E poi dicono che la casta costa. Mica vero. E per sfatare ogni dubbio vi propongo il menù del Senato con tanto di prezzi, stampato in originale: eccolo.
La fonte è il blog di Macchianera, sì, proprio quello che ha svelato gli "omissis" del rapporto sulla morte di Nicola Callipari.
Adesso se i bungustai mi fanno le pulci sugli spaghetti alle alici, che la pasta non è proprio di Gragnano o che il prosiutto di San Daniele non è poi così dolce, allora vi dico che io, per mangiare nella mia mensa, spendo 8 euro e mezzo. E le posate sono in plastica.
Il titolo l'ho preso in prestito dal libro di Paolo Sorrentino. "Hanno tutti ragione" è una straordinaria prova d'artista e Tony Pagoda è un personaggio a tutto tondo, degno del miglior Dostoevskij. Da non perdere.
venerdì 26 agosto 2011
giovedì 25 agosto 2011
Lucchetti e catene: il vandalo innamorato, l'amore eterno lo promette così.
Romantici di tutto il mondo, amatevi pure! Ma non deturpate l'arredo urbano.
L'appello lo ha lanciato Repubblica il 23 agosto scorso con un articolo dal titolo Tutti pazzi per amore la guerra dei lucchetti riparte da Venezia, contro la moda di salire su un ponte, fissare un lucchetto, possibilmente con le iniziali, e buttare via la chiave per giurarsi amore eterno.
Un'azione innocente che può solo suscitare simpatia, tanto è ingenua, ma carica di valore simbolico per chi lo compie.
Niente di male, dunque. Invece no.
Perchè a furia di romantiche promesse - e Dio solo sa di quanto amore trabocca il cuore dei giovani - i ponti delle città, ma anche le cancellate di molti luoghi ameni, si sono riempiti di ferraglia che arrugginisce e deturpa. Tocca poi alle squadre del Comune passare con le tronchesi per estirpare i "cespugli ferrosi".
Perciò il partito dei detrattori attacca i romanticissimi figli di Federico Moccia, reo di aver lanciato la moda dalle pagine del libro "Ho voglia di te", e invoca per loro pene esemplari.
In testa Franceso Merlo che dal suo blog, sfogliando il Codice Penale, trova la giusta pena all'articolo 635 comma 2, punendo gli arditi in amore addirittura con un anno di reclusione.
Un'esagerazione? Forse.
Ma io, che ero a Sarajevo la settimana scorsa, a una canadese di Ottawa che elogiava le bellezze dell'Italia e che mi chiedeva il perchè di tanti lucchetti sulla balconata tra Riomaggiore e Menarola, nelle Cinque Terre, ho dovuto spiegare, con un po' di imbarazzo e nel mio inglese stentato, l'origine della moda.
Mi ha guardato sorridente e mi ha ringraziato per averle spiegato quello che a lei sembrava una strana mania.
Certo. Sarà pure la "Passeggiata dell'amore", la più romantica delle camminate da fare mano nella mano sdilinquendosi di fronte al partner. Ma è proprio necessario tirare fuori catena e lucchetto e attaccare il tutto alla ringhiera? Evidentemente sì.
E tuttavia non posso che trovarmi d'accordo con Merlo e invocare una pena esemplare.
E suggerisco. Niente galera contro gli innammorati vandali. Ma un giusto contrappasso fatto di lavori socialmente utili da svolgersi nella città dove è stato perpetrato il delitto.
Perciò fuori le lime e spediamoli a segare la ferraglia. Non è necassaria neanche una mappa dei luoghi, loro di certo li conosceranno. Con grande risparmio per le casse comunali.
Io invece spero che la canadese non abbia esportato la moda.
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domenica 21 agosto 2011
Cartelli distratti
Carica di spesa, avvalendomi delle aperture straordinarie di alcuni supermercati, decido di ritornare in autubus verso casa.
Succedeva oggi, intorno all'ora di pranzo dopo una passeggiata in collina a caccia di refrigerio.
Peccato che la metropolitana di Torino abbia sovvertito i percorsi dei pullman, senza che io mi informassi preventivamente.
Argh! A ricordarlo bene lo avevo letto, ma come ogni utente che si rispetti, avevo accartocciato l'informazione nel "cestino delle cose che non mi servono", anzichè catalogarla, attribuirle un codice e ripescarla all'occorrenza.
Così eccomi a fine corsa in piazza Carducci a caccia di un autobus per il mio rientro.
Arrivo alla palina, scruto i numeri, leggo attentamente i percorsi e individuo il mio vettore. Perciò mi accomodo e aspetto.
Dopo un quarto d'ora sotto il sole di agosto, con le derrate in decomposizione e i piedi marci per la stanchezza, inizio a temere che l'autobus non arrivi.
E come ogni utente medio che si rispetti, anzichè leggere più attentamente i cartelli, o telefonare al servizio clienti sempre attivo - sì, a Torino c'è anche questo - mi guardo intorno e chiedo agli astanti.
"Scusi, ma il 66 non passa - interrogo con apprensione due romene che stanno chiacchierando all'ombra - forse la domenica non c'è ?" continuo temendo la risposta.
Una di queste alza lentamente gli occhi sulla palina e legge: "FERIALE" si rivolge nuovamente a me e conferma:
"Feriale: vuol dire che la domenica non c'è"
Già. Il pullman è feriale e io non me ne sono accorta.
Accuso la lezione di cittadinanza attiva delle due straniere e mi dirigo a piedi verso casa.
Domani mi vendicherò con gli utenti ritardatari.
Succedeva oggi, intorno all'ora di pranzo dopo una passeggiata in collina a caccia di refrigerio.
Peccato che la metropolitana di Torino abbia sovvertito i percorsi dei pullman, senza che io mi informassi preventivamente.
Argh! A ricordarlo bene lo avevo letto, ma come ogni utente che si rispetti, avevo accartocciato l'informazione nel "cestino delle cose che non mi servono", anzichè catalogarla, attribuirle un codice e ripescarla all'occorrenza.
Così eccomi a fine corsa in piazza Carducci a caccia di un autobus per il mio rientro.
Arrivo alla palina, scruto i numeri, leggo attentamente i percorsi e individuo il mio vettore. Perciò mi accomodo e aspetto.
Dopo un quarto d'ora sotto il sole di agosto, con le derrate in decomposizione e i piedi marci per la stanchezza, inizio a temere che l'autobus non arrivi.
E come ogni utente medio che si rispetti, anzichè leggere più attentamente i cartelli, o telefonare al servizio clienti sempre attivo - sì, a Torino c'è anche questo - mi guardo intorno e chiedo agli astanti.
"Scusi, ma il 66 non passa - interrogo con apprensione due romene che stanno chiacchierando all'ombra - forse la domenica non c'è ?" continuo temendo la risposta.
Una di queste alza lentamente gli occhi sulla palina e legge: "FERIALE" si rivolge nuovamente a me e conferma:
"Feriale: vuol dire che la domenica non c'è"
Già. Il pullman è feriale e io non me ne sono accorta.
Accuso la lezione di cittadinanza attiva delle due straniere e mi dirigo a piedi verso casa.
Domani mi vendicherò con gli utenti ritardatari.
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sabato 20 agosto 2011
Alla Posta un mattina d'estate
Il rientro dalle vacanze nei Balcani mi ha regato due avvisi di giacenza. Li ho osservati con attenzione e, nella speranza che non ci fossero le consuete multe, sono corsa in Posta per sapere chi ha l'ardire di scrivermi in pieno agosto.
E visto che c'ero ho deciso di ricaricare la mia carta di credito prepagata.
In filiale, dopo il quarto d'ora d'ordinanza per distinguere tra prodotti postali, servizi postali, servizi assicurativi, piccole e medie imprese e pure l'immobiliare, ho individuato i due ticket segnafila e mi sono accomodata in attesa del mio turno.
Sarà stato caldo torrido, sarà stata una la nuova manovra finaziaria, ma i soliti avventori, prevalentemente anziani e ciarlieri, ma non mancano studenti e extracomunitari costretti a mille adempimenti, oggi erano a pascolare in altre lande. Perciò in pochi secondi il dislay ha segnato il mio numeretto con il consueto bip.
"A009"
"Dicaaaa"
"Buongiorno, sono venuta a ritirare queste due raccomandate, ecco il mio documento"
"Eccole qui, firmi pure sulla riga"
"Grazie, grazie"
Mi allontano sorridendo compiacendomi per tanta efficienza pronta a una nuova attesa su una delle sedie vuote dell'ufficio.
Non faccio in tempo a sedermi che il nuovo bip mi richama allo stesso sportello.
Ma come?
Mi fate impazzire davanti al Vostro totem giallo e poi lo stesso addetto mi chiama due volte? Misteri dello sportello.
"Ah! E' di nuovo Lei"
"Sì. Buongiorno, dovrei ricaricare la mia carta di credito"
"Mi spiace non ho il modulo per la ricarica, deve rivolgersi all'altro sportello"
"!?"
Pago cara la mia esitazione, perchè non faccio in tempo a girare i tacchi che l'unico utente del posto, che in attimo è entrato, indovinato il percorso, srotolato il ticket, è stato convocato dall'impiegato estromettendomi dalle precedenze. In mano il mio inutile ticket.
Quale sentimento abbia mosso l'impiegato non saprei dirlo. Ma ma si è alzato, ha superato il pilastro, parlato con il collega e mi consegnato il modulo per la ricarica ed è tornato alla sua postazione.
Il resto è stato uno scambio di pochi euro e qualche firma ed eccomi fuori a 31 gradi.
Sul contenuto delle raccomandate ho già sventagliato parolacce e bestemmie.
E visto che c'ero ho deciso di ricaricare la mia carta di credito prepagata.
In filiale, dopo il quarto d'ora d'ordinanza per distinguere tra prodotti postali, servizi postali, servizi assicurativi, piccole e medie imprese e pure l'immobiliare, ho individuato i due ticket segnafila e mi sono accomodata in attesa del mio turno.
Sarà stato caldo torrido, sarà stata una la nuova manovra finaziaria, ma i soliti avventori, prevalentemente anziani e ciarlieri, ma non mancano studenti e extracomunitari costretti a mille adempimenti, oggi erano a pascolare in altre lande. Perciò in pochi secondi il dislay ha segnato il mio numeretto con il consueto bip.
"A009"
"Dicaaaa"
"Buongiorno, sono venuta a ritirare queste due raccomandate, ecco il mio documento"
"Eccole qui, firmi pure sulla riga"
"Grazie, grazie"
Mi allontano sorridendo compiacendomi per tanta efficienza pronta a una nuova attesa su una delle sedie vuote dell'ufficio.
Non faccio in tempo a sedermi che il nuovo bip mi richama allo stesso sportello.
Ma come?
Mi fate impazzire davanti al Vostro totem giallo e poi lo stesso addetto mi chiama due volte? Misteri dello sportello.
"Ah! E' di nuovo Lei"
"Sì. Buongiorno, dovrei ricaricare la mia carta di credito"
"Mi spiace non ho il modulo per la ricarica, deve rivolgersi all'altro sportello"
"!?"
Pago cara la mia esitazione, perchè non faccio in tempo a girare i tacchi che l'unico utente del posto, che in attimo è entrato, indovinato il percorso, srotolato il ticket, è stato convocato dall'impiegato estromettendomi dalle precedenze. In mano il mio inutile ticket.
Quale sentimento abbia mosso l'impiegato non saprei dirlo. Ma ma si è alzato, ha superato il pilastro, parlato con il collega e mi consegnato il modulo per la ricarica ed è tornato alla sua postazione.
Il resto è stato uno scambio di pochi euro e qualche firma ed eccomi fuori a 31 gradi.
Sul contenuto delle raccomandate ho già sventagliato parolacce e bestemmie.
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lunedì 8 agosto 2011
Mete lontane
A 700 chilometri dall'Italia, sulle montagne della Macedonia, si consumano le mie vacanze. Alternative e pioneristiche. Su un pullman con sedici persone a bordo battiamo palmo per palmo le vallate a caccia di paesi e villaggi, piccoli, piccolissimi e minuscoli. Meglio se incontamitati e non segnalati sulle cartine geografiche. Tutti a caccia di emozioni da esibire ad amici e colleghi, magari in formato foto.
Nella presunzione del viaggiatore del terzo millennio vive il desiderio di un incontro autentico e primitivo. Dimentico che prima di noi sono passati i tecnici di Sky per una pacifica colonizzazione via etere.
Nella presunzione del viaggiatore del terzo millennio vive il desiderio di un incontro autentico e primitivo. Dimentico che prima di noi sono passati i tecnici di Sky per una pacifica colonizzazione via etere.
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