venerdì 22 aprile 2011

Tre uomini e una bara


Certo che le studiano proprio tutte per scappare dalla Tunisia e farsi accogliere Italia. Alla faccia del governatore leghista che ha detto no ad accogliere i profughi extracomunitari. Stavolta il mezzo è un po’ claustrofobico, ma l’approdo è garantito. E, soprattutto, gratuito. Altro che 2mila euro a cranio per la traversata del Mediterraneo in balia delle onde e scafisti poco raccomandabili col rischio di sfracellarsi sugli scogli di Lampedusa. Per loro viaggio in prima classe con volo di linea e cerimoniale delle grandi occasioni.
A dirla tutta, la libertà si è fatta attendere non poco, ma le soddisfazioni non sono mancate. Partiti da Tunisi nel 1970, tutti e tre stipati in una sola cassa da morto in cedro del Libano – il migliore per questo tipo di involucro – appena atterrati sono stati immediatamente tumulati nel Cimitero monumentale di Torino, quello che sta  in centro, di fronte a familiari vestiti a lutto e tanti fazzoletti ad asciugare le lacrime per il rinnovato dolore.
Ma se  il tempo è galantuomo,  la  burocrazia no.
Così allo scadere dei 40 anni il Comune di Torino chiama i familiari per sapere cosa fare di quella bara gelosamente conservata nel camposanto dei fighi.
Rapida consultazione tra i parenti, valutazione dei costi per l’acquisto di altri quarant’anni di pietra e sovraffollamento delle cappelle di famiglia. La scelta è obbligata, si vada per l’esumazione e “se la fortuna ci assiste - avranno pensato gli affranti parenti – ‘ste quattro ossa le buttiamo nell’ossario dove qualche vecchia andrà a portare qualche fiore di plastica".

Ma durante le operazioni di esumazione tre scheletri, ben conservati hanno fatto marameo agli astanti confermando quello che tutti quelli dotati di saggezza predicano sempre: la pazienza è la virtù dei forti. Perciò tre cadaveri privi di permesso di soggiorno, anche perché italianissimi sebbene di Tunisi, hanno ottenuto il legittimo rimpatrio.

Adesso è guerra aperta da sindaco di Torino incazzato per l’affronto a 20 giorni dalle elezioni amministrative e presidente della Regione che proprio non si aspettava di essere gabbato in questo modo da tre meridionali.
Agli eredi, invece  l’incombenza di pagare il viaggio di altre due salme emigrate a sbafo, mentre in questi giorni ne arrivano a centinaia, tutte accolte a spese dello Stato. L’ennesimo esempio di sperequazione.

giovedì 21 aprile 2011

Scarto di dizione

Un’altra emergenza ha colpito due delle tre urpiste di stanza all’Urp.
Una è andata a un corso di formazione sulla comunicazione empatica, la seconda ha dovuto liberare la capigliatura della figlia infestata da pidocchi e lendini guadagnati all’asilo - dai giorni di mutua dichiarati credo che li aiuti a fare le valigie uno per uno -  la terza è a grave rischio burnout, perciò mi sono accomodata davanti al grande schermo dello sportello Urp.

Bip I 47

"Buongiorno, mi chiami la signora Pinco"
"Ha un appuntamento a quest’ora?"
"Veramente ce l’avevo alle 11, ma le ho telefonato dicendo che avrei tardato"
"E la signora Pinco le ha confermato l’appuntamento a quest’ora? Sa, fino alle 14.00 gli uffici sono in pausa pranzo e ora sono le 13.10"
"No. Sono arrivato adesso. Lei me la chiami"
"Mi perdoni la signora Pinco è a pranzo e perciò, come Le ho detto prima deve aspettare le 14.00
Poi deve andare all’ingresso, farsi compilare un p…"
"Noooooooo! Quel signore all’ingresso non può controllare la mia vita e voler  sapere tutto di me! Io, con quel meridionale non parlo".
Bava alla bocca e sangue nelle sclere degli occhi completano assertività della dichiarazione

Intanto mi viene in mente che uno dei signori della portineria  ha un accento marcatamente meridionale, ma credevo che di questi tempi la lotta fosse contro gli extracomunitari.
Mi ripropongo di fargli seguire un corso di dizione alla Famija Turinèisa a spese dell’azienda. Tuttavia devo punire il trucido perciò, con grandi sorrisi gli chiedo carta d’identità,  gli preparo il pass e lo spedisco nelle terre del Sud aspettare il suo turno fino alle 14.
Soddisfatta, esco per comprare mandolino e abito di Pulcinella per il prossimo servizio.

mercoledì 20 aprile 2011

L’isola dei morosi

Debitori indolenti, attenzione. Vi aspetta l’isola dei morosi, il girone dedicato agli utenti affetti da dimenticanza diuturna o intermittente o, più semplicemnte, con  qualche bolletta ancora in sospeso.
La Pa si arma e corre ai ripari. E per osteggiare l’inveterata abitudine di saltare qualche pagamento ha messo in campo una squadra specializzata  nel recupero di utenti con licenza di evadere.
Il meccanismo è semplice, ma efficace.

Si esaminano i profili degli utenti, si guardano le bollette non pagate e si procede con la selezione dei morosi. Un lavoro certosino esercitato alacremente da una task force selezionata esclusivamente su criteri professionali: che so, esuli da altri servizi non graditi all’amministrazione, campioni del procedimento disciplinare non altrimenti collocabili, tempi determinati  rotti  a qualsiasi lavoro per un tozzo di pane. Tutti adeguatamente formati per un approccio contemporaneamente rassicurante e prescrittivo.

Il progetto è stato implementato con accuratezza certosina, ma suscettibile a miglioramenti e innovazioni. Cinque punti programmatici che attendono ancora il via libera del direttore, che non tarderà.
Poi occorre la stesura di un regolamento attuativo, la redazione di note esplicative, una procedura di qualità, la verifica sul campo, i correttivi e le segnalazioni di difformità e la revisione della procedura.

Tempo di attuazione: 82 anni

martedì 19 aprile 2011

Alla luce del sole

"No, non è una rappresaglia nei confronti della ricorrente"
"Bene, avvocato, accolgo favorevolemente la Sua dichiarazione"
"Grazie signor Giudice, infatti è solo una sequenza temporale di eventi, è cambiato il colore dell'amministrazione e noi abbiamo destinato la ricorrente ad altro incarico"
"Ah, si chiama spoil system"
"....."
"E lo fate con tutti i dipendenti?"
"No, lo abbiamo fatto solo con l'addetto stampa"
"Interessante, lo metto a verbale"

mercoledì 13 aprile 2011

Babel

Nel  grande salone dove sono posizionata manu militari la giornata  è, per chi sa prestare orecchio, una babele di dialoghi che emergono ad intermittenza.

Dall’Appennino del protocollo, alle Ande della segreteria, non posso esimermi di captare la conversazione globale priva di nessi logici.

Maledette buste
Come?
I peroni ripieni….
Ma i residui ci sono, perché mi hai messo in questo turno
L’avvocato Bianchi ha scritto
Scotta?
L’impegno di spesa per l pubblicazione è uguale al 2006
Quando?
Drin drin drin
Fumi?
Dov’è il toner
Uhuu! I bambini a scuola!
Scarica protocollo
Giovanna, il telefoninooooooo
Biiiiiiiiiiip
No!
La  stazione appaltate rilascerà il Durc relativo al dirigente della struttura
Datemi il verbale
Scrivi qualcosa.
Uno di uno, poi?
Posso prenotare una panoramica per un bimbo di tre anni?
Ma Brooke (Logan) che ha fatto?

Io me ne sto nascosta dietro la pianta nella speranza che mi ritrovino fra un anno. Nel frattempo assumo uno Zoloft  ogni giorno, la pillola della felicità, che  rende sopportabile la mia inutile presenza in questo ufficio.

Elezioni 2011: innovare per credere

A maggio Torino dovrà eleggere un nuovo sindato e la competizione elettorale è già entrata nel vivo. Non potendo replicare quanto accaduto nel 2001, un candidato morto d'infarto durante un incontro con i commercianti, e l'opposizione che ha assitito il proprio cavallo di razza nella camera di un ospedale, i partiti utilizzano nuovi sistemi di propaganda.
Assolutamente bipartisan.
Perciò al via con le telefonate presentazione registrate: non te ne liberi neanche strappando il filo del telefono, puoi solo rispondere no alla domanda "Vuole conoscermi meglio?" "Digiti il tasto asterisco per confermare"
Grazie a Dio non lo trovo.
Questo è il metodo preferito dai candidati di destra, poco usi al comizio pubblico, riepiegano sulla tecnologia. Evidentetemente la legge dei grandi numeri li premia.
I candidati di estrazione cattolica o, come dire, più ecumenici, tentano il contatto diretto, anche se telefonico. Così oggi mi ha chiamato Raffaele per informarmi che loro fanno una politica vicino al cittadino, che vogliono ascolatare la gente, raccogliere proposte.
Ho declinato educatamente l'invito e,  prima che riuscissi a liquidare il giovane, ecco la domanda delle 100 pistole: "Quale pensa sia il problema più importante per Torino?"

Ho pensato a lungo, scorrendo la mia quotidianità, dalle piste ciclabili interrotte, alle cacche di cane che tappezzano i marciapiedi, poi c'è la sicurezza, la cassa integrazione che aumenta, la spesa per l'assistenza sociale ridotta a lumicino, le partecipate del Comune da ripianare, la manutenzione dell'arredo urbano e molto altro ancora.

Ho deciso: al prossimo suggerisco la lettura di questo post per ispirarsi nel progamma elettorale.
Così risparmia soldi in telefonate.
Questa sì che è innovazione.

venerdì 8 aprile 2011

Polveri sottili






Il silenzio di questi giorni è giustificato dai lavori di ristrutturazione del mio minuscolo attico. Per una settimana due espertissimi uomini hanno levigato il mio parquet dissestato dalle piogge dello scorso anno.
Nel frattempo ho vissuto in una bella casa d’epoca del mio ex ex ex fidanzato con il quale ho barattato un letto con cenette a base di verdura e pesce. Una settimana da finta maglie senza obbligo di dovere coniugale.
Ma il rientro è stato fantastico, con tutto quell’odore di vernice ad acqua che mi ottenebrato la mente: un’euforia degna delle migliori sostanze psicotrope.
Rimane la polvere di legno in tutti gli interstizi del mondo, una polvere sottile resistente a ogni tipo di aspiratore che mi ributta nella più vintage delle scope.  

domenica 27 marzo 2011

Call me

E' stata una sorpresa che mi ha bloccato in mezzo all'incrocio: un telefono pubblico proprio all'angolo vicino casa mia. In tutti questi anni non me ne ero mai accorta. Da quando cioè l'avanzare dei cellulari ha definitivamente soppiantato le cabine telefoniche. E quelle superstiti vanno bene per ripararsi dalla pioggia o, all'occorrenza, per sostituire i vespasiani.
Invece no. Questa mattina un signore di mezza età, con accento italiano, stava parlando nella campana di protezione acustica del telefono pubblico, anche se così ad alto volume che l'ho sentito.

Affetta da cecità pregressa, ho chiesto lumi al bar di fronte, perchè io proprio non ci volevo crdere che ci fosse un telefono funzionante in mezzo al traffico del corso.

Il solito avventore, che tutto sa della zona, conferma la presenza da circa un anno del fungo telefonico e mi fornisce anche le statistiche del fermo impianto.

Ora io mi riprometto di usare l'apparecchio al più presto perchè occorre premiare tanto senso civico. E soprattuto rimbalzare indietro nel tempo, quando c'era ancora la lira e per telefonare dovevi farci cadere dentro una moneta da cento lire, tariffa urbana illimitata, oppure quando, nelle sere d'inverno ti stropicciavi nelle cabine con il tuo fidanzato o, ancora anche, quando la cabina telefonica era il posto da dove venivano rivendicate azioni  sovversive: "Qui gruppi armati ecc. abbiamo eseguito esproprio proletario." Click. Oppure  presentate richieste di riscatto "Portate mezzo miliardo in banconote da mille non segnate nel posto , vi faremo sapere."

Chissà con chi parlava quel signore di mezza età in modo così concitato.

giovedì 24 marzo 2011

Totem e tribù

Sono prove importanti quelle che la sorte, qualche volta, ti chiama a superare. E per chi vive dietro lo sportello la sfida sta nel sopravvivere quando il totem elimina coda si rompe e non eroga più minuscoli foglietti con numeri progressivi per rabbonire l’utente.
È successo questa mattina.
Erano circa le dieci e l’urpista diligente mi ha cercato sul telefonino per annunciarmi disordini nel salone: utenti in derelegulation rimbalzavano tra gli sportelli senza riuscire a consegnare documenti o perfezionare pratiche.

Cristo! E tu che hai fatto?” l’ho interrogata con ansia.
E cosa vuoi che abbia fatto – mi ha risposto con tono compiaciuto – ho chiamato l’assistenza e ho distribuito i numeri a mano”.

Tiro un sospiro di sollievo e penso al caffè, ma l’urpista diligente affonda il colpo:
“Già, adesso c’è poca gente, ma domani, all’ora di apertura, come faremo?”
Il muro umano schiacciato sulla porta vetri dell’ingresso alle 8.30 del mattino mi fa tremare i polsi. Occorre ritornare al lavoro manuale. Allora scendo per preparare almeno 227 biglietti con il numero disegnato a pennarello, confido su maschio di razza bianca e corporatura robusta posizionato all’ingresso per domare folla e nuovi disordini
In ascensore imploro il tecnico del totem.

Ma il destino, per la verità un po’ avverso di questi ultimi tempi, mi dà una mano. L’uomo del totem mi apostrofa e mi prospetta una soluzione rapida. Poi armato di spry, olio e un lunghissimo bastoncino flessibile, ha rimesso in funzione la macchinetta salva-sportello che ha ripreso a sputare biglietti a ripetizione con una sola carezza sullo schermo - tecnologia touch screen - ricomponendo la pace nel salone.

mercoledì 23 marzo 2011

Abuso della professione medica



Lui si chiama “Animalware Doctor” ed è un virus che si è installato sul mio sistema operativo sotto le mentite spoglie di un programma che ti protegge dalle infezioni.
Falso.
Il lurido cavallo di Troia anziché curare il pc, vuole impossessarsi della mia identità e di tutte le password che io non ho mollato.
L’ho respinto, ho cercato debellarlo, ho scansito il disco con l’antivirus poi, vinta dall’abuso, ho spento il computer e ho chiamato un softwarista di lungo corso, un vero dottore del computer, che il giorno successivo è corso al capezzale del morituro.

La cura è stata pesante e radicale, una bonifica file per file prima di trovare l’insidioso batterio in salsa bit e, successivamente, l’escissione chirurgica a colpi di mouse.
Un ultimo controllo e una nuova scansione con uno speciale antivirus e il mio hard disk è avviato a una veloce ripresa.

Problema. A chi denunciare l’abuso di professione medica?

martedì 15 marzo 2011

La spoon river delle scuse

L'utente medio attinge a un fondo dedicato alle scuse che sfodera tutte le volte che scopre di essere in ritardo.

Stavolta è un sussidio erogato tutti gli anni, e sempre nello stesso periodo, ad alcune famiglie. Dopo il primo assalto degli utenti più zelanti, il flusso si regolarizza per toccare un nuovo picco all'approssimarsi della scadenza.
L'ultimo giorno, indossata l'armatura e si affronta l'ultimo assalto. Mentre la giornata successiva è dedicata ai respingimenti.

E il dialogo si declina sempre uguale.

"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"Ma io sono stato in ospedale..."
"Per 56 giorni?"
"No, ieri a fare degli esami."
"Ha avuto 55 giorni per presentare la domanda."
"E adesso che faccio?"
"Paga tutto."

"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"Ma io solo ieri ho trovato la lettera."
"L'abbiamo spedita a gennaio."
"Sarà colpa del postino"
"Gli chieda i danni"


"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"Non ne sapevo niente."
"Sono dieci anni che Lei ottiene il sussidio, non può non saperlo?"
"La mia assistente sociale non ha voglia di lavorare"
"E Lei?"


"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"Sul cartello c'era scritto che scadeva oggi"
"Maledetto inchiostro simpatico"


"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"Ma da quando scade oggi?"
"Dal '96"


"Davvero?"
"Sì"
"E quando?"
"Ieri"
"Allora non posso più presentare la domanda?"
"No"
"L'ascensore non funzionava"
"Lei è privo degli arti inferiori?"
"No"

martedì 8 marzo 2011

Dolenti casse

Anche al supemermercato l'utente medio sfodera pezzi da novanta. Solo che lì si chiamano clienti. Ma per il cassiere, condannato a passare sul lettore ottico migliaia di prodotti in turni di due ore senza pausa, il risultato è lo stesso.

Così, con l'approssiamarsi dell'ora x, l'addetto alla cassa accende il semaforo rosso, mette il cartello "CHIUSO", avverte l'ultimo della fila e spera nella buona sorte.

Ma al cliente distratto, con il telefonico ultima generazione attaccato all'orecchio, per parlare, quando il discorso si fa aulico, di pappe per cani, non basta una faglia oceanica per interrompere il suo inutile interloquire vie etere.

Ci cade dentro mentre continua a berciare.
Così il cassiere di fine turno esercita le gambe alzandosi ogni volta e intimando l'altolà a ogni nuovo avventore che allunga la fila.
Ma merita un oscar alla carriera l'espressione stupita del cliente quando viene bloccato: "Ma questa cassa è chiusa?!"

lunedì 7 marzo 2011

Day off

Dopo 20 minuti attaccata al termosifone della cucina per trovare uno stratagemma che mi spingesse al lavoro, ho deliberato:  mi meritavo giorno di ferie.

Un calcolo veloce sul residuo del 2010 ha abbattuto il muro della mia indecisione. Ho alzato il telefono, composto il numero, annunciato all'ufficio personale la mia assenza e ho tirato un sospiro di sollievo.

Alla riunione sulla firma digitale può andarci qualcun altro. Non io.

Io mi godo il dolce far niente a casa mia, mi lacco le unghie, leggo la cronaca bianca sul giornale, faccio surfing in internet. Ma l'ufficio non avrà il mio cervello. Almeno per oggi

venerdì 4 marzo 2011

Bit e non più bit


Succede così. Il computer del mio ufficio ha smesso di funzionare. Si accende, mi chiede login e password e, dopo un tempo infinito, si materializza il primo avviso:
"Aggiornamento non riuscito"

Insisto e vado avanti, ma di scaricare la posta elettronica non ne vuol sapere, nè di entrare nel sistema, figuriamoci fare surfing su  internet.

Il tecnico per venire a dargli  un'occhiata vuole una richiesta via e mail

"Scusa, ma ma posta elettronica non funziona, non posso mandarti la richiesta?"
"Chiedi al referente per l'informatica del tuo servizio, è la procedura".

Giro lo sguardo in cerca di aiuto e la collega indulgente capisce ed invia in tempo reale una richista  in bit al servizio informativo aziendale.

Questo succedeva martedì.

Per due giorni si son alternati al capezzale del mio computer due esperti in hardware e software, hanno riprogrammato il computer, reinstallato il bios (?), sostiutito il cavo, controllato la funzionalità del punto rete, spostato gli attacchi.

Ma la macchina si ingrippa sempre. Apre la sua schermata, sembra che carichi il programma, poi, dopo che sullo schermo sono passate migliaia di righe bianche su sfondo nero, emette la sentenza:
"Aggiornamento non riuscito".

E io sempre lì ad attendere un segnale di vitalità, mentre i colleghi del protocollo mi guardano sospettosi, la segretaria incuriosita da tanto movimento chiede cosa stia succedendo.

Non voglio neanche immaginare che sia una strategia aziendale, qui la persecuzione batte vie mai percorse. Ma tant'è.

Per due giorni ho vagolato per il palazzo in attesa delle 17.30 l'ora della mia libertà.
E domani è un altro giorno.




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lunedì 28 febbraio 2011

Delle clips e di altri espedienti

Otto ore e mezzo regalate a una fila di scrivanie: di fronte a me il protocollo e l’ufficio appalti alle mie spalle. Nel chiacchiericcio generale e i bip bip dei messaggini ho trascorso la mia giornata.

Per darmi un obiettivo ho stampato in Verdana, corpo 22, le etichette dei faldoni, poi ho ripiegato con cura 46 cartelline Ercole, quelle di nylon con i buchi laterali recuperate dal trasloco. Non soddisfatta, ho staccato dalla calamita tutte le clips e le ho divise per dimensione, tre formati, avendo cura di buttare via quelle affette da ruggine.  Dopo ho eliminato anche quelle ossidate e, per mantenere alti gli standard lavorativi, ho lucidato le clips superstiti.

Anche lo strofinaccio mi è venuto in aiuto, così in competizione con l’addetto alle pulizie, ho spolverato un armadio vinto dopo una lunga discussione e la consueta minaccia di una causa di lavoro.  È un po’ lontano dalla mia scrivania, ma posso accontentarmi.

Per finire ho riletto e catalogato le e mail da gennaio 2005 a febbraio 2006 e le ho archiviate in cartelle dedicate, scoprendo un’intensa corrispondenza con giornalisti e istituzioni.

Di tanto in tanto alzavo la testa alla ricerca dell'orologio a muro del mio vecchio ufficio, ma nel grande salone non c'è spazio per simili orpelli.

mercoledì 23 febbraio 2011

Dialoghi della vescica


Un litro di acqua in poche ore. Ma qualche bicchiere in più non guasta. La prescrizone è chiara e insidacabile e l'utente femmina, cultura universitaria e malattia in agguato, è pronta per l'ecografia addome superiore e addome inferiore.
L'appuntamento è per le 11 del mattino in una clinica della galassia sanitaria piemontese, uno di quei gioiellini cosmetizzati che hanno avuto l'accreditamento dalla sanità pubblica. In sintesi: efficienza svizzera a nordovest delle penisola.
La povera utente, caricata la vescica, si dirige a passi lenti per evitare sollecitazioni fino alla porta dell'ambulatorio. Si è tarata per resistere fino alle 11 e mezzo, oltre non risponde sulla continenza dell'organo.

Sulle sedie allineate si sono accomodati un aziano accompagnato dalla moglie, che, temendo una seconda corvè lo invita a bere in continuazione, e un ragazzo sotto tutela di un accompagnatore che gli impartisce precetti di buona educazione. Non appena l'educatore si allontana il ragazzo si inginocchia davanti alla sedia e confessa mentalmente peccati mai commessi.
L'utente femmina si informa sulla sequenza e scopre con piacere di dover passare dopo l'uomo ostaggio della moglie, ma soprattutto prima dell'aspirante seminarista.

A interrompere la conversazione tra coniugi  ci pensa l'infermiera che chiama dentro l'anziano, la moglie tira un sospiro di sollievo e spera che il pedagogico accompagnamento abbia dato i suoi frutti e la colecisti del marito si visibile al primo ultrasuono.
L'utente femmina contrae i muscoli e guarda con sospetto il ragazzo ancora inginocchiato davanti alla sedia.
L'attesa, in queste condizioni, rende tutti avversari.

Quando la porta si apre, esce l'anziano che, senza salutare, si dirige veloce verso il bagno, la moglie lo segue, l'utente femmina sta per alzarsi, ma il ragazzo mostra riflessi straordinari nonostante i negativi effetti dei farmaci neurolettici e con una sola falcata si infila nell'ambulatorio.

Allora l'utente femmina ha un moto di orgoglio e, messa da parte  la solidarietà per gli ultimi, incattivita dal bisogno fisiologico e senza neanche bussare, entra nello studio medico reclamando la precedenza.

Il corpo vestito con camice bianco, infastidito dalla piazzata, la redarguisce per i modi poco urbani, ma l'utente femmina non si lascia intimidire e replica con fermezza alle obiezioni del medico.

Il breve certamen decreta la vincitrice che si accomoda sul lettino per l'ecografia. E l'educatore, indovinato l'alterco, ha ricondotto alla giusta sequenza il giovane con ambizioni da seminarista.

Arriva la fine anche per l'utente femmina che già pregusta il rilascio della muscolatura striata che preserva l'ampolla urinaria. Ma di fronte alla porta del bagno almeno otto persone attendono il turno con uguale impazienza.

Il tempo è poco e il bisogno urge. Dopo lo smarrimento iniziale, l'utente femmina  medita, cogita e delibera:  cerca un altro bagno. Perciò torna alla recpetion dove urpiste in divisa capiscono impellenza e la dirottano al bagno di riserva.

A questo punto l'utene femmina se ne fotte della segnaletica orizzontale, dell'assenza del cartello uomo/donna/handicappato - per lei quel bagno potrebbe essere riservato agli elefanti - entra nello stanzino e cerca di attivare la funzione "rilascio".

Sarà stata la tensione della mattinata o l'aspirante seminarista poco ecumenico che le ha lanciato una maledizione, ma i risultati tardano a manifestarsi.

E' un dialogo interiore delle grandi occasioni quello che si consuma con la vescica nel bagno di servizio tra preghiere, rinvendicazioni e promesse. Poi finalmente si manifesta l'epifenomeno grazie a un'asana venuta in aiuto da un vecchio corso di yoga.
Benedetta circoscrizione.

domenica 20 febbraio 2011

Prima della fine

E' il mattino il momento più difficile. Il quarto d'ora tra il termine della doccia e la porta di casa. Piegata sul lavandino del bagno, io piango.
Piango e temo di non farcela ad uscire, ad affrontare la giornata, ad entrare in ufficio, salutare i colleghi, fumare sulle scale, partecipare alle riunioni, mangiare in mensa.

Prima no. Quando mi alzo guardo fuori e vedo le gemme sull'ortensia, il limone avvolto nel velo bianco, il tavolo verde e le sedie sul terrazzo, sto bene.
Preparo il caffè, aggiungo il latte e lo zucchero - il pane tostato nel caffelatte mi rinfranca - ascolto le notizie alla radio e tutto sembra ordinario. Una giornata come tante.

Però mi appoggio al termosifone caldo e mi fermo. Fotografo il benessere nel silenzio di casa mia. Sono in pace. Starei in piedi al caldo per tutto il giorno, ma non posso.

Devo guadagnare il bagno.
Devo lavarmi.
Devo rendermi presentabile.
Devo uscire di casa.

Devo andare a lavorare.

Ho ancora paura. Paura di arrivare davanti al palazzo e piangere. Paura incontrare un collega che a voce bassa, gurdandosi intorno con aria sospetta, mi chiede cosa stia succedendo.

Non saprei rispondere. E'  un assedio silenzioso vestito di gentilezza. E ogni dialogo è un'accusa di cospirazione.

Non so di chi fidarmi.

Ma devo andare avanti. Come una moglie tradita continuo a portare a scuola i bambini e preparare la cena. Anche il sorriso sembra spontaneo. Non un atteggiamento che tradisca il mio dolore.

E anche la sera mi sorprende indifesa, a temere il giorno che arriva.

sabato 19 febbraio 2011

Ho aperto gli occhi a mezzanotte

Ho aperto gli  occhi appena dopo mezzanotte. Il malessere si insinuato nel mio stomaco, un'occupazione forzosa e senza e senza ostacoli.

Cuore: smetti di battere così forte, perchè non ce la faccio a reggere.

Mi sono alzata dal letto e ho acceso il computer. Ho cercato sulla rete qualcosa che potesse aiutarmi, ma non mi riconosco in alcuna categoria sociologia. Non è mobbing, nè deprofessionalizzazione o demansionamento.
A me sembra ingiustizia e non so darmi pace.

giovedì 17 febbraio 2011

Tutti abbonati

Rientro da un viaggio di lavoro in tarda serata. Dalla stazione prendo l'autobus che mi riporta casa. Poche fermate per osservare la fauna che frequenta i mezzi pubblici a Torino: in tutto un decina di persone di varie nazionalità, Italia inclusa.
Poggio la valigia e tento di annullare il biglietto. La macchinetta timbra le 23.43
Ma come? Sono le 22.15

Colta da un attacco di cittadinanza attiva avverto l'autista.

"Scusi, la macchinetta è avanti"
"Lei guadagna più di un'ora" obietta lui.

Piccata, insisto. Sono un cittadino modello e voglio partecipare al miglioramento dei servizi pubblici.

"Certo, ma volevo avvisarLa lo stesso"

L'autista sorride e commenta: "Ho preso questa vettura alle 18 e nessuno se ne accorto,  avranno tutti l'abbonamento" è la sua considerazine mentre dà un'occhiata allo specchietto retrovisore.

"Certo avranno tutti l'abbonamento" confermo indispettita.

venerdì 11 febbraio 2011

La concorrenza

C.Q. , nata il 5 ottobre 1982, solo pubblista, 29 anni, una tessera di partito in tasca e 32.303,96 euro all'anno per sostituirmi.

mercoledì 9 febbraio 2011

Una giornata particolare

Ancora un giorno a letto, fazzoletti pieni e altre misere manifestazioni poco urbane regalate dal mio corpo.Tre giorni di mutua durante i quali mi sono improvvisata casalinga e ne ho subito tutte le molestie: telefoniche e di persona.

Il primo squillo arriva dal telefono di casa alle 10,45. E la sventurata rispose. Dall'altro capo una signorina tanto gentile mi invita a scegliere Teletu come nuova compagnia telefonica, così risparmio. L'ho liquidata in fretta perchè ho già detto di no ad altre due sue colleghe.
Sappia signor Teletu, che se continua a importunarmi, anche se lei ha il prezzo più interessante, io non cambio.

Passate da poco le 11 suonano al citofono, temendo la visita fiscale del giustiziere della funzione pubblica, rispondo. Invece vogliono riempire la mia cassetta della posta di pubblicità. Ma il mio vicino mi precede e scoraggia l'ardimentoso che gira i tacchi e se ne va.
Io invece non conoscerò mai le offerte del supermercato vicino casa mia.

Il primo pomeriggio mi regala una molestia via cellulare, un signore che prima dice di chiamarsi Cristiano, mi chiede se ho comprato un elettrodomestico Zoppas a rate, o con carta di credito o con bollettini postali.
??????
Faccio la scema e dico che non ho capito il suo nome, allora lui si qualifica come Roberto Franceschelli, questo il suo cellulare - 3472002882 – e mi saluta frettolosamente.
Sento puzza di truffa. Perciò chiamo sia il servizi clienti della Zoppas, mi risponde una certa Maria Teresa che cade dalle nuvole, poi i Carabinieri che non ravvedevano alcun reato.
Non sono ancora convinta.

Ancora il telefono di casa: un certo Elia mi chiede se è vero che nel mio palazzo qualcuno affitta un appartamento – non lo so –  allora Lei vende il suo?
Ma questo è pazzo! Gli intimo di non molestarmi oltre e chiudo.

Penso che la giornata sia già stata ricca. Invece due ragazzotti con abbronzatura da profumeria suonano alla porta, dicono che sono dell'Eni, mostrano un cartellino con il logo Eni appuntato sulla giacca – ma dove sono finiti gli operai con la tuta blu - e che devono aggiornare le tariffe, perciò mi pregano di mostrare l'ultima bolletta.
Che cosa? Che cosa?
Ma se è l'Eni a inviarmi la bolletta, perché non guarda nel suo archivio?  Mah!

bilancio della giornata: sempre meglio che lavorare.

Stasera su Raidue "Le vite degli altri"




Un  film da non perdere in onda stasera su Raidue alle 21
 "Le vite degli altri" è la cronaca dell'attività di controllo della Stasi, la terribile polizia segreta della Germania dell'est, prima delle caduta del muro.
I metodi e le tecniche di spionaggio per mantenere in vita la dittatura.
Un film dai colori foschi, dove la macchina da presa registra le delazioni dei personaggi e le architetture solide e scrostate dei grandi palazzoni dello Stato.
Un teatro della miseria senza riscatto.

Sempre attuale, anche per chi è nato in un paese senza muro.

Avvocati di strada

Anche gli avvocati possono fare volontariato e assistere gli ultimi, i senza fissa dimora, difficili da raggiungere e anche da sopportare.

Perchè, si sa, il volontariato è bello se cosmetizzato, allora sì che dà soddisfazione: aver tenuto la mano a un moribondo, o dato da mangiare a un vecchietto, riempe il cuore di  gioia e la bocca di parole.

Invece cercare di capire uno senza casa, sporco, puzzolente, che non vuole capire le procedure, ma urla e reclama pari dignità, è veramente pesante.

Avvocati di strada è un'associazione nata a Bologna dove professionisti forniscono gratuitamente consulenza e assistenza legale ai cittadini privi di dimora.

A Torino non ha ancora una sede, ma volgio credere che nella città della solideriatà non ci si dimentichi dei diritti.

martedì 8 febbraio 2011

La guerra dei bottoni


Anche da casa non si deve perdere l'occasione per confutare le tesi del ministro della Pa, Renato Brunetta.

Dipendenti pubblici fanulloni? No. Il privato fa più mutua del pubblico.

Leggi un po'

Io intanto continuo a soffiare il naso e tutto il resto.

lunedì 7 febbraio 2011

Certificati on line

L'insidioso virus che di solito colpisce le urpiste stavolta ha sparato palle di cannone ed ha centrato me. Da ieri sono a letto con la febbre, il naso che cola, il pancino disturbato e sul resto... stenderei il retorico pietoso velo.

Ma a patirne di più è stato il medico di famiglia che insieme a altri 100mila medici itialiani dal 1 febbraio deve inviare il certificato di malattia on line. Peccato che la piattaforma preparata dal ministero non abbia funzionato già il primo giorno, e son volate parole grosse tra il segretario dei medici di famiglia, Giacomo Milillo e il ministro della Pa e dell'innovazione (sic), Renato Brunetta.

E tuttavia, dopo l'alterco a mezzo stampa, il problema permane. E anche oggi il povero medico, sempre più burocratizzato, ha esperito plurimi tentativi prima di vedersi accettare dal sistemone diagnosi e prognosi della mia sindrome influenzale.

martedì 1 febbraio 2011

Dietro le quinte

"Caro Direttore, mi tolga dai piedi quella Cassandra,  perchè io ho promesso al mio partito che avrei preso un addetto stampa personale: ho la fila fuori"

Il direttore abbozza unn sorriso, ritrae la testa, guarda a sinistra, si corregge e guarda a destra, e dopo questa timida, ma inequivocabile captatio benevolentiae, oppone una pacata, ma circostanziata, giustificazione.

Ma non c'è trippa per gatti. Visibilmente infastidito, il presidente interrompe il dialogo sul nascere e ricorda al direttore l'articolo 97 della Costituzione italiana. E nella foga della perorazione cita pure i 150 anni dell'Unità d'Italia (nata con lo Statuto Albertino n.d.r.).

"Suvvia! Si dia da fare e si guadagni quei bei soldoni che  prende, le trovi una sistemazione e mi liberi il posto, che proprio domani in consiglio di amministrazione dobbiamo votare la fiducia  al direttore generale, e vorrei che non ci fossero problemi"

Burp!

Il direttore torna nel suo ufficio, cammina nervosamente intorno alla scrivania, guarda il panorama dalla finestra, dà un occhiata ai mercati azionari, sfoglia il catalogo delle escort - certo che sono fighe - ha un rigurgito di nervi e gioca a  Macchiavelli con l'organigramma aziendale.

Qualcuno deve risolvere la faccenda.

Allora convoca il capo del personale che però chiede conferma al funzionario delegato per i contratti che preferisce il conforto di un avvocato che dal canto suo formula un parere sub judice.

Al direttore a questo punto girano veramente i coglioni.

Non un cristiano che sappia trovare una salomonica via di uscita.

Così scarica da internet un progetto e decide che quella sarà la strada da seguire.
Tutti elogiano la soluzione e ciascuno si rammarica per non averla individuata prima.
Poi alla chetichella tornano ai propri affanni. Solo al capo del personale viene intimato di rimanere.

Il direttore fa convocare Cassandra nel suo ufficio.

E inzia a parlare...

 Leggi il dialogo

lunedì 31 gennaio 2011

La legge dei batraci

Si chiama spoil system ed il cambio dei funzionari ad ogni tornata elettorale. Così se i nuovi vertici del mio Ente vogliono  un addetto stampa fiduciario, occorrerà spiegarlo al giudice del lavoro.
La guerra è aperta.

venerdì 28 gennaio 2011

Il silenzio dei rospi

"Cara Cassandra, come tu ben sai il momento è difficile. Il presidente vuole un addetto stampa di fiducia"

???

"Ma bisogna avere dignità e io penso che tu abbia lavorato bene".
Il capo del personale fa segno di sì con la testa e il direttore continua:
 "Ho appena firmato la tua posizione organizzativa (l'indennità che attribuisce i compiti ai funzionari di rango rinnovata di anno in anno n.d.r. ) e te l'ho confermata. C'è tutto: l'Urp, quel pezzo di sportello al pubblico - sai quel progetto che ho illustrato ieri - la biblioteca, anche l'archivio, la comunicazione interna ..... ehm... solo la comunicazione esterna non c'è più, insomma, non hai più l'ufficio stampa"

!!!

"Però hai un vantaggio: dipendi direttamente da me"

Oooh!

"Purtroppo i tempi stanno cambiando, non ti dico quanti rospi devo ingoiare io........ Guarda che ci credo, penso veramente che possiamo cambiare in meglio questo ente"

Ah!

"Dai, non fare quella faccia è un buon compromesso"

..........................

Tutta la mia solidarietà al direttore generale che deve ingoiare certi rospi conditi con 151mila euro all'anno.

giovedì 27 gennaio 2011

Qui pro quo?

L'utente medio ha un appuntamento con il ragionier  Bianchi. Arriva in portineria e chiede dove andare. L'usciere di turno non ci pensa due volte: gli prepara il pass e lo spedisce all'ottavo piano. 

La segreteria del presidente vede l'utente medio e guarda l'agenda, ma  non trova alcun appuntamento, così lo fa accomodare e chiede lumi. Il presidente dice che, sì, aveva dimenticato di segnare un appuntamento con un tale di cui non ricordava il nome: "Lo faccia passare" ordina spiccio.
L'utente si accomoda su una bella poltrona di pelle e illustra il problema al presidente.

Per il vertice sono cinque minuti di assoluta comunanza con i drammi della popolazione, un incontro "up - down"  di quelli che un altro deve fare ore di anticamera e farsi annunciare almeno da un assessore regionale. Ma l'utente medio e lì e può esprimere tutto il suo malessere.

Il presidente, colpito nel cuore, ma sopprattutto accortosi che non era lui l'ospite atteso, chiama la segretaria e le impone di occuparsi del poveretto: "Cerchi di capire cosa vuole..." Poi lo rassicura: "La lascio in buone mani" e se lo leva dai piedi.
L'utente medio spiega nuovamente la situazione alla collaboratrice e, lettera alla mano, le chiede cosa deve fare.
"Mi informo e la richiamo" - risponde garbata la segretaria - "mi lasci il numero" e lo spedisce fuori dall'ovattato mondo delle poltrone di pelle e dei quadri alle pareti.

Ma in portineria l'uscere non ne vuol sapere di far andar via il povero utente, vuole il pass con una firma. Allora l'utente medio si arrabbia, non solo l'hanno fatto venire lì, ha preso mezza giornata di ferie e non ha concluso niente, ma ora non può neanche tornarsene a casa...

Così si apre l'alterco.

"Lei deve avere il pass con una firma" intima l'uscire.
"Non so proprio dove sia 'sto pass" ribatte l'utente medio.
"Ma dove è andato?" lo interroga inferocito l'addetto alla portineria
"Da uno che mi ha tenuto a parlare e non  ha fatto niente" risponde davvero seccato il povero utente.
E toni si alzano.
Così l'Urp interviene per dirimere la questione.
Ancora parole amare e la lettera di convocazione nuovammente esibita.
!?
Di fronte al documento l'urpista capisce.... aveva un appuntamento con il ragionier Bianchi della gestione utenza, non con il presidente, cavalier Bianchi, e lo accompagna dal funzionario; nel frattempo si fa preparare un pass falso da un collega connivente e libera l'utente medio dalle catene della burocrazia.

Il dopo è un consesso planetario sui seguenti temi: revisione delle procedure di accesso al palazzo, indagine interna sulla sicurezza degli accessi, svalutazione delle performace del personale, recriminazione sui sistema di comunicazione interna. E non è mancata la convocazione d'urgenza delle rappresanze sindacali.

L'utente invece ha la conferma che negli uffici pubblici ti facciano perdere un sacco di tempo.

martedì 25 gennaio 2011

Sburocratizzazione della Pa

Senegalese, lavoro stabile, permesso di soggiorno regolare, italiano stentato: all'Urp chiede il nuovo contratto.
Questo il dialogo tra l'utente e l'urpista:

"Minchia quanto costa 'sto contratto!"

"Porca miseria, sì"


Bisogna sburocratizzare il linguaggio della pubblica amministrazione!

lunedì 24 gennaio 2011

Naturalmente a costo zero

"Ho bisogno di una persona in gamba, veramente in gamba, che risolva il problema dell'affollamento degli utenti nel salone al pubblico".
"...Azz!"
"Solo Lei può aiutarmi".
"Mmmmmmm.... Sento odore di bruciato".
"Sa, stavo pensando a un bel progetto condiviso con gli altri servizi per aiutare gli utenti e non costringerli a venire al salone"
"Ma sono andati via quattro capi ufficio in 7 anni, tutti con straordianrie proposte organizzative, come potrei riuscire io in questa impresa?"
"Non mi dica subito di no, ci pensi e poi mi dia una risposta. Beh! Ovviamente ci sarebbero dei riconoscimenti..."
"Stiamo parlando di quegli astronomici 5 euro al mese che daranno una svolta al mio tenore di vita"
"Naturalmente a costo zero, sa sono tempi duri per le pubbliche amministrazioni"
"???"
"Per noi la sodddisfazione dell'utente è in cima ai nostri obiettivi"
"!!!!"
"Aspetto una Sua proposta. Condivisa, mi raccomando. Adesso vada"
"?!"

martedì 11 gennaio 2011

1000 spendidi lettori

Mamma mia! Siete in 1000, me compresa, ad aver letto questo blog, e tutto questo in soli due mesi e mezzo.
Cosa Vi piaccia non lo so, penso i dialoghi con gli utenti, oppure gli appelli alle amiche sposate. O ancora la mia vita oblativa. In ogni caso grazie e fatemi sapere cosa pensate.
Un abbraccio a tutti.
Cassandra.

Extra moenia

Una sventagliata di richieste ha ferito le urpiste asserragliate dietro degli sportelli. Una è caduta alle 10.12, trafitta dal mal di testa, ed è andata direttamente al pronto soccorso del vicino ospedale lasciando superstiti le due colleghe che si sono ammutinate prima di pranzo.
Il direttore mi sventolato l'ordine di servizio sulla faccia e senza conoscene il contenuto sono scesa all'Urp. Il salone era affollato a tal punto che se fossero passati i vigili del fuoco avrebbero tolto l'agibilità ai locali.

Dopo due ore di servizio avevo già accolto tre richieste di accessso agli atti amministrativi, correggendo in un caso l'interesse legittimo di uno dei richiedenti, distribuito una discreta quantità di moduli sull'abbattimento delle barriere architettoniche, l'installazione di una parabola sul balcone e una valutazione di idoneità abitativa, registrato diverse richieste correzioni sulla bolletta di gennaio e scoraggiato uno studente universitario dal pagare le tasse nel nostro salone. Benedetta Gelmini!

Ancora un'oretta e avrei mollato lo sportello.

Bip I 47  
"Buongiorno"
"Vorrei sapere a quanto devo pagare di prelazione se voglio vendere la casa comprata da un ente"
"Sono già passati dieci anni?"
"Potrebbe essere, è solo un'informazione"
"Bene, la legge dice che il costo della prelazione è pari al 10 per cento del prezzo di acquisto rivalutato secondo l'indice Istat al momento della vendita"
"E cioè, quanto?"
"Non so dirLe esattamente quanto, non avendo alcun documento, si ricorda quanto è costata la casa?"
"Il notaio mi ha detto che l'operazione costa circa 3mila euro"
"Beh! Il notaio Le avrà fatto i conti con l'atto d'acquisto e Le avrà calcolato esattamente la somma da pagare. Io senza documenti non posso indicarLe alcuna cifra, però se vuole..."
"Ma un mio vicino mi ha detto di aver speso 7mila euro"
"Non so quanto abbia speso il Suo vicino, nè perchè abbia pagato quella somma - capisco che l'utente mi sta tendendo un agguato - però può..."
"Ma perchè il mio vicino ha pagato tutti quei soldi, ha la casa come la mia"
"Mi scusi: ma Lei crede al Suo vicino e non al notaio?"
"Mi ha preso per cretina! Certo che credo al notaio."
"E perchè allora lo chiede a me?"
"Perchè è Lei me lo deve dire?"

Voglio strapparle la lingua con le tenaglie, ma mi trattiene il sospetto che le ricresca.
Perciò con un gesto furtivo raccolgo dall'espositore il modulo per la "Richiesta di estinzione del diritto di prelazione" e glielo faccio scivolare sotto il vetro.

"Alleghi fotocopia della carta di identità e dell'atto notarile e presenti la domanda. L'azienda Le risponderà entro 30 giorni dalla data di ricevimento della richiesta con i conteggi al centesimo. Avrà 60 giorni di tempo per perfezionare il pagamento. Buon pomeriggio"

lunedì 10 gennaio 2011

Un sudoku per l'Urp

I benefici effetti del lungo ponte dell'Epifania sono terminati alle 8.31 di oggi. L'assalto degli utenti non ha risparmiato nessuno sportello, neppure la tanatocollega, sempre in auge con i suoi progetti speciali, e non è bastato il freddo pungente di Torino a scoraggiare l'esodo verso il salone.

Alle 11.32 l'Urp aveva accolto, informato e indirizzato 102 utenti, distribuito pennarelli e fogli di carta a 17 bambini distribuito una quantità enorme di moduli.
Nel salone rimanevano alcuni anziani rassegnati e  un signore che faceva il sudoku.

Alle 13.45, al rientro della pausa pranzo, nel salone c'erano ancora anziani e un signore che faceva il sudoku.

Alle 15.00  il signore, terminato il sudoku, ha preso il cappotto ed è uscito senza aver fruito di alcun servizio.

Un  po' di calore non si nega a nessuno.

sabato 8 gennaio 2011

Propositi serissimi per il 2011

Dopo l'Epifania, che tutte le feste porta via, è tempo di propositi. Di buoni propositi per il 2011, perciò ecco un elenco a mio uso e consumo:
1) ridurre il tempo speso al telefono con le amiche e sostiutirlo con momenti piacevoli, concerto, cinema, teatro ecc. Inzierò con il concerto di Procof'ev di domenica 9 gennaio al Conservatorio;
2) acquistare quello che mi piace durante lo shopping con le mie amiche senza lasciarmi influenzare dalle loro obiezioni, NON DEVO TORNARE DA SOLA A COMPRARMI UN CAPO, IL MIO TEMPO E' PREZIOSO;
3) pretendere una vita più semplifcata, basta cinema al Romano se devo impazzire a trovare un posto: vengano gli altri verso casa mia, oppure vengano a prendermi a casa;
4) uscire preso dal lavoro e non lasciarmi incastrare dai finti martiri in cerca di gloria;
Amen

domenica 2 gennaio 2011

Sogni del 2011

Nella notte tra il primo e il due gennaio 2011 ho sognato il ordine:

  • l'utente medio che mi chiedeva in moglie;
  • il mio ex marito che invocava perdono per le corna che mi ha regalato;
  • mia sorella che sosteneva di essere meno intelligente di me;
  • io che mi esprimevo in inglese come uno studente di Oxford;
  • il mio grande capo che difendeva il mio lavoro;
  • le amiche sposate che fanno l'abbonamento a teatro con me;
  • la mia cellulite che si scioglie lasciando una pozza d'acqua
  • l'Acomplia in vendita libera
 e molto altro se non fossi stata svegliata dalle urla della mia vicina...
Maledetta, avrei anche potuto vincere la lotteria di Capodanno

sabato 1 gennaio 2011

Oggi per chi legge è un altro giorno

La foto è della mia amica Monica P., giornalista della Stampa, ed è la sintesi del mio pensiero.
Buon 2011