mercoledì 7 novembre 2012

Piccoli espedienti senza importanza

Di fronte alla frusta tiritera del "siamo senza soldi" enunciata in molteplici lingue da tutti gli enti, l'italico ingegno ha trovato una soluzione per distribuire ai lavoratori della Pa, al palo fino al 2017, qualche avanzo d'amministrazione del fondo dipendenti.

Niente di folle, per carità, massimo 800 euro all'anno, ma sputaci sopra in questo periodo.

Ovvio che almeno sulla carta l'obolo non è gratis, ma richiede un impegno formalizzato da un progetto che risulti innovativo, che ottimizzi risorse e, manco a dirlo, che  generi risparmio.
Ora dopo aver ricacciato nella tomba Milton Friedman, ridestatosi per la bestemmia economica e riscritto le regole del sindacato, nel mio ente è stato tutto un rincorrersi nel cercare idee con le caratteristiche di cui sopra, poichè si sa, sulla Luna ci siamo già andati, su Marte ci abbiamo mandato Curiosity, un fagnano che passa il tempo a cinguettare con i suoi fan, e ripulire in apnea la fossa delle Marianne richiede ancora qualche aggiustamento. 
Allora, poichè niente di nuovo emergeva dall'incubatore dei geni, me inclusa, sono state rispolverate e lucidate a nuovo le attività ordinarie, battezzate con nomi altisonanti, contabilizzate in ore/uomo, e riorganizzate in gruppi di lavoro, quindi presentate alla dirigenza come veramente innovative durante un'estenutate trattativa sindacale.

Ovvio che la dirigenza abbia storto il naso, ma di fronte alla necessità di motivare il diniego, elaborare criteri uniformi, attribuire punteggi equi e  compilare  schede,  ha accolto i progetti senza obiezione alcuna. Sempre meglio che lavorare, avranno pensato le teste di cuoio. 

Il tutto è stato inviato poi ad un'apposita commissione di valutazione esterna che li ha approvati.

Sembrava che tutto fosse a posto. Ma inesorabile è arrivato  il momento dell'operatività. Così l'ufficio peronale, ops, la Direzione organizzazione,  sviluppo risorse umane e formazione, ha inviato a tutti i dirigenti la comunicazione di approvazione del progetto e la richiesta di monitoraggio del medesimo.

La scala gerarchica, che nel mio ente dal direttore generale passa direttamente a me poiché da sei anni manca il  dirigente del servizio, mi ha regalato la richiesta di monitoraggio. Io ho cercato di ignorarla per circa 10 giorni, finchè la telefonata di sollecito mi intimato la redazione del documento.

Allora chiamo il capo progetto e gli chiedo a che punto siamo con i lavori. Lui, un uomo più lento di una lumaca carnivora,  mi risponde con un lunghissimo giro di parole circa l'opportunità di utlizzare questo istituto  contrattuale  per ottenere solo elemosina. Lo blocco prima che sciorini i suoi pezzi da novanta sul contratto nazionale collettivo di  lavoro e gli chiedo una data: ma neanche con le tenaglie infuocate riesco a strappargli una dichiarazione, che non sia d'intenti.
Sogno di chiuderlo nella vergine di Norimberga e penso al da farsi, finchè ripongo la bozza di documento sulla sua scrivania e gli dico candida:

"Allora quando avete iniziato a lavorare? Dammi una data se no io scrivo 1 gennaio 2013 e voi i soldi del  2012 ve li sognate"  e  me sono andata via.

Un po' di terrorismo non può far male.



mercoledì 24 ottobre 2012

Spending review: il 10 per cento che sconvolse l'ente

Si parla di spending review. Protagonista di conversazioni, riunioni e trattative sindacali, non c'è cristiano che non citi questo orribile anglicismo come se avesse studiato alla London of School Economis and Political Science
Io che ho studiato letteratura italiana e comunicazione, invece me ne impippo e anziché tremare come una fogliolina al vento per timore di perdere la mia indennità, continuo come se niente fosse la mia vita dissipata.

Intanto nel mio ente si decidono le strategie aziendali del prossimo triennio e per risparmiare abbiamo assunto un consulente a 80mila euro più indennità di risultato con l'inequivocabile mandato di ottimizzare i costi aziendali.

Dopo un'accurata ricerca tra le pieghe del bilancio il consulente ritiene "sia opportuno tagliare tutti i capitoli di spesa del 10 per cento e anche di più".
Sinceramente colpito da questa proposta di finanza creativa davvero inusitata, il direttore generale, sempre il solito, ha fatto chiamare il consulente per prenderlo a calci nel culo di persona e farsi restituire lo stipendio in monete da due euro. La segretaria lo ha trattenuto ricordandogli che il CdA non avrebbe apprezzato simili intemperanze e perciò ha desistito ritornando su modelli di governance già collaudati.

Così ha convocato tutti i dirigenti e ha chiesto conto di tutti i capitoli di spesa, oltre mille, scrivendo su ciascuno, a mano e con la penna rossa proprio come prescritto dalla circolare Astengo, il risparmio ottenuto a seguito di minacce, ingiurie e contumelie.

Quando si è passati al mio servizio, privo di un dirigente da oltre sei anni, il direttore ha chiamato i suoi funzionari nella speranza di restringere di una taglia tutte quelle cifre.

Io con grande semplicità ho ricordato di aver già subito una riduzione del 20 per cento all'inizio dell'anno, pertanto per tagliare ulteriormente i costi - fondamentalmente del personale - occorre ritornare al più presto alla tratta degli schiavi:  il direttore ha subito apprezzato il suggerimento, ma il capo del personale gli ha ricordato che è stata abolita ufficialmente. Il direttore ha stigmatizzato la decisione quantomeno affrettata.

Una collega, invece, dopo aver concesso 5mila euro ha messo un prorprio rene all'asta. Il direttore ha ancora una volta apprezzato l'idea e ha dato mandato alla segretaria per l'organizzazione della riffa. A spegnere l'entusiasmo ci ha pensato il medico del lavoro, consultato in tutta fretta, che ha ipotizzato maggiori costi di spese mediche e un aumento dell'assenteismo della collega per i postumi dell'intervento.
"Già nel prossimo triennio?" si è informato cauto il direttore.
"Verosimilmente sì" gli è stato risposto. Non pienamente convinto ha tuttavia dovuto desistere: grande delusione tra gli astanti.

La terza collega pronta a dare battaglia, si vista invece scippare 25mila euro. Dopo un momento di smarrimento ha ricordato che per un ulteriore prelievo occorreva andare direttamente a scassinare la banca sotto casa sua. Bastavano un piccone e un operaio. Il direttore si è compiaciuto per  lo spirito collaborativo e ha chiesto i turni dei muratori. Ma il dirigente del bilancio ha frenato gli entusiasmi ricordando che le transazioni in contanti sopra i mille euro sono vietate dal decreto Salvaitalia. E come se non bastasse l'avvocatura al gran completo ha formulato un parere orale sulla liceità dell'operazione "prelievo banca" che si può prefigurare come un reato di furto con l'aggravante dello scasso... il direttore li ha ferma prima che prevedessero altre disgrazie. Per la consulenza gli avvocati ricevono 2mila euro di propine.
Il direttore sogna una piazza Sintagma per i nostri dirigenti.
Per favore non ditelo a Bondi.

martedì 23 ottobre 2012

Contrordine compagni: le bugie hanno le gambe corte

Dopo aver superato il rischio gravissimo di bruciare per sempre tra le fiamme dell'ente senza alcun valido motivo dissoluto, tranne qualche vaffa lanciato a denti stretti, ecco la risposta che mi ha mostrato la cagoria protetta dopo averla strappata a una fine orribile:

"Si informano tutti i dipendenti che al piano di evacuazione ed emergenza sono apportate le seguenti modifiche:



"Forse lo hanno scritto perchè non abbiamo preso gli stivali..."

"!?"

giovedì 18 ottobre 2012

Qualche volta le bugie hanno le gambe lunghe

L'allarme scatta mentre sto telefonando. Interrompo la comunicazione, più per il fischio che per il rispetto delle procedure, e cerco i responsabili della sicurezza. Entrambi sono fuori per il corso di aggiornamento sulla sicurezza. Logico.

Gli altri colleghi attendono alle consuete occupazioni e anche io mi dispongo a farmi rompere i timpani dalla sirena o ardere viva sulla scrivania, che è la stessa cosa. Tanto dall'ottavo piano del mio palazzo ho poche speranze di salvarmi. Vantaggi di chi lavora al top.

Così apro la posta elettronica a caccia di notizie tipo "Nessun problema stiamo provando i sistemi di sicurezza del palazzo" quando vedo arrivare il direttore generale, lui in persona, singaro in bocca e faccia seria, che intima la fuga immediata.
Orbene, se il direttore generale, uomo cosi parsimonioso che se si dimentica di stampare fronte/retro si addebita da solo la pagina bianca,  fa uscire i dipendenti in orario di servizio devo aspettarmi le  lingue di fuoco lambire il tetto.

Perciò agguanto la borsa, prendo la giacca e scappo via a gambe levate trascinandomi dietro la collega appartenete alle categorie protette che però vuole assolutamente prendere gli stivali di ricambio, prima di uscire.
"Ma dove sono gli stivali?" le chiedo nella confusione.
"Nell'armadietto" mi risponde come se fossimo al bar.
"Quale armadietto?" chiedo stupita, scoprendo per la prima volta in dieci, dico dieci anni di lavoro là dentro, che esistono degli armadietti.
"Quelli dentro lo sgabuzzino di fronte ai bagni".  Posto così remoto che ci rimani secco solo entrarci,  figurarsi respirare l'acido cianidrico prodotto dalla combustione della lana di roccia presente nell'intercapedine dei muri.
"Le chiavi sono nel secondo cassetto della mia scrivania, vado a prenderele" mi annuncia sicura.
Qui, qualcuno è fuori posto, penso tra me e me.
"Lasciali lì" le ordino risoluta, poi mi sento un verme e la rassicuro, "più tardi ritorniamo a prenderli"
"E se  bruciano?" obietta lei. Giusto. E se bruciamo noi? Temo io, ma a che serve dichiararlo.
Allora serve un avviso ci garanzia condito da una bella bugia.
"Tranquilla,  non bruceranno, perchè è un'esercitazione. Ma ci prendono i tempi da Roma dobbiamo fare in fretta"



mercoledì 17 ottobre 2012

L'utente fantasma

Lo ammetto: ho sfruttato le mie conoscenze nella sanità e sono stata punita da Utor, il dio degli utenti che ho bestemmiato infinite volte in questo blog.

La pena? Tra le più dure. Vagare senza sosta per i sottarranei dell'ospedale alla ricerca della risonanza magnetica.

Il tutto è iniziato un pomeriggio di metà settembre quando, colta da un attacco di "casalinghitudine incontines" patologia di cui soffrono prevalentemente le lavoratrici di alta professionalità, mi sono dedicata al bucato, attività che abitualmente condivido con la mia lavatrice, ma che richiede comunque un'accurata cernita dei panni per creare, dall'informe massa di biancheria sporca ospitata in un cestone, dei mucchietti omogenei in base al tessuto, tipologia e/o colore della stoffa da destinare al lavaggio automatico.

E se gli elettrodomestici hanno liberato le donne dalla schiavitù della casa, regalando loro tante ore libere, alcune donne non sanno che farsene e ogni tanto anelano a sciabordare come lavandaie professioniste sull'argine del fiume. Quel pomeriggio di settembre io appartenevo alla seconda categoria e ho pretrattato compulsivamente con  sapone di marsiglia colli, colletti, polsini, pattine, orli, fodere e cerniere interni e esterni, di dritto e di rovescio, macchie visibili e invisibili.

Ma nel rialzarmi ho potuto apprezzare l'insostituibile dono del progettista di lavatrici, al quale comunque suggerisco di aggiungere due braccini retrattili per caricare autonomamente la biancheria, e mentre tentavo di riconquistare la stazione eretta, la mia schiena ha subito un'interruzione di manovra segnalata da un dolore pari alla bastonata assestata dalla Cosa dei Fantastici quattro.

Dopo il primo soccorso, prestato da un'amica medico invocata via telefono prima di schiantarmi sul letto, e la cura di cortisone, protratta per diversi giorni che mi ha permesso di ritornare a lavorare tra le categorie protette, siamo arrivati all'indagine diagnostica.

"Non ti preoccupare Cassandra, ti faccio la richiesta io così tu non impazzisci, e passi dal mio reparto"

Anche provata dal dolore cerco di opporre una qualche resistenza a questa corsia preferenziale che stigmatizzo nell'utente; ma di fronte alla sua insistenza: "Ma che sei scema, non lo vedi come sei ridotta!" e la garanzia di partecipare alla quota di spesa sanitaria, meglio conosciuta come pagamento del ticket cedo e ringrazio, confermando la tesi secondo la quale "l'occasione fa l'uomo ladro".

Così oggi pomeriggio passo dal reparto e mi dirigo verso la risonanza magnetica, pronta ad entrare in un tubo calamitato con una potenza in grado di staccarti la protesi dell'anca non ancora calcificata.

E siccome la mia amica doveva fare una consulenza in un altro reparto, io me ne sono andata tranquilla, tranquilla verso il servizio di radiologia diagnostica, certa che la segnaletica potesse farmi da guida.

Ma Utor tendeva il suo tranello. E io, impegnativa del medico in una mano e precedente referto nell'altra, ispezionavo i sotterranei dell'ospedale.

Ad ogni cartello alzavo gli occhi e cercavo il nome del servizio, lo trovavo, seguivo la direzione della freccia, calpestavo il percorso tracciato dalla linea blu e mi ritrovavo al punto di partenza.

Così ho ceduto e imbattutami in un camice bianco proveniente dal senso opposto, ho assunto l'espressione dell'utente medio e l'ho importunato.

L'uomo ha scossa la testa, ha guardato l'impegnativa e mi ha indicato la strada.

Arrivata a destinazione ho preso il biglietto segnacoda,  mi sono seduta e ho aspettato in una sala vuota. Trascorsi 20 minuti senza alcuna presanza umana dietro il vetro, visto che tra una cosa e l'altra iniziavo ad accumulare ritardo, ho bussato a una porta di un ufficio con su scritto "Accettazione".

Ne esce una segretaria indispettita che dopo aver guardato l'impegnativa, bonfonchiato qualcosa contro le richieste interne, controllato l'orologio, attestato che ero in ritardo, verificato che non avrei più potuto pagare il ticket perche ormai gli uffici erano tutti chiusi, recitato una ramanzina contro i pazienti indolenti, di fronte alle mie scuse, con sussiego mi  ha spedito dentro il tubo magnetico in men che non si dica, minacciando tuttavia di spedirmi il  cobrador del frac se non avessi pagato il ticket al ritiro degli esami.