Raramente uso questo blog per questioni personali, ma un'eccezione mi verrà perdonata. Domani Lisa inizierà l'esame di maturità.
E allora: in bocca al lupo. E che crepi.
Dopo 29 anni anni io ricordo ancora il mio. La prove iniziavano a luglio, si portavano due materie e i voti erano in sessantesimi.
Quell'anno, era l'83, faceva un caldo terribile, io sono arrivata davanti alla scuola con il mio vocabolario, un vecchio Zingarelli regalato a tuo padre quando era piccolo.
Invece la sera prima ero piegata in bagno a studiare Pascoli, ma il giorno dopo dalle buste del ministero è spuntato Leopardi. L'ho accantonato per il timore di scrivere una marea di banalità. E ho fatto bene. Anni dopo, quando la vita mi convocata a scuola, ma dall'altra parte della cattedra, ho letto infinite declinazioni del pessimismo cosmico che mi sarei volentieri risparmiata. Ma anche temi di grande spessore, alcuni divertenti e arguti che hanno fatto guadagnare ai redattori benevolenza e anche qualche punto.
Perché anche i professori hanno un'anima e si annoiano da morire. Ma si entusiasmano di fronte a studenti entusiasti e si rammaricano per una domanda senza risposta.
Alla mia prima maturità da insegnante, ero commissaria di italiano e latino in un liceo molto prestigioso, uno studente era stato ammesso con una media scoraggiante.
Alla riunione preliminare, il membro interno (non so so si chiamino ancora così, sono anni che ho lasciato la scuola) ha invocato la sua promozione "perché tanto un altro anno non cambierebbe niente. Fa il maestro di sci ed è bravo. Lasciamolo sulle piste".
Dopo due scritti disastrosi è arrivato all'orale. Il presidente di commissione si è seduto accanto a me e sottovoce mi ha detto: "Professoressa, questo ragazzo bisogna promuoverlo, lei capisce vero? Tenerlo un altro anno qui lo rovinerebbe. Ma oggi arrivano gli ispettori del ministero e dobbiamo cavargli qualche cosa... Mi affido a lei".
E io ho capito. Così quando si è seduto di fronte a me gli ho chiesto "Alla sera" di Foscolo. Il presidente è sbiancato temendo la défaillance del poveretto. Da sotto il banco gli ho fatto segno di stare tranquillo, perché da questo sonetto si ricava tutta la poetica del Foscolo. Così è stato.
Non ti dirò mai chi è questo studente, ma non sono pentita. Ho solo dimostrato che si può cavare sangue dalle pietre, se sai dove scavare.
A lui la vita ha regalato grandi soddisfazioni e lui le ha restituite all'Italia.
Tu non hai bisogno di aiuti, e tuttavia temi per l'esame più importante della tua vita, e perciò ricorda che sopra le nuvole c'è sempre il sole.
Il titolo l'ho preso in prestito dal libro di Paolo Sorrentino. "Hanno tutti ragione" è una straordinaria prova d'artista e Tony Pagoda è un personaggio a tutto tondo, degno del miglior Dostoevskij. Da non perdere.
martedì 19 giugno 2012
Maturità: l'esame degli altri
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lunedì 11 giugno 2012
Ma sono proprio italiana, e anche un po' di più.
Supertitolata, altissimamente professionalizzata e profondamente annoiata: ecco la fotografia della mia situazione lavorativa.
Per dare un colpo di novità alla languida quotidianità che mi accompagna in ufficio non mi rimane che cercare altre strade. Così dopo aver fatto il bilancio delle competenze, verificato che non ho un mentore pronto a scommetere sulla mia personcina, schiacciata come un guscio di noce tra i grandi poteri occulti che manovrano questo paese, decido di presentare domanda per un concorso alla comunità europea.
Esaltata dalla semplicità con cui presenti domanda, c'è un form sul loro sito che ti guida a costruire il curriculum, niente a che vedere con i concorsi pubblici in Italia, mi immagino già negli uffici di Bruxelles a conversare in inglese con colleghi davvero simpaticissimi.
Compilati tutti i campi richiesti, il sistema mi assegna un numero di registrazione e un account personale sul quale riceverò tutte le comunicazioni. Il messaggio finale è chiaro: "Controlla il tuo account perchè lì, e solo lì, troverai tutto le info per la selezione".
Questo succedeva ad aprile. Poi le feste di Pasqua mi hanno spinto in Oman a scoprire nuovi mondi e sono tornata certa che 200mila candidati in 27 paesi richiedono una certa organizzazione e anche qualche mese.
Così oggi, spinta dalla consueta noia, ho controllato il mio account. Sorpresa!
Il capo dell'ufficio di selezione del personale, certo Gilles Guillard, mi ha scritto una bella letterina in iglese semplice semplice con la quale mi comunicava che la mia candidatura era stata accettata, che avevo fatto le cose per benino e che non mi rimaneva che prenotare la data della prima selezione, operazione che avrei dovuto eseguire on line dal 14 al 16 aprile ora di Bruxelles, pena l'esclusione dal concorso. Solo la nascita di un figlio, la morte di un congiunto prossimo, madre, padre, fratello e/ sorella, o ricovero in ospedale poteva costituire un'eccezione alla ferrea regola
Ma come? Il concorso era scaduto il 5 aprile e il 6 questo diligentissimo funzionario già scriveva per confermare candidatura e data delle selezioni? A più di 200mila candidati. Ma che sistema hanno a Bruxelles quando in Italia per un concorso a due posti andiamo avanti almeno due anni.
Bene sono certa che a guardare la posta in ritardo saranno stati prevelentemente italiani. Ora io mi vergogno come una ladra e per tenere alto l'italico onore ho deciso di dichiarare il falso e di traformare la mia nazionalità da italiana in svedese, tanto per distribuire un po' di fango ache ai paesi del nord, sempre così perfettini.
Noi qui ne abbiamo già abbastanza di verecondia, senza che ci aggiunga la mia.
Per dare un colpo di novità alla languida quotidianità che mi accompagna in ufficio non mi rimane che cercare altre strade. Così dopo aver fatto il bilancio delle competenze, verificato che non ho un mentore pronto a scommetere sulla mia personcina, schiacciata come un guscio di noce tra i grandi poteri occulti che manovrano questo paese, decido di presentare domanda per un concorso alla comunità europea.
Esaltata dalla semplicità con cui presenti domanda, c'è un form sul loro sito che ti guida a costruire il curriculum, niente a che vedere con i concorsi pubblici in Italia, mi immagino già negli uffici di Bruxelles a conversare in inglese con colleghi davvero simpaticissimi.
Compilati tutti i campi richiesti, il sistema mi assegna un numero di registrazione e un account personale sul quale riceverò tutte le comunicazioni. Il messaggio finale è chiaro: "Controlla il tuo account perchè lì, e solo lì, troverai tutto le info per la selezione".
Questo succedeva ad aprile. Poi le feste di Pasqua mi hanno spinto in Oman a scoprire nuovi mondi e sono tornata certa che 200mila candidati in 27 paesi richiedono una certa organizzazione e anche qualche mese.
Così oggi, spinta dalla consueta noia, ho controllato il mio account. Sorpresa!
Il capo dell'ufficio di selezione del personale, certo Gilles Guillard, mi ha scritto una bella letterina in iglese semplice semplice con la quale mi comunicava che la mia candidatura era stata accettata, che avevo fatto le cose per benino e che non mi rimaneva che prenotare la data della prima selezione, operazione che avrei dovuto eseguire on line dal 14 al 16 aprile ora di Bruxelles, pena l'esclusione dal concorso. Solo la nascita di un figlio, la morte di un congiunto prossimo, madre, padre, fratello e/ sorella, o ricovero in ospedale poteva costituire un'eccezione alla ferrea regola
Ma come? Il concorso era scaduto il 5 aprile e il 6 questo diligentissimo funzionario già scriveva per confermare candidatura e data delle selezioni? A più di 200mila candidati. Ma che sistema hanno a Bruxelles quando in Italia per un concorso a due posti andiamo avanti almeno due anni.
Bene sono certa che a guardare la posta in ritardo saranno stati prevelentemente italiani. Ora io mi vergogno come una ladra e per tenere alto l'italico onore ho deciso di dichiarare il falso e di traformare la mia nazionalità da italiana in svedese, tanto per distribuire un po' di fango ache ai paesi del nord, sempre così perfettini.
Noi qui ne abbiamo già abbastanza di verecondia, senza che ci aggiunga la mia.
domenica 10 giugno 2012
Meteorologi di tutto il mondo: nascondetevi
Me li immagino piegati su cartine, legati mani e piedi al computer grandi quanto una stanza - ve lo ricordate Hal 9000, il computer quasi umano di "2001 Odissea nello spazio"? - oppure impegnati ad osservare le variazioni del mercurio stipato in sottilissime asticelle di vetro, vivere in laboratori costruiti su cocuzzoli impervi, con il cuore rivolto all'interpretazione di venti e cirri per disegnare la mappa del sole e della pioggia con l'istogramma delle temperature, insomma ad elaborare le meglio note come previsioni del tempo.
Ecco, dei veri e propri eroi.
Ma lo sanno questi oracoli del terzo millennio che migliaia di persone pendono dalle loro divinazioni? Lo sanno che sono due week end che me ne sto buttata in casa anziché lanciarmi su pei monti a fare lo stambecco, perché sulla Val Susa, valli limitrofe e pure a Torino si vedono nuvole, gocciolone e fulmini che rischi di tornare a casa in barca.
E invece per due domeniche di fila il sole brillava in un cielo azzurro e splendente, l'afa ci attanagliava e di musei al chiuso ne ho le scatole piene.
Allora, cari meteorologi, io non vi ascolto più. Non vi darò più retta e domenica prossima, anche se disegnate la sagoma di un tornado sul Piemonte, io me ne vado in montagna a 2mila metri e se un fulmine mi centra in pieno, un pack alpino mi investe o una raffica di vento mi precipita in un dirupo, lasciando lo zaino impigliato all'unico cespuglio cresciuto sulla nuda roccia, sarà colpa vostra della vostre previsioni approssimative.
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domenica 3 giugno 2012
Campanula addenda: gioie e pungiglioni
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martedì 29 maggio 2012
Se la terra trema senza ordine del direttore
Non è che siamo abituati a tutte queste scosse di terremoto, perciò quando la terra trema, anche un cuor di leone diventa un coniglietto e, colto da pavidi suggerimenti, corre fuori.
Così questa mattina, appena entrata in ufficio, dall'alto del mio grattacielo, ho sentito l'oscillazione terrestre e su indicazione del responsabile dell'emergenza, in maniera scomposta noi tutti abbiamo lasciato il palazzo.
Dopo una breve sosta nella piazzetta antistante l'edificio, in attesa che qualche pezzo di cemento armato ci cadesse in testa, evento che non si è verificato, siamo rientrati alle nostre scrivanie.
Ma le procedure in caso di sisma dicono cose ben diverse, che si può uscire solo su ordine del dirigente, che questa mattina, come tutti i giorni, alle nove non si era ancora presentato, interrompendo l'oleata catena del comando e assegnado ad un umile impiegato la salvezza del personale.
E dopo le tragiche notizie dell'Emilia, ecco l'email del responsabile della sicurezza dei lavoratori che avverte che "solo al termine dell’evento si attiva, se necessario, la procedura di evacuazione della sede e nel caso odierno non è stato dato alcun ordine di evacuazione"
Così il direttore del personale, lo stesso che è sempre l'ultimo a sapere le cose, va in giro per uffici minacciando ritorsioni contro chi è uscito senza autorizzazione.
Così questa mattina, appena entrata in ufficio, dall'alto del mio grattacielo, ho sentito l'oscillazione terrestre e su indicazione del responsabile dell'emergenza, in maniera scomposta noi tutti abbiamo lasciato il palazzo.
Dopo una breve sosta nella piazzetta antistante l'edificio, in attesa che qualche pezzo di cemento armato ci cadesse in testa, evento che non si è verificato, siamo rientrati alle nostre scrivanie.
Ma le procedure in caso di sisma dicono cose ben diverse, che si può uscire solo su ordine del dirigente, che questa mattina, come tutti i giorni, alle nove non si era ancora presentato, interrompendo l'oleata catena del comando e assegnado ad un umile impiegato la salvezza del personale.
E dopo le tragiche notizie dell'Emilia, ecco l'email del responsabile della sicurezza dei lavoratori che avverte che "solo al termine dell’evento si attiva, se necessario, la procedura di evacuazione della sede e nel caso odierno non è stato dato alcun ordine di evacuazione"
Così il direttore del personale, lo stesso che è sempre l'ultimo a sapere le cose, va in giro per uffici minacciando ritorsioni contro chi è uscito senza autorizzazione.
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