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sabato 20 agosto 2011

Alla Posta un mattina d'estate

Il rientro dalle vacanze nei Balcani mi ha regato due avvisi di giacenza. Li ho osservati con attenzione e, nella speranza che non ci fossero le consuete multe, sono corsa in Posta per sapere chi ha l'ardire di scrivermi in pieno agosto.

E visto che c'ero ho deciso di ricaricare la mia carta di credito prepagata.

In filiale, dopo il quarto d'ora d'ordinanza per distinguere tra prodotti postali, servizi postali, servizi assicurativi, piccole e medie imprese e pure l'immobiliare,  ho individuato i due ticket segnafila e mi sono accomodata in attesa del mio turno.

Sarà stato caldo torrido, sarà stata una la nuova manovra finaziaria,  ma i soliti avventori, prevalentemente anziani e ciarlieri, ma non mancano studenti e extracomunitari costretti a mille adempimenti, oggi erano a pascolare in altre lande. Perciò in pochi secondi il dislay ha segnato il mio numeretto con il consueto bip.


"A009"
"Dicaaaa"
"Buongiorno, sono venuta a ritirare queste due raccomandate, ecco il mio documento"
"Eccole qui, firmi pure sulla riga"
"Grazie, grazie"

Mi allontano sorridendo compiacendomi per tanta efficienza pronta a una nuova attesa su una delle sedie vuote dell'ufficio. 
Non faccio in tempo a sedermi che il nuovo bip mi richama allo stesso sportello.

Ma come?

Mi fate impazzire davanti al Vostro totem giallo e poi lo stesso addetto mi chiama due volte? Misteri dello sportello.

"Ah! E' di nuovo Lei"

"Sì. Buongiorno, dovrei ricaricare la mia carta di credito"

"Mi spiace non ho il modulo per la ricarica, deve rivolgersi all'altro sportello"

"!?"

Pago cara la mia esitazione, perchè non faccio in tempo a girare i tacchi che l'unico utente del posto, che in attimo è entrato, indovinato il percorso, srotolato il ticket, è stato convocato dall'impiegato estromettendomi dalle precedenze. In mano il mio inutile ticket.

Quale sentimento abbia mosso l'impiegato non saprei dirlo. Ma ma si è alzato, ha superato il pilastro, parlato con il collega e mi consegnato il modulo per la ricarica ed è tornato alla sua postazione.

Il resto è stato uno scambio di pochi euro e qualche firma ed eccomi fuori a 31 gradi.

Sul contenuto delle raccomandate ho già sventagliato parolacce e bestemmie.





mercoledì 25 maggio 2011

Anche oggi

Anche oggi.
Dopo qualche mese di Zoloft - 50mg/die- mi ero guadagnata un po' di stabilità emotiva.
Ma quando le lacrime mi hanno sorpreso sulla strada per l'ufficio, non è bastato ricordare il profumo di gelsomino sul mio terrazzo o i minuscoli limoni che cospargono la chioma del mio alberello.
Ho avuto di nuovo paura.
Mi sono seduta sul marciapiede tenedo la bici con le mani. I sandali mi stringevano i piedi e volevo solo tornare a casa, liberarmi dai vestiti, alzare le lenzuola e dormire.

Sono stata così qualche minuto, incapace di risolvermi, con il sole che illuminava strada e automobili.
Poi in silenzio e con gli occhi ancora umidi ho ripreso il cammino verso l'ufficio. E ho chiamato l'avvocato

mercoledì 18 maggio 2011

Libro e caffè: inusuale bookcrossing di metà settimana

Una deliziosa sorpresa ha illuminato al mia giornata inaugurata da un terribile mal di testa. Appunto.
Dopo aver fatto un giro dal medico per il rifornimento dell'unico farmaco che mi libera dal male, entro in un bar vicino al suo studio per un sorsetto d'acqua che mi aiuti a buttar giù la pillola che zittisce i recettori del mal di testa.
Il posto non è male: arredamento curato, ma non freddo, caffè di ottima qualità, bagno pulito - non è così usuale come si potrebbe credere -  e su un tavolino, piramidi di libri usati.
C'è di tutto, dall'Idiota di Dostoevskij a Simenon.
????

Non mi tengo una curiosità manco se mi pagano a chiedo lumi al barman.

"Scusi, quei libri servono agli avventori che si fermano a lungo nel bar?"
"No. Sono per gli scambi"
"Davvero? Bookcrossing...."
"Sì. Chieda a Francesca"

Allora la dico proprio tutta con nomi e cognomi perchè un'iniziativa così merita che se ne parli. Perchè son tutti bravi a scendere in piazza per l'evento da pubblicità, ma poi la vita quotidiana ci schiaccia sulle nostre abitudini.

Così Francesca del bar Master, di  via Boston 30 a Torino, quartiere Santa Rita, mi racconta di avere avuto questa idea e di averne parlato con la vicina di negozio, la libreria Gulliver, per farsi aiutare. E siccome questi della Gulliver li conosco e sono proprio bravi, non proprio dei dilettanti, allora sono impazzita.

Perciò ho scritto questo post perchè tutti possano partecipare a questa manifestazione semplice, semplice che lascia agli altri le grandi parole e agisce mettendo i libri a disposizione dei suoi frequntatori.

Perciò, torinesi e residenti dei comuni limitrofi, prendete un libro da casa, andate al Master, godetevi un buon caffè, ma anche il cappuccino è giustamente cremoso, lasciate il vostro libro e sceglietene un altro.

E se non Vi bastasse, passate da Gulliver, sempre via Boston angono via Tripoli, e compratene un altro. Fatevi pure aiutare da Rossella che sa il fatto suo. Hanno anche una bella collezione di guide turistiche.

lunedì 2 maggio 2011

Tre uomini e una bara 2

Il mio ultimo post ha suscitato il commento velenoso di un anonimo lettore. Non l'ho cancellato perchè credo nella libertà di parola, anche se formalizzata in modo anonimo. Ciascuno si qualifica per quello che fa.
Tuttavia ringrazio Shunrei e Autistaxcaso per la solidarietà. 
La morte è sempre un tema ammantato da una sacralità che la rende inviolabile.  Vietato scherzarci su. La nostra cultura ha ritualizzato la morte per sopportare lo stupore della finitezza umana. E allora via con i funerali, le omelie e i cimiteri, dove "si riposa in pace".
Ma non solo.
Tutti vogliono morire a casa, circondati da parenti e amici, certi che possa essere più dolce il momento del trapasso. Persino la badante ti rassicura dicendoti di aver tenuto la mano al tuo congiunto mentre spirava. Pure il cinema tiene alto l'epos della fine con confessioni dell'ultimo minuto che durano un quarto d'ora, se non addirittura  scritte su una foglio.  E risparmio qui tutta la letteratura sull'argomento e di conversioni che hanno fatto guadagnare almeno il Purgatorio a qualche famoso personaggio.
Ma la verità è un'altra. Con l'approssimarsi della fine si desidera solo risparmiare le forze e avere ancora un po' di ossigeno. L'attività cerebrale è tutta concentrata sulle funzioni vitali: il respiro.
Tutto il resto è retorica per i vivi.
Io, per me, sogno di morire dietro i paravento di un ospedale con un medico pietoso che mi somministra morfina contro l'eventuale dolore e lontano da chi mi garantisce che "andrà tutto bene" o che mi respira ansiosamente addosso.
Il dopo non sarà più un mio problema.
Poco poetico? Forse. Ma reale.

P.S. Per Autistaxcaso: forse hai ragione; chi ha lasciato quel commento forse mi conosce.

venerdì 8 aprile 2011

Polveri sottili






Il silenzio di questi giorni è giustificato dai lavori di ristrutturazione del mio minuscolo attico. Per una settimana due espertissimi uomini hanno levigato il mio parquet dissestato dalle piogge dello scorso anno.
Nel frattempo ho vissuto in una bella casa d’epoca del mio ex ex ex fidanzato con il quale ho barattato un letto con cenette a base di verdura e pesce. Una settimana da finta maglie senza obbligo di dovere coniugale.
Ma il rientro è stato fantastico, con tutto quell’odore di vernice ad acqua che mi ottenebrato la mente: un’euforia degna delle migliori sostanze psicotrope.
Rimane la polvere di legno in tutti gli interstizi del mondo, una polvere sottile resistente a ogni tipo di aspiratore che mi ributta nella più vintage delle scope.  

domenica 27 marzo 2011

Call me

E' stata una sorpresa che mi ha bloccato in mezzo all'incrocio: un telefono pubblico proprio all'angolo vicino casa mia. In tutti questi anni non me ne ero mai accorta. Da quando cioè l'avanzare dei cellulari ha definitivamente soppiantato le cabine telefoniche. E quelle superstiti vanno bene per ripararsi dalla pioggia o, all'occorrenza, per sostituire i vespasiani.
Invece no. Questa mattina un signore di mezza età, con accento italiano, stava parlando nella campana di protezione acustica del telefono pubblico, anche se così ad alto volume che l'ho sentito.

Affetta da cecità pregressa, ho chiesto lumi al bar di fronte, perchè io proprio non ci volevo crdere che ci fosse un telefono funzionante in mezzo al traffico del corso.

Il solito avventore, che tutto sa della zona, conferma la presenza da circa un anno del fungo telefonico e mi fornisce anche le statistiche del fermo impianto.

Ora io mi riprometto di usare l'apparecchio al più presto perchè occorre premiare tanto senso civico. E soprattuto rimbalzare indietro nel tempo, quando c'era ancora la lira e per telefonare dovevi farci cadere dentro una moneta da cento lire, tariffa urbana illimitata, oppure quando, nelle sere d'inverno ti stropicciavi nelle cabine con il tuo fidanzato o, ancora anche, quando la cabina telefonica era il posto da dove venivano rivendicate azioni  sovversive: "Qui gruppi armati ecc. abbiamo eseguito esproprio proletario." Click. Oppure  presentate richieste di riscatto "Portate mezzo miliardo in banconote da mille non segnate nel posto , vi faremo sapere."

Chissà con chi parlava quel signore di mezza età in modo così concitato.

mercoledì 23 marzo 2011

Abuso della professione medica



Lui si chiama “Animalware Doctor” ed è un virus che si è installato sul mio sistema operativo sotto le mentite spoglie di un programma che ti protegge dalle infezioni.
Falso.
Il lurido cavallo di Troia anziché curare il pc, vuole impossessarsi della mia identità e di tutte le password che io non ho mollato.
L’ho respinto, ho cercato debellarlo, ho scansito il disco con l’antivirus poi, vinta dall’abuso, ho spento il computer e ho chiamato un softwarista di lungo corso, un vero dottore del computer, che il giorno successivo è corso al capezzale del morituro.

La cura è stata pesante e radicale, una bonifica file per file prima di trovare l’insidioso batterio in salsa bit e, successivamente, l’escissione chirurgica a colpi di mouse.
Un ultimo controllo e una nuova scansione con uno speciale antivirus e il mio hard disk è avviato a una veloce ripresa.

Problema. A chi denunciare l’abuso di professione medica?

mercoledì 9 febbraio 2011

Una giornata particolare

Ancora un giorno a letto, fazzoletti pieni e altre misere manifestazioni poco urbane regalate dal mio corpo.Tre giorni di mutua durante i quali mi sono improvvisata casalinga e ne ho subito tutte le molestie: telefoniche e di persona.

Il primo squillo arriva dal telefono di casa alle 10,45. E la sventurata rispose. Dall'altro capo una signorina tanto gentile mi invita a scegliere Teletu come nuova compagnia telefonica, così risparmio. L'ho liquidata in fretta perchè ho già detto di no ad altre due sue colleghe.
Sappia signor Teletu, che se continua a importunarmi, anche se lei ha il prezzo più interessante, io non cambio.

Passate da poco le 11 suonano al citofono, temendo la visita fiscale del giustiziere della funzione pubblica, rispondo. Invece vogliono riempire la mia cassetta della posta di pubblicità. Ma il mio vicino mi precede e scoraggia l'ardimentoso che gira i tacchi e se ne va.
Io invece non conoscerò mai le offerte del supermercato vicino casa mia.

Il primo pomeriggio mi regala una molestia via cellulare, un signore che prima dice di chiamarsi Cristiano, mi chiede se ho comprato un elettrodomestico Zoppas a rate, o con carta di credito o con bollettini postali.
??????
Faccio la scema e dico che non ho capito il suo nome, allora lui si qualifica come Roberto Franceschelli, questo il suo cellulare - 3472002882 – e mi saluta frettolosamente.
Sento puzza di truffa. Perciò chiamo sia il servizi clienti della Zoppas, mi risponde una certa Maria Teresa che cade dalle nuvole, poi i Carabinieri che non ravvedevano alcun reato.
Non sono ancora convinta.

Ancora il telefono di casa: un certo Elia mi chiede se è vero che nel mio palazzo qualcuno affitta un appartamento – non lo so –  allora Lei vende il suo?
Ma questo è pazzo! Gli intimo di non molestarmi oltre e chiudo.

Penso che la giornata sia già stata ricca. Invece due ragazzotti con abbronzatura da profumeria suonano alla porta, dicono che sono dell'Eni, mostrano un cartellino con il logo Eni appuntato sulla giacca – ma dove sono finiti gli operai con la tuta blu - e che devono aggiornare le tariffe, perciò mi pregano di mostrare l'ultima bolletta.
Che cosa? Che cosa?
Ma se è l'Eni a inviarmi la bolletta, perché non guarda nel suo archivio?  Mah!

bilancio della giornata: sempre meglio che lavorare.