martedì 16 dicembre 2014

Imu on line: voglio un impiegato di banca

I diciottomilacentosessantanove cittadini di Tradate in provincia di Varese possono dormire sonni tranquilli. Quest'anno mangeranno una fettina di prosciutto gratis alla mensa comunale grazie alla mia distrazione rinforzata dalla tronfia sicumera che solo l'appartenere al pubblico impiego può conferirmi.

Proprio questa sera trova nella cassetta postale una garbata missiva siglata dal  direttore del servizio tasse del Comune di Torino che mi informa del mancato pagamento dell'Imu 2014.

Sebbene  piccata per l'incauto accertamento promosso a una cittadina modello della mia statura, dedico quei sette minuti alla ricerca del maledettissimo F24 da mandare via posta elettronica per sbugiardare lo zelante funzionario e magari canzonarlo un pochino per togliermi l'ennesimo sassolino dalle scarpa.

Ad un primo controllo tutto sembra darmi ragione: la cifra è corretta, i termini rispettati e il pagamento andato a buon fine.

Quale dubbio mi abbia assalito nella certosina ricognizione del foglio azzurro, non saprei spiegare, ma qualcosa si inceppato nella veloce, ma accurata lettura delle caselle nere: un codice stonato nella sequenza alfanumerica ha monopolizzato la mia attenzione: codice comune L319.

Qualcosa non quadra.  Ho ripercorso mentalmente il mio codice fiscale, e dopo aver declinato le consonanti del cognome e quelle del nome, le cifre della mia data di nascita che contengono anche il genere, esclusa l'ultima lettera messa a muzzo dal ministero delle finanze, mi sono soffermata sul comune di nascita: TORINO, cioè L219.

La difformità si manifesta in tutta la sua valenza e successivamente in euro.  Tanti. Per tacere dello scorno. Piego il dimesso capo e agguanto il posacenere per cospargermi il capo con i residui combusti di tre giorni si sigarette.  E già che ci sono me ne accendo un'altra.

Poi controllo se ho commesso lo stesso errore anche nel pagare il saldo Imu e  mi compiaccio per la funzione "ripeti",  perfetta per replicare errori, e maledico la fretta.
Grrrrrrrrr!

Domani mi costituirò al call center del Comune di Torino. Vi aggiornerò sulla pena.

mercoledì 10 dicembre 2014

Cambio lavoro, la riscossa delle donne curvy

Candice Huffine

Avrei preferito un po' di riservatezza, ma prima che lo scopriate da soli, ve lo anticipo: cambio lavoro e anche molto presto.

Calvin Klein, il noto stilista americano, mi ha selezionato per per la  campagna fall- winter 2016, ma già a primavera sarò sul set fotografico perché la moda ha tempi che il tempo non conosce,  così l'obiettivo della Canon  immortalerà i pannicoli adiposi georeferenziati sul mio fondoschiena molto presto.

Stupiti? E perché mai. Se Myla Dalbesio, una modella plus size che indossa la 44. è stata scelta dall'ufficio marketing della maison americana per questa stagione, dopo anni di dominio di quella smorfiosetta tutta pelle e ossa di Kate Moss, vuol  dire che hanno trovato la vena aurifera per conquistare nuovi segmenti di mercato.

Insomma hanno capito che una cicciona sorridente fa vendere di più che una silfide imbronciata. Certo dire che la 44 sia curvy ci vuole la faccia come il culo di un cercopiteco. Ma tant'è. Così mi sono detta: "Se oltre al fondoschiena debordante, apprezzano anche qualche ruga, il gioco è fatto!" sceglieranno che vesto un'adorabile 46 anche senza le trendissime Spanx, l'intimo d'ordinanza dopo le abbuffate con gli amici che ho pure superato i 50

D'altronde l'esperienza da modella ce l'ho già. Tanto per chiarire quando ero una ventenne procace, i pittori della città mi chiamavano per fare la modella. Una rottura di scatole stratosferica stare immobile su una sedia  per tre quarti d'ora, tanto dura una posa nello studio di un artista, ma mi pagavano più che le ripetizioni di latino. E io mi sentivo la Kiki de Montparnasse in salsa piemontese. Che soddisfazione.

E a conferma che il vento gira dalla parte della chiattone ci si è messo anche il calendario Pirelli, la bibbia dei camionisti a nove zeri, che tra soldatesse in reggicalze, comodissime per lo sbarco in Normandia, e cicliste in tanga di latex rosso con  candidosi assicurata, ci ha infilato Candice Huffine, dominatrice di nero svestita che con i suoi 90 chili per un metro e 90,  frusta alla mano, punirà gli aspiranti slave con scudisciate da addestratore di elefanti. Ma solo ad aprile.
Sarà un caso che è il mese in cui sono nata io?

giovedì 6 novembre 2014

Madia: perché deve ringraziare Alfonso Signorini

Non sarà stata certo una prova di alto giornalismo, lo devo riconoscere, ma tu, cara  ministra Madia, Alfonso Signorini lo devi proprio ringraziare! Sì, sì. Gli devi dire un grazie grande quanto una nave da crociera della Costa e anche di più.

Con quattro foto su "Chi", settimanale più letto di "Cinquanta sfumature di grigio" e della Settimana enigmistica messe insieme, e due euro di gelato ti è stata regalata una notorietà che a palazzo Vidoni ti sognavi.  Lì, al massimo ti beccavi le maledizioni dei dipendenti pubblici, che in Italia, nonostante il blocco del turn over, sono ancora tanti. Ma vuoi mettere la popolarità che ti sei guadagnata tra il popolo delle sciampiste  e le loro clienti? Sei diventata un mito. E che dire dei rimandi sul web? Insomma, sono bastati  uno spaccatello di vita familiare, un cono gelato gustato in pompa magna, il teleobiettivo del fratello piccolo di Corona e sei diventata la regina dei rotocalchi. Che colpo, signor ministro, e che riscossa.

Adesso nessuno potrà più guardarti con sufficienza per quella tua aria da madonnina preraffaelita e il tuo incedere etereo che facevano dire a tutto il parlamento: "Ma quanto è carina questa signora!" mentre sbirciavano il lato B della Boschi, la quale starà schiattando d'invidia per aver perso la ribalta per un giorno.

Perché tu, cara Madia, sei l'incarnazione di tutte le preppy girls:  ballerine di camoscio, tailleur bleu d'ordinanza e volontà d'acciaio. E  chi non ce l'avuta per amica!  Tutte acqua e sapone, libro sotto braccio, alle feste stavano in un angolo e abbassavano i verecondiosi occhi di fronte allo sguardo maschile, ma si fidanzavano con il bello del liceo e lo portavano all'altare senza che lui si opponesse alcuna resistenza, mentre le altre rimanevano con un palmo di naso, perché, nella migliore delle ipotesi, si erano fatte mettere incinta dall'addetto alla vigilanza mentre erano in stato di ebbrezza.  Sei la Charlotte di "Sex and the city" del governo italiano, mentre la Boschi, con tutte le sue mise, è  Samantha, sempre golosa.

Sei una donna vera, trasgressiva più della Pascale, che per una pagina su Gente deve sguinzagliare una squadra di addetti stampa e sopportare tutti i giorni un vecchio incartapecorito con i capelli tinti di nero.

E che dire della tua linea? Anche su questo ci hai dato uno schiaffo. Con "Chi" ci hai dimostrato che possiedi il metabolismo di una ipertiroidea e anche se vai giù di fior di latte e mascarpone  rimani una  libellula alla faccia della Boschi che appena assaggia una caramella alla menta inchiattisce  di quattro chili sul punto vita costringendola a indossare quelle orrende bluse a campana che fanno sembrare la mamma dei Gracchi.

Perciò cara Madia, indignati pure per l'articolo sessista, invoca un giornalismo corretto, ringrazia sui social tutti quelli che ti hanno mostrato solidarietà, ma da vera signora ignora pubblicamente il direttore di Chi e in cuor tuo ringrazialo alla grande.

P.S. Ma tuo marito mentre mangiavi il gelato ha fatto un po' lo sporcaccione?

venerdì 31 ottobre 2014

Gtt: libertà di parola

Parlerò a ruota libera: a casa, in strada e soprattutto sull'autobus. Dalla prossima settimana cade l'ultimo dei  tabù del trasporto pubblico: "Non parlare al conducente" . Lo dice il nuovo regolamento della Gtt, il Gruppo trasporti torinesi che gestisce un discreto numero di autobus e tram in città e anche la metropolitana. Ora se si esclude la tube sabauda, unica in Italia scorrazzare senza alcun manovratore dalle fattezze umane - essa, come è noto, viene trainata grazie un sensore molto, molto, sensibile - ecco, a parte la metro, il trasporto in superficie non avrà più pace.

Importunerò con la mia operazione alla cistifellea gli autisti di autobus nell'ora di punta, molesterò  i manovratori di tram con mille pretesti, diventerò l'incubo del cambio turno e non risparmierò neanche un capolinea, ma scaricherò senza limitazione alcuna una sventagliata di parole alla volta su autisti inermi che incontrerò sul mio percorso.
Finalmente posso parlare al conducente senza che il mio altissimo senso civico debba subire un'immediata retrocessione a cittadino maleducato. Questa volta ho la norma dalla mia parte, anzi, il nuovo regolamento mi esorta addirittura a rivolgermi con fiducia al conducente per chiedere informazioni di ogni tipo ma anche se vedo qualche passeggero contorcersi come un verme in preda agli spasmi (malore) oppure intravedo la mano lesta di un borseggiatore che fruga nella borsa della pensionata il primo del mese (borseggio). Nulla ci dicono in caso di mano morta, attività molto praticata sui mezzi pubblici nell'ora di punta, ma credo che sia una fattispecie assimilabile alle altre.

E arrivato il momento della riscossa. Basta con cartelli intimidatori del tipo "Vietato parlare al conducente", non so se siano rimasti gli altri tipo "Si ricorda che la bestemmia è reato" oppure "Vietato sputare" pratica evidentemente diffusa. Oggi con il conducente si può parlare. Eccome. e Gtt celebra l'articolo 21 della Costituzione.
Almeno qualcuno se la ricorda. 

domenica 5 ottobre 2014

Badante per un giorno.














Il mio uomo, anche se in stato confusionale al pronto soccorso, ha lanciato un solo appello: "Ti prego, non voglio un uomo!" 


Allora io, anziché finirlo con una pistola come avrebbe meritato per l'ennesima emergenza in cui mi aveva cacciato, mi sono rallegrata per il virile pensiero sussurrato con una tale discrezione che non potevo non accontentarlo, così con amorevole condiscendenza l'ho rassicurato: "Tranquillo amore, ti trovo una russa giovane ed eterea che non avrai più voglia di alzarti dal letto". E mi sono messa alla ricerca.

Certo lui sognava una escort da mille euro a notte, ma ,con il  budget a disposizione, la bionda Irina non mi mandava manco un promo sul telefonino; potevo giusto giusto  ripiegare su una mignottona da tangenziale, ma temevo che i costi di trasferta superassero di gran lunga quelli della prestazione, per altro di pochi minuti e con risultati incerti data la situazione sanitaria del paziente. 

Perciò ragionevolmente mi sono orientata verso una cooperativa sociale che mi sembrava più accreditata nella selezione del personale. Sempre di extracomunitarie si tratta. O no?  Sì. 

"Bene, signora, bene. Io trovare badante per notte, signora, molto brava donna per marito, signora, non preoccupare, signora. Stasera alle nove, donna lei chiama cinque minuti prima di entrare". E signora un po' meno preoccupata. 

Alle 20.55, stremata da una giornata in pronto all'insegna del circo barnum, con il mio uomo ancora in stato confusionale, io in carenza di cibo, sigarette e doccia, e meno male che sono astemia, friggo come una sarda in pastella in attesa della badante.  Improvvisamente mi scopro renziana e maledico l'articolo 18, che non c'entra niente, ma con qualcuno dovrò pur prendermela, e firmo on line una proposta per l'abolizione del reato di "riduzione in schiavitù". 

Alle 21.00 ho gli stessi pensieri foschi di cinque minuti prima  con l'aggiunta delle lesioni personali e della denuncia al datore di lavoro, ma la mia anima comunista fa capolino ricordandomi i tempi di "Potere operaio". Abbasso la testa mortificata per i brutti pensieri. Intanto si aggiunge il bisogno fisiologico. 

Alle 21.05 sono nella stessa situazione del paragrafo precedente, bisogno fisiologico insoddisfatto incluso, e mi traballano le tegoline a ritmo di heavy metal mentre vaticino gli ultimi giorni dell'umanità, quando finalmente arriva la telefonata di Diana - mai genitori sbagliarono così tanto nell'assegnare un nome a una creatura -  che trilla "Signora, io in pronto soccorso qui dove tu sei".

Depongo le armi e assegno le coordinate vocali della nostra barella in pronto "dietro la porta a vetri - aggiungo - la vedeeeee?" 

"Si, io vede signora, arrivo"

Alle 21.20 non mi spiego il vanishing  della badante.

Alle 21.25 permangono le precedenti condizioni, ma sono molto, molto più incazzata e la chiamo al telefono. 

"Scusa, signora, io capito ospedale Mauriziano, ma andata a Molinette e cercato lei signora, ma non trovata. Io adesso vengo a Mauriziano".

"?!!!!!

Alle 21.30 mi sono consustanziata in una sacerdotessa zen. Il mio corpo trasfigurato emana luce alla minuscola platea della "Medicina 1": i pazienti guariscono in massa, i parenti mi si inginocchiano davanti riconoscenti, tutti gridano al miracolo, solo il mio uomo, ancora in stato confusionale continua a chiedere quando arriva la bionda Irina -  non ho avuto cuore di confessargli la verità - che mi si para davanti una donnetta piccola e tarchiatella che in confronto io sembro Carla Bruni.

Così mi strappo gli abiti zen, mi rimetto quelli della strega e impartisco gli ordini, ma prima rivolgo un'occhiata maligna e soddisfatta al mio uomo piegato dalla delusione, e parto con la reprimenda sul ritardo e successive raccomandazioni:  "Non lo perda di vista neanche un secondo" intimo autorevole. 

Lascio entrambi al pronto soccorso e vado a casa a prendere quattro stracci e il nécessaire per il ricovero. 

Al mio ritorno in pronto soccorso, e sono già le passate le 11, trovo il mio uomo in piedi che vagola con andatura barcollante intorno alla barella con la flebo in una mano e la sigaretta spenta nell'altra, la seggiola della badante vuota e un vociare convulso del personale paramedico che si sbatte lungo il corridoio. 

Saetto fuoco e fiamme da sciogliere entrambi i poli  per ben cinque minuti e cerco la badante che si presenta tranquilla al mio cospetto "signora io qui, no andata via".

"Scusi, le avevo detto di non perderlo di vista, perché lo ha lasciato solo?" chiedo inquisitoria.

"Signora, marito non dorme, lui vuole fumare e non so che fare!" mi risponde serafica. 

Mi sovviene che il "reato di lesioni personali" è punibile con la reclusione fino a due anni e  mi trattengo, somministro invece a un ammonimento secco alla badante e me ne torno a casa. 

Questa mattina al mio ritorno alle 7.30 non senza averle fatto recuperare il ritardo, le pago la cifra concordata. 

Lei guarda gli 80 euro schifata poi alza verso di me con aria interrogativa. Forse la signora dopo quest'impeccabile servizio si aspettava una mancia, oltre la cifra pattuita con l'agenzia. Qualcuno le ricordi  che ha già portato a casa la pelle: e questa è una vittoria dopo la nottata di emme che mi ha fatto passare. 

Mentre lui sembra decisamente migliorato e chiede con insistenza quando può tornare a casa. 
Non è che forse meritava una mancia?