domenica 5 ottobre 2014

Badante per un giorno.














Il mio uomo, anche se in stato confusionale al pronto soccorso, ha lanciato un solo appello: "Ti prego, non voglio un uomo!" 


Allora io, anziché finirlo con una pistola come avrebbe meritato per l'ennesima emergenza in cui mi aveva cacciato, mi sono rallegrata per il virile pensiero sussurrato con una tale discrezione che non potevo non accontentarlo, così con amorevole condiscendenza l'ho rassicurato: "Tranquillo amore, ti trovo una russa giovane ed eterea che non avrai più voglia di alzarti dal letto". E mi sono messa alla ricerca.

Certo lui sognava una escort da mille euro a notte, ma ,con il  budget a disposizione, la bionda Irina non mi mandava manco un promo sul telefonino; potevo giusto giusto  ripiegare su una mignottona da tangenziale, ma temevo che i costi di trasferta superassero di gran lunga quelli della prestazione, per altro di pochi minuti e con risultati incerti data la situazione sanitaria del paziente. 

Perciò ragionevolmente mi sono orientata verso una cooperativa sociale che mi sembrava più accreditata nella selezione del personale. Sempre di extracomunitarie si tratta. O no?  Sì. 

"Bene, signora, bene. Io trovare badante per notte, signora, molto brava donna per marito, signora, non preoccupare, signora. Stasera alle nove, donna lei chiama cinque minuti prima di entrare". E signora un po' meno preoccupata. 

Alle 20.55, stremata da una giornata in pronto all'insegna del circo barnum, con il mio uomo ancora in stato confusionale, io in carenza di cibo, sigarette e doccia, e meno male che sono astemia, friggo come una sarda in pastella in attesa della badante.  Improvvisamente mi scopro renziana e maledico l'articolo 18, che non c'entra niente, ma con qualcuno dovrò pur prendermela, e firmo on line una proposta per l'abolizione del reato di "riduzione in schiavitù". 

Alle 21.00 ho gli stessi pensieri foschi di cinque minuti prima  con l'aggiunta delle lesioni personali e della denuncia al datore di lavoro, ma la mia anima comunista fa capolino ricordandomi i tempi di "Potere operaio". Abbasso la testa mortificata per i brutti pensieri. Intanto si aggiunge il bisogno fisiologico. 

Alle 21.05 sono nella stessa situazione del paragrafo precedente, bisogno fisiologico insoddisfatto incluso, e mi traballano le tegoline a ritmo di heavy metal mentre vaticino gli ultimi giorni dell'umanità, quando finalmente arriva la telefonata di Diana - mai genitori sbagliarono così tanto nell'assegnare un nome a una creatura -  che trilla "Signora, io in pronto soccorso qui dove tu sei".

Depongo le armi e assegno le coordinate vocali della nostra barella in pronto "dietro la porta a vetri - aggiungo - la vedeeeee?" 

"Si, io vede signora, arrivo"

Alle 21.20 non mi spiego il vanishing  della badante.

Alle 21.25 permangono le precedenti condizioni, ma sono molto, molto più incazzata e la chiamo al telefono. 

"Scusa, signora, io capito ospedale Mauriziano, ma andata a Molinette e cercato lei signora, ma non trovata. Io adesso vengo a Mauriziano".

"?!!!!!

Alle 21.30 mi sono consustanziata in una sacerdotessa zen. Il mio corpo trasfigurato emana luce alla minuscola platea della "Medicina 1": i pazienti guariscono in massa, i parenti mi si inginocchiano davanti riconoscenti, tutti gridano al miracolo, solo il mio uomo, ancora in stato confusionale continua a chiedere quando arriva la bionda Irina -  non ho avuto cuore di confessargli la verità - che mi si para davanti una donnetta piccola e tarchiatella che in confronto io sembro Carla Bruni.

Così mi strappo gli abiti zen, mi rimetto quelli della strega e impartisco gli ordini, ma prima rivolgo un'occhiata maligna e soddisfatta al mio uomo piegato dalla delusione, e parto con la reprimenda sul ritardo e successive raccomandazioni:  "Non lo perda di vista neanche un secondo" intimo autorevole. 

Lascio entrambi al pronto soccorso e vado a casa a prendere quattro stracci e il nécessaire per il ricovero. 

Al mio ritorno in pronto soccorso, e sono già le passate le 11, trovo il mio uomo in piedi che vagola con andatura barcollante intorno alla barella con la flebo in una mano e la sigaretta spenta nell'altra, la seggiola della badante vuota e un vociare convulso del personale paramedico che si sbatte lungo il corridoio. 

Saetto fuoco e fiamme da sciogliere entrambi i poli  per ben cinque minuti e cerco la badante che si presenta tranquilla al mio cospetto "signora io qui, no andata via".

"Scusi, le avevo detto di non perderlo di vista, perché lo ha lasciato solo?" chiedo inquisitoria.

"Signora, marito non dorme, lui vuole fumare e non so che fare!" mi risponde serafica. 

Mi sovviene che il "reato di lesioni personali" è punibile con la reclusione fino a due anni e  mi trattengo, somministro invece a un ammonimento secco alla badante e me ne torno a casa. 

Questa mattina al mio ritorno alle 7.30 non senza averle fatto recuperare il ritardo, le pago la cifra concordata. 

Lei guarda gli 80 euro schifata poi alza verso di me con aria interrogativa. Forse la signora dopo quest'impeccabile servizio si aspettava una mancia, oltre la cifra pattuita con l'agenzia. Qualcuno le ricordi  che ha già portato a casa la pelle: e questa è una vittoria dopo la nottata di emme che mi ha fatto passare. 

Mentre lui sembra decisamente migliorato e chiede con insistenza quando può tornare a casa. 
Non è che forse meritava una mancia?

martedì 23 settembre 2014

Equinozio d'autunno: meno male che me lo avete ricordato


colori autunnali in un bosco

Era rimasta sepolta nella mia mente, dove autorevoli studiosi giurano "nulla si perde", anche se non sarei in grado più in grado di illustrarne in dettaglio i fondamenti. Già, perché la spiegazione scientifica dell'equinozio d'autunno  me la ricordo dai tempi del liceo, quando l'ho studiata in una materia denominata genericamente "geografia astronomica", disciplina che spaziava dai moti tellurici fino allo studio della volta terrestre e dei moti di rivoluzione e rotazione della Terra con calcoli sessagesimali che non saprei più ripetere, ammesso che ne sia mai stata capace.

Alle menti più distratte oggi basta un doodle di Google per inaugurare ufficialmente l'autunno mentre gli esserini più curiosi di un bradipo potranno approfondire l'argomento semplicemente cliccandoci sopra o andando a zonzo per il web.
Facile, veloce ed effimero. Infatti della approfondita spiegazione del fenomeno non rimarrà persistenza alcuna fino al prossimo equinozio, quello di primavera, dove si ritornerà  a parlare di moto di rivoluzione che niente ha a che vedere con l'insurrezione delle masse, quanto un simpatico giretto ellittico del nostro pianeta intorno al Sole.

Così con le nuove tecnologie io mi perdo quell'aria da saputa, e anche un po' antipatica, che ha sempre accompagnato l'esposizione orale del mio sapere enciclopedico, atteggiamento che riconosco in questo post.
Grazie per avermi letto.

giovedì 18 settembre 2014

Ciao magre: a 50 anni si ingrassa di meno



Sarò magra.

O meglio: non ingrasserò più con pervicace costanza come in passato. Me lo annunciano in pompa magna i ricercatori  svedesi, i quali, dopo anni di studio e indagini su oltre 21mila cristiani, sono arrivati alla conclusione che ogni donna aspetta per una vita: dopo i 50 anni si ingrassa di meno.

La notizia arriva  dall'autorevolissimo Sole24ore  Salute. E io ci credo.

Certo, non è che basti aver superare il mezzo secolo per vedere assottigliarsi glutei, polpacci e fianchi, bisogna fare anche un po' di ginnastica, preferire frutta e verdura, ridurre grassi e dolci, dormire bene e a lungo, evitare gli stress e tutti gli altri suggerimenti che il buon senso suggerisce e i giornaletti di moda riportano per il lettori più zucconi. Insomma: niente di nuovo sotto il sole.

Allora cosa hanno scoperto gli autorevolissimi  ricercatori svedesi?
Semplice: che sei sei arrivato sano a 50 anni sano e salvo godrai di una impercettibile differenza rispetto al passato nella tendenza alla pinguedine. Quindi anziché conquistare un chilo all'anno, che per 20 anni fanno 20 chilogrammi al netto di vestiti e scarpe, si può sperare in uno sconto di 20 grammetti per ciascuno chilo.
Fanno sempre un etto in meno ogni cinque anni e mezzo chilo in 25!

Così se si escludono il mal di schiena costante, l'obbligo di lenti per leggere il giornale, la frequentazione assidua dal parrucchiere per coprire la chioma bianca, qualche carenza di memoria e la pelle avvizzita, sono a posto e alle prossime vacanze potrò sfoggiare un fisico da  pin up e diventare miss Tardona 2015.

martedì 16 settembre 2014

Scaramucce all'Urp


Se la mamma degli sciocchi è sempre incinta, quella degli stronzi fa parti plurigemellari e omozigoti. 

Perciò al collega che ciclicamente accusa l'Urp di ogni nefandezza commessa dagli utenti,  l'Urp, anziché dilungarsi in una serie di spiegazioni circa le funzioni dell'ufficio relazioni con il pubblico, l'analisi dei rapporti con l'utenza, la valutazione dei servizi offerti dall'ente e altre amenità di questo tipo buone giusto, giusto  per i seminari sulla gestione dei conflitti negli ambienti di lavoro, l'Urp appunto seppellisce il collega astioso con una tonnellata di ironia. 

Non si otterrà comunque niente, ma ci si guadagna in buonumore. E scusate se è poco. 

L'occasione è arrivata oggi, mentre ero impegnata in una delle attività più noiose del mondo: la transumanza delle giustificazioni aziendali sui pascoli degli utenti, attività che richiede una guida  ferrea per evitare la fuga di supercazzole tanto diffuse nel nostro ambiente. 

Il mio computer si illumina per l'arrivo di una e mail dal collaborativo collega che così recita: 


"È già il quarto utente stamattina che, mandato dall’URP, chiede agli sportelli (disturbando l’utenza che stiamo servendo) di fissare appuntamento.
Per cortesia verificare la veridicità di quanto dagli utenti asserito, e se del caso, comunicare di telefonare o prendere la lettera “A” se ancora disponibile" 
Manco un saluto e firma. 

Mi si arricciano i denti per gli anacoluti mentre il corpo freme per il tono supponente e, sebbene desideri riempirgli la bocca di vermi antropofagi, mi attengo all'etichetta e gli rispondo con garbo. 
Ecco il testo. 


È garantito. Nessuno ha mai invitato gli utenti ad andare agli sportelli  per prenotare un appuntamento. All’Urp si spiega la procedura, e cioè che occorre telefonare, poi si forniscono foglietti prestampati con le indicazioni per fissare un  appuntamento -  sugli stessi foglietti sono elencate le pratiche che si possono espletare su appuntamento, infine ribadisce che gli appuntamenti si prendono al telefono.

Ma l’utente medio, ovviamente, ci prova e domanda serafico:

Ma se vado agli sportelli mi dovranno dare un appuntamento, o no?

Allora le colleghe dell’Urp diffidano verbalmente l’utente dal presentarsi nuovamente agli sportelli e ripetono daccapo la procedura in dettaglio declinando la casistica al completo. 

L’utente medio ascolta con attenzione, conferma di aver capito e garantisce che telefonerà, gira le spalle come se tutto fosse chiaro e sulla porta, colto da improvviso raptus viene attirato da un megamagnete, evidentemente posizionato al centro del "salone al pubblico",  che gli procura disorientamento spazio-temporale,  perdita della memoria  e stati di allucinazione cancellando ogni informazione appena ricevuta all’Urp: potere della fisica.


 A quel punto se ne perdono le tracce e soprattutto il potere persuasivo delle urpiste si affievolisce in un amen.  

In sintesi: se gli utenti vengono allo sportello dicendo bugie non possiamo farci niente.
Ma sia chiaro: non è dall’Urp che li si invita ad andare allo sportello per chiedere un appuntamento.
Grazie per aver offerto l’ennesima opportunità per spiegare il difficilissimo lavoro che si svolge all’Urp.
Un caro saluto.
Cassandra Cassandrini

Obiezione del capo che aveva ricevuto per conoscenza l'email 
"Come mai non usate quel foglio che avevo fatto fare apposta per questi casi?"

Allora con santa pazienza riprendo il daccapo e da vera burocrate chioso: 

Nella narrazione del dialogo con l’utente  per errore è stata omessa un’azione eseguita dalle colleghe dell’Urp che riporto immediatamente. Me ne scuso con i destinatari e con i colleghi: 
  
Quindi dopo la riga 4 occorre aggiungere:

In ogni caso, visto che l’utente si è presentato di persona, gli si consegna un modulo prestampato affinchè possa chiedere l’agognato appuntamento, magnificando i vantaggi di un servizio modulato sulle esigenze del pubblico e giurando su parenti stretti che saranno richiamati.
A questo punto l’utente medio prende il modulo e, tranne pochissimi casi di " diligenza civica" che si risolvono con una compilazione manuale e riconsegna della richiesta, in linea di massima ci sputano sopra lasciando un escreato dalle variopinte venature, bestemmiano Dio e i parenti, poi lo appallottolano per aumentarne il peso specifico e la lanciano contro la zelante Urpista che ha proposto  una soluzione così semplice.
I meno temerari lo gettano semplicemente nel cestino.
La narrazione riprende dalla  riga 5
Grazie ancora
Cassandra Cassandrini