giovedì 1 marzo 2012

Lettere dal carcere, ma Gramsci non c'entra

Una vecchia novità tutela gli utenti: è il difensore civico. Si rivolgono a lui cittadini in cerca di giustizia nella speranza che spezzi le reni alle amministrazioni pubbliche.
Lui non è che proprio sia dotato di manganello, ma armato di penna scrive per segnalare ingiustizie e stigmatizzare comportamenti non proprio ortodossi della Pa.
Certo il lavoro non gli manca, ma l'utente medio lo considera un paladino e si rivolge a lui con il cuore gonfio di speranza.
Anche la mia amminstrazione ne ha assoldato uno e anche bravino, a dir la verità. Così è tutto un trillare di telefoni per prendere appuntamenti e l'urpista ad interim, quello che sostituisce l'urpista diligente entrata di diritto nelle statistiche della disoccupazione, deve ancora abituarsi.

Ma ecco un altro utente in cerca di soddisfazione.

"Buongiorno avrei bisogno di un appuntamento con il difensore civico" chiede educato al telefono.
"Lei è fortunato, c'è posto già oggi" la rassicura l'Urpista ad interim, orgoglioso di questo nuovo incarico.
"Oggi non posso..." l'utente declina l'invito.
"Allora domani mattina" lo incalza l'urpista con spirito da piazzista, manco lo pagassero a cottimo
"Veramente sto andando in carcere" si giustifica l'utente.
"Ah sì? - risponde l'urpista senza alcun imbarazzo - e quando esce?"

Questa è professionalità pura. Avrà una nota di merito.

martedì 28 febbraio 2012

No Tav: Te lo diciamo ad Alta Voce

Lo avranno capito anche i bit che sono di sinistra. Ma qui si va oltre. Dopo i fatti di sabato alla stazione di Torino e l'incidente di questa mattina, forse è il caso di saperne di più sulla Tav, treno ad alta velocità.

Le ragioni del no sono ben esposte da Massimo Zucchetti, professore del Politecnico di Torino, sì proprio quella prestigiosa università che esporta cervelli in tutto il mondo, nel suo blog.

Buona lettura.

lunedì 27 febbraio 2012

Utente medio perdonami

Caro utente medio, per più di un anno ti ho messo alla berlina su questo blog. Ho riso dei tuoi errori e ho raccontato le tue quotidiane meschinità per saltare la coda. Come se non bastasse ti ho anche accusato di non avere una coscienza di classe.
Ma esiste una giustizia superiore che oggi ci ha livellato sul foglio bianco della lettera che ti ho scritto. Complici la fretta, l'ossessione pedagogica e l'accanimento alla semplificazione, la tastiera del mio computer ha liberato un paradosso sintattico di cui non, forse, ti sei neanche accorto.

Ma io sì.

Così in risposta alla tua richiesta ti ho specificato che il "pagamento è gratuito" è l'ho messo anche in neretto. In realtà volevo dire che il bonifico è gratuito se lo fai in un particolare  circuito bancario perché c'è una convenzione. E non devi andare per forza in posta  e versare l'obolo per il bollettino. Ma era troppo lungo e l'ho sintetizzato in quel terribile ossimoro: "il pagamento è gratutito".

Me ne sono accorta solo rileggendo il testo mentre lo spiegavo all'urpista superstite. Spero, utente medio, che tua abbia un figlio/a che sta frequentando il liceo classico e che leggendo la mia lettera si sia fatto una grassa risata e l'abbia pubblicata su You Tube alla categoria "strafalcioni e affini dalla Pa" con tanto di firma e di titolo accademico.
Sarebbe la giusta ricompensa per sussiego con il quale ti ho sempre trattato.

Ma se questo non dovesse accadere, sappi  che io mi sono costituita da direttore chiedendogli una pena esemplare, che lui non ha voluto in alcun modo comminare. E che il pagamento è davvero gratutito. Ma la cifra è giusta e la devi versare tutta. Davvero.

lunedì 13 febbraio 2012

Gelo sull'Italia: la Svezia ci invidia.

Se le immagini che ho visto  in tivù non sono opera di un impostore amatariale, in questo pazzo, pazzo mondo tutto può succedere. Anche che si scii sulla spiaggia. Naturalemente fondo. Si perchè nella piana del mare romagnolo sono arrivati i maestri di Cortina, sci ai piedi e bastoncini lunghi,  per insegnare ai romagnoli a pattianare  leggeri sul bagnasciuga.
Una nuova forma di immigrazione per conquistare nuovi mercati. D'altronde a Rimini chi non ha un paio sci da fondo nell'armadio e non vede l'ora di tirarli fuori, passarli con la sciolina di scorrimento, indossare tutina e scarpette a tallone libero, seguire un corso di sci nordico con tecnica  alternata e,  perchè no, esercitarsi anche un po'  nel tiro a segno. Un po' biathlon non ha mai fatto male a nessuno.

Così mentre da Piacenza in giù la neve ha sommerso un bel pezzo di penisola e ci si prepara per le olimpiadi invernali del 2014, le Alpi sono pelate come un nevembre di media stagione.
Oggi ad Aosta il termometro segnava meno sei, ma di neve nenche l'ombra. A guardare in alto si vedevano solo cime appena spruzzate di bianco e puntoni di roccia viva facevano bella mostra di sè a 3mila metri.

Così dopo aver assistito all'esibizione di pattinaggio artistico di mia nipote non mi è rimasto altro che infilarmi in un bar a succhiare una cioccolata calda.

domenica 5 febbraio 2012

Torino come Cortina

Lo sa solo Dio perchè mi è venuto in mente di uscire questa mattina con temperatura a meno 10,  ma è successo. Così intarabarrata nel piumino no logo, ai piedi scarponi da montagna dotati di rompighiaccio, cappello di lana calato sulla testa con scarpa e guanti a corredo, sono andata a comprare il giornale:  "La Stampa" o "La Busiarda, come gli oppositori chiamavano una volta il quotidiano di Torino che noi leggiamo prima di tutto per i necrologi, un'abitudine che non ho mai incontrato in nessun altro paese.

Ecco, tra le consuetudini dei torinesi, appunto i necrologi sulla Stampa per non perdere neanche un funerale, lo stile sottotono per non urtare, la cena alle sette con caffelatte e l'imperativo categorico di non ostentare, atteggiamento che ci ha reso imperscrutabili a chi viene da fuori, mi ha colpito questa mattina vedere tante pellicce addosso alle signore che andavano a messa.

Sembrava di stare a Cortina o in uno di quei paesi della Bassa, benestanti ma un po' provinciali dove la domenca assisti all'esibizione di benessere preservato per lo struscio sul corso principale.

La mia città no. Ma neanche più la Crocetta è quella di una volta. Il quartiere delle dame di carità, impegnate ad aiutare i poveri, vestitite rigorosamente di bleu, grigio o crème, con la è alla francese, un colore tra il giallo e il bianco che sbatterebbe anche Naomi Campbell, capelli media lunghezza o corti con qualche filo d'argento e mai tinti - è così volgare la tinta -  e cerchietto in testa, mocassini mezzo tacco e sempre pronte al servizio in ospedale. Ecco, dove sono andate a finire queste signore?

Io questa mattina ho incontrate sciure coperte di visoni, colbacco di volpe, occhiali da sole, borsa di Gucci e stivali in camosco Mtb marron, al braccio di omaccioni con cappotto di cashmere e sciarpa pigramente annodata che non ripara neanche da un alito di vento. Ma che sta succedendo a Torino?