Finalmente è partita. Domenica mattina io sono uscita presto per visitare Carrara, le cave di marmo e il museo del marmo. Un pezzo di storia dell'Italia riassunta in una galleria dentro il cuore delle montagne toscane.
Al mio ritorno era ancora lì e me è preso un coccolone. Ma la sera finalmente se ne andata. Madame Bovary della Transilavania ha caricato la macchina il mattino, si è goduta la giornata in piscina e poi si è fatta venire a prendere dallo Ieti in fuoristrada che l'ha traghettata verso un'altra meta.
"Io parte, ciao. Bello conoscerti. Tu brava donna."
"Ciao, buon rientro in Romania"
"Romania? No, io va in altro posto ancora settimana, poi lui porta me in vacanza"
Vacanza? E i nipotini, i figli, il richiamo della terra natia?
"Lui, tanto male. Così, lui porta me in vacanza"
E fino adesso cosa ha fatto? Ditemi dove si impara a vendersela bene e se c'è il test d'ingresso, perché temo di non superarlo.
Il titolo l'ho preso in prestito dal libro di Paolo Sorrentino. "Hanno tutti ragione" è una straordinaria prova d'artista e Tony Pagoda è un personaggio a tutto tondo, degno del miglior Dostoevskij. Da non perdere.
martedì 14 agosto 2012
Lei partita, io tanto bene, ma un po' invidiosa
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sabato 11 agosto 2012
Lui tanto male, io parte domani
Comunque se ne doveva andare questa
mattina. Una certezza che mi ha fatto sopportare continui inviti a
prendere un caffè “Freddo di stamattina Cassandra vuoi?”
Sigarette da far guadagnare ai dipendenti dei monopoli di Stato un premio aggiuntivo sulla produttività “Dai Cassandra, fuma
sigaretta con noi (Lei e lo Ieti)” O vino che reggo come un mattone sullo stomaco “Solo
bicchiere di vino, non male poco vino” il tutto con la speranza che
madame Bovary della Transilvania questa mattina andasse via.
Mi sono alzata in grande forma per la
colazione e l'ho vista intenta a sistemare i vettovagliamenti.
Gioia mi assale e azzardo un dialogo di
cortesia, certa che si tratti delle ultime battute del logorroico
assedio mitigato solo da fughe e bugie.
“Allora parti?”
“Si oggi”
Ottenuta conferma mi dirigo nel patio
per la colazione.
“Fai colazione? Io vengo” annuncia
con tono dimesso seguendomi verso la terrazza.
Sento che l'incantesimo si sta
sbriciolando e perciò cammino più forte per non pensare.
“Che dire tu Cassandra, porta soldi
io?”
“????????”
“Si per colazione! Oppure paga dopo.
Tu che dire?”
Oddio! Un nuovo dilemma.
“Non so che accordi tu abbia con i
gestori....” rispondo con tono neutro senza perdere il passo da
bersagliera.
Non c'è trippa per gatti e quindi
lascia cadere l'argomento.
“Beh, io prende solo caffè”
Ma quando si siede al tavolino si succhia mezza moka
del mio caffè e un quarto di bricco del mio latte e rifiuta
sdegnosamente il pane “No, no, grazie, non mangia io mattino, no
fame”
Come non compatirla, le si sarà chiuso
lo stomaco per la sofferenza.
“Ma...... non c'è quello pane con marmellata,
quello poco piccolo pane.. “
“Croissant?”
“Sì, sì, quello, non vedo su questo
tavolo”
“No, non c'è. Perchè a me schifo i
dolci, io mangia pane” “Se lo vuoi devi chiederlo tu”. Dichiaro.
“No, no. Io no fame mattino, io dice
così, tanto per dire” non per mangiare, ovviamente.
Cala nuovamente il silenzio e mentre
lavoro di mandibole sul pane tostato lei emette un sospirone.
“Tu non sa Cassandra. Tanto male lui
rimasto quando io detto lui che parto. Tanto male lui”.
“Scusa, ma allora, giacché non hai
un posto dove andare perchè non vai a stare a casa sua, visto che
sta tanto male” e mi tolgo il sassolino dalla scarpa per tutte le
manipolatrici che mi rompono le tegoline con il loro dubbi.
"Tu pensa questo Cassandra, anche io pensa questo."
Ogni donna normale pensa questo, solo che tu vuoi alzare il prezzo.
La conversazione cade, la colazione finisce e io passo la giornata pigramente tra sole, piscina e la lettura di "Le avventure di Hackleberry Finn", straordinario romanzo di di Mark Twain.
La sera ritorno e la ritrovo nel patio a fumare.
"Fuma sigaretta Cassandra"
"Ancora qui?"
"Si, io parto domani" annuncia trionfante.
Come diceva mia madre, certe donne ce l'hanno d'oro.
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venerdì 10 agosto 2012
Archeologia dei beni culturali
Dopo aver dribblato con abile mestria
la madame Bovary della Transilvania, in una giornata ancora torrida
nonostante le nuvole, decido di dedicarmi alla cultura e vado a
visitare il sito archeologico di Luni, paese al confine della Liguria
ma con lo sguardo verso la Toscana.
Sono le quattro del pomeriggio e a
passeggiare tra i resti delle mura erette nel 177 a.c. dai romani per
ingraziarsi la dea Luna dopo una logorante guerra contro i Liguri
Apuani, siamo io e un coppia di anziani francesi di stanza a Lerici.
Mentre passeggio tra quel che rimane della città e dei mosaici che hanno impreziosito i grandi ingressi delle ville patrizie e un anfiteatro abbastanza ben conservato piango per la sorte dei beni culturali in Italia.
Le erbacce la fanno da padrone, i pochi
pannelli esplicativi sono scritti esclusivamente in italiano,
operatori demotivati si rianimano alla vista di coraggiosi visitatori
e un senso di desolazione mi opprime il petto.
Penso ai paesi stranieri dove basta un
rocco impolverato per creare un polo d'attrazione per turisti di ogni
parte del mondo, e questo maledetto paese che ha un terzo del
patrimonio modiale, ma non sa valorizzarlo. Ha ragione Settis quando compie una delle più spietate analisi sulla negligenza italiana.
La prossima volta che mi viene in mente di andare in vacanza in Italia, sparatemi.
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mercoledì 8 agosto 2012
Manipolazioni verbali
La vacanza al mare che io immaginavo in
assoluta solitudine, si è rivelata una fotocopia della mia vita di
città, delle amiche sposate e dello Ieti a corredo, ma targato La
Spezia.
E sì che quando ho prenotato il
titolare ha giurato sulla propria madre, che a questo punto temo odi profondamente: “No signora ci sono solo francesi e olandesi”
e io sono corsa con il miraggio di un otium di rinascimentale
memoria.
Invece no. Da oggi orde di italiani
caciaroni sono calati dalla pianura padana per uno scampolo di sole.
Ed è finita la quiete.
E come se non bastasse la mia vicina di
bungalow, una signora romena in attesa di nuova occupazione, mena la
giornata in attesa dell'amante. Lo Ieti lavora di giorno e arriva
la sera, la chiama ogni tre minuti per controllarla, fa battute
grasse.
Lei passa la giornata a girare i petali
della margherita – m'ama o non m'ama – e a chiedersi cosa fare.
Ma soprattutto a chiederlo a me.
“Cassandraaaaa, che devo fare? Vado
in Romania o resto con uomo? Tu dà me consiglio”.
Io che non sopporto la somministrazione
di consigli preconfezionati, cerco di eludere la domanda e rimango
interlocutoria.
“Cara, io non dà te consiglio perché
tu solo sai che fare”.
La mia vicina, evidentemente non
avvezza a tanta saggezza, torna alla carica.
“No, Cassandra, io sempre sentire
suggestio di persona amica, poi fare di mia testa”
“Cara, se tu fare di tua testa,
perché farmi perdere tempo e fiato per elaborare suggestio?”.
“No, Cassandra, tu dare me... come
dite voi? Consiglio, io piace sentire amici”
“Io non so che diavolo vuoi fare,
quindi non posso darti un consiglio; e adesso mi lasci leggere?”
E sento che la mia riserva di pazienza
sta per esaurirsi.
Dopo qualche minuto di silenzio che mi ha permesso di leggere giusto, giusto tre righe, eccola di nuovo all'attacco.
Dopo qualche minuto di silenzio che mi ha permesso di leggere giusto, giusto tre righe, eccola di nuovo all'attacco.
“Tu hai bello pigmento, hai preso
colore su gambe, io da più tempo di te al mare, ma bianca. Guarda!”
Capisco che è solo uno stratagemma per
la prossima imboscata verbale, perciò rimango incollata alla
pagina sibilando un “sì”.
Nuova pausa di pochi minuti e tenta di
aprire un nuovo varco.
“Cassandra, vuoi frutti. Io sempre
mangia frutti quando è caldo. Mela, susina. Mangia. Per te ho
comprato”.
Eccola la femmina manipolativa che fa
capolino. Anche se ho la bocca riarsa, rifiuto. Lei insiste, io
chiudo il libro, sto per pronunciare un verbo, che lei mi sovrasta:
“Cassandra, tu che dici, parto? Io
parto per Romania. Tutto fatto per miei figli. Ora loro bisogno di me
e io parto. No?”
Io invece voglio partire per Torino, i 40
afosissimi gradi della città adesso mi sembrano un miraggio.
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martedì 7 agosto 2012
Una giornata al mare
Un sole abbacinante saluta la giornata
già alle 6 e trenta. Finalmente. Ventilato il giusto mi alzo e vado
a fare un giro a piedi per le colline – devo pagare il debito
alimentare di ieri – ma alle 8 e mezzo sono pronta per un nuova
colazione e per giro al mare.
Marinella di Sarzana è la mia meta, ci
arrivo in mattinata inoltrata giusto giusto per il sole da cancro,
quello dell'ora di pranzo che farebbe inorridire qualsiasi salutista.
Io me ne fotto del mio fototipo nordico e mi sdraio su una spiaggia
sabbiosa. Il caldo piacevolissimo, mitigato dalla brezza del mare, mi
regala piacevolissima giornata e l'eritema solare d'ordinanza.
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