lunedì 31 ottobre 2011

Islanda: dalla bancarotta a una nuova costituzione. E a casa politici incompetenti

Saranno pure quattro anime domiciliate in un fazzoletto di terra a nordovest dell'Europa, ma sanno il fatto loro. E lo hanno dimostrato scendendo in piazza per dire no al debito contratto dai loro governanti, che ha portato il paese alla bancarotta nel 2008, negoziando con le banche olandesi e inglesi, non proprio facili e votando una nuova  nuova costituzione. Ma sopartutto uscendo da debito pubblico.

A capo di questa rivoluzione un cantautore, Hordur Tarfason, uno di quelli che crede nell'impegno degli artisti. Merce rara. Come raro è il coraggio da manifestare per 14 settimane consecutive per mandare a casa governanti incompetenti.
pagare colpe non commesse.

E da noi? Soparttutto perchè i grossi giornali non ne hanno parlato?

Per  chi volesse saperne di più:

la puntata di Report di oggi dove è possibile scaricare anche il testo della trasmissisone

un articolo di GQonfidenzial

dal blog dell'Espresso La voce indipendete

la pagina web di Hordur Torfason  versione inglese ridotta, ma se volete c'è anche in islandese

venerdì 28 ottobre 2011

Seduta aggiornata

Non è bastato rinunciare a ogni pretesa economica e neanche fare non uno, ma mille passi indietro. L'azienda vuole di più.
Vuole che la differenza contributiva me la carichi io.

Così hanno dichiarato qualche giorno fa in udienza, di fronte a un giudice infastidito per l'ennesimo contenzioso lavorativo che non si riferiva a una metalmeccanico licenziato in tronco.

Noi tutti in piedi, capo chino in segno di reverenziale rispetto, in dieci minuti abbiamo esternato i nostri desiderata. Soppesando le parole una per una, per non rompere una fragilissima trattativa, che chi lo fa arrabbiare perde.

Alla fine il giudice ha fissato una nuova udienza "con il legale rappresentante per firmare un accordo" alle 8.30 del mattino.

"Ma il grande capo viene da fuori città..." ha rappresentato l'avvocato della controparte.  "E allora? - chiede il giudice - passa prima di qui"

Quando si dice che le parole sono pietre.

giovedì 27 ottobre 2011

In Europa tutto bene, la borsa vola e gli sfratti pure

Pantaloni di flanella strausati, maglia a coste che fa capolino dal giaccone grigio petrolio, capelli scuri e arruffati. Entra nel salone con passo incerto, si ferma a due metri dalla porta di ingresso e inzia a cercare con lo sguardo un'anima buona contro cui tracimare le pletora di domande.

Dietro il vetro le urpiste si stanno preparando all'esondazione verbale. Il loro ottimismo verrà punito i meno di un secondo.

L'uomo raggiunge l'Urp e mostra il precetto di sgombero dal suo alloggio. Vuole una casa. 

Le Urpiste si tarantolano sui loro trespoli.
L'uomo chiede come fare.

L'urpista diligente si impegna in una didascalica spiegazione sulle assegnazioni e i contributi all'affitto e altre misure irraggiungibili per chi ha già superato la boa dell'ufficiale giudiziario.
L'uomo digrigna i denti e ripete daccapo: mi hanno sfrattato, voglio una casa.
L'urpista diligente ammette il porprio fallimento professionale.

L'urpista ortodossa invece lo esorta a rivolgersi a un avvocato.
L'uomo frena un moto di stizza e le ricorda di non avere più soldi visto che mangia alla mensa dei poveri.
L'Urpista ortodossa si alza piccata e spruzza spry antibatterico in ufficio.

L'urpista empatica, testimone consapevole della frustrazine delle colleghe, dopo essersi asciugata la lacrime, chiama al telefono la Dama di Carità dei contributi, che, vestita di Armani e un velo di fondotinta tono su tono, prende atto della situazione e conferma di non poter fare niente, ma garantisce l'intervento dell'assistente sociale.

L'uomo si ritrova al via senza aver risolto niente e pure in ritardo per il pranzo alla mensa dei reietti, con il precetto in mano.

mercoledì 19 ottobre 2011

Lettera aperta al presidente del tribunale del lavoro

Gentile signor Presidente del tribunale del lavoro. Lei dovrà decidere se le mie richieste di giustizia sono legittime e se invece questa causa è figlia della presunzione di un colletto bianco, con i piedi coperti da un decoroso e inalterato stipendio.

Lo so che molti altri, e sono tanti, stanno perdendo il lavoro. So anche che chi se lo conserva lo paga  con interessi da usuraio sulla propria vita e a scapito della sicurezza.

E tuttavia Le pongo una domanda: se il ministero della giustizia, al quale per fortuna Lei non risponde, la spostasse dal Suo ruolo di magistrato e la mandasse a fare il dirigente dei cancellieri, interropendole la carriera e mettendo al Suo posto un nuovo magistrato fuori ruolo al suo primo incarico, anzi dividesse la sezione in due più piccole lasciando a Lei una parte, in aggiunta alla gestione dei cancellieri e lasciando l'altra al nuovo arrivato, il tutto mantenedole inalterato lo stipendio, Lei che cosa farebbe?

Perchè questo è successo a me. Allora Lei che cosa farebbe?
Non si arrabbierebbe come una iena e non correrebbe  al Csm chiedendo giustizia?
Io credo di sì.

Credo che dopo lo stupore iniziale, la sorpresa per l'accaduto,  la rabbia per l'impudenza, il dolore per la situazione, lo scoramento per l'impotenza, Lei cercherebbe una via per farsi riconoscere anni di lavoro.
E' quello che sto facendo io.
Nonostante le minacce, i veleni, le calunnie e le pressioni.

Tutti mi suggeriscono di accettare questo accordo, ma io non voglio.

martedì 18 ottobre 2011

Censimento 2011: W Lavoisier

Provocatoriamente ho compilato il censimento in ufficio durante l'orario di servizio. Non proprio lunedì, dopo gli assalti e le polemiche, ho preferito concedere un giorno di tregua ai sistemisti dell'Istat.

Così martedì  mi sono messa di buzzo buono e alle 11 e quaranta sono partita con la scheda. Venti minuti serratissimi di botta e risposta con le pagine web, fino all'ultima domandina.

Poi l'annuncio: "Grazie per aver risposto, stampa la ricevuta"

Sic, è inziata una lunga attesa con un mappamondo bidimensionale che girava come un pazzo. Ho visto l'America, il Canada, la Nuova Zelanda e poi l'Asia, l'India, l'Africa e l'Europa tutta, dalla Siberia a Saint Michel, ma della mia ricevuta manco l'ombra.
Ancora un paio di rotazionu sull'asse terrestre prima di rinunciare, poi anche i dispetti hanno una fine. E ho ripreso le consuete occupazioni.
Ma a una settimana di distanza sono tornata sul luogo del delitto pronta a ripetere l'esperienza.

Ebbene sì. Anche all'Istat nulla si crea e nulla si distrugge, perciò non appena inseriti i miei dati il programma mi smaschera e mi ricorda che ho già partecipato alla grande indagine e finalmente scarico scheda e ricevuta.

Perciò tutti quelli che hanno vissuto il brivido dell'attesa davanti allo schermo stiano tranquilli. La ricevuta c'è. Basta aspettare.

P.S. Per chi desidera qualche commento, visiti il blog di Shunrei Gite Mentali