domenica 20 febbraio 2011

Prima della fine

E' il mattino il momento più difficile. Il quarto d'ora tra il termine della doccia e la porta di casa. Piegata sul lavandino del bagno, io piango.
Piango e temo di non farcela ad uscire, ad affrontare la giornata, ad entrare in ufficio, salutare i colleghi, fumare sulle scale, partecipare alle riunioni, mangiare in mensa.

Prima no. Quando mi alzo guardo fuori e vedo le gemme sull'ortensia, il limone avvolto nel velo bianco, il tavolo verde e le sedie sul terrazzo, sto bene.
Preparo il caffè, aggiungo il latte e lo zucchero - il pane tostato nel caffelatte mi rinfranca - ascolto le notizie alla radio e tutto sembra ordinario. Una giornata come tante.

Però mi appoggio al termosifone caldo e mi fermo. Fotografo il benessere nel silenzio di casa mia. Sono in pace. Starei in piedi al caldo per tutto il giorno, ma non posso.

Devo guadagnare il bagno.
Devo lavarmi.
Devo rendermi presentabile.
Devo uscire di casa.

Devo andare a lavorare.

Ho ancora paura. Paura di arrivare davanti al palazzo e piangere. Paura incontrare un collega che a voce bassa, gurdandosi intorno con aria sospetta, mi chiede cosa stia succedendo.

Non saprei rispondere. E'  un assedio silenzioso vestito di gentilezza. E ogni dialogo è un'accusa di cospirazione.

Non so di chi fidarmi.

Ma devo andare avanti. Come una moglie tradita continuo a portare a scuola i bambini e preparare la cena. Anche il sorriso sembra spontaneo. Non un atteggiamento che tradisca il mio dolore.

E anche la sera mi sorprende indifesa, a temere il giorno che arriva.

sabato 19 febbraio 2011

Ho aperto gli occhi a mezzanotte

Ho aperto gli  occhi appena dopo mezzanotte. Il malessere si insinuato nel mio stomaco, un'occupazione forzosa e senza e senza ostacoli.

Cuore: smetti di battere così forte, perchè non ce la faccio a reggere.

Mi sono alzata dal letto e ho acceso il computer. Ho cercato sulla rete qualcosa che potesse aiutarmi, ma non mi riconosco in alcuna categoria sociologia. Non è mobbing, nè deprofessionalizzazione o demansionamento.
A me sembra ingiustizia e non so darmi pace.

giovedì 17 febbraio 2011

Tutti abbonati

Rientro da un viaggio di lavoro in tarda serata. Dalla stazione prendo l'autobus che mi riporta casa. Poche fermate per osservare la fauna che frequenta i mezzi pubblici a Torino: in tutto un decina di persone di varie nazionalità, Italia inclusa.
Poggio la valigia e tento di annullare il biglietto. La macchinetta timbra le 23.43
Ma come? Sono le 22.15

Colta da un attacco di cittadinanza attiva avverto l'autista.

"Scusi, la macchinetta è avanti"
"Lei guadagna più di un'ora" obietta lui.

Piccata, insisto. Sono un cittadino modello e voglio partecipare al miglioramento dei servizi pubblici.

"Certo, ma volevo avvisarLa lo stesso"

L'autista sorride e commenta: "Ho preso questa vettura alle 18 e nessuno se ne accorto,  avranno tutti l'abbonamento" è la sua considerazine mentre dà un'occhiata allo specchietto retrovisore.

"Certo avranno tutti l'abbonamento" confermo indispettita.

venerdì 11 febbraio 2011

La concorrenza

C.Q. , nata il 5 ottobre 1982, solo pubblista, 29 anni, una tessera di partito in tasca e 32.303,96 euro all'anno per sostituirmi.

mercoledì 9 febbraio 2011

Una giornata particolare

Ancora un giorno a letto, fazzoletti pieni e altre misere manifestazioni poco urbane regalate dal mio corpo.Tre giorni di mutua durante i quali mi sono improvvisata casalinga e ne ho subito tutte le molestie: telefoniche e di persona.

Il primo squillo arriva dal telefono di casa alle 10,45. E la sventurata rispose. Dall'altro capo una signorina tanto gentile mi invita a scegliere Teletu come nuova compagnia telefonica, così risparmio. L'ho liquidata in fretta perchè ho già detto di no ad altre due sue colleghe.
Sappia signor Teletu, che se continua a importunarmi, anche se lei ha il prezzo più interessante, io non cambio.

Passate da poco le 11 suonano al citofono, temendo la visita fiscale del giustiziere della funzione pubblica, rispondo. Invece vogliono riempire la mia cassetta della posta di pubblicità. Ma il mio vicino mi precede e scoraggia l'ardimentoso che gira i tacchi e se ne va.
Io invece non conoscerò mai le offerte del supermercato vicino casa mia.

Il primo pomeriggio mi regala una molestia via cellulare, un signore che prima dice di chiamarsi Cristiano, mi chiede se ho comprato un elettrodomestico Zoppas a rate, o con carta di credito o con bollettini postali.
??????
Faccio la scema e dico che non ho capito il suo nome, allora lui si qualifica come Roberto Franceschelli, questo il suo cellulare - 3472002882 – e mi saluta frettolosamente.
Sento puzza di truffa. Perciò chiamo sia il servizi clienti della Zoppas, mi risponde una certa Maria Teresa che cade dalle nuvole, poi i Carabinieri che non ravvedevano alcun reato.
Non sono ancora convinta.

Ancora il telefono di casa: un certo Elia mi chiede se è vero che nel mio palazzo qualcuno affitta un appartamento – non lo so –  allora Lei vende il suo?
Ma questo è pazzo! Gli intimo di non molestarmi oltre e chiudo.

Penso che la giornata sia già stata ricca. Invece due ragazzotti con abbronzatura da profumeria suonano alla porta, dicono che sono dell'Eni, mostrano un cartellino con il logo Eni appuntato sulla giacca – ma dove sono finiti gli operai con la tuta blu - e che devono aggiornare le tariffe, perciò mi pregano di mostrare l'ultima bolletta.
Che cosa? Che cosa?
Ma se è l'Eni a inviarmi la bolletta, perché non guarda nel suo archivio?  Mah!

bilancio della giornata: sempre meglio che lavorare.