martedì 12 novembre 2013

Legge di stabilità

L'avevo giurato a me stessa... di fronte allo specchio e con la mano destra sul Vangelo, ho pur sempre una formazione cattolica, non è che possa giurare sulla Bibbia come nei tribunali americani nella serie "Law & Order", mi ero detta che non ne avrei più parlato. Invece no. Il nuovo assetto Urp, un cuore fragile e un'inveterata vocazione all'oblatività,   mi  risucchiano verso lo sportello ad accogliere utenti.

Così stamattina ho preso scudo e  lancia e  sono scesa ad affrontare una nomade incazzata perché vuole trasformasi in stanziale e noi non glielo permettiamo. Ha giurato di darsi fuoco,  ma di fronte alla mia insensibilità è tornata sui suoi passi e si è goduta l’aria condizionata  mentre io brigavo al telefono con il suo assistente sociale. Manipolativa. 

Poi è arrivato un utente  arrabbiato e mi ha sbattuto sulla scrivania una lettera e, inveendomi contro, mi  ha così apostrofato: “Che devo farne di questa?” 

Superata la sorpresa chiedo cauta:  “Scusi, ma quando è arrivata?”
"Il 5 marzo.”  Tempestivo.

Legge di (in)stabilità 

mercoledì 6 novembre 2013

Seo per Casanova 2.0

  



Ci mancava solo internet a rendere impossibili i rapporti umani, come se il telefono in bachelite non fosse già stato un valido alleato dell'accidia maschile. Ma devo confermare che il web, come tutti sostengono, offre delle potenzialità ancora inesplorate.

Perciò se avete incontrato uno che vi ha stregato con un sorriso da canaglia,  che dà prova di sagacia oggettivamente fuori dal comune per il genere maschile, ed è misterioso quanto basta per farvi contorcere le budella, non  sposato e, soprattutto, se non l'avete tirato giù dall'affollatissimo carro delle Drag Queen  all'ultimo Gay Pride, forse avete verosimilmente sperato in una relazione "pari requisiti".

Per carità niente di serio come matrimoni o convivenze con patti di futura rendita,  solo un intermittente shakeraggio di estrogeni e testosterone, destinato alla frequentazione part time e a tempo determinato. Insomma, quello che una volta si chiamava fidanzamento.

O almeno così avevate capito. E anche lui lo voleva.

Ma una molla vi deve pur scattare in quella testolina se avete superato gli anta e vi è capitata cotanta fortuna.

Perché statene certe, se a questa età non se l'è preso nessuna, un motivo ci sarà pure: lui è un accidioso laureato.

E lo scoprirete dopo il ventisettesimo sms arguto, preceduto e seguito da altri sms di sole faccine sorridenti o con l'occhiolino, al quale siete costrette a rispondere a tono senza che il figuro si materializzi in alcun modo. Oppure dopo avervi ripetutamente invitato ad uscire per poi trovare una scusa a poche ore dalla sortita.
Sappiate che il signore in questione si è conquistato a buon diritto il poco ambito titolo di "uomo senza quantità", variante contemporanea dell'esteta perditempo di antica memoria, tutto parole o zero fatti. Una sorta di onanista del terzo millennio che trae soddisfazione narcisistica dalla convinzione di avervi conquistata, anche se non ci avete fatto niente.

Solo che oggi, anziché tentare di imbonirvi con lunghe telefonate, usa  i messaggini. A strafottere. Poi con l'avvento di WhatsApp o altra diavoleria gratuita per iPhone o Android, che permette l'invio massivo e soprattutto gratuito di minuscoli testi, non c'è spendig review che possa trattenerli.

E non stiamo parlando di under 20 o 30, qui parliamo di capelli grigi, quando ci sono, e di andropausa incombente.

Perciò cari uomini, non riempitemi la memoria del iPhone con punti esclamativi e interrogativi se al quinto "Come stai? Bene I suppose :)" non vi rispondo. Già grazie che non vi sfanculo.
Evitate anche di replicare il modello su Facebook o su tutti gli altri social da voi frequentati.

Se volete conquistarmi veramente, invitatemi ad uscire con una più  tradizionale telefonata, anche registrata, va bene lo stesso, basta che non sia un sms e poi  mandatemi un fascio di fiori. Veri per favore.
Gli emoticon teneteli per vostra figlia. Grazie.

mercoledì 16 ottobre 2013

Le conseguenze dell'amore

Le conseguenze dell'amore o della passione. Perché di irrefrenabile passione si è trattato per i due amanti tedeschi che, colti da inaspettato desio, si sono dedicati all'amor profano sul cofano di una macchina.
Peccato che tanto ardore scaricato sull'auto, trasformata per l'occasione in un'alcova futurista, abbia prodotto danni per 2700 euro, somma che il proprietario, ma guarda un po',  ha chiesto alla coppia di rinfondergli.
Ma la coppia, forse avvezza a cotanto fuoco, non poteva credere di aver causato danni tanto ingenti e ha rimandato al mittente l'esosa richiesta. Così dalle parole si è passati alle aule dei tribunali, con tanto di giudice, di  perito per la ricostruzione della dinamica dell'incidente e di pubblico, così numeroso che la corte si è vista costretta a spostare il dibattimento in un'aula più grande.

Come è andata a finire? Sono stati condannati.
La notizie per intero su La Stampa di oggi a questo link

http://www.lastampa.it/2013/10/16/societa/notte-di-fuoco-danni-per-euro-e-il-numero-del-cofano-diventa-un-hit-iX5MrykBggBbVmVYidaGdP/pagina.html

venerdì 4 ottobre 2013

Un minuto di silenzio. I morti riarsi di Lampedusa ricordati con l'allarme antinciendio




Lo so, si tratta di una tragedia terribile, così  oggi alle 11 anche nel mio ente è stato esperito il tentativo di silenzio pari a un minuto esatto, con alterni risultati.

L'adesione è stata annunciata con una toccante e mail gonfia di retorica diramata dalla direzione generale: alle 11, annunciato dall'allarme antincendio, sarebbe scattato il minuto di silenzio.

I dipendenti tutti hanno letto, commossi, il messaggio, approvando ad alta voce l'operato della direzione e commentando malevoli nell'orecchio del vicino l'adesione: usi dissentir tacendo.

Ma tutto questo sarebbe ancora negli usi e costumi delle strutture organizzate. Il bello è arrivato quando ciascuno, immerso nei propri uffici, che niente avevano a che fare con l'ufficio, ha sentito suonare l'allarme.
Chi stava spettegolando ha interrotto l'attività nella speranza di trovare altri e più gustosi argomenti di conversazione, poi, redarguito dal vicino, ha taciuto per i rimanenti 45 secondi: interpretazioni di sensibilità.

Chi stava scrivendo si è fermato giacché tasti e penna producono un tale clangore da coprire anche l'allarme. Va da sé che prima di un'ora buona non sia riuscito a riprendere l'attività interrotta.  Chi invece stava al bar, un buon numero, evidentemente si sentiva in territorio neutrale e ha solo abbassato la voce, ma ha continuato le amene conversazioni sull'imminente fine settimana. Variazioni sul tema.

Ma tutti, proprio tutti, pur avendo mantenuto un discreto brusio grazie all'italica convenzione di interpretare individualmente, ma in modo autentico, ogni direttiva, sono ammutoliti quando, allo scadere del minuto  accompagnato dall'assordante sirena, è scattato nuovamente l'allarme antincendio -  e questa volta sul serio - mentre dal bar si levava una nuvola di fumo dissacrante generata da un toast bruciato.

A latere mi permetto di commentare che ricordare i caduti di Lampedusa, morti per sfuggire al fuoco, con l'allarme incendio è stato quantomeno inopportuno.

martedì 1 ottobre 2013

Orzo in tazza grande

Diciamolo subito: ordinare un caffè al bar è una babele tremenda: lungo, corto e ristretto, macchiato, freddo o corretto, con latte a parte, alla francese o americano. E mi fermo qui. Solo un barman di lunghissimo corso può ricordare a memoria la ricetta perfetta per le cinquanta e oltre sfumature di caffè in tazzina.

A questa mania tutta italiana, insigni critici gastronomici, dopo un giretto in Italia,  hanno dedicato più di una pagina, figuriamoci cosa posso aggiungere io al coro dei grandi esperti in infuso nero. Se si aggiunge che il caffè mi è vietato fino a nuovo ordine.....

E allora vi prego, qualcuno risponda a questa semplicissima domanda: se ordino un orzo in tazza grande cosa ho chiesto?

Barrate solo una delle seguenti risposte:

a) una tazza grande, cioè come quella per il cappuccino, con una quantità di orzo degno di cotanto contenitore.

b) un tazza grande come quella per il cappuccino con all'interno la stessa dose di orzo che starebbe dentro ad una minuscola tazza di caffè.

No. Non  rompetevi la testa a cercare la risposta esatta; è giustala prima.

Sarà perché io seguo la norma costituzionale dell'appropriatezza della prestazione. Detto in parole semplici: seguo delle proporzioni. Mica compro una gru per raccogliere un granello di sabbia, né uso un bicchiere per svuotare l'oceano.
Allora perché oggi ho chiesto un orzo in tazza grande e mi hanno portato questo?


Orzo in tazza grande.