente che di aule di tribunali in questi ultimi anni ne ho già calcate abbastanza,  infine mi sono immaginata alla guida di un gruppo di cittadinanza attiva per il controllo dei servizi pubblici locali in stile britannico, poi ho lasciato perdere perché vivo in Italia e me sono tornata a casa con una combinazione di autobus e tram da far tremare i polsi al mobility manager della mia azienda. Ma con un solo biglietto.

venerdì 27 aprile 2012

Fuori garanzia


Panni stesi a Sarajevo (foto mia)
Dell'amore che provo per la mia lavatrice ho già scritto in questo blog.

Un amore intenso e confortato da frequenti lavaggi e reciproca soddisfazione. Io acquisto per lei detersivi di primissima qualità, in polvere, liquidi e per capi colorati. Mantengo alto il tono della passione con qualche goccia di ammorbidente e addolcisco l'acqua della centrifuga con un anticalcare di importazione. Costa un po' più degli altri, ma ne vale la pena.

E per non cadere nella monotonia cambio spesso programma: forte con prelavaggio quando necessario, misto nella routine, delicati, lana e seta solo raramente perché la noia è sempre in agguato.

Poi lei ha un posto d'onore nel mio bagno, protetta da un armadio che la ripara da sguardi indiscreti, può mettersi in mostra sono ai palati più esigenti e curiosi.

Sono una donna fortunata. E molto. D'altronde tra le infinite invenzioni che facilitano la vita il posto d'onore spetta alla lavatrice che ha liberato le donne dallo sciabordare dei panni al fiume e gli uomini dalle zecche.

E tuttavia non le basta.

Da un po' di tempo non vuole fare il suo dovere e nel bel mezzo del lavaggio cambia programma. Passa da 1200 giri a zero lasciandomi gli asciugamani in spugna così carichi di acqua che come stendibiancheria occorre usare i cavi dell'alta tensione oppure mi plissetta a 90 gradi le camicie di seta che per stirarle devo metterle sopra un geyser. E non è che Italia se ne trovino molti.

Sono casi estremi, ma mi rompono decisamente le tegoline. Perciò, dopo aver esperito alcuni metodi casalinghi, pulizia del filtro, cambio di detersivo, riduzione il carico, invocazione ai santi, ed esaurita la pazienza, ho chiamato il tecnico.

Va da sé che la garanzia è scaduta giusto giusto tre mesi fa e le tegoline mi girano ancor di più, ma di fronte alla prospettiva di bucati alla lavanderia a gettone insieme a studenti fuori sede e stranieri senza fissa dimora ho avuto paura e ho chiesto aiuto all'assistenza Hoover.

Il tecnico, impegnato su più fronti si è fatto aspettare quattro giorni ma oggi si è presentato.

Ora dove siano andati a finire gli operai con la tuta sporca di grasso e le chiavi inglesi nella borsa che ti smontavano l'elettrodomestico in mille pezzi, ti scheggiavano la ceramica del bagno, sporcavano l'ingresso di terra seccata nel carrarmato delle scarpe e buttavano nel lavandino residui di fili elettrici - plastica e rame - che poi dovevi chiamare pure l'idraulico perché avevano ingolfato il tubo di scarico? Non so. A casa mia si è presentato un signore vestito di Armani, con mani curate dall'estetista e una valigetta piccola, piccola.

L'ho osservato senza alcuna fiducia e gli ho passato la mia cassetta degli attrezzi, perché pensavo se la fosse dimenticata nel furgone. ah, che stupida, lui in città usa la Smart.

Invece dopo un'occhiatina complice e suggerimenti generici, buoni giusto per il manuale istruzioni che io già letto avidamente, ha sostituito la manopola del programma, il motivo di tanta instabilità di lavaggio, e mi ha presentato il conto.
70 euro con ricevuta compresa la chiamata. "Signora, avesse avuto l'estensione dell'assicurazione - ha recriminato - avrebbe pagato solo la chiamata".



giovedì 26 aprile 2012

Innovatio non petita

Sto via qualche tempo e mi cambiano le carte in tavola. Questa proprio non me l'aspettavo. La piattaforma di questo blog si è rifatta il look e pretende che mi adegui al nuovo modello. Magari me lo presentano pure come più semplice e intuitivo. E io dovrei adeguarmi. Cari gestori di blog ve lo dovete mettere nella testolina: gli utenti non amano le innovazioni, né di processo, né di prodotto. Sì, sì, cari gestori. Ho dedicato un intero blog all'utente medio e credete che io sfugga al pattern sociologico dell'utilizzatore finale. Sono al centro della media. E mi sono spaventata. Come una figurina del catalogo per corrispondenza quando viene abolito il servizio postale. Non esiste più. Io sono rimasta silente per una settimana a guardare i disordinati pixel senza risolvermi. Infine l'istinto di Eros ha prevalso ed eccomi qua. Superstite nel web a raccontare un quarto di vita. Ma per favore per i prossimi tre anni concedetemi abitudini e consuetudini consolidate e sedimentate. Vi ripagherò con sedulosa attenzione.

mercoledì 4 aprile 2012

Urp esternalizzato e lo scaricabarile

Era nell'aria ed è successo. L'Urp è stato esternalizzato. Perciò l'urpista ad interim è sceso dalle valli no tav dove si era asserragliato piuttosto che continuare a stare all'Urp,  riconquistando le precedenti occupazioni, mentre  l'urpista ortodossa, stremata da tanto lavoro, dopo aver chiesto trasferimento è stata destinata ad altro servizio. Ma non l'ha presa bene.

Io invece mi sono guadagnata due ragazzi a tempo determinato che accompagno il mattino per insegnare loro  i trucchi del mestiere e qualche miracolo:  che so, restituire l'utilizzo delle mani all'utente che non vuole compilare il modulo, incremento dei posti di lavoro con la regolarizzazione di badanti perchè tanto le spese condominiali le pagano a persona e altri episodi al vaglio della commissione per le canonizzazioni.

Ma l'Upista ortossa, nonostante la sua richiesta di trasferimento, non l'ha presa bene e si arrabbiata come una iena a leggere l'ordine di servizio. Dopo avermi chiesto lumi e offerto la sua intepretazine autentica sulla lettera inviata a mezzo mondo, sindacati inclusi "che non era per motivi di salute, in realtà  era una proposta per migliorare il servizio, ma non mi possono mica spostare così" è andata a conferire con il direttore, che non l'ha ricevuta, poi ha interrogato il  capo del personale, che ha garantito di non saperne niente, poi ha intervistato il dirigente dell'altro servizio, che non era stato informato, quindi è tornata da me  accusandomi di essere l'artefice del suo trasferimento.

Io ho timidamente obiettato che il direttore aveva firmato l'ordine di servizio, che il capo del personale viene informato per legge di tutti i traferimenti interni ed esterni, recesso e pensionamenti, giacchè esprime parere obbligatorio, anche se non vincolante e non poteva chiamarsi fuori, e che l'altro dirigente era tra i destinatari della comunicazione e non poteva ignorarla.

Invece i simpaticoni hanno così risposto:
Direttore (140mila euro all'anno): ho accolto la sua richiesta di traferimento per motivi di salute;
Capo del personale (126mila euro all'anno): non ne sapevo niente perchè nessuno mi infoma, ma abbiamo chiesto parere all'avvocatura e possiamo trasferirla;
Dirigente del servizio  (104mila euro all'anno): non ho letto la posta in questi giorni.

Diano a me la metà del loro stipendio e oltre ai miracoli all'Urp, ingoio giornali, pulisco vetri, faccio il censimento delle blatte e soprattutto leggo la posta.