Le conseguenze dell'amore o della passione. Perché di irrefrenabile passione si è trattato per i due amanti tedeschi che, colti da inaspettato desio, si sono dedicati all'amor profano sul cofano di una macchina.
Peccato che tanto ardore scaricato sull'auto, trasformata per l'occasione in un'alcova futurista, abbia prodotto danni per 2700 euro, somma che il proprietario, ma guarda un po', ha chiesto alla coppia di rinfondergli.
Ma la coppia, forse avvezza a cotanto fuoco, non poteva credere di aver causato danni tanto ingenti e ha rimandato al mittente l'esosa richiesta. Così dalle parole si è passati alle aule dei tribunali, con tanto di giudice, di perito per la ricostruzione della dinamica dell'incidente e di pubblico, così numeroso che la corte si è vista costretta a spostare il dibattimento in un'aula più grande.
Come è andata a finire? Sono stati condannati.
La notizie per intero su La Stampa di oggi a questo link
http://www.lastampa.it/2013/10/16/societa/notte-di-fuoco-danni-per-euro-e-il-numero-del-cofano-diventa-un-hit-iX5MrykBggBbVmVYidaGdP/pagina.html
Il titolo l'ho preso in prestito dal libro di Paolo Sorrentino. "Hanno tutti ragione" è una straordinaria prova d'artista e Tony Pagoda è un personaggio a tutto tondo, degno del miglior Dostoevskij. Da non perdere.
mercoledì 16 ottobre 2013
Le conseguenze dell'amore
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venerdì 4 ottobre 2013
Un minuto di silenzio. I morti riarsi di Lampedusa ricordati con l'allarme antinciendio
Lo so, si tratta di una tragedia terribile, così oggi alle 11 anche nel mio ente è stato esperito il tentativo di silenzio pari a un minuto esatto, con alterni risultati.
L'adesione è stata annunciata con una toccante e mail gonfia di retorica diramata dalla direzione generale: alle 11, annunciato dall'allarme antincendio, sarebbe scattato il minuto di silenzio.
I dipendenti tutti hanno letto, commossi, il messaggio, approvando ad alta voce l'operato della direzione e commentando malevoli nell'orecchio del vicino l'adesione: usi dissentir tacendo.
Ma tutto questo sarebbe ancora negli usi e costumi delle strutture organizzate. Il bello è arrivato quando ciascuno, immerso nei propri uffici, che niente avevano a che fare con l'ufficio, ha sentito suonare l'allarme.
Chi stava spettegolando ha interrotto l'attività nella speranza di trovare altri e più gustosi argomenti di conversazione, poi, redarguito dal vicino, ha taciuto per i rimanenti 45 secondi: interpretazioni di sensibilità.
Chi stava scrivendo si è fermato giacché tasti e penna producono un tale clangore da coprire anche l'allarme. Va da sé che prima di un'ora buona non sia riuscito a riprendere l'attività interrotta. Chi invece stava al bar, un buon numero, evidentemente si sentiva in territorio neutrale e ha solo abbassato la voce, ma ha continuato le amene conversazioni sull'imminente fine settimana. Variazioni sul tema.
Ma tutti, proprio tutti, pur avendo mantenuto un discreto brusio grazie all'italica convenzione di interpretare individualmente, ma in modo autentico, ogni direttiva, sono ammutoliti quando, allo scadere del minuto accompagnato dall'assordante sirena, è scattato nuovamente l'allarme antincendio - e questa volta sul serio - mentre dal bar si levava una nuvola di fumo dissacrante generata da un toast bruciato.
A latere mi permetto di commentare che ricordare i caduti di Lampedusa, morti per sfuggire al fuoco, con l'allarme incendio è stato quantomeno inopportuno.
martedì 1 ottobre 2013
Orzo in tazza grande
Diciamolo subito: ordinare un caffè al bar è una babele tremenda: lungo, corto e ristretto, macchiato, freddo o corretto, con latte a parte, alla francese o americano. E mi fermo qui. Solo un barman di lunghissimo corso può ricordare a memoria la ricetta perfetta per le cinquanta e oltre sfumature di caffè in tazzina.
A questa mania tutta italiana, insigni critici gastronomici, dopo un giretto in Italia, hanno dedicato più di una pagina, figuriamoci cosa posso aggiungere io al coro dei grandi esperti in infuso nero. Se si aggiunge che il caffè mi è vietato fino a nuovo ordine.....
E allora vi prego, qualcuno risponda a questa semplicissima domanda: se ordino un orzo in tazza grande cosa ho chiesto?
Barrate solo una delle seguenti risposte:
a) una tazza grande, cioè come quella per il cappuccino, con una quantità di orzo degno di cotanto contenitore.
b) un tazza grande come quella per il cappuccino con all'interno la stessa dose di orzo che starebbe dentro ad una minuscola tazza di caffè.
No. Non rompetevi la testa a cercare la risposta esatta; è giustala prima.
Sarà perché io seguo la norma costituzionale dell'appropriatezza della prestazione. Detto in parole semplici: seguo delle proporzioni. Mica compro una gru per raccogliere un granello di sabbia, né uso un bicchiere per svuotare l'oceano.
Allora perché oggi ho chiesto un orzo in tazza grande e mi hanno portato questo?
A questa mania tutta italiana, insigni critici gastronomici, dopo un giretto in Italia, hanno dedicato più di una pagina, figuriamoci cosa posso aggiungere io al coro dei grandi esperti in infuso nero. Se si aggiunge che il caffè mi è vietato fino a nuovo ordine.....
E allora vi prego, qualcuno risponda a questa semplicissima domanda: se ordino un orzo in tazza grande cosa ho chiesto?
Barrate solo una delle seguenti risposte:
a) una tazza grande, cioè come quella per il cappuccino, con una quantità di orzo degno di cotanto contenitore.
b) un tazza grande come quella per il cappuccino con all'interno la stessa dose di orzo che starebbe dentro ad una minuscola tazza di caffè.
No. Non rompetevi la testa a cercare la risposta esatta; è giustala prima.
Sarà perché io seguo la norma costituzionale dell'appropriatezza della prestazione. Detto in parole semplici: seguo delle proporzioni. Mica compro una gru per raccogliere un granello di sabbia, né uso un bicchiere per svuotare l'oceano.
Allora perché oggi ho chiesto un orzo in tazza grande e mi hanno portato questo?
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