mercoledì 23 novembre 2011

Profumo all'Istruzione. Scuole private? Provate per voi.

No. L'alluvione  non mi ha sommersa, nè mi hanno chiamato a fare il ministro nel governo Monti, nonostante l'imponente presenza di piemontesi e di donne nel nuovo esecutivo.

Ma nella squadra abbiamo apprezzato la nomina di Francesco Profumo al dicastero dell'istruzione e ricerca. Quel Profumo che, lasciato rettorato del Politecnico di Torino,  dovrà fare i conti con la scuola statale in pieno sfacelo, anche quella privata.
A proposito. Non tutti forse sanno che il figlio di Profumo ha frequentato la scuola americana di Torino, una struttura con rette da capogiro, tutta in inglese, dove si preprano i rampolli della buona borghesia prima di un precariato d'oro alla Casa Bianca. Tutto a spese di papà.

Che c'è di male? Chiedetelo agli ex studenti delle statali a caccia di primo impiego.

giovedì 3 novembre 2011

Golosità punita

Più che la fame, potè il digiuno. Ma pure golosità e distrazione. Con sorpresa finale.

Di cosa si sta parlando? Di un prodotto acquistato nel mio viaggio nei Balcani che mi è costato un notte di salati affanni.

Sì perchè la pigrizia, e la passione per le pulizie, mi hanno impedito di fare la spesa nella certezza consumistica che "in casa c'è sempre qualcosa da mangiare". Vero. Così ieri sera mi ha conquistato un preparato per minestre comprato in un supermercato macedone. Una busta piccina con i disegni di carote, prezzemolo, patate e altri ortaggi. Sembrava una di quelle confezioni per crema di asparigi o similia pronta per l'uso con aggiunta d'acqua.

Già pregustavo la crema corposa e densa con pezzetti di vegetali misti ricostruiti in laboratorio, addizionata a Dio solo sa cosa e resa ancora più gustosa da esaltatori di sapidità di provenienza incerta, ma imperdibili.
Colesterolo commosso e cellulite in festa.

Ma il diavolo ci ha messo la coda. Così piazzato sul fuoco un pentolino in terraccotta, una strizzatina d'occhio alla tradizione contadina non fa mai male, ho preso la busta dalla dispensa, cercato le istruzioni per la preparazione in una lingua che non fosse, l'albanese, il serbo-croato, il russo o il greco, poi quando finalmente mi si è parata la scritta in inglese, ho visto che occorreva versarne un cucchiaio prima dell'ebollizione, girare con cura e aggiustare di sale.

Tutto qui? Sì.

Tuttavia a me sembrava poco densa e ho variato le proporzioni, ancora un cucchiaio e poi ho assaggiato la vellutata di vegetali misti.

Non l'avessi mai fatto! Mi è sembrato di affogare nel mar Morto tanto era salata, altro che aggiungerne ancora.  La lingua è diventata un insensibile pezzo di carne, un bruciore leggero si è propagato negli orifizi laringoiatrici senza soluzione di continutà corrodendo i seni paranasali, mentre una batteria di starnuti risuonava in cucina.

Ma dopo il panico, la razionalità e soprattuto la parsimonia hanno avuto il sopravvento, perciò ho allungato la paraminestra con due cubetti di spinaci surgelati. E ho continuato a girare. Ancora un po' d'acqua fredda e del grano mi hanno fatto raggiungere la soglia della commestibilità. E l'ho mangiata.

Il dopo è stato un viavai dalla camera da letto alla cucina a intervalli regolari di un'ora, per mezzo litro di acqua a volta. Dalla quarta si è aggiunta anche una visitina in bagno, tanto per riequilibrare il colmo idrico.

Il mattino mi ha sorpreso stanchissima e ancora assetata, mentre le reni minacciavano sciopero per il lavoro a cottimo. E lo specchio mi ha rimandato la faccia di una donna distrutta con gli occhi piccolissimi.  E di infilare le scarpette tacco 12 non se ne parlava neanche.

E non era ancora finita. In ufficio tutti mi hanno chiesto cosa mi fosse accaduto, una voleva addirittura chiamare l'ambulanza, poi mi ha suggerito più sommessamente un massaggiatore.

A raccontare l'esperienza all'urpista diligente, che parla cinque lingue, sono stata immediatamente schernita. "Non è che si trattava di un condimento e non di una minestra e dovevi metterne solo un cucchiaino?"  ha ipotizzato ridendosela alla grande.
Ho respinto con fermezza l'accusa certa del mio inglese livello base. Ma intanto il dubbio era stato instillato.

A casa ho riletto con cura le istruzioni con lente d'ingrandimento e come sempre l'urpista diligente aveva fatto centro. Aggiungere un teaspoon, unità di misura di origne anglossassone che significa un cucchiaino, cioè poco.

Insomma si trattava di un preparato da aggiungere alle pietanze per insaporirle. E per me l'esperienza è stata come magiare un dado per brodo come un cioccolatino. 
Mai più senza.

lunedì 31 ottobre 2011

Halloween: altro che zucche, in Italia solo teste di rapa

Già questo pomeriggio orde di bambini travestiti da streghe, scheletri o vampiri, purtroppo accompagnati anche da genitori, si aggiravano nei negozi del vicinato pronunciando lo stupidissimo aut aut: "Dolcetto o scherzetto".

Sarà stato lo sguardo truce, o l'aspetto severo, ma sono stata risparmiata dalla molestia in salsa dark.

Non ci salviamo più dal colonialismo, pure la festa di Halloween doveva arrivare a mettere in formalina il cervello di questi futuri adulti. Ma tant'è.

Se i simpatici genitori, anziché accompagnare i pargoli nello stupidissimo tour, sforzassero il proprio di cervello, saprebbero che la festa di Ognissanti anche in Italia ha una tradizione e in Piemonte si chiama la festa delle lumere (le candele che si mettevano nei sentieri per illuminare la strada ai morti). Il parco della Collina Torinese organizza una gita per adulti e piccini con biscotti di castagne e racconti, alla scoperta della tradizione. Stavolta provate a fare qualcosa di diverso.

Ma oltreoceano non mancano esempi di cattivo gusto. Come quello dello studio legale di New York, specializzato in recupero dei pignoramenti di case,  che ha fatto vestire di dipendenti da "senzatetto". Immorale? "E' l'ennesimo pretesto per attaccare il nostro lavoro" si è difeso il titolare dello studio. La notizia arriva da America24 e se volete l'originale, ecco la colonna del New York Times  (http://www.nytimes.com/2011/10/29/opinion/what-the-costumes-reveal.html?_r=1&scp=1&sq=halloween%20steve%20baum&st=cse)  Ma se conoscete un po' di inglese non perdevi il video di You Tube dall'emblematico titolo "Foreclosure".

Auguri a tutti quelli che non hanno un onomastico.

Islanda: dalla bancarotta a una nuova costituzione. E a casa politici incompetenti

Saranno pure quattro anime domiciliate in un fazzoletto di terra a nordovest dell'Europa, ma sanno il fatto loro. E lo hanno dimostrato scendendo in piazza per dire no al debito contratto dai loro governanti, che ha portato il paese alla bancarotta nel 2008, negoziando con le banche olandesi e inglesi, non proprio facili e votando una nuova  nuova costituzione. Ma sopartutto uscendo da debito pubblico.

A capo di questa rivoluzione un cantautore, Hordur Tarfason, uno di quelli che crede nell'impegno degli artisti. Merce rara. Come raro è il coraggio da manifestare per 14 settimane consecutive per mandare a casa governanti incompetenti.
pagare colpe non commesse.

E da noi? Soparttutto perchè i grossi giornali non ne hanno parlato?

Per  chi volesse saperne di più:

la puntata di Report di oggi dove è possibile scaricare anche il testo della trasmissisone

un articolo di GQonfidenzial

dal blog dell'Espresso La voce indipendete

la pagina web di Hordur Torfason  versione inglese ridotta, ma se volete c'è anche in islandese