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mercoledì 28 settembre 2011

Anche i baristi hanno un'anima

"Chi si loda si imbroda" mi ammonivano i miei quando ero bambina. Lo stile subalpino del basso profilo in famiglia si è sempre praticato, anche senza le sette generazioni di Piemonte. Ma questa volta devo proprio rallegrarmi con me stessa.

Da quando mi hanno cambiato lavoro - a proposito il giudice ha fissato nuova udienza a ottobre - dopo il tempo del dolore, la fase della rivendicazione e una causa in corso, mi sono adeguata al nuovo stile di vita.

Poi aggiungi gli antidepressivi che ingerisco quotidianamente, un orario di lavoro umano perchè privo di straordinari, o semplicemente le belle giornate che ancora scaldano la città, e anche la volontà di non soccombere e non mostrarmi sconfitta, ma non sono mai stata così in forma come in questo periodo.  E si vede.

Che per chi ha superato i quaranta da un bel pezzo non è male.

Così stamattina, indossato un abitino di Pucci (simile a quello riportato nella foto a fianco) e scarpette adeguate, entro nel bar aziendale per colazione.

Ad accogliermi il gestore con il tramezzino che piace a me già sul piattino.
Bene, bene. Sa fare il suo mestiere.
Ma è mentre pago che si lascia andare in un commento veramente ardito per il suo stile.

"Signora" mi ammalia con tono vellutato " con quel vestino vintage....  cosa non si farebbe per lei"
Sorrido educatamente e ringrazio, ma lui insiste.
"Questa mattina è proprio radiosa, è un piacere vederla. Mi permetta di offrire"
Non potevo deluderlo. Cosi mi sono dedicata alla lettura del giornale al primo tavolo regalandogli un posto in prima fila.
C'è caduto Narciso, perchè io non devo almeno rallegrarmi?

martedì 20 settembre 2011

Cesimento Istat: anche on line in orario di servizio per i pubblici dipendenti

La notizia è naturalmente dal web. Quest'anno il censimento di può fare on line e, per i dipendenti pubblici dal computer aziendale.

"Occore informare tutto il dipendenti -  dico al capo del personale - sai il ministro Brunetta crede nel successo dell'iniziativa e la promuove"

"Lo so, abbiamo ricevuto la circolare"

"E l'hai già buttata nel cestino oppure credi che per una volta possiamo essere un'amministrazione amica?"

"Non essere polemica, Cassandra, va be' che fai comunicazione, ma non è che bisogna dire tutto e subito. E poi devo parlarne con il Direttore"

"Addirittura! Non basta un comunicato sull'intranet aziendale"

"Il direttore deve essere informato"

"Il ministro non glielo ha detto?"

"Certo che sì"

"Aaaahhh...., sembrava strano."

"Ma non so se lo sa che lo si compila in orario di servizio"

"Ma chi? Il direttore o il ministro?"

Ovviamente la questione dal 13 settembre, giorno della circolare, è ancora oggetto di ampia discussione tra gli organi di vertice e la dirigenza per stabilire orari e modulità per la compilazione del modulo Istat.

lunedì 5 settembre 2011

Scusi è già arrivato il signor Brunetti?

Orario di lavoro terminato e, dopo essermi fatta riconoscere dalla timbratrice, supero la porta a vetri pronta per  la via di casa.
Alla guardiola l'usciere di turno mi blocca.  Di fronte a lui una signora continua a interrogarlo con aria concitata.

Mi blocco all'istante, più per liberare il collega che per spirito di servizio, e mi pongo in ascolto.

"Scusa Cassandra, conosci il signor Brunetti?" mi chiede l'usciere.
"Sì, del Consorzio di Pinerolo - precisa la signora - sa, avevo un appuntamento con lui"

Scorro mentalmente l'elenco dei nuovi assunti (tutti su trasferimento n.d.r.) ma di questo Brunetti non so proprio niente.

"Perdoni signora, ma non lavora qui" dichiaro in tutta sicurezza.

"Certo che non lavora qui - conferma - ma mi ha dato un appuntamento qui"
"E noi dovremmo cercarlo?" mi informo.
"Beh, io vorrei sapere se è entrato in questo palazzo..."
Mi volto verso l'usciere che ha già controllato tutti i visitatori degli ultimi due anni e non ha individuato alcun Brunetti.

"Signora come le ha già confermato il mio collega, il signor Brunetti del consorzio di Pinerolo non è qui" ribadisco con tono assertivo e pedagogico, quello che mi viene naturale quanto devo mantenere la pazienza e non posso spedire l'utente al centro di igiene mentale più vicino.

"Ma lui mi ha dato un appuntamento a questo indirizzo" insiste declinando, senza equivoci, ente, via e numero civico. Città inclusa. " E vorrei sapere se è già arrivato"

Dunque: Brunetti le ha dato un appuntamento davanti al nostro palazzo, nessuno lo conosce, e vuole che noi lo cerchiamo.  A questo punto mi si incrinano le tegoline, perciò decido di eliminare la signora.

"Cara signora, perchè non gli telefona? Così lo chiede direttamente a lui."
"Perchè ho lasciato il numero in macchina"
"Cara, lo vada a prendere" le suggerisco mentre l'accompagno alla porta.

Ho guadagnato caffè per una settimana dal mio usciere.

martedì 30 agosto 2011

Un manager tra noi

Saranno le correnti  fredde da est o il black out ieri che ha concesso 5 ore di di forzata inattività, ma stamane il salone era di nuovo affollato come ai tempi del grande contributo economico.

All'Urp, orfano dell'urpista diligente, volata nella penisola scandinava - dove tutto funziona alla perfezione e hanno un welfare da far invidia - si sono abbattuti sciami di persone "solo per un'informazione"  e intanto si accomodavano.
La seconda urpista, che ha doti profetiche, questa mattina non si è fatta vedere, demandando al medico di famiglia il compito di giustificarne l'assenza. Perciò il timone è rimasto in mano alla terza urpista che cercava di parare gli assalti con dubbi risultati.

Prima di chiamare le forze dell'ordine sono scesa nel salone. Giro di perlustrazione, dirottamento di una decina di utenti che avevano sbagliato ente,  ho asperso qualche rassicurazione con lo straordinario risultato di dimezzare il numero dei presenti.

Bene, bene. solo lui era ancora lì, in piedi a osservare lo svolgimenot delle operazioni. Come gli anziani che rilasciano consigli sui lavori stradali, anche lui, dopo qualche esitazione si avvicina confenzionando un suggerimento per migliorare il flusso degli utenti.
Ma la prende alla larga.

"Certo - commenta ad bassa voce, ma non abbastanza perchè io non possa sentirlo -alcuni sportelli vanno più veloci di altri".

Lo spirito di corpo si impossessa di me e mi sento in dovere di difendre l'ente (al quale tuttavia non ho esitato a far causa n.d.r.)

"Dipende dalle pratiche"
"Allora bisognerebbe pensare a dividere bene il lavoro e organizzare meglio tutti gli sportelli"

Ma come? Un manager dell'organizzazione aziendale al salone al pubblico. Non perdo un attimo e parto con l'invito di partecipazione attiva alla pubblica amministrazione.
"Ottimo. Senta, faccia un progetto di riorganizzazione e lo spedisca al direttore generale, sarà lieto di svilupparlo. Ah! Una copia anche a me"
L'utente si ritira e lascia correre chiudendosi in religioso silenzio.

E anche quest'anno non sarò io a vincere il premio la Pa degli utenti .
Signor ministro, lo vede che ci provo sempre?

giovedì 28 luglio 2011

E se domani

E se domani il giudice del lavoro sentenziasse che si può? E se l'articolo 52 del decreto legislativo 165 del 2001 mi coprisse di pioggia burocratica? E se l'orientamento politico valesse più di anni di lavoro?  

Allora scriverei sui muri della mia coscienza lo stupore della sconfitta, raccoglierei i limoni del mio terrazzo per rendere meno aspro il sapore della sentenza e mi cucirei un vestito di bestemmie perchè tutti possano indovinare la mia rabbia. Infine prenderei una valigia per metterci dentro le poche idee che ancora mi confortano e me andrei.

A cercare nuovi amori e antiche passioni che rendano tollerabile la diuturna attesa della rivalsa.

venerdì 17 giugno 2011

Brunetta e precari nella Pa: ma chi sono e cosa fanno 2

Rispondono al telefono degli infiniti numeri verdi istituiti dalle Pubbliche Amminstrazioni, Vi forniscono informazioni agli sportelli, passano sotto lo scanner i vostri 730, oppure scrivono comunicati stampa sui siti, ma non mancano squadre di verniciatori dei cancelli delle scuole,  addetti alle pulizie negli uffici pubblici, biologi che analizzano il vostro sangue o infermieri - prevalentemente stranieri - che fanno prelievi di sangue o somministrano terapie in ospedali pubblici.
E l'elenco potrebbe continuare. Tutti con le stigmate del precariato.

Entrano in ufficio come me, ma  non timbrano il cartellino,  mangiano come me, ma non hanno diritto alla mensa, si ammalano come me, ma non hanno mutua,  lavorano come me, ma non conoscono  un aumento di stipendio, invecchiano come me, ma non avranno una pensione pari alla mia, lavorano come me, ma ma si prendono il 20 per cento in meno.  Sono i paria del nuovo millennio.

A loro è vietato fare un mutuo o affittare una casa, comprare una macchina a rate o più semplicemente fare un figlio.

Ditemi che lavoro fate e il tipo di amministrazione per la quale lavorate: questo blog è aperto a chi desidera arricchire la lista della vergongna.

Brunetta e precari nella Pa: ma chi sono e cosa fanno

Forse non tutti sanno che da alcuni anni la Pubblica Amministrazione, Comuni, Province, Regioni, ma anche Ministeri e ospedali - sì signori, pure negli ospedali - alcuni servizi, anche fondamentali, si reggono su precariato.
Sia chiaro, il fenomeno non è nuovo. Se interrogate qualche impiegato Vi dirà che è passato dalle forche caudine del "tempo determinato" oppure che è entrato come "avventizio".

Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

Non è proprio così. Facciamo qualche passo indietro. Di molti anni.

Erano gli anni Settanta, l'Italia viveva anni bui, l'inflazione correva al 17 per cento, cortei in piazza e scioperi a cadenza settimanale e le P38 colpivano alle gambe. Per far fronte alla dilagante disoccupazione giovanile venne istituita la legge speciale giovani: in sintesi le pubbliche amministrazioni assorbirono una gran numero di giovani, tutti con contratti a termine di tre o sei mesi e qualifiche basse. Ci fu un'infornata di bidelli con licenza liceale, coadiutori amministrativi alle soglie della laurea e postini reduci dall'esame di maturità.

Il meccanismo era semplice e garantista. Dopo qualche rinnovo di contratto si arrivava al concorso riservato e alla stabilizzazione. Posto fisso e stipendio assicurato. Dalle Poste alle Ferrovie dello Stato, con ancora convertiti al capitalismo delle SpA, migliaia di persone si sono assicurate lavoro e futuro dignitoso.

Ma il mondo cambiava veloce  e ci voleva tutti flessibili. I lacci della stabilità imbrigliavano un mercato in continua evoluzione e, dopo la grande abbuffata degli anni Ottanta, quando se non eri un agente di borsa o una Pr, non eri nessuno, le imprese reclamavano flessibilità in nome di un dinamismo e in cambio di crescita economica e ricchezza senza fine.

Ci hanno creduto tutti. Anche Treu, ministro del lavoro nei governi Dini e Prodi, che ha varato il pacchetto di riforme sul lavoro interinale, prima vietato in Italia, ma molto diffuso nei paesi anglossassoni, e altre misure. Era il '97 e queste leggi si applicavano solo al lavoro privato.

Ma nel decreto legislativo 29 del '93 si iniziava a parlare di privatizzazione del  pubblico impiego, rinviando per esempio al Giudice ordinario le cause di lavoro in precedenza dibattute nei sileziosi tribunali amministrativi. E si fissavano i paletti per le grandi riforme sull'occupazione. 
Basta con l'impiego a vita. I vento del cambiamento soffiava forte sul mondo del lavoro e Biagi, quello ucciso dalle Brigate Rosse, lo ha alimentato inserendo nuove tipologie contrattuali, i famosi contratto a progetto. Obiettivo della riforma: contrastare la disoccupazione. Era il 2003

Come sia possibile da buone intenzioni arrivare all'inferno del precariato, non è dato saperlo.
Ma a meno di 10 anni di distanza, il risultato è un  sconfortante aumento non solo del numero dei precari, ma soprattuto dei tempi di precariato. E senza speranza. Altro che due o tre contratti da avventizi, prima del concorso. Nella Pa c'è gente che fa il Co.co.co, il Co.co.pro, l'interinale anche per 10 anni senza alcuna speranza  e lo fa accanto al collega strutturato e garantito facendo lo stesso lavoro, ma a prezzo molto più basso.
Certo è l'Italia peggiore, perchè è il peggio che può dare l'Italia fondata sul lavoro. Sottopagato.
(I continua)

mercoledì 15 giugno 2011

Precari della Pa: Brunetta li ignora


Il giustiziere della Funzione pubblica ha colpito ancora. Lo ha fatto ieri a Roma al convegno sull'Innovazione nella Pa di fronte alla platea accorsa per rendere omaggio al ministro censore.

Perciò, memore dell'impegno verso il pubblico, che ha sempre il diritto di essere ascoltato quando arriva allo sportello, il ministro ha dato prova di come ci si debba comportare con l'utente medio.

Così alla precaria salita sul palco dei relatori è bastato dichiare l'appartenenza alla "rete dei precari della Pa" per far scattare nel rappresentante del governo un moto di stizza che lo ha costretto a lasciare immediatamnte l'aula.

A nulla sono valse le proteste di altri precari, nè il tentativo di fermare la macchina nella quale il giustiziere si era rifiugiato, il ministro ha lasciato il palazzo in tutta fretta lasciando il pubblico basito.

Il video dell'accaduto lo si trova sul sito di Repubblica
Signor Ministro, ma Lei la faccia non ce la mette mai?

mercoledì 25 maggio 2011

Anche oggi

Anche oggi.
Dopo qualche mese di Zoloft - 50mg/die- mi ero guadagnata un po' di stabilità emotiva.
Ma quando le lacrime mi hanno sorpreso sulla strada per l'ufficio, non è bastato ricordare il profumo di gelsomino sul mio terrazzo o i minuscoli limoni che cospargono la chioma del mio alberello.
Ho avuto di nuovo paura.
Mi sono seduta sul marciapiede tenedo la bici con le mani. I sandali mi stringevano i piedi e volevo solo tornare a casa, liberarmi dai vestiti, alzare le lenzuola e dormire.

Sono stata così qualche minuto, incapace di risolvermi, con il sole che illuminava strada e automobili.
Poi in silenzio e con gli occhi ancora umidi ho ripreso il cammino verso l'ufficio. E ho chiamato l'avvocato

mercoledì 20 aprile 2011

L’isola dei morosi

Debitori indolenti, attenzione. Vi aspetta l’isola dei morosi, il girone dedicato agli utenti affetti da dimenticanza diuturna o intermittente o, più semplicemnte, con  qualche bolletta ancora in sospeso.
La Pa si arma e corre ai ripari. E per osteggiare l’inveterata abitudine di saltare qualche pagamento ha messo in campo una squadra specializzata  nel recupero di utenti con licenza di evadere.
Il meccanismo è semplice, ma efficace.

Si esaminano i profili degli utenti, si guardano le bollette non pagate e si procede con la selezione dei morosi. Un lavoro certosino esercitato alacremente da una task force selezionata esclusivamente su criteri professionali: che so, esuli da altri servizi non graditi all’amministrazione, campioni del procedimento disciplinare non altrimenti collocabili, tempi determinati  rotti  a qualsiasi lavoro per un tozzo di pane. Tutti adeguatamente formati per un approccio contemporaneamente rassicurante e prescrittivo.

Il progetto è stato implementato con accuratezza certosina, ma suscettibile a miglioramenti e innovazioni. Cinque punti programmatici che attendono ancora il via libera del direttore, che non tarderà.
Poi occorre la stesura di un regolamento attuativo, la redazione di note esplicative, una procedura di qualità, la verifica sul campo, i correttivi e le segnalazioni di difformità e la revisione della procedura.

Tempo di attuazione: 82 anni

martedì 19 aprile 2011

Alla luce del sole

"No, non è una rappresaglia nei confronti della ricorrente"
"Bene, avvocato, accolgo favorevolemente la Sua dichiarazione"
"Grazie signor Giudice, infatti è solo una sequenza temporale di eventi, è cambiato il colore dell'amministrazione e noi abbiamo destinato la ricorrente ad altro incarico"
"Ah, si chiama spoil system"
"....."
"E lo fate con tutti i dipendenti?"
"No, lo abbiamo fatto solo con l'addetto stampa"
"Interessante, lo metto a verbale"

mercoledì 13 aprile 2011

Babel

Nel  grande salone dove sono posizionata manu militari la giornata  è, per chi sa prestare orecchio, una babele di dialoghi che emergono ad intermittenza.

Dall’Appennino del protocollo, alle Ande della segreteria, non posso esimermi di captare la conversazione globale priva di nessi logici.

Maledette buste
Come?
I peroni ripieni….
Ma i residui ci sono, perché mi hai messo in questo turno
L’avvocato Bianchi ha scritto
Scotta?
L’impegno di spesa per l pubblicazione è uguale al 2006
Quando?
Drin drin drin
Fumi?
Dov’è il toner
Uhuu! I bambini a scuola!
Scarica protocollo
Giovanna, il telefoninooooooo
Biiiiiiiiiiip
No!
La  stazione appaltate rilascerà il Durc relativo al dirigente della struttura
Datemi il verbale
Scrivi qualcosa.
Uno di uno, poi?
Posso prenotare una panoramica per un bimbo di tre anni?
Ma Brooke (Logan) che ha fatto?

Io me ne sto nascosta dietro la pianta nella speranza che mi ritrovino fra un anno. Nel frattempo assumo uno Zoloft  ogni giorno, la pillola della felicità, che  rende sopportabile la mia inutile presenza in questo ufficio.

lunedì 7 marzo 2011

Day off

Dopo 20 minuti attaccata al termosifone della cucina per trovare uno stratagemma che mi spingesse al lavoro, ho deliberato:  mi meritavo giorno di ferie.

Un calcolo veloce sul residuo del 2010 ha abbattuto il muro della mia indecisione. Ho alzato il telefono, composto il numero, annunciato all'ufficio personale la mia assenza e ho tirato un sospiro di sollievo.

Alla riunione sulla firma digitale può andarci qualcun altro. Non io.

Io mi godo il dolce far niente a casa mia, mi lacco le unghie, leggo la cronaca bianca sul giornale, faccio surfing in internet. Ma l'ufficio non avrà il mio cervello. Almeno per oggi

venerdì 4 marzo 2011

Bit e non più bit


Succede così. Il computer del mio ufficio ha smesso di funzionare. Si accende, mi chiede login e password e, dopo un tempo infinito, si materializza il primo avviso:
"Aggiornamento non riuscito"

Insisto e vado avanti, ma di scaricare la posta elettronica non ne vuol sapere, nè di entrare nel sistema, figuriamoci fare surfing su  internet.

Il tecnico per venire a dargli  un'occhiata vuole una richiesta via e mail

"Scusa, ma ma posta elettronica non funziona, non posso mandarti la richiesta?"
"Chiedi al referente per l'informatica del tuo servizio, è la procedura".

Giro lo sguardo in cerca di aiuto e la collega indulgente capisce ed invia in tempo reale una richista  in bit al servizio informativo aziendale.

Questo succedeva martedì.

Per due giorni si son alternati al capezzale del mio computer due esperti in hardware e software, hanno riprogrammato il computer, reinstallato il bios (?), sostiutito il cavo, controllato la funzionalità del punto rete, spostato gli attacchi.

Ma la macchina si ingrippa sempre. Apre la sua schermata, sembra che carichi il programma, poi, dopo che sullo schermo sono passate migliaia di righe bianche su sfondo nero, emette la sentenza:
"Aggiornamento non riuscito".

E io sempre lì ad attendere un segnale di vitalità, mentre i colleghi del protocollo mi guardano sospettosi, la segretaria incuriosita da tanto movimento chiede cosa stia succedendo.

Non voglio neanche immaginare che sia una strategia aziendale, qui la persecuzione batte vie mai percorse. Ma tant'è.

Per due giorni ho vagolato per il palazzo in attesa delle 17.30 l'ora della mia libertà.
E domani è un altro giorno.




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lunedì 28 febbraio 2011

Delle clips e di altri espedienti

Otto ore e mezzo regalate a una fila di scrivanie: di fronte a me il protocollo e l’ufficio appalti alle mie spalle. Nel chiacchiericcio generale e i bip bip dei messaggini ho trascorso la mia giornata.

Per darmi un obiettivo ho stampato in Verdana, corpo 22, le etichette dei faldoni, poi ho ripiegato con cura 46 cartelline Ercole, quelle di nylon con i buchi laterali recuperate dal trasloco. Non soddisfatta, ho staccato dalla calamita tutte le clips e le ho divise per dimensione, tre formati, avendo cura di buttare via quelle affette da ruggine.  Dopo ho eliminato anche quelle ossidate e, per mantenere alti gli standard lavorativi, ho lucidato le clips superstiti.

Anche lo strofinaccio mi è venuto in aiuto, così in competizione con l’addetto alle pulizie, ho spolverato un armadio vinto dopo una lunga discussione e la consueta minaccia di una causa di lavoro.  È un po’ lontano dalla mia scrivania, ma posso accontentarmi.

Per finire ho riletto e catalogato le e mail da gennaio 2005 a febbraio 2006 e le ho archiviate in cartelle dedicate, scoprendo un’intensa corrispondenza con giornalisti e istituzioni.

Di tanto in tanto alzavo la testa alla ricerca dell'orologio a muro del mio vecchio ufficio, ma nel grande salone non c'è spazio per simili orpelli.

domenica 20 febbraio 2011

Prima della fine

E' il mattino il momento più difficile. Il quarto d'ora tra il termine della doccia e la porta di casa. Piegata sul lavandino del bagno, io piango.
Piango e temo di non farcela ad uscire, ad affrontare la giornata, ad entrare in ufficio, salutare i colleghi, fumare sulle scale, partecipare alle riunioni, mangiare in mensa.

Prima no. Quando mi alzo guardo fuori e vedo le gemme sull'ortensia, il limone avvolto nel velo bianco, il tavolo verde e le sedie sul terrazzo, sto bene.
Preparo il caffè, aggiungo il latte e lo zucchero - il pane tostato nel caffelatte mi rinfranca - ascolto le notizie alla radio e tutto sembra ordinario. Una giornata come tante.

Però mi appoggio al termosifone caldo e mi fermo. Fotografo il benessere nel silenzio di casa mia. Sono in pace. Starei in piedi al caldo per tutto il giorno, ma non posso.

Devo guadagnare il bagno.
Devo lavarmi.
Devo rendermi presentabile.
Devo uscire di casa.

Devo andare a lavorare.

Ho ancora paura. Paura di arrivare davanti al palazzo e piangere. Paura incontrare un collega che a voce bassa, gurdandosi intorno con aria sospetta, mi chiede cosa stia succedendo.

Non saprei rispondere. E'  un assedio silenzioso vestito di gentilezza. E ogni dialogo è un'accusa di cospirazione.

Non so di chi fidarmi.

Ma devo andare avanti. Come una moglie tradita continuo a portare a scuola i bambini e preparare la cena. Anche il sorriso sembra spontaneo. Non un atteggiamento che tradisca il mio dolore.

E anche la sera mi sorprende indifesa, a temere il giorno che arriva.

sabato 19 febbraio 2011

Ho aperto gli occhi a mezzanotte

Ho aperto gli  occhi appena dopo mezzanotte. Il malessere si insinuato nel mio stomaco, un'occupazione forzosa e senza e senza ostacoli.

Cuore: smetti di battere così forte, perchè non ce la faccio a reggere.

Mi sono alzata dal letto e ho acceso il computer. Ho cercato sulla rete qualcosa che potesse aiutarmi, ma non mi riconosco in alcuna categoria sociologia. Non è mobbing, nè deprofessionalizzazione o demansionamento.
A me sembra ingiustizia e non so darmi pace.

venerdì 11 febbraio 2011

La concorrenza

C.Q. , nata il 5 ottobre 1982, solo pubblista, 29 anni, una tessera di partito in tasca e 32.303,96 euro all'anno per sostituirmi.

martedì 8 febbraio 2011

La guerra dei bottoni


Anche da casa non si deve perdere l'occasione per confutare le tesi del ministro della Pa, Renato Brunetta.

Dipendenti pubblici fanulloni? No. Il privato fa più mutua del pubblico.

Leggi un po'

Io intanto continuo a soffiare il naso e tutto il resto.

martedì 1 febbraio 2011

Dietro le quinte

"Caro Direttore, mi tolga dai piedi quella Cassandra,  perchè io ho promesso al mio partito che avrei preso un addetto stampa personale: ho la fila fuori"

Il direttore abbozza unn sorriso, ritrae la testa, guarda a sinistra, si corregge e guarda a destra, e dopo questa timida, ma inequivocabile captatio benevolentiae, oppone una pacata, ma circostanziata, giustificazione.

Ma non c'è trippa per gatti. Visibilmente infastidito, il presidente interrompe il dialogo sul nascere e ricorda al direttore l'articolo 97 della Costituzione italiana. E nella foga della perorazione cita pure i 150 anni dell'Unità d'Italia (nata con lo Statuto Albertino n.d.r.).

"Suvvia! Si dia da fare e si guadagni quei bei soldoni che  prende, le trovi una sistemazione e mi liberi il posto, che proprio domani in consiglio di amministrazione dobbiamo votare la fiducia  al direttore generale, e vorrei che non ci fossero problemi"

Burp!

Il direttore torna nel suo ufficio, cammina nervosamente intorno alla scrivania, guarda il panorama dalla finestra, dà un occhiata ai mercati azionari, sfoglia il catalogo delle escort - certo che sono fighe - ha un rigurgito di nervi e gioca a  Macchiavelli con l'organigramma aziendale.

Qualcuno deve risolvere la faccenda.

Allora convoca il capo del personale che però chiede conferma al funzionario delegato per i contratti che preferisce il conforto di un avvocato che dal canto suo formula un parere sub judice.

Al direttore a questo punto girano veramente i coglioni.

Non un cristiano che sappia trovare una salomonica via di uscita.

Così scarica da internet un progetto e decide che quella sarà la strada da seguire.
Tutti elogiano la soluzione e ciascuno si rammarica per non averla individuata prima.
Poi alla chetichella tornano ai propri affanni. Solo al capo del personale viene intimato di rimanere.

Il direttore fa convocare Cassandra nel suo ufficio.

E inzia a parlare...

 Leggi il dialogo