mercoledì 13 aprile 2011

Babel

Nel  grande salone dove sono posizionata manu militari la giornata  è, per chi sa prestare orecchio, una babele di dialoghi che emergono ad intermittenza.

Dall’Appennino del protocollo, alle Ande della segreteria, non posso esimermi di captare la conversazione globale priva di nessi logici.

Maledette buste
Come?
I peroni ripieni….
Ma i residui ci sono, perché mi hai messo in questo turno
L’avvocato Bianchi ha scritto
Scotta?
L’impegno di spesa per l pubblicazione è uguale al 2006
Quando?
Drin drin drin
Fumi?
Dov’è il toner
Uhuu! I bambini a scuola!
Scarica protocollo
Giovanna, il telefoninooooooo
Biiiiiiiiiiip
No!
La  stazione appaltate rilascerà il Durc relativo al dirigente della struttura
Datemi il verbale
Scrivi qualcosa.
Uno di uno, poi?
Posso prenotare una panoramica per un bimbo di tre anni?
Ma Brooke (Logan) che ha fatto?

Io me ne sto nascosta dietro la pianta nella speranza che mi ritrovino fra un anno. Nel frattempo assumo uno Zoloft  ogni giorno, la pillola della felicità, che  rende sopportabile la mia inutile presenza in questo ufficio.

Elezioni 2011: innovare per credere

A maggio Torino dovrà eleggere un nuovo sindato e la competizione elettorale è già entrata nel vivo. Non potendo replicare quanto accaduto nel 2001, un candidato morto d'infarto durante un incontro con i commercianti, e l'opposizione che ha assitito il proprio cavallo di razza nella camera di un ospedale, i partiti utilizzano nuovi sistemi di propaganda.
Assolutamente bipartisan.
Perciò al via con le telefonate presentazione registrate: non te ne liberi neanche strappando il filo del telefono, puoi solo rispondere no alla domanda "Vuole conoscermi meglio?" "Digiti il tasto asterisco per confermare"
Grazie a Dio non lo trovo.
Questo è il metodo preferito dai candidati di destra, poco usi al comizio pubblico, riepiegano sulla tecnologia. Evidentetemente la legge dei grandi numeri li premia.
I candidati di estrazione cattolica o, come dire, più ecumenici, tentano il contatto diretto, anche se telefonico. Così oggi mi ha chiamato Raffaele per informarmi che loro fanno una politica vicino al cittadino, che vogliono ascolatare la gente, raccogliere proposte.
Ho declinato educatamente l'invito e,  prima che riuscissi a liquidare il giovane, ecco la domanda delle 100 pistole: "Quale pensa sia il problema più importante per Torino?"

Ho pensato a lungo, scorrendo la mia quotidianità, dalle piste ciclabili interrotte, alle cacche di cane che tappezzano i marciapiedi, poi c'è la sicurezza, la cassa integrazione che aumenta, la spesa per l'assistenza sociale ridotta a lumicino, le partecipate del Comune da ripianare, la manutenzione dell'arredo urbano e molto altro ancora.

Ho deciso: al prossimo suggerisco la lettura di questo post per ispirarsi nel progamma elettorale.
Così risparmia soldi in telefonate.
Questa sì che è innovazione.

venerdì 8 aprile 2011

Polveri sottili






Il silenzio di questi giorni è giustificato dai lavori di ristrutturazione del mio minuscolo attico. Per una settimana due espertissimi uomini hanno levigato il mio parquet dissestato dalle piogge dello scorso anno.
Nel frattempo ho vissuto in una bella casa d’epoca del mio ex ex ex fidanzato con il quale ho barattato un letto con cenette a base di verdura e pesce. Una settimana da finta maglie senza obbligo di dovere coniugale.
Ma il rientro è stato fantastico, con tutto quell’odore di vernice ad acqua che mi ottenebrato la mente: un’euforia degna delle migliori sostanze psicotrope.
Rimane la polvere di legno in tutti gli interstizi del mondo, una polvere sottile resistente a ogni tipo di aspiratore che mi ributta nella più vintage delle scope.  

domenica 27 marzo 2011

Call me

E' stata una sorpresa che mi ha bloccato in mezzo all'incrocio: un telefono pubblico proprio all'angolo vicino casa mia. In tutti questi anni non me ne ero mai accorta. Da quando cioè l'avanzare dei cellulari ha definitivamente soppiantato le cabine telefoniche. E quelle superstiti vanno bene per ripararsi dalla pioggia o, all'occorrenza, per sostituire i vespasiani.
Invece no. Questa mattina un signore di mezza età, con accento italiano, stava parlando nella campana di protezione acustica del telefono pubblico, anche se così ad alto volume che l'ho sentito.

Affetta da cecità pregressa, ho chiesto lumi al bar di fronte, perchè io proprio non ci volevo crdere che ci fosse un telefono funzionante in mezzo al traffico del corso.

Il solito avventore, che tutto sa della zona, conferma la presenza da circa un anno del fungo telefonico e mi fornisce anche le statistiche del fermo impianto.

Ora io mi riprometto di usare l'apparecchio al più presto perchè occorre premiare tanto senso civico. E soprattuto rimbalzare indietro nel tempo, quando c'era ancora la lira e per telefonare dovevi farci cadere dentro una moneta da cento lire, tariffa urbana illimitata, oppure quando, nelle sere d'inverno ti stropicciavi nelle cabine con il tuo fidanzato o, ancora anche, quando la cabina telefonica era il posto da dove venivano rivendicate azioni  sovversive: "Qui gruppi armati ecc. abbiamo eseguito esproprio proletario." Click. Oppure  presentate richieste di riscatto "Portate mezzo miliardo in banconote da mille non segnate nel posto , vi faremo sapere."

Chissà con chi parlava quel signore di mezza età in modo così concitato.

giovedì 24 marzo 2011

Totem e tribù

Sono prove importanti quelle che la sorte, qualche volta, ti chiama a superare. E per chi vive dietro lo sportello la sfida sta nel sopravvivere quando il totem elimina coda si rompe e non eroga più minuscoli foglietti con numeri progressivi per rabbonire l’utente.
È successo questa mattina.
Erano circa le dieci e l’urpista diligente mi ha cercato sul telefonino per annunciarmi disordini nel salone: utenti in derelegulation rimbalzavano tra gli sportelli senza riuscire a consegnare documenti o perfezionare pratiche.

Cristo! E tu che hai fatto?” l’ho interrogata con ansia.
E cosa vuoi che abbia fatto – mi ha risposto con tono compiaciuto – ho chiamato l’assistenza e ho distribuito i numeri a mano”.

Tiro un sospiro di sollievo e penso al caffè, ma l’urpista diligente affonda il colpo:
“Già, adesso c’è poca gente, ma domani, all’ora di apertura, come faremo?”
Il muro umano schiacciato sulla porta vetri dell’ingresso alle 8.30 del mattino mi fa tremare i polsi. Occorre ritornare al lavoro manuale. Allora scendo per preparare almeno 227 biglietti con il numero disegnato a pennarello, confido su maschio di razza bianca e corporatura robusta posizionato all’ingresso per domare folla e nuovi disordini
In ascensore imploro il tecnico del totem.

Ma il destino, per la verità un po’ avverso di questi ultimi tempi, mi dà una mano. L’uomo del totem mi apostrofa e mi prospetta una soluzione rapida. Poi armato di spry, olio e un lunghissimo bastoncino flessibile, ha rimesso in funzione la macchinetta salva-sportello che ha ripreso a sputare biglietti a ripetizione con una sola carezza sullo schermo - tecnologia touch screen - ricomponendo la pace nel salone.