giovedì 8 agosto 2013

Bifidus bulgaricus

Va bene. Nei viaggi la regolarità intestinale é un argomento di conversazione al pari della professione svolta o delle gesta della starlette del momento.

Ora io non so quale alchimia spinge due sconosciuti a pubblicizzare i report delle ritirate, che se si chiamano così vuol dire che il nomenclatore si è fatto parte diligente attribuendo a un'attività riservata un nome di grande rappresentanza, ma tant'è.

Perciò in questa scorribanda nei Balcani, da Sofia a Kornobat, ho dovuto sopportare il coprobollettino quotidiano di almeno 14 dei sedici partecipanti. E, soprattutto,  é proprio necessario l'annuncio ad alta voce dell'avvenuto deposito anche se si è trattata di un'operazione di routine?
Passi che si tengano informati i partecipanti delle anomalie, che so, consistenza, colore, frequenza e,  diciamolo pure, anche l'odore, che nella patologia scatologica, rappresenta un indicatore, per quando soggettivo, estremamente rilevante per l'anamnesi, ma la regolarità è una notizia?

domenica 4 agosto 2013

Aereoporto di Caselle e la domonica a muzzo

Una vera scoperta quella di stamattina  che mi ha messo di nuovo di buon umore nonostante i reiterati contrattempi del primo giorno di vacanze.  All'aeroporto di Torino, raggiunto faticosamente dopo aver agguantato un autobus previsto per per 6,04  e che invece ha raggiunto la mia fermata con un flemmatico quarto d'ora di ritardo, ho sostato a lungo in attesa del mio volo.   
Cosí  ho vissuto una sorprendente illuminazione.  Spinta dal bisogno, dopo ore a girare nell'hub, mi dirigo spedita e sicura nel bagno delle donne.  Posto ultra moderno dove la domotica la fa da padrone: luci che si accendono al tuo passaggio, rubinetti che si azionano solo se metti le mani a due centimetri dall'augello e altre amenità del genere.   

Impegnata nella cultura materiale da ritirata, e la cosa si faceva lunga perché ero arrivata molto presto per il timore di perdere il volo, la luce improvvisamente si è spenta lasciandomi al buio nella cabina straniera e sconosciuta, anche se non mi ha impedito di  proseguire nella lettura dell'ebook, versione tecnologica  della lettura da cesso. 

Ora non é che fossi contenta di essere al buio e di cercare a tentoni il dispenser di carta igienica, ma la situazione aveva un che di bislacco che ha girato il mio umore verso il sorriso. 

Tuttavia una preghiera alla Sagat devo farla: capisco la crisi economica, comprendo anche l'attenzione al risparmio energetico, ma non potete regolare il sensore che gestisce la luce con la presenza di un cristiano?  Non che tutti leggano ore e ore nei bagni dell'aeroporto, ma io sarei più tranquilla per il prossimo viaggio.

giovedì 1 agosto 2013

Wedding plane

Ma allora qui scherziamo.

Non basta aver partecipato al vostro matrimonio anni addietro, molti anni addietro, quando le chiome con meches spesse un dito svettavano dritte sulla calotta cranica, il gel si consumava in galloni, le  camicie erano di un brillantissimo verde smeraldo, i fuseaux avevano la staffa sotto il piede e le scarpe poggiavano su tacchi vertiginosi a forma di cono, mentre Boy George cantava "Karma Chameleon" sulle rive del Missisipi e Cyndi Lauper confessava a suo padre "che le ragazze vogliono solo  divertirsi". 

La foto di gruppo nella mani sbagliate potrebbe ancora rovinare molte carriere. Esigo il negativo e spero che, in attesa di divorzio, abbiate bruciato tutto l'album, quello orribile con le fedi nunziali in argento incollate sulla copertura. 

E non vi è sembrata sufficiente neanche l'ignomignosa replica, un secondo matrimonio celebrato all'insegna di un sobrio minimalismo nella casa di campagna.  Per l'occasione ho indossato un abito longuette di Armani color pervinca e sandali rasoterra. Ricordo un menù new age  che a casa mia significa microporzioni dai nomi improbabili, colori meticci e fame assicurata.

Per la cronaca, la sera,  prima di morire di noia (e di fame) nella Sedona de noantri, il vostro ex marito dopo aver ringraziato il cielo per il ravvedimento operoso che la burocrazia chiama divorzio e aver manifestato sincera compassione al nuovo consorte per il gravoso compito che lo attendeva, ha portato tutti in una bella piola dove ci siamo riempiti antipasti alla piemontese, agnolotti del plin, e carne bovina così ricca di estrogeni che prima di arrivare al "pussacaffè" aveva le tette come un viados.

Ecco, in entrambi i casi ho presenziato, che tradotto in parole semplici, vuol dire che ho sborsato un pacco di soldi per un presente acquistato di corsa tra un impegno e l'altro nello stesso raffinatissimo  negozio del centro dove avete compilato diverse liste di nozze. Ma per carità, eravamo amiche e condividevo con voi la felicità di tanto amore, e anche i patemi per le reiterate corna, un accessorio obbligato dell'unione coniugale. Acqua passata. 

Però mo basta. Mica devo pagare pegno tutta la vita. 

Adesso mi invitate pure al matrimonio di vostro figlio, uno che a  27 anni non ha lavorato un giorno, trascorre il tempo tra corsi per la laurea magistrale in biotecnologie e movide nei quartieri di tendenza e grazie alla pedagogia marxista improntata sull'uguaglianza ha messo incinta una shampista come un qualsiasi ingenuo signorino degli anni 20. 

E voi a difenderlo "cosa vuoi, non hanno certezze, sono fragili questi ragazzi" e così nella casa di campagna ci vanno a vivere loro, ma a vostre spese.
E  dovrei ripercorrere il cursus honorum dell'invitata dal principio: vestito di gran moda, bomboniera pacchiana, lista nozze extralusso. 
Ah no, l'azionista di maggioranza delle porcellane limonges della prole  non lo divento, perché si sa che la shampista, non concorda perfettamente il periodo ipotetico, è ambientalista convinta, ma quando si tratta di vasellame sa il fatto suo.  A spese degli invitati. 
Mica le è venuto in mente di fare una donazione a qualche ente benefico. No. 
E allora signori miei, io a questo matrimonio non ci vengo e non faccio neanche il regalo. Credo che sia la scelta migliore per risparmiarmi l'invito al battesimo del nascituro. 

P.S. visto che abbiamo citato i mitici anni 80 ecco il video di Cyndy Lauper che canta  Girls Just Want to Have Fun.   Straordinaria

http://www.youtube.com/watch?v=PIb6AZdTr-A

lunedì 29 luglio 2013

Il tornado a casa mia

Per un attimo ho temuto di essere sul Titanic e non davanti alla porta-finestra del mio terrazzo mentre fuori imperversava un tornado.
E se prima di uscire di casa, vestita di tutto punto, perché è vero che le avvisaglie di una leggera pioggia c'erano tutte - nuvole nere all'orizzonte, luce autunnale e anche una leggera controbrezza - ma questo però non vuol dire che io debba andare al lavoro agghindata come un palombaro, ecco se non avessi avuto lo scrupolo di dare una furtiva occhiata all'esterno per indovinare la trama dell'acqua e deliberare la categoria di ombrello da carpire, non mi sarei accorta di camminare sulle acque. Sì del mio parquet.

La sequenza della scena è stata più o meno questa:

  • malizioso abbigliamento da settimana prima delle ferie; 
  • dubbio dispettoso per la scelta del paracqua; 
  • furtiva occhiata al terrazzo per il indovinare la portata della pioggia; 
  • passeggiata leggiadra  verso la porta finestra per accertarsene; 
  • sospetto cik ciak sotto i piedi;
  • osservazione attenta della linea di demarcazione nella zona periterrazzale;
  • individuazione di una nuova falda acquifera nel mio salone (nota "sorgente di terrazzo" giuro esiste, guardate Wikipedia)
  • emissione di un imprecisato numero di imprecazioni,  ma sufficienti per far impallidire un marinaio del porto di Brest; 
  • immediato azionamento di idrovore manuali costituite da secchi e asciugamani 80x120 in numero pari al corredo di mia nonna; 
  • comunicazione ufficiale al mio datore di lavoro che per oggi avrebbe fatto a meno di me; 
  • derisione totale di 400 dipendenti tra casa madre e società partecipate che mi hanno conferito quasi all'unanimità, a parte due astenuti che sostenevano che il voto non era di loro competenza, il premio "Mi specchio nell'acqua"  costituita da una originale bacinella di metallo in scala 1:25 disegnata da un importante artista di Torino e decorata di infinite gocce del tutto uguale a quella che ho usato io oggi. 
Il premio lo ritirerò domani in giornata.


Un tronco d'albero spezzato dal tornado sulle rotaie del tram. Torino, corso IV Novembre direzione centro.

venerdì 26 luglio 2013

La Tre: il cliente ha sempre torto

Non se ne può più di tanta approssimazione.

Sarà il caldo o l'età che avanza a grandi falcate, ma io non sopporto più i minuscoli, ma  quotidiani soprusi.

Stavolta il servizio di customer scontetation è quello di Tre, la compagnia  di telefonia mobile che nell'era del web 2.0 vuole la carta come la  Prefettura nel  secolo scorso.

Errore numero 1) il mio. Scade la carta di credito e non comunico a Tre il cambio. Il numero di carta è lo stesso, ma non la scadenza.

Sms minatorio da Tre a giugno: "Caro cliente, guarda che non hai pagato la fattura di questo bimestre; fallo subito e mandami la prova via fax. Vuoi saperne di più? Chiama il servizio clienti".

Detto, fatto.

"Pronto, pronto, sono Cassandra come non ho pagato la bolletta? Ho l'addebito sulla carta".

"Mi spiace Cassandra, ma tua carta di credito è stata sciolta nell'acido ed è scaduta"
"No, non è vero. La mia carta di credito è qui, con me, tutta rinnovata e il  microchip più splendete di un diamante, pronta per altri tre anni di spese pazze".
"Ho capito cosa è successo, Cassandra, il sistema non ha riconosciuto la nuova scadenza e  ti ha annoverato nel girone dei morosi. Adesso sistemo tutto io. Che fai paghi?"
"Sì operatore Enrico, pago ti do il nuovo numero e facciamo la pace subito"

Sul mio telefonino arrivano due sms, uno per il pagamento e l'altro che mi annuncia la registrazione della nuova carta di credito.

E'  il 21 giugno 2013, primo giorno d'estate e tutto è perfetto.

Ma il destino mi stava giocando un brutto tiro e a metà luglio ricevo una seconda intimazione di pagamento della stessa fattura con l'invito a trasmettere via fax gli estremi di pagamento.

Mi girano le tegoline, ma faccio la signora. Agguanto il computer e scrivo una letterina indignata e indulgente al tempo stesso, ma con tutti i dati al posto giusto. Non ci devono essere equivoci.

Arriva un'altra fattura con allegato il bollettino postale, ma io continuo la mia vita con il mio iPhone, finché il 24 luglio ricevo un sms di questo tenore: "Caro cliente, le telefonate in uscita sono bloccate perché il tuo metodo di pagamento non è quello che hai scelto alla sottoscrizione del contratto. Se vuoi saperne di più, chiama il servizio clienti"

A questo punto son fuori dalla grazia di Dio. Chiamo il servizio clienti, rifaccio tutta la pratica di riconoscimento della carta di credito, ma il servizio verrà ripristinato entro 24 ore.

Allora scrivo al servizio clienti una e mail prodromica prima di trascinarli dal giudice di pace al quale presenterò domanda su carta bollata.