venerdì 10 agosto 2012

Archeologia dei beni culturali


Dopo aver dribblato con abile mestria la madame Bovary della Transilvania, in una giornata ancora torrida nonostante le nuvole, decido di dedicarmi alla cultura e vado a visitare il sito archeologico di Luni, paese al confine della Liguria ma con lo sguardo verso la Toscana.

Sono le quattro del pomeriggio e a passeggiare tra i resti delle mura erette nel 177 a.c.  dai romani per ingraziarsi la dea Luna dopo una logorante guerra contro i Liguri Apuani, siamo io e un coppia di anziani francesi di stanza a Lerici.

Mentre passeggio tra quel che rimane della città e dei mosaici che hanno impreziosito i grandi ingressi delle ville patrizie e un anfiteatro abbastanza ben conservato piango per la sorte dei beni culturali in Italia.

Le erbacce la fanno da padrone, i pochi pannelli esplicativi sono scritti esclusivamente in italiano, operatori demotivati si rianimano alla vista di coraggiosi visitatori e un senso di desolazione mi opprime il petto.

Penso ai paesi stranieri dove basta un rocco impolverato per creare un polo d'attrazione per turisti di ogni parte del mondo, e questo maledetto paese che ha un terzo del patrimonio modiale, ma non sa valorizzarlo. Ha ragione Settis quando compie una delle più spietate analisi sulla negligenza italiana. 

La prossima volta che mi viene in mente di andare in vacanza in Italia, sparatemi.






mercoledì 8 agosto 2012

Manipolazioni verbali

La vacanza al mare che io immaginavo in assoluta solitudine, si è rivelata una fotocopia della mia vita di città, delle amiche sposate e dello Ieti a corredo, ma targato La Spezia.

E sì che quando ho prenotato il titolare ha giurato sulla propria madre, che a questo punto temo odi profondamente: “No signora ci sono solo francesi e olandesi” e io sono corsa con il miraggio di un otium di rinascimentale memoria.

Invece no. Da oggi orde di italiani caciaroni sono calati dalla pianura padana per uno scampolo di sole. Ed è finita la quiete.

E come se non bastasse la mia vicina di bungalow, una signora romena in attesa di nuova occupazione, mena la giornata in attesa dell'amante. Lo Ieti lavora di giorno e arriva la sera, la chiama ogni tre minuti per controllarla, fa battute grasse.
Lei passa la giornata a girare i petali della margherita – m'ama o non m'ama – e a chiedersi cosa fare. Ma soprattutto a chiederlo a me.

Cassandraaaaa, che devo fare? Vado in Romania o resto con uomo? Tu dà me consiglio”.
Io che non sopporto la somministrazione di consigli preconfezionati, cerco di eludere la domanda e rimango interlocutoria.

Cara, io non dà te consiglio perché tu solo sai che fare”.

La mia vicina, evidentemente non avvezza a tanta saggezza, torna alla carica.

No, Cassandra, io sempre sentire suggestio di persona amica, poi fare di mia testa

Cara, se tu fare di tua testa, perché farmi perdere tempo e fiato per elaborare suggestio?”.

No, Cassandra, tu dare me... come dite voi? Consiglio, io piace sentire amici

Io non so che diavolo vuoi fare, quindi non posso darti un consiglio;  e adesso mi lasci leggere?

E sento che la mia riserva di pazienza sta per esaurirsi.
Dopo qualche minuto di silenzio che mi ha permesso di leggere giusto, giusto tre righe, eccola di nuovo all'attacco.

Tu hai bello pigmento, hai preso colore su gambe, io da più tempo di te al mare, ma bianca. Guarda!

Capisco che è solo uno stratagemma per la prossima imboscata verbale, perciò rimango incollata alla pagina sibilando un “”.

Nuova pausa di pochi minuti e tenta di aprire un nuovo varco.

Cassandra, vuoi frutti. Io sempre mangia frutti quando è caldo. Mela, susina. Mangia. Per te ho comprato”.

Eccola la femmina manipolativa che fa capolino. Anche se ho la bocca riarsa, rifiuto. Lei insiste, io chiudo il libro, sto per pronunciare un verbo, che lei mi sovrasta:

Cassandra, tu che dici, parto? Io parto per Romania. Tutto fatto per miei figli. Ora loro bisogno di me e io parto. No?

Io invece voglio partire per Torino, i 40 afosissimi gradi della città adesso mi sembrano un miraggio.

martedì 7 agosto 2012

Una giornata al mare


Un sole abbacinante saluta la giornata già alle 6 e trenta. Finalmente. Ventilato il giusto mi alzo e vado a fare un giro a piedi per le colline – devo pagare il debito alimentare di ieri – ma alle 8 e mezzo sono pronta per un nuova colazione e per giro al mare.

Marinella di Sarzana è la mia meta, ci arrivo in mattinata inoltrata giusto giusto per il sole da cancro, quello dell'ora di pranzo che farebbe inorridire qualsiasi salutista. Io me ne fotto del mio fototipo nordico e mi sdraio su una spiaggia sabbiosa. Il caldo piacevolissimo, mitigato dalla brezza del mare, mi regala piacevolissima giornata e l'eritema solare d'ordinanza.

lunedì 6 agosto 2012

Finalmente in vacanza

Finalmente in ferie. Lisa è sopravvissuta all'esame di maturità e io a un mese di afa e di noia - quella a tempo indeterminato - del mio lavoro.

Ma da ieri, vacanze. In Liguria come non ne facevo da quando avevo quindici anni. Di nuovo c'è che ho cambiato riviera: quest'anno tocca a levante.

Eccomi a Sarzana, in un posto incantevole, un bungalow immerso nel verde con piscina. Quattro libri e tanto sole. Non tantissimo a dir la verità. Io stamattina ero avevo già messo in borsa crema solare protezione 30 e una mela, per far finta di stare a dieta, tanto lo so che appena arrivata in spiaggia mi faccio un bel cappuccino con un tramezzino alle cipolle fritte che ci vogliono due litri di acido cloridrico per scomporre il materiale e spingerlo verso il duodeno, e almeno quattro ore prima che riesca a terminare il percorso. Ammesso che sia possibile.

Ma un cielo coperto di nuvole incombenti mi ha dato il benvenuto. Così in due minuti ho cambiato il mio programma e sono andata a farmi un bel giro nell'entroterra ligure.
Un'infilata di paesini incastonati nella val di Vara. Da Arcola, borgo raggiungibile solo con marce ridotte, dove campeggia una torre pentagonale bellissima, fino a Varese Ligure, detto anche borgo rotondo, e se lo visitate capirete il perché, passando per Brugnago, il paese della grande tenaglia.

Ma per chi ha voglia di inerpicasi lungo sette chilometri di tornanti dentro un bosco di castagni, non rimarrà deluso, percheé Calice a Cornoviglia si mostra con il suo imponente castello Doria-Malaspina, dominando tutta la valle.

Di fronte a tanta bellezza me ne sono fregata del caldo torrido e della pioggia, ho mangiato cipolle grigliate con olio ligure in un antico frantoio riattato a ristorante e ho rinviato la dieta a domani.

martedì 19 giugno 2012

Maturità: l'esame degli altri

Raramente uso questo blog per questioni personali, ma un'eccezione mi verrà perdonata. Domani Lisa inizierà l'esame di maturità.

E allora: in bocca al lupo. E che crepi.

Dopo 29 anni anni io ricordo ancora il mio. La prove iniziavano a luglio, si portavano due materie e i voti erano in sessantesimi.

Quell'anno, era l'83, faceva un caldo terribile, io sono arrivata davanti alla scuola con il mio vocabolario, un vecchio Zingarelli regalato a tuo padre quando era piccolo.

Invece la sera prima ero piegata in bagno a studiare Pascoli, ma il giorno dopo dalle buste del ministero è spuntato Leopardi. L'ho accantonato per il timore di scrivere una marea di banalità. E ho fatto bene. Anni dopo, quando la vita mi convocata a scuola, ma dall'altra parte della cattedra, ho letto infinite declinazioni del pessimismo cosmico che mi sarei volentieri risparmiata. Ma anche temi di grande spessore, alcuni divertenti e arguti che hanno fatto guadagnare ai redattori benevolenza e anche qualche punto.

Perché anche i professori hanno un'anima e si annoiano da morire. Ma si entusiasmano di fronte a studenti entusiasti e si rammaricano per una domanda senza risposta.

Alla mia prima maturità da insegnante, ero commissaria di italiano e latino in un liceo molto prestigioso, uno studente era stato ammesso con una media scoraggiante.
Alla riunione preliminare, il membro interno (non so so si chiamino ancora così, sono anni che ho lasciato la scuola) ha invocato la sua promozione "perché tanto un altro anno non cambierebbe niente. Fa il maestro di sci ed è bravo. Lasciamolo sulle piste". 

Dopo due scritti disastrosi è arrivato all'orale. Il presidente di commissione si è seduto accanto a me e sottovoce mi ha detto: "Professoressa, questo  ragazzo bisogna promuoverlo, lei capisce vero? Tenerlo un altro anno qui lo rovinerebbe. Ma oggi arrivano gli ispettori del ministero e dobbiamo cavargli qualche cosa... Mi affido a lei".

E io ho capito. Così quando si è seduto di fronte a me gli ho chiesto "Alla sera" di Foscolo. Il presidente è sbiancato temendo la défaillance del poveretto. Da sotto il banco gli ho fatto segno di stare tranquillo, perché da questo sonetto si ricava tutta la poetica del Foscolo. Così è stato. 

Non ti dirò mai chi è questo studente, ma non sono pentita. Ho solo dimostrato che si può cavare sangue dalle pietre, se sai dove scavare.

A lui la vita ha regalato grandi soddisfazioni e lui le ha restituite all'Italia.  

Tu  non hai bisogno di aiuti, e tuttavia temi per l'esame più importante della tua vita, e perciò ricorda che sopra le nuvole c'è sempre il sole.