domenica 7 ottobre 2012

Leggins in ecopelle e lo specchio impietoso

Nonostante l'età, non proprio da ninfa, e la zazzera da lesbica berlinese, non ho resistito al richiamo dei pantaloni in ecopelle molto di moda negli settanta quando ero un'adolescente che ascoltava i Sex Pistols.

Per dirla tutta, da vera peccatrice seriale, ne avevo già un paio che a però sono arrivati al capolinea.  Certo quest'anno la moda mi aiuta, perché grandi magazzini e catene di abbigliamento trendy propongono il latex nero, senza dover necessariamente visitare siti per sporcaccioni per poterli acquistare. E persino alcune linee per audaci cicciottelle fashion victim propongono il nero lucido al posto degli stravisti  jeans.

Già, ma si tratta di leggins, che ai miei tempi si chamavano fuseaux, un indumento che a rigor di buon gusto possono permettersi, ad essere generosi, Naomi Campbell, Nicole Kidman o  Sarah Jessica Parker. Per tutte le altre esame dello specchio senza attenuanti.

Io invece cercavo quelli veri, un cinquetasche con taglio a sigaretta, degno di un motociclista della ex Ddr. E dopo un'estenuante ricerca mi sono ricordata di un vecchio negozio dove si rifornivano i punk di Torino. Certo adesso è tutto diverso, c'è uno sito web, ma in vetrina sono esposti gli stessi anfibi Dr Martens made in Uk.

Così sono entrata gelando la commessa che stazionava nell'antro nerissimo del negozio che non a caso si chiama Inferno.

"Lei si chiederà cosa ci fa una signora come me qua dentro?" l'ho apastrofata tanto per rompere il ghiaccio.

"No, signora, qui vengono persone di tutte le età" mi ha risposto educata e rassicurante.

Io, anziché prenderla a sberle e invitarla a frequentare un corso di tecnica di vendita di primo livello, dall'evocativo titolo "Cosa non dire mai al cliente", ho incassato il colpo e ho chiesto la merce.

E sotto i miei occhi si sono materializzati pantaloni neri lucidissimi, a vita alta, a vita bassa, con cerniere ai lati, senza cerniere, con taglio a sigaretta, anche un po' più stretti, insomma tutto quello che serve per poter sembrare appena uscita da una banda di skinhead, solo con qualche anno di più.

E la commessa mi ha fatto pure lo sconto "Per la simpatia..."

giovedì 4 ottobre 2012

21 giorni e anche un po' di più senza sigarette

L'ultima sigaretta

Ventuno giorni. Sono quelli necessari per cambiare un'abitudine.

Per me anche un po' di più,  forse, da quando ho acceso l'ultima sigaretta. Sì perché dal 20 agosto scorso io non fumo più.

La salute, prima di tutto. Ma da allora è successo di tutto.

Una tonsillite con placche e febbre mi ha prostrata per cinque giorni, solo l'antibiotico endovena di prima generazione mi ha permesso di rialzarmi dal letto.

Poi un colpo della strega mi costretto in posizione ragno ferito per quattro giorni: grazie a Dio hanno inventato il cortisone e sono riuscita ad assumere la stazione eretta e una deambulazione senza ausili ortopedici.

Nei momenti di benessere, davvero rari, la mancanza di sigarette mi regalava una fame da cavallo e la concentrazione mentale di una pulce tarantolata che mi impediva di leggere anche l'etichetta del detersivo liquido, figurarsi un post su questo blog.

E per completare la deriva salutista, vado a nuotare nell'unica piscina con l'acqua quasi calda della mia città.

Ma la pratica del nuovo sport mi ha suggerito un nuovo taglio di capelli corto corto,  che ha donato a  colleghi e amici un'espressione stupefatta,  e a me un look da lesbica berlinese degli anni '80.

La salute, prima di tutto.

lunedì 20 agosto 2012

Controesodo: Aygo, ti amo.

Code al casello 


Finalmente a casa.
Un viaggio di ritorno sotto un sole rovente, con Lucifero che buttava fuoco sull'asfalto dell'autostrada, e la mia Aygo che ha sopportato tutto.

Ha percorso con delicatezza l'autostrada di La Spezia  lasciandosi il mare a sinistra, ha seguito docilmente un Peugeot  per sette chilometri sull'unica corsia di Genova causa lavori, ha scansato ha una Megane che si è accorta tardi che doveva andare a Milano, ha gareggiato con una Mito tutta fumo e niente arrosto, ha macinato chilometri da Sarzana a Torino senza mai un ripensamento e con poco più di mezzo serbatoio e il tachimetro sempre a 130.

Accidenti che ritorno a casa io e la mia Aygo.

Certo, quando ha scorto le colline di Asti la velocità si è impennata, al casello si è riposata in attesa di passare,  ha stillato acqua adai tergicristalli superando la Ilte di Moncalieri in ricordo delle tristi vicende degli ultimi anni,  ma di fronte al Castello di Moncalieri ha illuminato gli abbaglianti e alla vista del Po i pistoni sono impazziti,  i tergicristalli facevano festa e non teneva più la strada per la felicità.

Nei viali  alberati di Torino viaggiava a velocità di crociera godendosi la città vuota fino a casa.
Per lei il parcheggio più bello, quello sempre all'ombra, tanto sono tutti via e si può scegliere, e il meritato riposo, fino al prossimo viaggio.
 
Grazie Aygo, sei la macchina più bella che ci sia.




mercoledì 15 agosto 2012

Lucca: sono single, merito un posto al ristorante?

Di vacanze distensive ne ho piene le tasche. Ma me lo sono imposto e vado avanti. Però non posso stare tutti i giorni in piscina, anche perché temo eritema più di quanto Monti tema la fine dell'euro. Perciò oggi visitina a Lucca. Cittadina graziosa, circondata da mura che ho percorso per intero e tanta cultura. Io e i soliti francesi, olandesi, americani e altri. Insomma, la solita babele delle città d'arte.

All'ora di pranzo, colta da solito languorino che mi sarei mangiata un bue intero di traverso, in un ristorantino dietro piazza Napoleone, dall'indimenticabile nome "Ale's bar" chiedo di potermi sedere.

L'omone all'ingresso mi squadra dall'alto e mi chiede se sono da sola.
"Sì, caro signore. Sono sola e voglio un tavolo fuori con vista sulla piazza?"

Scuote la testa e mi dice che non c'è posto fuori, ma solo dentro. Passa il suo assistente, e scambiandomi per una turista tedesca, evidentemente il mio abbigliamento e la macchina fotografica al collo lo hanno ingannato, si rivolge a me in tedesco dicendomi di entrare. Non che io parli la lingua teutonica, ma qualcosetta ho studiato e poi di quello si stava parlando.

Sorrido tra me e me per l'errore, e anche un po' compiaciuta, poi  giro i tacchi indispettita alla ricerca di altri lidi.

Ed eccomi in piazza San Giusto. Chiesetta e bistrot con dieci tavolini. Mi lancio:

"Avete posto? Sono sola."

"Certo signora  - mi risponde una giovane e indaffaratissima cameriera - dove vuole stare, dentro o fuori?"

Mi accomodo fuori in un tavolo da quattro e la proprietaria non batte ciglio, anzi manda via quattro turisti francesi che vogliono stare fuori,  ma l'ultimo tavolino me lo sono beccato io.

Perciò mi sono mangiata un tagliere di salumi grande quanto tutto il tavolino, un po' di pane d'accompagnamento, per sentirmi meno in colpa, un piatto di verdura grigliata, caffè, acque e dolce per 24 euro con ricevuta.

Perciò grazie bistrot Cuore, sono stata proprio bene.





martedì 14 agosto 2012

Lei partita, io tanto bene, ma un po' invidiosa

Finalmente è partita. Domenica mattina io sono uscita presto per visitare Carrara, le cave di marmo e il museo del marmo. Un pezzo di storia dell'Italia riassunta in una galleria dentro il cuore delle montagne toscane.

Al mio ritorno era ancora lì e me è preso un coccolone. Ma la sera finalmente se ne andata. Madame Bovary della Transilavania ha caricato la macchina il mattino, si è goduta la giornata in piscina e poi si è fatta venire a prendere dallo Ieti in fuoristrada che l'ha traghettata verso un'altra meta.

"Io parte, ciao. Bello conoscerti. Tu brava donna."

"Ciao, buon rientro in Romania"

"Romania? No, io va in altro posto ancora settimana, poi lui porta me in vacanza"

Vacanza? E i nipotini, i figli, il richiamo della terra natia?

"Lui, tanto male. Così, lui porta me in vacanza"

E fino adesso cosa ha fatto? Ditemi dove si impara a vendersela bene e se c'è il test d'ingresso, perché temo di non superarlo.