mercoledì 2 aprile 2014

Capolavori dell'impressionismo recuperati. Acquistati negli anni settanta quando esisteva l'ufficio oggetti smarriti.

La notizia è da mille visualizzazioni. Forse anche di più. Di quelle che  insospettiscono il lettore e gli fanno subito credere che sia una panzana pubblicata per distogliere l'attenzione da un'imminente crisi economica o una nuova tassa per tenere buoni i commissari europei.

Invece no, pare sia proprio vera: un operaio compra due quadri e se li tiene in tinello per 40 anni. Peccato che le due croste, comprate nel 74 per 45mila lire, in realtà fossero due capolavori dell'impressionismo, uno di Gauguin e l'altro di Bonnard, dall'approssimativo valore di circa 35 milioni di euro. 

La storia del rocambolesco ritrovamento è raccontata qui, ma quello che mi ha colpito è il posto dove si è consumato i'ingenuo acquisto. 

Infatti l'operaio, evidentemente appassionato d'arte, se le aggiudicate ad un'asta delle Fs che metteva in vendita i più svariati oggetti dimenticati sui tremi e conferiti all'ufficio "oggetti smarriti". Quando c'era. 

Si perché se i quadri fossero stati lasciati su un Freccia rossa sarebbero finiti direttamente nell'inceneritore di Gerbido, inquinando come una petroliera perché dipinti a olio,  giacché l'ufficio "oggetti smarriti" non esiste più.

Ah non ci credete. Neanche io, prima di un week end a Milano. Ma un innocente episodio mi ha ricordato che i tempi che cambiano. Eccome. 

I fatti: spinta dalla fretta di salire sul treno mi è caduta la maglia, che avevo vezzosamente adagiata sulle spalle, nella fossa dei binari. Temendo di fare la fine di Anna Karenina, senza neanche essermi goduta Vronskij, ho desisti dal recuperare il prezioso pullover. 
Al mio ritorno a Torino, la domenica sera, ho girato in lungo e largo Porta Susa, la più avveniristica delle stazioni italiane, crocevia di frecce e  treni supeveloci con servizi clienti in ogni dove, senza che qualcuno sapesse rispondere a una stupidissima domanda: "Se uno perde una maglia in stazione dove può andare a chiedere notizie su un eventuale ritrovamento?"
"Eh, signora, non è più come una volta..." e mi son beccata pure della vecchia.

Ma dove sono finiti i vecchi "uffici oggetti smarriti", quei locali zeppi di cianfrusaglie recuperate su treni o autubus e portati a mano da cittadini intrisi di senso civico?

Scomparsi. Anche loro insieme agli oggetti che raccoglievano.
E' finita un'era, quella della conservazione, del recupero, del ritrovamento.
Ma vi ricordate con quanta trepidazione si andava nell'ufficio a caccia dell'ombrello firmato regalato dalla zia, o del giubottino in finto camoscio con i gomiti un po' rovinati, ma tanto bello, e non mancava chi lasciava sul pullman persino la borsa con i libri di scuola, che quando ti accorgevi di averla persa correvi da un capolinea all'altro nella speranza di ritrovare almeno i quaderni degli esercizi copiati a scuola.  Che tempi quelli.
Bene adesso è tutto finito, ma io non lo sapevo. Così presa dallo sconcerto sono andata al binario 2, dove il giorno precedente avevo perso la maglia blu elettrico che tanto mi piaceva e la ritrovo lì nello stesso punto, neanche tanto sporca e neppure tagliuzzata dalle ruote del treno. Che forza queste Frecce, sembra che volino. E soprattutto, che straordinario servizio di pulizia. 

Forse anche i quadri di Gauguin sarebbero rimasti sulla banchina e l'operaio torinese non avrebbe neanche dovuto pagare per portarseli a casa. Ma qui siamo nel campo delle ipotesi. 

martedì 25 marzo 2014

Di inattesi dolori

L'effetto termina il martedì mattina. Apro gli occhi alle sette, quando sento il rumore delle porte dell'ascensore aprirsi e la mia vicina che scappa al lavoro. E precipito nel dolore.  Una cintura stretta sullo sterno, così  io cado.

Oddio! Ora mi rompo. Mi rompo sul cuore  e  non me ne accorgo. Sento solo la stretta in gola.

Le lacrime, invece, arrivano intorno alle 11,  a mattina già inoltrata, quando poche ore di ufficio mi hanno ricacciato nel mondo dei respinti.

Altre volte invece sento proprio che non riesco ad arrivare, mi fermo prima, sul marciapiede o sul corso che attraverso d'improvviso senza guardare nella speranza che un'auto pietosa metta fine all'agonia.

Poi torno a casa e piango. Medito, delibero, annuncio e mi fermo. Sto a casa e piango. Dormo, mi sveglio e piango.
Perché sono inabile alla vita?

sabato 22 marzo 2014

Meteo punto vaf



Oramai siamo come gli inglesi, schiavi delle previsioni meteo. 
Come vestirci, dove andare e cosa fare, tutto nella nostra quotidianità è sottoposto ai capricci delle previsioni del tempo. Guardiamo i programmi specializzati con la stessa trepidazione del primo incontro, in attesa di un responso formulato in gradi centigradi. E a nulla valgono i vecchi proverbi della nonna, tipo "Marzo pazzerello, vedi il sole e prendi l'ombrello" frutto più del buon senso che degli algoritmi. Noi vogliamo una previsione, purchessia.  Poi una volta appreso il vaticinio, eccoci soddisfatti e pronti a riorganizzare guardaroba, giornate e viaggi. 

Peccato che la meteorologia non sia una scienza esatta. E per esatta intendo quella scienza che produce risultati esatti, misurabili, riproducibili ed esprimibili in modo analitico ed oggettivo. 

No, proprio per niente. Anzi. Quest'anno poi. Un lunghissimo autunno con gelata incombente, mai arrivata. La temperatura non è mai scesa sotto i 10 gradi, e scrivo da Torino, mentre il web minacciava da lì a poco un'inversione di tendenza. 
Anche questo week end aspettavamo Artemide, che evidentemente di cacciare nei boschi ne aveva le tasche piene, e perciò si è consustanziata in una  perturbazione ciclonica proveniente dalle Azzorre e pronta caricarci d'acqua a cominciare da nord ovest. 

E noi l'aspettavamo con l'ombrello aperto, impermeabile Burberry  e galosce in tinta, ma di rovesci neanche a parlarne; nuvole, tante, ma acqua niente. E sì che il mio iPhone mi segnava nuvolette e goccioline a partire dalle nove, e mi ha fatto correre dal verduriere vestita come uno speleologo, solo con qualche chilo in più, ma a mezzogiorno, dopo tre giri per frutta, verdura e detersivi, sono andata dall'estetista con gli infradito per non rovinarmi lo smalto dei piedini.  A parte la temperatura non proprio consona alla calzatura, devo dire che i piedi non hanno sofferto, anzi. 

Perciò io dico: "Care previsioni del tempo, andate pure a fan..."

giovedì 6 marzo 2014

Oscar alla grande gaiezza: c'è chi vive ad aria compressa

Sebbene abituata a tanta leggerezza, che nella mia azienda è parente stretta della sciatteria,  tutte le volte che si palesa, mi sorprende.

Ora dopo un periodo di super lavoro causa ulteriori deroghe a norme appena emanate, alla moltiplicazione dei passaggi grazie alla rigorosa disorganizzazione distribuita con metodo scientifico in ciascun servizio e alla strutturale carenza di fondi per qualsiasi attività compreso l'appallottolamento dei fogli usati recto e verso (ma dove diavolo sono finiti tutti i soldi? Così solo per sapere...) ecco che arriva una stagista. 

"Una stagista???????
"Sì una stagista"
"E chi l'ha chiesta?
"Tu"
"Io???????"
"Scusa Cassandra, non avevi chiesto una stagista"
"Si, ma l'anno scorso"
"Beh, arriva adesso"
"!!!!! ???????" 
"Ma non non c'era la legge Fornero che imponeva il pagamento di un'indennità anche agli stagisti, mentre noi credevamo di cavarcela con i buoni pasto e l'università ci ha fatto un pernacchione pari al tifone che ha spazzato l'arcipelago filippino e le mie speranze?"
"Ah sì?"

Ebbene arriva una stagista che nessuno ha chiesto e che non so chi pagherà, ma che faremo lavorare come in miniera.

Ma perché sono l'unica a farsi domande?

venerdì 17 gennaio 2014

Urp, sei colpevole

Ieri le Urpiste, quelle stesse che hanno vinto un concorso pari solo alle selezioni per il posto da notaio,  si dolevano per il fastidioso appunto di un collega spedito graziosamente via e mail.

"Cassandra difendici!" dicevano vagando per l'ufficio  brandendo un immaginario tirso come baccanti alterate dal rito dionisiaco. 
Sinceramente preoccupata per la spropositata reazione, ma legittimamente alterata dopo aver letto l'email, errata nella forma e nella sostanza ho impugnato il mouse e ho confezionato la seguente risposta: 

"Caro Collega, leggo con dispiacere la reprimenda sull'errate informazioni fornite dall'Urp ad alcuni nostri utenti il cui testo integrale si riporta al fondo di questa e mail.

Purtroppo conosciamo la frustrazione che si prova di fronte ad un utente quando, alle difficoltà economiche e sociali si aggiungono anche la negligenza dell’amministrazione o, peggio ancora, l’errore. Credimi, lo viviamo tutti i giorni in Urp: non ce ne facciamo ancora una ragione di tanta sciatteria. Tuttavia, prima delle accuse,  occorre fare un po’ di tara.

Perciò partiamo dall’inizio.
Agli utenti forniamo le informazioni conquistate e/o estorte agli uffici. Spesso le proceduralizziamo autonomamente e ne facciamo schede che manteniamo aggiornate sempre con il solito metodo dell’estorsione a scopo informativo, ma va da sé che un’informazione univoca e facilmente reperibile aiuterebbe tutti e metterebbe al riparo noi da errori e gli utenti da giri a vuoto. E vengo al dunque.

Noi, come del resto gli utenti, attingiamo dal sito dell'ente: ma se questo non è aggiornato, ecco che gli errori vengono ribaltati sugli utenti e, senza alcuna mediazione, direttamente a noi, come è successo a te.

Sulla pagina del tuo ufficio abbiamo già segnalato in diverse occasioni incompletezze ed errori, l’ultima volta, il 3 ottobre 2013, per un problema del tutto simile a quello che tu denunci, il cui testo puoi trovare in allegato alla questa e mail.

In sintesi: un sito aggiornato è un vantaggio per tutti.

Non è lontanamente pensabile telefonare ad responsabile del servizio - come tu suggerisci -  per avere conferme di volta in volta,  faremmo prima a potenziare il centralino e che se la vedano gli utenti.

Probabilmente è più utile a tutti aggiornare un’unica banca dati, che è il sito, al quale attingere da qualsiasi postazione, anche in maniera diretta e facilmente aggiornabile perché proviene da un’unica fonte. Certo questo significa che non si è più costretti a fare la questua per ottenere uno straccio di informazione e gli utenti possono rivendicare certezze, ma è un rischio che dobbiamo correre. I vantaggi saranno certo maggiori

Infine anche questa volta giriamo la segnalazione a chi di dovere confidando in una maggiore collaborazione

Per il resto auguro a tutti una buona giornata"