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domenica 4 agosto 2013

Aereoporto di Caselle e la domonica a muzzo

Una vera scoperta quella di stamattina  che mi ha messo di nuovo di buon umore nonostante i reiterati contrattempi del primo giorno di vacanze.  All'aeroporto di Torino, raggiunto faticosamente dopo aver agguantato un autobus previsto per per 6,04  e che invece ha raggiunto la mia fermata con un flemmatico quarto d'ora di ritardo, ho sostato a lungo in attesa del mio volo.   
Cosí  ho vissuto una sorprendente illuminazione.  Spinta dal bisogno, dopo ore a girare nell'hub, mi dirigo spedita e sicura nel bagno delle donne.  Posto ultra moderno dove la domotica la fa da padrone: luci che si accendono al tuo passaggio, rubinetti che si azionano solo se metti le mani a due centimetri dall'augello e altre amenità del genere.   

Impegnata nella cultura materiale da ritirata, e la cosa si faceva lunga perché ero arrivata molto presto per il timore di perdere il volo, la luce improvvisamente si è spenta lasciandomi al buio nella cabina straniera e sconosciuta, anche se non mi ha impedito di  proseguire nella lettura dell'ebook, versione tecnologica  della lettura da cesso. 

Ora non é che fossi contenta di essere al buio e di cercare a tentoni il dispenser di carta igienica, ma la situazione aveva un che di bislacco che ha girato il mio umore verso il sorriso. 

Tuttavia una preghiera alla Sagat devo farla: capisco la crisi economica, comprendo anche l'attenzione al risparmio energetico, ma non potete regolare il sensore che gestisce la luce con la presenza di un cristiano?  Non che tutti leggano ore e ore nei bagni dell'aeroporto, ma io sarei più tranquilla per il prossimo viaggio.